Coccarda italiana tricolore

coccarda dell’Italia

La coccarda italiana tricolore è l'ornamento nazionale dell'Italia, ottenuta pieghettando circolarmente un nastro verde, bianco e rosso. È composta dai tre colori della bandiera italiana con il verde al centro, il bianco subito all'esterno e il rosso sul bordo: questa convenzione sulla posizione dei colori deriva dalle coccarde utilizzate a Bologna nel 1794 durante un tentativo di sommossa[1]. La coccarda italiana tricolore, simbolo rivoluzionario per eccellenza, è stata protagonista dei moti che hanno caratterizzato il Risorgimento italiano venendo appuntata sulla giacca o sui cappelli da molti patrioti che vi parteciparono[2]. Ha sostituito il 14 giugno 1848, sulle divise militari di alcune Armi delle forze armate italiane, e il 1° gennaio 1948, nel ruolo di ornamento nazionale, la coccarda italiana azzurra[3].

La coccarda italiana tricolore

La coccarda italiana tricolore comparve per la prima volta a Genova il 21 agosto 1789[4], con una disposizione cromatica non definita, e con essa i tre colori nazionali italiani[4]: per tale motivo è uno dei simboli patri italiani. Ha anticipato di sette anni il primo stendardo militare tricolore, che venne adottato dalla Legione Lombarda l'11 ottobre 1796[5], e di otto anni la nascita della bandiera d'Italia, che ebbe le sue origini il 7 gennaio 1797, quando diventò per la prima volta vessillo nazionale di uno Stato italiano sovrano, la Repubblica Cispadana[6].

Le ipotesi che considerano la nascita dei tre colori nazionali italiani ascrivibile al periodo medievale o rinascimentale, oppure legata alla massoneria, sono rigettate dagli storici[7][8]. La coccarda italiana tricolore è uno dei simboli dell'Aeronautica Militare Italiana, è la base del fregio da parata dei bersaglieri, dei reggimenti di cavalleria e dei Carabinieri, e una sua riproduzione in stoffa è cucita sulle maglie delle squadre sportive detentrici delle Coppe Italia che si organizzano in diversi sport di squadra nazionali[9][10][11].

Generalità

 
Coccarda italiana tricolore dipinta sulla fusoliera di un Grumman HU-16A Albatross 15-14 dell'Aeronautica Militare esposto al Museo dell'aria e dello spazio di San Pelagio

La coccarda italiana tricolore è un simbolo patrio italiano la cui caratteristica principale, potendo essere appuntata su una giacca o un cappello, è quella di essere ben visibile e di poter identificare in modo inequivocabile la nazionalità della persona che la indossa nonché quella di essere, in caso di necessità, ben nascondibile rispetto ad esempio ad una bandiera[12]. La coccarda, facilmente realizzabile e simbolo rivoluzionario per eccellenza, è stata infatti protagonista dei moti che hanno caratterizzato il Risorgimento italiano venendo appuntata dai patrioti che vi parteciparono[2].

In particolare, il tricolore italiano verde, bianco e rosso nacque il 21 agosto 1789 a Genova come protesta, da parte del popolo, nei confronti dei regimi assolutistici che all'epoca governavano l'Italia[13]. Nate originariamente come coccarde completamente verdi ispirate dalle foglie degli alberi, in seguito divennero verdi, bianche e rosse a causa delle errate informazioni riportate dai mezzi d'informazione dell'epoca, che confusero i colori del tricolore francese sostenendo che quest'ultimo avesse queste tonalità e non, come era in realtà, blu, bianco e rosso. In seguito il tricolore verde, bianco e rosso prese il nome di "italiano", diventando uno dei simboli del Paese[13].

Gli insorti dell'epoca, perlomeno all'inizio, credevano che fosse il tricolore sventolato in Francia, e come tale utilizzato anche in Italia come imitazione delle analoghe proteste che presero piede oltralpe e che erano finalizzate all'ottenimento di migliori condizioni di vita e maggiori diritti politici[13]. Quindi, inizialmente, il tricolore verde, bianco e rosso non ebbe valenza patriottica, significato che assunse successivamente con la trasformazione in simbolo della presa di coscienza nazionale[13].

