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Kiki KaiKai
videogioco
Logo del gioco
Titolo originale奇々怪界
PiattaformaArcade, MSX, Famicom Disk System, PC Engine, telefono cellulare, Windows
Data di pubblicazioneArcade:
Giappone 18 settembre 1986

MSX2:
Giappone 1987
Family Computer Disk System:
Giappone 28 maggio 1987
PC Engine:
Giappone 27 marzo 1990
Telefono cellulare:
Giappone 12 giugno 2003
Windows (PC):
Giappone 14 marzo 2004
Wii:
Giappone 8 luglio 2008
Android:
Giappone 2 febbraio 2012
PlayStation 4:
Giappone 15 luglio 2016

GenereSparatutto a scorrimento
TemaFantasy, storico
SviluppoTaito Corporation
PubblicazioneTaito Corporation
Modalità di giocoGiocatore singolo, 2 alternati
Periferiche di inputJoystick, tastiera
SupportoFloppy disk, CD-ROM, download
Distribuzione digitaleVirtual Console
Seguito daPocky & Rocky
Specifiche arcade
CPUZ80 a 6MHz
Processore audioZ80 a 6MHz
SchermoRaster verticale
Risoluzione256 x 224, 60 Hz
Periferica di inputJoystick 8 direz., 2 pulsanti

Kiki KaiKai (奇々怪界? lett. Il misterioso mondo dei fantasmi)[1] è un videogioco sparatutto sviluppato e pubblicato dalla Taito Corporation nel 1986.

Ambientato nel Giappone feudale, vede il giocatore vestire i panni di una miko, chiamata Sayo-chan, che deve usare le sue pergamene ofuda e la sua bacchetta gohei per sconfiggere orde di spiriti rinnegati e mostri della mitologia giapponese.[2] Sebbene accolta in maniera non proprio positiva dalla critica, l'opera ha guadagnato comunque un certo interesse per l'ambientazione e le modalità di gioco, che mescolano il fantasy tradizionale con elementi e motivi tipicamente fantascientifici.[1]

Trama

 
Una Rokurokubi.

Il videogioco segue l'avventura di Sayo-chan (小夜ちゃん?), una zelante miko di uno sperduto tempio shintoista del Giappone feudale[3]. Una notte, mentre alimenta con il ventaglio un fuoco cerimoniale, viene visitata dalle Sette Divinità della Fortuna (o Shichifukujin, invocate per ricevere aiuto e benefici nella vita quotidiana[4]), che la mettono in guardia di un grande ed imminente pericolo. Non fanno però in tempo a completare il discorso che vengono catturate da un gruppo di yōkai, che li portano sulle cime di una lontana catena montuosa.

La ragazzina, determinata ad aiutarli, intraprende un lungo viaggio attraverso la campagna, affrontando le creature della mitologia nipponica che la popolano, come ad esempio le rokuro-kubi (ろくろ首?) (delle mostruose donne dal collo elongabile), gli yurei (幽霊, dei fantasmi erranti), i chōchin-obake (提灯お化け?) (delle lanterne fantasma), ed il loro capo, lo Yamata no Orochi (八岐の大蛇 o ヤマタノオロチ o 八俣遠呂智 o 八俣遠呂知?) (il leggendario serpente dragone).[3]

Modalità di gioco

File:Kiki KaiKai Screeshot.PNG
Una scena dalla versione arcade di KiKi KaiKai. Sayo-chan è vicina ad un tempietto shintoista e sta lanciando degli ofuda contro dei Bake-chōchin.

KiKi KaiKai si presenta come un classico gioco sparatutto con prospettiva dall'alto, in cui il giocatore può muoversi in tutte le direzioni possibili. Viene costantemente braccato da orde di nemici, che però può sconfiggere o con i cosiddetti talismani ofuda (お札?) (che possono essere lanciati come proiettili in otto direzioni diverse) oppure con il bastone purificatore gohei, anche definito Oharai bō (お祓い棒?) (che allontana i mostri più vicini).[5] Queste tecniche possono essere potenziate grazie a degli speciali foglietti di carta che cadono dagli avversari una volta uccisi. In alternativa, si possono rinvenire degli oggetti nascosti, che, oltre a migliorare le tecniche di combattimento del giocatore, possono anche fargli guadagnare dei punti, i quali, se accumulati in gran quantità, concedono una vita extra.

