Shōyō Tsubouchi

Shōyō Tsubouchi (坪内逍遥?, Tsubouchi Shōyō; Ōta, 22 Maggio 1859Atami, 28 Febbraio 1935) è stato uno scrittore, drammaturgo e traduttore giapponese.

Biografia

Infanzia ed educazione

Nasce ad Ōta, nella provincia di Mino, il 22 maggio 1859. Il suo nome di battesimo è Yūzō (雄蔵?, Yūzō) ed oltre allo pseudonimo di Tsubouchi Shōyō, si firma anche con il nome di Harunoya Oboro (春のやおぼろ?, Harunoya Oboro).

Il padre è un samurai di basso rango a servizio del clan Tokugawa[1]. Dopo la fine dello shogunato Tokugawa e l'inizio del nuovo governo guidato dall'Imperatore, il Giappone subisce un notevole mutamento nell'ambito politico, spirituale ed intellettuale, passando dal modello classico di origine cinese ad un profondo interesse verso la cultura occidentale[2]. Tuttavia, il padre di Shōyō decide di dare al figlio un'educazione di matrice classica, avvicinandolo fin dalla tenera età ai testi in cinese classico.

In seguito alla Restaurazione Meiji e in concomitanza con il trasferimento della famiglia a Nagoya, Shōyō decide di dedicarsi all'apprendimento degli studi occidentali[2]. Solamente ad undici anni, sotto l'influenza della madre, inizia ad appassionarsi alla lettura di libri che prendeva in prestito dalle biblioteche, in particolare i kusazōshi, blocchi di legno sui quali venivano stampati vari generi di letteratura popolare. Inizia a familiarizzare anche con la poesia, in particolare con gli haiku di Kyokutei Bakin[3], e con il teatro.

Periodo di studi

Si diploma al liceo linguistico di Nagoya, nella prefettura di Aichi, dove studia la lingua inglese e apprende nozioni di scienze, letteratura e storia occidentale.[2]

Nel 1876 si trasferisce a Tōkyō, dove inizia a frequentare l'università. In linea con i desideri del padre e del fratello, entra nel dipartimento di scienze politiche, ma il suo interesse per la letteratura e il teatro continua senza sosta. Molti dei contemporanei di Shōyō diventano funzionari pubblici e la maggior parte di loro entra a far parte dell'élite politica del paese. Lo stesso Shōyō, per un breve periodo, è coinvolto nel vortice dell'attività politica[2]. Tuttavia, confermando la sua scarsa propensione a dedicarsi completamente a questa attività, decide di non voler affrontare temi politici nei propri testi. All'università sceglie di approfondire la letteratura occidentale, in particolare la poesia e il teatro[2] e si avvicina sempre più ai testi di Walter Scott e William Shakespeare[1][4]. Le sue prime traduzioni riguardano opere di quest'ultimo: da Il mercante di Venezia all'Amleto, da Romeo e Giulietta all'Otello[4].

Nel periodo in cui Shōyō frequenta l'Università e si laurea, il Giappone attraversa un periodo di rinnovamento politico, economico, sociale e culturale. Con l'inizio della Restaurazione Meiji, lo scopo del popolo giapponese è costruire uno stato moderno; l'istruzione riveste un ruolo superficiale. Letteratura e arti figurative vengono completamente trascurate, la poesia e il romanzo ignorati.[2] Shōyō non prende posizione nella discussione sulle riforme politiche del paese, perché il suo interesse è quello di attuare una riforma della letteratura, da lui delineata in un programma suddiviso in quattro settori: il romanzo, il teatro, la poesia e la critica. Propone un modello di riforma in gran parte di stampo occidentale, riconoscendo però la necessità di armonizzarlo con la storia e la cultura giapponese.[2]

Anni di produzione letteraria e teatrale

Nel 1885, Shōyō pubblica Shōsetsu Shinzui  (小説神髄?, Shōsetsu Shinzui, L'essenza del romanzo), il quale esplica, a livello teorico, il suo modello di riforma del romanzo.[3][5] La teoria esposta in Shōsetsu Shinzui, la applica nel romanzo Tōsei Shosei Katagi (当世t書生気質?, Tōsei Shosei Katagi, Ritratti di studenti di oggi), pubblicato lo stesso anno.[6]

