Fondazione di Milano
La fondazione della città di Milano secondo la tradizione leggendaria riportata da Tito Livio e poi ripresa in epoca medioevale da Bonvesin de la Riva[1] avvenne nel VI secolo a.C. nel luogo dove fu trovata una scrofa semilanuta, per opera della tribù celtica guidata da Belloveso che sconfisse gli Etruschi[2], che fino ad allora avevano dominato la zona.
Milano celtica Milano | |
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Civiltà | Celti insubri della cultura di Golasecca |
Utilizzo | villaggio |
Epoca | età del ferro |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Comune | ![]() |
Amministrazione | |
Ente | comune di Milano |
Visitabile | sì |
Sito web | www.architettonicimilano.lombardia.beniculturali.it/ |
Mappa di localizzazione | |
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Secondo un'altra tradizione leggendaria, riportata da Bernardino Corio nella sua Storia di Milano che l'attribuisce a Catone, Milano fu fondata da Medo e Olano, due comandanti etruschi durante l'espansione di questa civiltà nell'Italia settentrionale. Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis historia, attribuisce genericamente ai Celti la fondazione della città senza entrare nel dettaglio.
Secondo invece gli storici moderni, Milano fu fondata intorno al 590 a.C.[3], forse con il nome di Medhelan[4][5][6], nei pressi di un santuario da una tribù celtica facente parte del gruppo degli Insubri e appartenente alla cultura di Golasecca[7]. In particolare, il santuario che diede origine a Milano era situato nei pressi della moderna piazza della Scala.
L'antico abitato celtico, che fu in seguito ridenominato dagli antichi Romani, come è attestato da Tito Livio[8][9], Mediolanum, venne poi, da un punto di vista topografico, sovrapposto e sostituito da quello romano. La città romana fu poi a sua volta gradualmente sovrapposta e rimpiazzata da quella medievale. Il centro urbano di Milano è quindi costantemente cresciuto a macchia d'olio, fino ai tempi moderni, attorno al primo nucleo celtico.
Origine del nome
Nel toponimo Mediolanum, da cui deriva "Milano", i linguisti riconoscono, tradizionalmente, un termine composto formato dalle parole medio e planum ("in mezzo alla pianura" o "pianura di mezzo", con planum divenuto lanum per influsso della lingua celtica. Indicativa è infatti la caduta della p- di inizio di parola, che è tipico della parlata celtica[10]).
Mediolanum potrebbe derivare dall'originario toponimo celtico Medhelan[4][5][6], con il significato di "in mezzo alla pianura", vista la sua posizione centrale nella Pianura Padana, oppure di "luogo fra corsi d'acqua" (celt. medhe = "in mezzo, centrale"; land o lan = "terra"), data la presenza dei fiumi Olona, Lambro e Seveso; altre ipotesi individuano invece il significato di Medhelan in "santuario centrale" (celt. medhe = "in mezzo, centrale"; lanon = "santuario") oppure in "terra fertile" (celt. med = "fertile"; land o lan = "terra")[10][11][12].
Il suono dh, scomparso dal dialetto milanese moderno, era invece presente nell'idioma locale antico parlato un tempo a Milano[13]. Esso si trova, tra gli altri, nei vocaboli antichi milanesi doradha (it. "dorata"), crudho (it. "persona brusca"), mudha (it. "cambia") e ornadha (it. "ornata")[13].
Vi sono state decine di Mediólanon (nome dato dagli etnografi greci alle varie Medhelan) in tutta l'Europa celtica, soprattutto in Francia, tutte accomunate dalla medesima etimologia[14].
