Le ville di Napoli sono varie centinaia e si intendono qui le dimore signorili costruite in un arco di tempo che parte dal Rinascimento aragonese, sino ad arrivare ai giorni nostri, passando per il Secolo dei Lumi, l'Ottocento e la Belle Époque.

Villa Pignatelli
Villa Rosebery (escluso l'edificio del porto privato) e i suoi giardini visti dal mare

Esse, in genere, sono state costruite al di fuori del nucleo urbano più antico e costituiscono un inestimabile patrimonio di stili architettonici, di civiltà, di storia e cultura.

Cenni storici

La rara bellezza del golfo di Napoli, celebrata e famosa in tutto il mondo[1], sin dall'antichità è stata scelta per la costruzione di innumerevoli, ricchi e vasti impianti di ville. I primi a costruire in maniera corposa le proprie ricche dimore lungo la costa napoletana furono i patrizi romani, soprannominandola la città degli otia. Oggi le loro rovine sono riscontrabili prevalentemente nel quartiere Posillipo.

In seguito, col Rinascimento aragonese e soprattutto nel periodo vicereale e borbonico, i maggiori esponenti della nobiltà fecero a gara nel farsi costruire importanti e lussuose dimore nella cornice del golfo, simili a quelle possedute dai re. Furono disposti a pagare anche cifre esorbitanti ed esigendo solo i migliori architetti ed artisti presenti sul mercato.

La Napoli borghese ottocentesca, che ormai andava spogliandosi di quei vizi e di quei lussi tipici dell'aristocrazia del secolo precedente, riuscì solo faticosamente a rievocare i vecchi fasti architettonici. Fu un periodo relativamente poco significativo per le ville napoletane, poiché non va dimenticato che fece pur sempre, anche se in maniera del tutto inconsapevole, da padre a quelle singolari bizzarrie dell'eclettismo e del Liberty napoletano scatenatesi poi nei primi decenni del XX secolo.

Infine, le terribili speculazioni edilizie che caratterizzarono soprattutto gli anni cinquanta del Novecento, minacciarono e distrussero vari impianti di ville, in varie zone della città, soprattutto al Vomero e a Posillipo; mentre, quelle sopravvissute alle demolizioni, persero in parte il pregio di essere completamente immerse nel verde.

Oggi il loro numero è comunque particolarmente elevato e rappresentano un elemento aggiuntivo al patrimonio naturalistico e paesaggistico della città. Alcune di esse sono dunque scomparse e presenti soltanto in vecchie cartine o raffigurazioni della città, mentre altre ancora sono state mutilate degli ampi spazi verdi. Infine vi sono poi le ville che versano in assoluto degrado ed urgono di un restauro conservativo. Di seguito una lista orientativa di questa tipologia di strutture.

Le ville rinascimentali nella Napoli aragonese e nel Cinquecento

 
Terrazza di villa Carafa di Belvedere
 
Villa Volpicelli vista dal mare
 
Villa Lucia da Via Palizzi
 
Villa Emma

Posillipo: i fasti del Seicento e dell'Ottocento

Il regno borbonico e le grandi ville patrizie del Vomero

Le ville dei Camaldoli e dell'Arenella

Le ville di Chiaia

A corona dei siti reali di Portici e di Capodimonte

 
Villa Doria d'Angri
 
Villa Leonetti: la terrazza sul golfo
 
Villa Floridiana

Verso Portici: San Giovanni a Teduccio e Barra

  Lo stesso argomento in dettaglio: Ville vesuviane del Miglio d'oro.

Capodimonte, Colli Aminei e Ponti Rossi

L'Ottocento e il Novecento: l'eclettismo, il liberty e il razionalismo

 
Veduta di Villa Maria
 
Villa Spera
 
Villa Carmela Vittoria

Altre ville

Note

Bibliografia

  • Yvonne Carbonaro, Le ville di Napoli, Tascabili Economici Newton, Newton e Compton Ed. 1999 Roma, ISBN 88-8289-179-8
  • Yvonne Carbonaro, Luigi Cosenza, Le Ville di Napoli, Venti secoli di architettura e di arte, dalle colline del Vomero e Capodimonte fino alla splendida fascia costiera e alle magnifiche isole, Newton e Compton, 2008 Roma, ISBN 978-88-541-1261-2

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