Sacrario delle Bandiere
Il Sacrario delle Bandiere è uno dei musei delle forze armate italiane. Raccoglie e custodisce le bandiere di guerra dei reparti disciolti, delle unità navali radiate dal quadro del naviglio dello Stato, nonché le bandiere degli Istituti militari e delle unità appartenenti ai corpi armati dello Stato (Esercito Italiano, Aeronautica Militare, Marina Militare, Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia penitenziaria e Guardia di Finanza)[1].
Sacrario delle Bandiere | |
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Ubicazione | |
Stato | ![]() |
Località | Roma |
Indirizzo | Via dei Fori Imperiali |
Coordinate | 41°53′41.87″N 12°29′01.36″E |
Caratteristiche | |
Tipo | storico-militare |
Collezioni | bandiere di guerra italiane |
Periodo storico collezioni | dal Risorgimento alla seconda guerra mondiale |
Istituzione | 4 novembre 1968 |
Apertura | 1968 |
Proprietà | Ministero della Cultura |
Direttore | Giovanni Greco |
Sito web | |
Il sacrario si trova all'interno del Vittoriano a Roma e il suo ingresso è situato lungo via dei Fori Imperiali, all'interno del Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano.[2]. Dall'interno del Sacrario delle Bandiere si accede alla cripta del Milite Ignoto, locale da cui è possibile vedere il lato del sacello della tomba del soldato sconosciuto che dà verso gli spazi interni del Vittoriano[3].
Storia
Le premesse dell'istituzione di un "Sacrario delle Bandiere" si ebbero durante una manifestazione che avvenne il 24 maggio 1935, organizata al Vittoriano, che era dedicata al ventennale dell'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale[4].
Nell'occasione fu effettuato il trasferimento al Vittoriano delle bandiere di guerra dei reggimenti disciolti, che erano in precedenza conservate a Castel Sant'Angelo[4]. Lo spazio espositivo del Sacrario delle Bandiere fu poi inaugurato e aperto al pubblico decenni dopo, nel 1968[5].
Il Sacrario delle Bandiere accoglie e custodisce le bandiere di guerra dei reparti disciolti, delle unità navali radiate dal quadro del naviglio dello Stato, nonché le Bandiere degli Istituti militari e delle unità appartenenti ai corpi armati dello Stato (Esercito Italiano, Aeronautica Militare, Marina Militare, Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia penitenziaria e Guardia di Finanza)[1].
Dall'interno del Sacrario delle Bandiere si accede alla cripta del Milite Ignoto, locale da cui è possibile vedere il lato del sacello della tomba del soldato sconosciuto che dà verso gli spazi interni del Vittoriano[3] AL cripta si trova quindi in corrispondenza dell'Altare della Patria, da cui invece si può vedere il lato della tomba che dà verso l'esterno dell'edificio[6]. L'area intorno alla cripta del Milite Ignoto è stata adeguatamente valorizzata. All'interno di essa si può vedere, su uno schermo, il filmato originale che racconta il viaggio in treno del Milite Ignoto da Aquileia a Roma, dove fu pi seppellito[1].
Le esposizioni
Il Sacrario delle Bandiere ha lo scopo di conservare le bandiere di combattimento delle unità militari disciolte e dei vessilli militari in uso dal Risorgimento fino al termine del secondo conflitto mondiale. Al piano inferiore trovano posto le bandiere e gli stemmi di combattimento delle unità della Marina Militare, mentre al piano superiore sono esposte le bandiere di guerra delle unità abolite dalle varie componenti delle forze armate[1].
La sezione al piano inferiore, quella che conserva i cimeli relativi alla Marina Militare, è conosciuta come Museo Sacrario della Marina Militare Italiana[1]. È stata inaugurata il 14 giugno 1961 durante le celebrazioni del centenario dell'Unità d'Italia, che corrispose anche al centenario di fondazione della Regia Marina[1], Arma navale del Regno d'Italia fino al 18 giugno 1946, quando con la proclamazione della Repubblica assunse la nuova denominazione di Marina Militare[7]. Grazie a questo escursus espositivo, è raccontata la storia della Marina Militare italiana[1].
La bandiera più antica custodita nel Museo Sacrario della Marina Militare Italiana è del 1860: apparteneva al piroscafo Lombardo, che partecipò insieme al Piemonte alla spedizione dei Mille[8][9]. Altra bandiera antica che risale al 1860 appartenne alla fregata Giuseppe Garibaldi, un tempo facente parte della flotta del Regno delle due Sicilie con il nome di Borbone, che fu poi acquisita dal Regno d'Italia a unità nazionale compiuta.