Luogo di fondazione
Sulla scelta del luogo di fondazione di Milano oggi si avanzano tre supposizioni, più plausibili rispetto alle ipotesi leggendarie fatte da Tito Livio[15], che si basano sull'etimologia del nome Medhelan e sulle indagini archeologiche compiute in tempi moderni sul territorio milanese:
- la scelta del luogo potrebbe essere stata dettata dalla presenza della "linea dei fontanili" laddove vi è l'incontro, nel sottosuolo, tra strati geologici a differente permeabilità, tipo di terreno che permette alle acque profonde di riaffiorare spontaneamente in superficie[16]. Ciò potrebbe significare che Medhelan sia nata su una lingua di terra che originariamente dava su una palude, in un luogo quindi ben difendibile.
- potrebbe essere stata determinante la presenza di cinque fiumi nei suoi dintorni[10]: il Seveso e il Lambro a est, e il Pudiga, il Nirone e l'Olona a ovest.
- Medhelan potrebbe, infine, essere stata fondata nei pressi di un importante e preesistente santuario celtico che era situato nei pressi della moderna piazza della Scala.
I Celti che fondarono Milano, che facevano parte del gruppo degli Insubri, appartenevano alla cultura di Golasecca.
Mappa
Le fonti antiche
Secondo la tradizione tramandata da Tito Livio (50 a.C. - 17), la fondazione di Milano sarebbe avvenuta per opera di popolazioni celtiche provenienti dai territori al di là delle Alpi e guidate dalla mitica figura di Belloveso tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C.
Queste tribù avrebbero sconfitto gli Etruschi sul Ticino e si sarebbero poi insediate in un territorio già abitato dagli Insubri, che avevano dato il nome alla regione. I racconti leggendari sulla fondazione di Milano si intrecciano anche con la mitica scrofa semilanuta (in latino medio lanum), che avrebbe indicato a Belloveso il luogo in cui fondare un santuario, essendo stata avvistata sotto un biancospino, pianta sacra alla dea Belisama.
Plinio il Vecchio (23 - 79) nella sua Naturalis Historia attribuisce invece direttamente agli Insubri la fondazione di Milano, mentre Strabone (63 a.C. circa - 19 circa) sostiene che il legame dell'antico villaggio di Mediolanum con gli Insubri perdurava ancora ai suoi tempi. Anche Polibio (202 a.C. - 118 a.C. circa) aveva già in precedenza dato prova della presenza degli Insubri nella regione e della loro importanza.[17]
Il santuario celtico e lo sviluppo di Medhelan
Milano fu fondata, forse con il nome di Medhelan[4][5][6], da una tribù celtica facente parte della tribù degli Insubri e appartenente alla cultura di Golasecca intorno al 590 a.C. nei pressi di un santuario[3][7]. Come dimostrano prove archeologiche raccolte nel XIX secolo, Milano probabilmente nacque come un piccolo villaggio, che un po' alla volta andò ingrandendosi.
Medhelan, in particolare, si sviluppò intorno al santuario, che era la zona più antica del villaggio[13]. Il santuario, che era costituito da una zona boscosa a forma di ellisse con una radura centrale, era allineato secondo precisi punti astronomici[13]. Per tale motivo, era utilizzato per i raduni religiosi, soprattutto in particolari momenti celebrativi[13]. Il santuario di Medhelan era un'ellisse avente gli assi di 443 m e 323 m situato all'incirca nei pressi di piazza della Scala[13]. Al santuario ci si arrivava tramite alcuni sentieri: alcuni di questi tracciati vennero mantenuti anche degli antichi Romani quando realizzarono nella zona edifici in muratura[13]. Il profilo urbanistico basato su questi primigeni sentieri, e sulla forma del santuario, giunsero, in alcuni casi, fino al XIX secolo e anche oltre[13]. Ad esempio il tracciato delle moderne corso Vittorio Emanuele, piazza del Duomo, piazza Cordusio e via Broletto, che è curvilineo, potrebbe corrispondere al lato sud dell'ellisse dell'antico santuario celtico[13]. I santuari celtici erano poi provvisti di un fossato, che aveva lo scopo di definire sacralmente lo spazio urbano, distinguendo "dentro" e "fuori", e contemporaneamente doveva proteggerlo dalle acque che scorrevano nel territorio.