Sayo-chan muore non appena viene toccata o colpita dai nemici e deve rifare il livello dall'ultimo checkpoint. Una volta esaurite tutte le vite a disposizione, appare però una schermata di "corrispondenza numerica" con un numero casuale di tre cifre in incrementi di base 50 (100, 150, 200, 250 e così via). Se a questo corrispondere la parte finale del punteggio totale della partita, viene concessa al giocatore la possibilità di continuare da dove si era interrotto; altrimenti, il gioco finisce, si ha il game over e ricomincia tutto da capo. Alla fine di ogni schema (sette in tutto) vi è un boss, solitamente un essere molto grande e potente e dotato di attacchi speciali e pericolosi, che richiede più tempo per essere sconfitto.[2] Tali modalità però variano a seconda delle versioni del videogioco: per esempio quella per Famicom Disk System presenta più livelli e nemici, nonché un numero limitato di ofuda da lanciare ed un secondo personaggio giocabile, Miki-chan (美紀ちゃん?), un'altra miko del santuario.

Sviluppo e pubblicazione

 
Un talismano ofuda.

Sviluppato nel 1986 dal game designer della Taito Hisaya Yabusaki, Kiki KaiKai, il primo frutto, come già accennato, di una bizzarra commistione tra i numerosi racconti della mitologia nipponica ed il futurismo dei videogiochi sparatutto di quell'epoca,[6] adotta una prospettiva dall'alto ed una possibilità di movimento multi-direzionale: il giocatore può dirigersi a piacere in qualsiasi punto della mappa, esplorandola nei suoi vari punti. Questa caratteristica contribuì a rompere (insieme al precedente Commando, simile nello stile e nelle meccaniche[1]) lo schema dei classici giochi del genere di quegli anni, che costringevano invece il protagonista a seguire determinati percorsi.

 
In un'intervista sulla realizzazione di Kiki Kaikai, Hisaya Yabusaki raccontò che durante la produzione della versione arcade, tutto il suo staff andò a visitare un santuario delle Sette Divinità della Fortuna.[7]

Da principio destinato alle sole sale giochi giapponesi, in breve tempo riuscì a trovare fortuna in tutto il resto del mondo, anche grazie ai seguiti che ne sono stati fatti (conosciuti in Occidente come la serie di Pocky & Rocky[1]) e agli adattamenti per diverse piattaforme di gioco, come console e personal computer. In Nord America e in Europa uscì da principio una copia bootleg in edizione limitata mai ufficialmente autorizzata dalla casa sviluppatrice, Knight Boy.[8]

Colonna sonora

La colonna sonora di Kiki KaiKai, composta da Hisayoshi Ogura (fondatore della "house band" Zuntata, che aveva firmato la maggior parte delle musiche dei prodotti della Taito[9]), è influenzata della musica tradizionale giapponese ed è stata programmata per sintetizzatori basati su chip sonori ricalcanti le sonorità dei fiati, come lo Shakuhachi, e degli strumenti a corda come lo shamisen, uniti talvolta ai ritmi della musica elettronica occidentale. A causa delle limitazioni dei primi registratori a 16bit, è stata originariamente prodotta in formato mono. Ufficialmente non è mai stata pubblicata, tuttavia è reperibile sia sotto forma di un medley di tre minuti circa sull'antologia del 1987 Taito Game Music (28XA-110), pubblicata dalla Alfa Music[10] sia in versione integrale (ovvero con i brani completi e separati) nella riedizione del 2002 della suddetta raccolta (SCDC-00156) ad opera della Sci-Tron Digital Content.[11]

Portabilità

Famicon
Il Famicon Disk System.

