Utente:Anthos/sandbox1
Incidente ferroviario di Pedaso | |
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Tipo | Scontro frontale tra treni |
Data | 4 marzo 1916 22:30 |
Stato | ![]() |
Motivazione | Mancato rispetto dei segnali di arresto. |
Conseguenze | |
Morti | 11[1] |
Feriti | 30[1] |
L'incidente ferroviario di Pedaso fu uno scontro tra il treno accelerato Ancona-Castellammaro Adriatico e una tradotta militare in manovra avvenuto nella stazione di Pedaso alle ore 22:30 del 4 marzo 1916[1].
Dinamica dei fatti
Poco prima delle ore 22:30 del 4 marzo 1916 il treno militare n. 7536 giunto dalla stazione di Foggia nella stazione di Pedaso composto di carrozze che trasportavano militari di ritorno dalla licenza veniva comandato di manovrare e portarsi in testa al treno n. 6506 fermo in stazione in un binario tronco. Avviatosi sul binario di corsa verso il segnale di protezione e superato il deviatoio iniziò a retrocedere lentamente per ricoverarsi. Giungeva intanto il treno accelerato n. 1643 proveniente da Ancona che non si accorse del segnale disposto a via impedita e proseguì verso la stazione. Lo scontro fu violentissimo e le due locomotive a vapore si impennarono, mentre le carrozze si accavallavano tra loro; alcune si sfasciarono, altre si rovesciarono lateralmente. I danni maggiori li subì la tradotta in manovra. Alla scarsa luce del posto iniziarono i soccorsi da parte degli stessi viaggiatori incolumi mentre veniva dato l'allarme telegrafico; da Ancona partì un treno di soccorso scortato dal Capo del Compartimento di Ancona, commendatore Zecchi. Anche da Castellammare partirono soccorsi per Pedaso.
Da Roma partirono il direttore generale delle ferrovie e due alti funzionari del ministero per l'inchiesta. Il Procuratore del Regno ordinò il fermo di tre ferrovieri ritenuti responsabili nella prima sommaria inquisizione.
La linea rimase interrota[1].
I treni coinvolti
- Treno accelerato di 1, 2, 3 classe partito da Foggia [2].
- Tradotta militare in manovra.
L'inchiesta
Il Direttore generale delle Ferrovie dello Stato istituì una commissione di indagine composta dai funzionari, commendatori Pietri e Rodino[1]. L'inchiesta giudiziaria venne avviata dalla Procura del Regno: in attesa delle conclusioni dell'inchiesta fu ordinato l'arresto di tre operatori ferroviari in servizio nella stazione e la sospensione dal servizio degli altri[1].
Le vittime
Persero la vita: il macchinista Incecco e il caposquadra della manutenzione ambedue da Castellammare, i fuochisti Pietrangeli e Burattini ambedue da Ancona; il capotreno Gueraldo. Rimasero feriti i macchinisti Donaggio e Trasatti e il fuochista Marcucci. Complessivamente 30 furono i feriti, che vennero ricoverati negli Ospedali di Fermo e di San Benedetto del Tronto[1].
Note
Voci correlate
{{Portale|catastrofi|trasporti}} [[Categoria:Incidenti e disastri ferroviari in Italia|]]