Un asse del santuario di Medhelan era allineato verso la levata eliaca di Antares, mentre l'altro verso la levata eliaca di Capella[13]. Quest'ultima coincideva con una festa celtica primaverile celebrata il 24 marzo, mentre la levata eliaca di Antares coincideva con l'11 novembre, che apriva e chiudeva l'anno celtico e che corrispondeva con il punto dove sorgeva il Sole al solstizio d'inverno[13]. Circa due secoli dopo la realizzazione del santuario celtico iniziarono a essere costruite, intorno ad esso, i primi insediamenti abitativi[13]. Medhelan si trasformò quindi da semplice centro religioso a centro urbano e poi militare, diventando quindi un villaggio vero e proprio[13]. Le prime abitazioni furono realizzate poco più a sud del santuario celtico, nei pressi del moderno Palazzo Reale[13]. In seguito, con la crescita del centro abitato, vennero realizzati altri edifici importanti per la comunità di Medhelan[13]. Venne innanzitutto eretto un tempio dedicato alla dea Belisama, che si trovava nei pressi della moderna basilica di Santa Tecla[13]. Poi fu realizzato, nei pressi della moderna via Moneta, che si trova vicino a piazza San Sepolcro, un edificio militare circondato da un fossato a difesa di Medhelan[13].
Secondo alcuni studiosi nell'attuale tessuto urbano di Milano è tuttora leggibile una seconda zona urbanisticamente ellittica, oltre a piazza della Scala, che anticamente sarebbe potuta appartenere al santuario situato al centro dell'antica Medhelan celtica. È il quartiere intorno alla Biblioteca Ambrosiana in piazza San Sepolcro, ovvero dove sarà situato anche il futuro villaggio romano, chiamato Mediolanum, che sostituì l'originario villaggio celtico di Medhelan. Il centro cittadino romano fu infatti l'evoluzione del castrum, ovvero del primigenio accampamento militare romano poi trasformato in insediamento abitato dopo la conquista di Medhelan da parte dei Romani, che fu posizionato in questo luogo per motivi strategici[18]: in questa aerea era infatti presente, come già accennato, il centro militare di Medhelan[13].
In ogni caso, oltre al profilo degli edifici moderni, non sono stati trovati riscontri archeologici tangibili, sia per quanto riguarda piazza San Sepolcro che per piazza della Scala, nonostante siano stati compiuti nel corso del tempo diversi scavi. Il luogo dove sarebbe stata più probabile la presenza del santuario è quindi piazza della Scala, mentre la moderna piazza San Sepolcro sarebbe stato il centro militare del villaggio celtico[13].
In base a questa ipotesi, il racconto liviano potrebbe dunque riferirsi più specificamente alla fondazione rituale di un luogo sacro (celt. medhe = "in mezzo, centrale"; lanon = "santuario") nel posto indicato dai segni della scrofa semilanuta (in medio lanae: da cui deriverebbe, secondo la leggenda, il toponimo latino Mediolanum) bianca e del biancospino, sacro alla dea Belisama, a cui ben si accorda il carattere spiccatamente religioso della figura di Belloveso. Intorno a questo primitivo santuario si sarebbe quindi sviluppato il "villaggio" di cui parla Strabone[19].
L'oppidum celtico conoscerà quindi un grande sviluppo dopo l'alleanza degli Insubri con i Romani, nel II-I secolo a.C., fino all'estensione, corrispondente a circa 80 ettari, fissata dalla cinta muraria di epoca cesariana. L'impianto urbanistico della città romana sembra aver sostanzialmente rispettato, come già accennato, l'organizzazione spaziale dell'oppidum celtico, definito dalle vie di comunicazione protostoriche. I Romani identificheranno Belisama con Minerva. Il tempio romano dedicato a Minerva i cui resti sono stati rinvenuti sotto l'attuale Duomo, potrebbe essere sorto al già citato celtico dedicato alla dea Belisama.