Vista la sua immediata popolarità in Giappone, KiKi KaiKai venne convertito per numerose altre console. Un anno dopo l'uscita nelle sale giochi giapponesi, vennero pubblicate le versioni per MSX2, con alcuni piccoli aggiustamenti di gameplay, e per Famicon Disk System[12]. Quest'ultima variante venne rinominata KiKi KaiKai: Dotō-hen (奇々怪界 怒濤編?) e fu la base della versione per il TurboGrafx-16, distribuita il 27 marzo 1990[13]. Il vero salto verso le piattaforme portatili avvenne però il 12 giugno 2003, quando la Taito sviluppò una versione con linguaggio di programmazione java per i cellulari, chiamata KiKi KaiKai: The Bizarre World.[6] Successivamente, il 14 maggio 2004, venne per la prima volta reso disponibile per i PC Windows,[14] scaricabile dal sito della casa produttrice con la concessione di EZWeb.[15]

Kiki KaiKai è stato inoltre inserito in alcune antologie dei "classici Taito": in giapponese solo in Taito Memories Vol. 1, per PlayStation 2, il 28 luglio 2005[16] ed in Taito Pocket Memories, per PSP, e Taito Nostalgia 2 (quarta pubblicazione della serie Let's! TV Play Classic, dedicata ai prodotti Namco e Taito) nel 2006[17]; in inglese invece in Taito Legends 2, una raccolta distribuita per PlayStation 2, Personal computer, Xbox e PlayStation Portable nel maggio 2007 (come Taito Legends: Power-Up).[18][19] Venne portato infine su Wii (l'8 luglio 2008)[20], Android (il 2 febbraio 2012)[21] e PlayStation 4 (il 15 luglio 2016)[22].

Accoglienza ed influenza

Accoglienza
Recensione Giudizio
GameSpot 6.1/10[18]
AllGame      [2]
Famitsū 25/40[23][N 1]
Aktueller Software Markt 6.6/12[13][N 2]
GamesCollection 9/10[13][N 3]
PC Engine FAN 21.84/30[24][N 4]
ファミリーコンピュータMagazine 15/25[25][N 5]

KiKi KaiKai venne accolto in maniera abbastanza fredda alla sua uscita. Molti critici concordarono sul fatto che peccasse maggiormente sulla grafica, sebbene all'epoca fosse la prima di quel tipo, e sulla formazione dei livelli, notando dei rallentamenti grafici legati alla quantità di sprite presenti nell'area di gioco e dei problemi di collisione, che potevano compromettere l'andamento della partita.[13][20] GameSpot lo considerò come uno dei titoli meno brillanti della Taito e nettamente inferiore ai precedenti Bubble Bobble e Double Dragon.[18] Kyle Knight di AllGame gli assegnò un voto di due stelle su cinque, definendo la grafica semplicistica, gli effetti sonori a volte fastidiosi, la modalità di gioco debole, la rigiocabilità scarsa[2], gli schemi dei livelli monotoni ed i controlli banali (ma comunque reattivi).[2] Apprezzò invece l'utilizzo originale dell'immaginario folkloristico nipponico e la colonna sonora.[2] La rivista tedesca Aktueller Software Markt ribadì tali carenze, scrivendo che «l'ambientazione di Kiki KaiKai è magnificamente disegnata. Di tanto in tanto si vedono edifici giapponesi simili a pagode, da cui escono serpenti. O i passaggi nelle pareti automaticamente crollano dopo averli attraversati. Va tutto bene, ma sfortunatamente a volte rallenta abbastanza, il che probabilmente sarebbe stato facile da risolvere con l'Engine. I controlli sono puntuali, ma le collisioni sono di nuovo molto imprecise.»[13] I periodici italiani Videogiochi e GamesCollection furono invece più positivi nei confronti del prodotto: il primo lo descrisse come divertente e giocabile e molto adatto ai più giovani[26], mentre il secondo lo definì «uno dei migliori action game targati Taito», aggiungendo che «l'irresistibile atmosfera, il gameplay brillante e l'accurato design dei livelli rendono il titolo in esame un acquisto obbligato per qualunque appassionato di videogiochi, anche alla luce di una buona reperibilità sul mercato dell'usato».[13]

 
Una miko al santuario Meiji di Tokyo, con il tipico abbigliamento rosso e bianco.