Tra i cimeli conservati al Museo Sacrario della Marina Militare Italiana è degno di menzione il motoscafo armato silurante MAS 15 con il quale l'allora sottotenente di vascello Luigi Rizzo compì il 10 giugno 1918 l'audace impresa che gli valse la medaglia d'oro: da Ancona raggiunse l'isola di Premuda e riuscì ad affondare la nave da battaglia austro-ungarica SMS Szent István. Vi è anche un siluro a lenta corsa (in gergo, maiale), mezzo d'assalto molto diffuso nel secondo conflitto mondiale. Nel museo è conservata anche la torretta del sommergibile Scirè, affondato in battaglia il 10 agosto 1942[1]. Lo Scirè partecipò, il 19 dicembre 1941, a una celebre azione di guerra, chiamata impresa di Alessandria, durante la quale i siluri a lenta corsa della Regia Marina danneggiarono pesantemente due corazzate britanniche, la Queen Elizabeth e Valiant, e una petroliera, la Sagona[1].
Presso il Museo Sacrario della Marina Militare Italiana sono poi custoditi anche cimeli relativi alle guerre, soprattutto risorgimentali, a cui hanno preso parte le unità militari e le unità navali della Regia Marina. Nei saloni si possono ammirare 272 bandiere di guerra, 82 stendardi navali e 220 cofani portabandiera dal 1861, anno della proclamazione del Regno d'Italia, ad oggi[1]. Le bandiere sono spesso custodite in cofani che sono stati donati da associazioni e da città italiane[1]. Alcune bandiere sono state lacerate dai militari che le avevano in custodia durante le guerre con l'obiettivo di nasconderle e non farle cadere in mano al nemico. A conflitti terminati, queste bandiere sono state poi ricomposte[1].
Altri cimeli della Marina Militare degni di nota sono le bandiere della pirofregata Re di Portogallo, della corazzata Caio Duilio, della nave scuola Cristoforo Colombo, dell'incrociatore Carlo Alberto, del cacciatorpediniere Nicoloso da Recco, della corazzata Vittorio Veneto, della corazzata Italia, della corazzata Andrea Doria, nonché dei dirigibili Città di Jesi e Città di Ferrara[1]. L'incrociatore Carlo Alberto fu usato negli esperimenti di Guglielmo Marconi, che portarono all'invenzione della radio[1]. Sono presenti anche bandiere appartenenti a sommergibili[1].
Come già accennato, al Museo Sacrario della Marina Militare Italiana è affiancato, al piano superiore, un altro spazio espositivo del Sacrario delle Bandiere che conserva le bandiere degli Istituti militari e delle unità appartenenti agli altri corpi armati dello Stato, ovvero Esercito Italiano, Aeronautica Militare, Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia penitenziaria e Guardia di Finanza[1].
Note
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Il Sacrario delle Bandiere al Vittoriano, su marina.difesa.it. URL consultato il 12 marzo 2018 (archiviato il 9 settembre 2017).
- ^ Museo Sacrario delle Bandiere delle Forze Armate al Vittoriano, su marina.difesa.it. URL consultato il 14 marzo 2018 (archiviato il 14 marzo 2018).
- ^ a b Tobia, pp. 102-103.
- ^ a b Bruno Tobia, L'Altare della Patria, Il Mulino, 2011, p. 101, ISBN 978-88-15-23341-7.
- ^ Il Sacrario delle Bandiere al Vittoriano, su marina.difesa.it. URL consultato il 16 gennaio 2017.
- ^ Tobia, p. 103.
- ^ La nostra storia - Dal dopoguerra agli anni '60, su marina.difesa.it, Marina Militare italiana. URL consultato il 30 gennaio 2015.
- ^ Museo centrale del Risorgimento - Complesso del Vittoriano, su romartguide.it. URL consultato il 2 marzo 2016 (archiviato il 5 marzo 2016).
- ^ Tarquinio Maiorino, Giuseppe Marchetti Tricamo e Andrea Zagami, Il tricolore degli italiani. Storia avventurosa della nostra bandiera, Milano, Arnoldo Mondadori, 2002, p. 285, ISBN 978-88-04-50946-2.
Bibliografia
- Bruno Tobia, L'Altare della Patria, Il Mulino, 2011, ISBN 978-88-15-23341-7.
Voci correlate
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- Il Sacrario delle Bandiere sul portale web della Marina Militare, su marina.difesa.it.