Subito dopo il successo raggiunto con la riforma del romanzo, Shōyō rivolge la sua attenzione al teatro. Il suo percorso inizia nel 1887, momento in cui l'occidentalizzazione del Giappone raggiunge il suo apice. Shōyō continua a voler mescolare tradizione giapponese e modernità occidentale così da dare nuova vita a questa forma d'arte, come fece precedentemente con il romanzo. Tuttavia, in questo caso, la preponderanza degli elementi tradizionali nel teatro di quell'epoca lo costringe ad abbandonare il suo programma[2]. Mentre decide di dare ancora una possibilità al suo progetto di innovazione in ambito teatrale, Shōyō viene chiamato all'Università di Waseda per tenere lezioni e prendersi cura dello sviluppo del dipartimento di letteratura appena formatosi.[1] Oltre a questo incarico, si dedica anche alla pubblicazione di una rivista letteraria, attraverso la quale vuole esortare i suoi studenti ad interessarsi all'arte, alla letteratura e al teatro[2]. La rivista, chiamata Waseda bungaku[1], viene pubblicata dal 1891 al 1898[7].

Nel 1886, Shōyō sposa Ukai Senko, ma non potendo avere figli, decidono di adottare Shikō, figlio di uno dei fratelli maggiori di Shōyō. Shikō, seguendo le orme del padre adottivo, si appassiona di teatro e letteratura. Diventa direttore di teatro e viene chiamato a tenere lezioni su Shakespeare all'Università di Waseda.[2]

Fra il 1890 e il 1892, Shōyō porta avanti un lungo dibattito letterario con Mori Ōgai, all'epoca considerato il principale critico letterario della nazione. La discussione prende il nome di Botsurisō Ronsō (没理想論争?, Botsurisō Ronsō, Dibattito sugli ideali sommersi) e mette a confronto il realismo e l'estetica idealista, due grandi correnti del mondo letterario del tempo.[8]

Ultimi anni

 
Busto di Tsubouchi Shōyō al Tsubouchi Memorial Theatre Museum

Il successo di Tsubouchi Shōyō nel campo dell'educazione letteraria, svolto specialmente all'Università di Waseda, gli procura rispetto anche tra il pubblico non prettamente letterario[2].

Nel 1925 si ammala gravemente, ma con ostinazione riesce a portare a termine i suoi lavori di traduzione[9].

In questi anni, Tsubouchi si dedica alla pubblicazione di alcuni suoi scritti inediti, alla fondazione di un museo del teatro in Giappone e al completamento del lavoro di traduzione delle opere di Shakespeare. Nel 1928 viene inaugurato ufficialmente il museo teatrale dell'Università di Waseda a Shinjuku, il quale rappresenta il raggiungimento del sogno di Tsubouchi di costruire un museo dedicato alle arti teatrali. Il museo prende così il nome di "Tsubouchi Memorial Theatre Museum". Qui è presente un suo busto, nonché una vasta collezione delle sue opere, compresa una traduzione in 40 volumi delle opere di Shakespeare portata a termine da Tsubouchi nello stesso anno. [4]

Muore ad Atami il 28 febbraio 1935, all'età di 77 anni.[1]

Shōsetsu Shinzui

Il debutto in ambito critico di Tsubouchi Shōyō avviene con l'opera Shōsetsu Shinzui, pubblicata fra il 1885 e il 1886, dopo alcune uscite parziali intermedie[5]. L'inizio del romanzo giapponese viene tradizionalmente fatto coincidere con la pubblicazione di quest'opera, che introduce in Giappone le teorie occidentali sulla narrativa e propone la nascita di una nuova forma letteraria[10]. Il tipo di prosa narrativa che Tsubouchi propone è il romanzo moderno in contrapposizione al 'racconto didattico', più comunemente noto come yomihon.[11] Tipicamente, uno yomihon narra le avventure di personaggi maschili idealizzati, che fungono da modelli di virtù confuciane, come quelle della rettitudine e della lealtà. Tsubouchi sostiene che i personaggi maggiormente suscettibili alle "emozioni umane" sono più adatti al romanzo moderno e rifiuta il coinvolgimento di personaggi immaginari idealizzati[6].