I ritrovamenti archeologici
La continuità di vita per molti secoli nello stesso sito ha profondamente manomesso il deposito archeologico, ma l'adozione di rigorose tecniche di scavo stratigrafico ha consentito di fare molti passi avanti nella conoscenza della protostoria della città.
Nel II millennio a.C., durante l'età del bronzo si erano formati nel territorio tra il Ticino e l'Adda i primi villaggi stabili. Nel I millennio a.C., nell'ambito della cultura di Golasecca, della prima età del ferro, vi si trovano tre centri principali, i siti corrispondenti a Bellinzona, a Sesto Calende - Golasecca - Castelletto Ticino e a Como: gli ultimi due in particolare si trovavano lungo importanti itinerari commerciali, facilitati dalla vicinanza con i corsi d'acqua, che mettevano in comunicazione il Mediterraneo con i territori oltre le Alpi: risalendo il fiume Toce si arrivava dal lago Maggiore al passo del Sempione, mentre seguendo il Ticino si arriva al passo del San Gottardo, da cui si accede alle valli del Reno e del Rodano.
Nel V secolo a.C. si assiste al declino dei centri golasecchiani posti lungo il corso del Ticino, probabilmente a vantaggio di una rete di traffici gravitante attorno al nuovo centro proto-urbano di Mediolanum. La carta di distribuzione dei ritrovamenti della prima età del Ferro mostra che il l'insediamento golasecchiano (V secolo a.C.) occupava un'area di circa 12 ettari nei pressi della moderna piazza della Scala[20].
L'invasione celtica del IV secolo a.C. segna convenzionalmente il passaggio dalla prima alla tarda età del Ferro in Italia settentrionale. Gli Insubri, in particolare, si stanziarono nella piana tra il Ticino e l'Oglio. La fondazione avvenne, secondo il racconto di Tito Livio ripreso in epoca medioevale da Bonvesin de la Riva[21], ad opera di Belloveso, nipote del re dei Galli Biturigi. In base ai ritrovamenti archeologici, l'oppidum celtico doveva avere medesima localizzazione ed estensione dell'insediamento golasecchiano, che era più antico, ma non sono mai venute alla luce opere difensive urbane, probabilmente costruite in legno e terra, evento che spiega l'attribuzione della definizione di "villaggio" da parte di Polibio e Strabone.
In corrispondenza dell'attuale Biblioteca Ambrosiana, a piazza San Sepolcro, gli scavi archeologici hanno rivelato la presenza, sotto il pavimento in pietra risalente al I secolo d.C. del foro di epoca romana, un quartiere di abitazioni in legno risalente all'abitato celtico golasecchiano del V secolo a.C.[22]. Altri ritrovamenti di rilievo ascrivibili all'epoca celtica sono stati lungo il lato sud-ovest di Palazzo Reale dove sono stati scoperti, cinque metri sotto il moderno sedime stradale, resti di abitazioni e di una fornace risalenti a un periodo compreso tra il V e il IV secolo a.C.[13] Tra i resti della basilica di Santa Tecla, che si trovano sotto il Duomo di Milano, si trova ciò che rimane di un edificio d'epoca celtica a base quadrata avente lato di 17 m forse associabile al citato tempio dedicato a Belisama, oppure a un successivo tempio romano dedicato a Minerva[13]. In via Moneta è invece stato rivenuto il fossato dell'edificio militare fortificato precedentemente menzionato, che risaliva al IV secolo a.C.[13].
Note
- ^ Nel De Magnalibus urbi Mediolani.
- ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, V, XXXIV; la traduzione delle citazioni testuali è in Tito Livio, Storia di Roma (a cura di Guido Vitali e Carlo Vitali), Milano, Mondadori, 2007, vol. I, p. 769
- ^ a b Cronologia di Milano dalla fondazione fino al 150 d.C., su storiadimilano.it. URL consultato l'11 luglio 2018.
