Utente:Marcordb/Sandbox2
Nell'VIII secolo d.c. il re longobardo Astolfo incaricò sui cugino Anselmo, duca del Friuli di costituire una via di comunicazione da nord a sud nella retrovia del confine con l'impero Bizantino, che all'epoca correva lungo la valle del fiume Reno. Dopo aver fondato un monastero benedettino a Fanano, Anselmo fondò la potente abbazia di Nonantola, destinata a diventare nell'alto medioevo una delle più importanti abbazie benedettine d'europa. L'asse del fiume Panaro divenne quindi un'importante via di comunicazione per Roma, mentre l'abbazia divenne luogo di tappa obbligata per papi ed imperatori.
Riscoperta a partire dagli ultimi anni del XX secolo, venne chiamata Via Romea Nonantolana a sottolineare il legame dei territori attraversati - dal Po al crinale appenninico - con la storica abbazia nullius, che ne controllava formalmente i territori e le parrocchie fino alla plena unione con l'arcidiocesi di Modena (1986).
La strada attraversa il Frignano, risalendo il corso del Panaro, o su una riva o sull'altra, sino all'abbazia di Fanano (oggi non più esistente), ai piedi del passo appenninico della Croce Arcana. Oltrepassato l'Appennino, nei pressi di San Marcello Pistoiese, la strada si biforca, puntando o verso Pistoia e San Miniato, oppure, seguendo le valli della Lima e del Serchio, verso Lucca, entrambe località in comune con la via francigena.[1]
In alternativa, il pellegrino, una volta raggiunta la via Emilia può seguirla verso oriente ed oltrepassare l'Appennino in corrispondenza o di Bologna o di Forlì, raggiungendo così o la via romea della Sambuca o la via romea dell'Alpe di Serra.
Note
- ^ R. Stopani, La via romea nonantolana, Centro Studi Romei, Firenze 2007
Collegamenti esterni
- Vie romee, su vieromee.it.
- Via Romea Nonantolana, su viaromeanonantolana.org. (percorsi)
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