Nella prefazione, Tsubouchi sostiene come l'utilizzo di modelli narrativi legati alla tradizione del passato[12] possano portare alla creazione di personaggi stereotipati, con una scarsa caratterizzazione. La sua attenzione si focalizza sopratutto sugli interpreti contemporanei della prosa (gesaku) del periodo Edo[5], criticando gli imitatori di Kyokutei Bakin. Secondo Shōyō, i personaggi presentati da quest'ultimo erano troppo semplici e standardizzati e, di conseguenza, inadeguati al gusto moderno[13].

Nella prima parte del testo, Shōyō afferma la sua "teoria generale del romanzo" (Shōsetsu sōron) nella quale nega l'intento didattico di tale mezzo d'espressione. L'autore stila i "punti principali del romanzo" (Shōsetsu no shugan), che dovrebbero avere per oggetto, in primo luogo, i sentimenti umani e, successivamente, situazioni e costumi della società[3].

Nella seconda parte del testo, oltre ad una trattazione che esplica le regole del romanzo, Shōyō esamina l'importanza dello stile di scrittura (buntai ron). Sono tre gli stili proposti dalla tradizione giapponese: lo stile elegante (gabuntai), lo stile volgare (zokubuntai), e la combinazione fra stile elegante e volgare (gazokusecchutai). Secondo l'autore, la commistione fra il linguaggio corrente utilizzato nei dialoghi e dell'utilizzo di quello letterario ed elegante per le parti narrative, avrebbe facilitato la comprensione dei sentimenti dei personaggi, della loro vita e delle abitudini della società[3].

La novità originata dal contatto con la letteratura europea, che all’epoca della stesura di Shōsetsu Shinzui Tsubouchi conosce ancora superficialmente, è rappresentata, in Giappone, dall’introduzione del concetto di romanzo inteso come mezzo di indagine dell’animo umano basato sull'introspezione psicologica[13]. Per Shōyō il romanzo rappresenta un'opera al limite tra finzione e realtà, arricchita di personaggi fittizi, che talvolta possono rispecchiare il lettore stesso. Secondo Tsubouchi lo scopo primario del romanziere è quello di descrivere il ninjō, termine col quale si riferisce a sette principali emozioni umane: gioia, rabbia, dolore, paura, amore, odio e desiderio[10].

In Giappone, Shōsetsu Shinzui è considerato il punto di partenza per la teorizzazione del romanzo come genere letterario d'eccellenza[13].

Tōsei shosei katagi

Tōsei shosei katagi racconta una storia d'amore fra adolescenti e descrive in maniera dettagliata la vita studentesca del tempo. Le conversazioni fra gli studenti sono arricchite da una serie di parole inglesi che riflettono in modo interessante la fase di occidentalizzazione che il Giappone stava vivendo in quel periodo[14]. Il testo punta a mettere in primo piano il concetto di amore maschile e femminile, attraverso continui riferimenti a temi inerenti al desiderio sessuale, e vuole concretamente mettere in pratica i principi esposti in Shōsetsu Shinzui[6].

Dopo la sua pubblicazione il testo ricevette numerose critiche. Nella sua recensione del 1886, Takada Sanae, professore e collega di Shōyō all'Università di Waseda, sostiene che il romanzo sembra scritto da un soggetto appartenente a una civiltà definita "di secondo livello"[15], e che non è all'altezza delle opere prodotte in Occidente. Il giudizio di Takada è rimasto a lungo incontrastato. Critici e studiosi moderni continuano a considerare Tōsei shosei katagi come un tentativo dell'autore di tornare al passato, finendo tuttavia per risultare un esperimento letterario fallito.[6] In particolare, viene giudicato problematico il suo approccio allo sviluppo dei personaggi: piuttosto che concentrarsi esclusivamente su uno o due individui, Tsubouchi offre solo degli accenni di personaggi, sollevati da una vasta gamma di studenti, e non li analizza mai davvero fino in fondo.[6] Anche il linguaggio utilizzato è considerato poco coerente con la tradizione letteraria del periodo Meiji: l'uso del linguaggio colloquiale, che rappresenta una delle caratteristiche distintive del romanzo giapponese moderno, viene sostituito da Tsubouchi con la ripresa di diversi stili letterari nelle varie sezioni del testo. La maggior parte dei capitoli, ad esempio, è composta in uno stile che fonde elementi di linguaggio colloquiale ad altri più letterari, e si apre con un'introduzione in cui un narratore si propone come guida alla corretta lettura di questa commistione di stili.[6]