Col tempo, è stato rivalutato fino a venir considerato addirittura rivoluzionario nella scena videoludica mondiale, in quanto, come detto, introdusse nuovi temi e soggetti, soprattutto per quanto riguarda la fusione tra un'ambientazione storica, con personaggi provenienti direttamente dalla cultura mitologica, e delle funzionalità di gameplay (come la prospettiva dall'alto ed il genere sparatutto) peculiari dei giochi fantascientifici.[1][2] Sayo-Chan inoltre è stata premiata nel 1987 dalla rivista nipponica Gaimest come miglior personaggio di un videogioco secondo i propri lettori[27] ed è apparsa in molti altri giochi della Taito, sia come semplice comparsa sia come vera e propria co-protagonista: per esempio in Bubble Bobble II del 1994 è il boss del secondo livello (chiamato per l'appunto Kiki KaiKai)[28], mentre in Akkanvader, una versione colorata e sorta di parodia del 1995 di Space Invaders, è uno dei personaggi giocabili[29] Inoltre ispirò, così come alcuni dei nemici del gioco, la fisionomia di Reimu Hakurei (e dei suoi avversari fantasma), una delle protagoniste della saga di Touhou Project, per il PC-98.[30]

Seguiti

Il videogioco, a dispetto dell'accoglienza non entusiasmante della critica, divenne il primo capitolo di una vera e propria saga, formata da sequel e reboot. Nel 1992, dopo un lungo periodo di riedizioni per le diverse piattaforme di gioco, la Taito pubblicò infatti il seguito KiKi KaiKai: Nazo no Kuro Manto (奇々怪界~謎の黒マント?), meglio noto in Occidente come Pocky & Rocky (in quanto con questo titolo era stato esportato negli Stati Uniti)[31]. Insieme ai successivi Pocky & Rocky 2 e Pocky & Rocky with Becky, venne giudicato qualitativamente superiore dell'originale Kiki KaiKai.[32][33]

Nel 2006 venne distribuito dalla Starfish Entertainment per PlayStation 2 un altro sequel, apocrifo, Kiki KaiKai 2, ma venne subito ritirato dal mercato.[34] Riemerse poco tempo dopo, con il nuovo nome Kiki Kai World, grazie alla Heavenly Guardian.[35]

