Lucio Giulio Urso Serviano
Lucio Giulio Urso Serviano (lingua latina: Lucius Julius Ursus Servianus; 45 – 136) è stato un politico romano di età imperiale, di origine spagnola, imparentato con la dinastia degli Antonini. Il praenomen "Lucius" è attestato nella Historia Augusta, mentre una iscrizione riporta "Gaius".
Lucio Giulio Urso Serviano | |
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Console dell'Impero Romano | |
Nome originale | Lucius Julius Ursus Servianus |
Nascita | 45 Hispania |
Morte | 136 |
Consorte | Elia Domizia Paolina, sorella maggiore di Adriano |
Figli | Giulia Serviana Paolina |
Gens | Iulia |
Dinastia | Antonini |
Consolato | nel 90 come suffetto, poi nel 102 e infine sotto Adriano nel 134 |
Legatus Augusti pro praetore | negli anni 96-98 della Germania superiore;[2] nel 99-100 della Pannonia[3] |
Biografia
Lucio Giulio Urso Serviano era, sul finire del primo secolo d.c., uno dei più illustri personaggi dell'Impero Romano. Originario della provincia Betica (Spagna), probabilmente dell’antica città di Urso (attuale Osuna) o della vicina Italica da cui provenivano anche i due futuri imperatori Traiano ed Adriano. Ipotesi accreditata in virtù della stretta amicizia tra Urso Serviano e Traiano da una parte e l’ancor più stretto legame esistente con Adriano in seguito suggellato con il matrimonio con la sorella maggiore Elia Domizia Paolina.
Ricoprì incarichi pubblici di rilievo sotto gli imperatori Nerva, Traiano e Adriano. Prima dell'ascesa al trono di Traiano nel 98, Urso Serviano convolò a nozze con Elia Domizia Paolina, di trent'anni più giovane di lui. Durante il regno di Traiano (98-117) Urso Serviano e Paolina ebbero una figlia, Giulia Serviana Paolina.
Urso Serviano, in considerazione dell'alto rango rivestito e dell'amicizia che da sempre lo legava a Traiano, coltivava fondate speranze per la successione al trono di imperatore quale sucessore di Traiano anche se, questi, pareva favorire il nipote Adriano. Quando Nerva morì, il 27 gennaio 98, Adriano si mise in viaggio per la Germania allo scopo di portare a Traiano, lì dislocato con le sue legioni, la notizia della sua adozione fatta dall'Imperatore Nerva prima della morte. Urso Serviano, in corsa anch'esso per una possibile successione, cercò di precedere Adriano quale messaggero della buona novella senza però riuscire a coronare con successo il suo tentativo che, nelle sue aspettative, poteva costituire la base di partenza su cui consolidare nel tempo il già forte legame esistente con Traiano al fine di indurlo a considerare, egli stesso, il possibile successore.
Tutto ciò non si realizzò in quanto, alla fine, Traiano optò per il nipote Adriano il quale l'11 Agosto del 117, ascese al trono di imperatore. Tuttavia và detto che, cessata la fase di contrapposizione, i rapporti che Urso Serviano ebbe con Adriano, prima e dopo la sua incoronazione rimasero, eccellenti fino al punto da meritarsi la massima stima e considerazione che si concretizzò, nel 134, con un terzo consolato (carica che, dopo di lui, non fu mai più concessa per la terza volta a membri non appartenenti alla famiglia imperiale) ottenuto da Adriano in aggiunta a quelli già precedentemente concessi da Traiano (nel 90, come suffetto, e nel 102) grazie alla grandissa influenza (di cui pare ne abbia usato nobilmente[4]) che egli ebbe anche su di esso durante il suo illuminato regno. Fu così che, nell'arco di tutta la sua lunga carriera da senatore, Urso riuscì a mantenne uno stretto legame con gli imperatori Traiano ad Adriano risultando in tal modo una figura preminente in quel periodo nel quale riuscì a divenire una voce particolarmente influente ed ascoltata dai due dei più prestigiosi imperatori dell'Impero Romano.
Negli anni 96-98 fu nominato governatore della Germania superiore[2]; in seguito divenne, sempre per volere di Traiano, governatore della Pannonia, ricevendo un importante incarico militare nella campagna per la conquista della Dacia del 101-102[3].
Amico di Plinio il giovane, ottenne per sua intercessione presso Traiano l'applicazione per sé dei privilegi riconosciuti ai padri di tre figli, lo ius trium liberorum. Plinio inviò a Serviano e a Paolina una lettera di felicitazioni per il matrimonio della figlia Giulia con il consolare di origine spagnola Gneo Pedanio Fusco Salinatore, avvenuto prima della morte di Traiano. Dopo la morte di Traiano, salì al trono Adriano, che onorò il cognato, ad esempio con il conferimento del terzo consolato. Nel 130 Paolina morì, e Adriano e Serviano tennero una cerimonia funebre privata; Adriano venne criticato per non aver concesso onori pubblici alla sorella.
Adriano prese in considerazione Serviano come possibile successore, ma, pur ritenendolo capace di governare, credeva che fosse troppo anziano per divenire imperatore. Venne scelto dunque come erede il nipote di Serviano, il giovane Gneo Pedanio Fusco Salinatore, figlio di Giulia, che ricevette un rango speciale all'interno della corte imperiale. Serviano cullava l'idea che il nipote divenisse un giorno imperatore, ed è comprensibile quindi che fosse alquanto contrariato quando, nel 136, Adriano cambiò idea e decise di adottare Lucio Elio Cesare come suo figlio ed erede. La rabbia di Serviano e di Salinatore fu tale che intesero impugnare l'adozione: Adriano, per evitare contrasti, ordinò la morte di Serviano e del proprio pronipote. Secondo Cassio Dione Cocceiano, Serviano si suicidò esclamando: «la mia unica preghiera è che Adriano soffra a lungo, pregando la morte, ma incapace di morire».
Note
- ^ E. Q. Visconti, Iconografia Romana, Milano, 1818, p. 290. L'attribuzione è da considerarsi esatta, nonostante egli avesse all'epoca del suo terzo consolato ottantasette anni e fosse quindi assai più vecchio del G. U. del busto, che rappresenta un uomo anziano senza barba, calvo nella parte superiore della testa. L'artista però può essersi ispirato a un ritratto già esistente.
- ^ a b Julian Bennet, Trajan, Optimus Princeps, Bloomington 2001, p.88.
- ^ a b Julian Bennet, Trajan, Optimus Princeps, Bloomington 2001, p.87-88.
- ^ E. Q. Visconti, Iconografia Romana, Milano, 1818, p. 292.
Bibliografia
- (LA) Historia Augusta. (testo latino e traduzione inglese).
- Smith, William, "Servianus, Julius", Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, vol. 3, p. 791.