Opere

Saggi

  • 1885, Shōsetsu Shinzui (小説神髄?, Shōsetsu Shinzui, L'essenza del romanzo)

Romanzi

  • 1885, Tōsei Shosei Katagi (当世書生気質?, Tōsei Shosei Katagi, Ritratti di studenti di oggi)
  • 1889, Saikun (細君?, Saikun, La moglie)

Teatro Kabuki

  • 1894, Kiri Hitoha
  • 1896, Maki no Kata
  • 1897, Hototogisu Kojō no Rakugetsu

Teatro moderno

  • 1904, Shinkyoku Urashima
  • 1916, En no Gyōja

Traduzioni

  • 1906, Mercante di Venezia di William Shakespeare
  • 1909, Amleto di William Shakespeare
  • 1910, Romeo e Giulietta di William Shakespeare
  • 1911, Otello di William Shakespeare

Note

  1. ^ a b c d e Encyclopædia Britannica, inc., Tsubouchi Shōyō, su britannica.com.
  2. ^ a b c d e f g h i j k Yanagida Izumi, PIONEERS OF MODERN JAPAN: III TSUBOUCHI SHOYO, in Japan Quarterly, vol. 11, n. 3, pp. 352-360.
  3. ^ a b c d Luisa Bienati, Bonaventura Ruperti e Pierantonio Zanotti, Letterario, troppo letterario, Marsilio, 2016, pp. 11-14, ISBN 9788831725927.
  4. ^ a b c Daniel Gallimore, Tsubouchi Shōyō and the Beauty of Shakespeare Translation in 1900s Japan (XML), in Multicultural Shakespeare, vol. 13, n. 1, pp. 69-85.
  5. ^ a b c Luisa Bienati, Letteratura giapponese. Volume 2. Dalla fine dell'Ottocento all'inizio del terzo millennio, Einaudi, pp. 8-10, ISBN 9788806178222.
  6. ^ a b c d e f Jim Reichert, Tsubouchi Shōyō's "Tōsei shosei katagi" and the Institutionalization of Exclusive Heterosexuality, in Harvard Journal of Asiatic Studies, vol. 63, n. 1, 2003, pp. 69-114.
  7. ^ Luisa Bienati, Letteratura giapponese. Volume 2. Dalla fine dell'Ottocento all'inizio del terzo millennio, Einaudi, 2005, pp. 140-142, ISBN 9788806178222.
  8. ^ Luisa Bienati, Bonaventura Ruperti e Pierantonio Zanotti, Letterario, troppo letterario, Marsilio, 2016, pp. 38-49, ISBN 9788831725927.
  9. ^ Luisa Bienati e Paola Scrolavezza, La narrativa giapponese moderna e contemporanea, Marsilio, 2009, pp. 27-28, ISBN 9788831797740.
  10. ^ a b Luisa Bienati e Paola Scrolavezza, La narrativa giapponese moderna e contemporanea, Marsilio, 2009, pp. 29-31, ISBN 9788831797740.
  11. ^ Luca Capponcelli, L'essenza del romanzo: lo shōsetsu e la scacchiera di Tsubouchi Shōyō, in Il Giappone, vol. 45, pp. 97-107.
  12. ^ Maria Teresa Orsi|titolo, IL ROMANZO STORICO NEL GIAPPONE MODERNO: 1) IL PROBLEMA TEORICO IN TSUBOUCHI SHŌYŌ: I, in Il Giappone, vol. 24, 1984, pp. 5-22.
  13. ^ a b c Luca Milasi, Tra realtà e finzione: la rivalutazione della narrativa premoderna nella critica letteraria Meiji (PDF), pp. 1-9.
  14. ^ Tōsei Shosei Katagi, su wul.waseda.ac.jp.
  15. ^ Jim Reichert, In the Company of Men: Representations of Male-Male Sexuality in Meiji Literature, Stanford University Press, pp. 69-98, ISBN 9780804752145.

Bibliografia

Voci correlate