Note

Esplicative
  1. ^ Versione per TurboGrafx-16
  2. ^ Versione per TurboGrafx-16
  3. ^ Versione per TurboGrafx-16
  4. ^ Versione per TurboGrafx-16
  5. ^ Versione per Famicom Disk System
Fonti
  1. ^ a b c d e (EN) Morales, Emil, Hardcore Gaming 101: Pocky and Rocky / KiKi KaiKai, su Hardcore Gaming 101. URL consultato il 24 maggio 2014.
  2. ^ a b c d e f g (EN) Knight, Kyle, AllGame: KiKi KaiKai, su AllGame. URL consultato il 24 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 16 novembre 2014).
  3. ^ a b (jp en) Arcade Game Manual and Service Manual: Kiki KaiKai by Taito, su Archive.org, 1986. URL consultato il 5 maggio 2018. Lingua sconosciuta: jp en (aiuto)
  4. ^ (EN) Inge Maria Daniels, The Fame of Miyajima: spirituality, commodification and the tourist trade of souvenirs in Japan, Londra, University of London, 2001, p. 57.
  5. ^ (JA) 「九鬼怪界」開発中止のお知らせ 開発者が奇々怪界な現象に襲われました。 詳しくはこちら, su Taito. URL consultato il 2 maggio 2018.
  6. ^ a b (JA) Taito.co.jp staff, Taito Mobile: KiKi KaiKai, su Taito.co.jp, 2003. URL consultato il 25 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2007).
  7. ^ (JA) 『ビデオゲームクロニクル 1 奇々怪界』開発者インタビューより。
  8. ^ (EN) Tjaberg, Tormod, KiKi KaiKai / Knightboy, su Emulation Status, 2003. URL consultato il 2 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).
  9. ^ (JA) "ダライアスバースト サウンドフィールド, su Z.field, 2006. URL consultato il 28 maggio 2014.
  10. ^ (EN) Game Music Revolution staff, Taito Game Music (1987), su The Log Book, 2002. URL consultato il 28 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).
  11. ^ (EN) Earl, Taito Game Music (2002), su The Log Book, 2002. URL consultato il 28 maggio 2014.
  12. ^ (EN) Soybomb, Retrospectives: Kiki Kaikai, su Random.access. URL consultato il 7 maggio 2018.
  13. ^ a b c d e f (EN) KiKi KaiKai Reviews (TurboGrafx-16), su MobyGames, 2017. URL consultato il 26 maggio 2018.
  14. ^ (JA) GMani.com staff, MediaKite:KiKi KaiKai, su GMani.com, 2004. URL consultato il 26 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2007).
  15. ^ (JA) Taito.co.jp staff, EZWeb: Games, su Taito.co.jp, 2004. URL consultato il 2 luglio 2007 (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2007).
  16. ^ (EN) GameSpot staff, Taito Memories Vol. 1 preview, su GameSpot, 26 aprile 2005. URL consultato il 2 luglio 2007.
  17. ^ (EN) Laurent Kermel, Una partita a…Kiki KaiKai, su VGDen. URL consultato il 26 maggio 2018.
  18. ^ a b c (EN) Gerstmann, Jeff, Taito Legends 2 review, su GameSpot, 30 maggio 2007. URL consultato il 27 maggio 2014.
  19. ^ (EN) Gerstmann, Jeff, Taito Legends Power-Up review, su GameSpot, 31 maggio 2007. URL consultato il 27 maggio 2014.
  20. ^ a b Redazione GV, Una partita a…Kiki KaiKai, su Games Village, 9 giugno 2016. URL consultato il 26 maggio 2018.
  21. ^ KiKi KaiKai [pce], su Multiplayer.it. URL consultato il 26 maggio 2018.
  22. ^ (EN) ARCADE ARCHIVES: KIKI KAIKAI, su Metacritic, 14 settembre 2016. URL consultato il 26 maggio 2018.
  23. ^ (JA) “奇々怪界 まとめ [PCエンジン] / ファミ通.com, su Kadokawa Corporation, 2015. URL consultato il 26 maggio 2018.
  24. ^ (JA) 「10月号特別付録 PCエンジンオールカタログ'93」, in PC Engine FAN, 10ª ed., Tokuma Shoten, 1/10/1993.
  25. ^ (JA) 「5月24日号特別付録 ファミコンディスクカード ゲームボーイ スーパーファミコン オールカタログ, in ファミリーコンピュータMagazine, 10ª ed., Tokuma Shoten, 24/05/1993.
  26. ^ Videogiochi News 43
  27. ^ (JA) 「ゲーメスト大賞11年史」、, in 『GAMEST MOOK, vol. 112, Shinseisha, 17 gennaio 1998, 24-25.
  28. ^ Federico "Boyakki" Tiraboschi, Bubble Bobble II (Bubble Symphony), su Rh Mobile, 2009. URL consultato il 10 maggio 2018.
  29. ^ (EN) Akkanvader/Getting Started, su Strategywiki, 2017. URL consultato il 10 maggio 2018.
  30. ^ (EN) Gabriela Meira, Character Analysis: Reimu Hakurei, su Amino, 2016. URL consultato il 9 maggio 2018.
  31. ^ (EN) Emill Morales, Kiki Kaikai Nazo no Kuro Manto / Pocky & Rocky - Super NES (1992), su Hardcore Gaming 101. URL consultato il 10 maggio 2018 (archiviato il 27 dicembre 2012).
  32. ^ (EN) Video-Game Reviews: Pocky & Rocky, in GamePro, 45ª ed., International Data Group, aprile 1993, p. 74.
  33. ^ (EN) Kevin VanOrd, Heavenly Guardian Review, su GameSpot, 18 aprile 2005. URL consultato il 29 gennaio 2013 (archiviato il 25 ottobre 2012).
  34. ^ (EN) GameSpot staff, GameSpot: KiKi KaiKai 2, su GameSpot, 2006. URL consultato il 29 maggio 2014.
  35. ^ (PL) Kiki Kai World PS2, su GRYOnline.pl, 15 gennaio 2008. URL consultato l'8 maggio 2018.

Bibliografia

Collegamenti esterni