- ^ a b c Studia ambrosiana. Annali dell'Accademia di Sant'Ambrogio (2010), su books.google.de. URL consultato il 19 aprile 2018.
- ^ a b c Il Sestiere di Porta Romana, su storiadimilano.it. URL consultato il 19 aprile 2018.
- ^ a b c Zona Centro Storico – Il Cerchio Celtico, su blog.urbanfile.org. URL consultato il 19 aprile 2018.
- ^ a b Gualdoni, p. 10.
- ^ Tito Livio (Historiae, 5,34).
- ^ Milano, su treccani.it. URL consultato il 29 agosto 2014.
- ^ a b c L.Cracco Ruggini, Milano da "metropoli" degli Insubri a capitale d'Impero: una vicenda di mille anni, in Catalogo della Mostra "Milano capitale dell'Impero romani (286-402 d.C.)", a cura di Gemma Sena Chiesa, Milano 1990, p.17.
- ^ Le 10 epoche della storia d'Italia antica e moderna, Volume 1, di Antonio Quadri, su books.google.it. URL consultato il 19 aprile 2018.
- ^ Medhelan, il santuario dei Celti Insubri, su storiadimilano.it. URL consultato il 19 aprile 2018.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v Da Milano alla Barona. Storia, luoghi e persone di questa terra. Di Stefano Tosi, su books.google.it. URL consultato il 16 luglio 2018.
- ^ (FR) Charles Rostaing, Les Noms de lieux, PUF, coll. Que sais-je ?, Parigi, 1969.
- ^ AAVV, Milano, Touring Club Italiano, 2005, p.23.
- ^ AA.VV., Il nostro suolo prima dell'uomo, in Storia di Milano, I, Milano, Fondazione Treccani degli Alfieri, 1954, p. 11.
- ^ Polibio, Storie, 2,17.
- ^ Colombo, p. 47.
- ^ Adriano Gaspani Alle origini di Milano, Le Stelle, n. 40, maggio 2006
- ^ Soprintendenza di Milano L'anfiteatro di Milano e il suo quartiere ed. Skira
- ^ Nel De Magnalibus urbis Mediolani.
- ^ "L'area presumibile dell'insediamento del periodo di Golasecca IIIA, di un'estensione pari a 12 ettari, ottenuta collegando i ritrovamenti del V secolo a.C., comprende la zona attorno alla piazza del foro, corrispondente all'attuale Biblioteca Ambrosiana, tra le piazze Pio XI e S. Sepolcro, e quella tra via Meravigli, Piazza del Duomo e via Valpetrosa". Anna Ceresa Mori (Le origini di Milano, in 3º Convegno Archeologico Lombardo - La Protostoria in Lombardia, Atti del Convegno, Como, Villa Olmo 22-23-24 ottobre 1999).
Bibliografia
- Chiara Gualdoni, Milano, Milano, Skira, 2009.
- Venceslas Kruta, La Grande storia dei celti, Newton & Compton edizioni, Roma, 2003
- Venceslas Kruta, Manfredi: I Celti in Italia, Mondadori, Milano, 1999
- Venceslas Kruta, L'Europa delle Origini, Rizzoli, Milano, 1993
- Elena Percivaldi I Celti una civiltà europea, Giunti, Firenze, 2003
- Paola Di Maio, Lungo il fiume. Terre e genti nell'antica valle dell'Olona, Corsico, Teograf, 1998.
- Elena Percivaldi, I Lombardi che fecero l'impresa. La Lega Lombarda e il Barbarossa tra storia e leggenda, Ancora Editrice, 2009, ISBN 88-514-0647-2.
- Alessandro Colombo, I trentasei stendardi di Milano comunale (PDF), Milano, Famiglia Meneghina, 1935, ISBN non esistente.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Un elenco di altri toponimi simili a Mediolanum in Europa, su storiadimilano.it.
- Mediolanum. Metropoli degli insubri tra evidenza letteraria e evidenza archeologica (PDF), su s3.amazonaws.com.