Posizione dei colori

 
La coccarda tricolore dell'Iran, che ha i colori invertiti rispetto a quella italiana

La coccarda tricolore, per convenzione, ha il verde al centro e il rosso periferico. Tale convenzione sulla posizione dei colori deriva dalle coccarde tricolori utilizzate a Bologna nel 1794 durante un tentativo di sommossa[1]. La coccarda tricolore con il rosso e il verde invertiti di posizione è quella dell'Iran[14]. La coccarda ungherese possiede invece la stessa disposizione dei colori della coccarda tricolore italiana: che abbia la posizione dei colori invertiti come la coccarda iraniana è infatti una leggenda metropolitana[15].

L'origine dei tre colori nazionali italiani

Il presunto uso medievale e rinascimentale

 
Lo stemma di papa Clemente IV, che venne concesso ai guelfi dal pontefice

Spesso nella ricerca storica sull'origine del tricolore italiano si è considerata l'ipotesi che i tre colori bianco, rosso e verde siano stati utilizzati, come colori nazionali, fin dall'epoca medievale, volendo così far risalire la creazione della bandiera italiana ad epoche remote: in realtà queste congetture sull'origine del vessillo, che vorrebbero collegare l'antico tricolore a quello usato a partire dall'età napoleonica, sono, dal punto di vista storico, da rifiutare[7].

In epoca medievale e rinascimentale i tre colori sono stati immaginati sul pennone del Carroccio durante la battaglia di Legnano (29 maggio 1176), forzatamente riconosciuti sugli stendardi dei guelfi toscani, il cui stemma era formato da un'aquila rossa su campo bianco sopra un serpente verde, blasone che venne concesso da papa Clemente IV[N 1], nell'insegna della contrada senese dell'Oca, nelle divise tricolori dei servitori della duchessa di Milano Valentina Visconti, sui tappeti che accolsero Renata di Francia, andata poi in sposa al duca di Ferrara Ercole I d'Este, nel suo arrivo in città, nelle uniformi rosse, bianche e verdi dell'esercito del marchese di Ferrara Borso d'Este, nella bandiera tricolore verde, bianca e rossa che iniziò a garrire dal Duomo di Milano con l'ingresso nella capitale meneghina di Francesco I di Francia in seguito alla sua vittoria nella battaglia di Marignano (14 settembre 1515) e in tanti altri eventi della storia d'Italia[7][8][16].

Altri studiosi hanno forzatamente riconosciuto la prefigurazione del tricolore italiano anche in opere pittoriche; sono infatti rossi, bianchi e verdi gli abiti di alcuni personaggi affrescati sulle pareti di Palazzo Schifanoia di Ferrara[17]. Anche queste ipotesi, questa volta basate su raffigurazioni artistiche, sono da scartare[17].

I tre colori della bandiera italiana sono citati in alcuni versi della Divina Commedia, e ciò ha alimentato teorie che collegano la nascita del tricolore a Dante Alighieri: esse però sono ritenute infondate dagli studiosi[18], in quanto Dante non pensava all'Italia unita politicamente, ma alle virtù teologali, ovvero alla carità, alla speranza e alla fede, con le ultime due che si vollero poi simboleggiate nella bandiera italiana[19]. I versi della Divina Commedia che hanno dato origine a questa ipotesi appartengono al canto XXIX del Purgatorio[20]:

 
Dante e Beatrice di Carl Oesterley (1845), rappresentati come descritti dal Sommo Poeta nel canto XXX del Purgatorio della Divina Commedia
«[...] Tre donne in giro da la destra rota
venian danzando; l'una tanto rossa
ch'a pena fora dentro al foco nota;

l'altr'era come se le carni e l'ossa
fossero state di smeraldo fatte;
la terza parea neve testé mossa. [...]»

In questi versi le virtù teologali sono allegoricamente rappresentate da tre donne che indossano, rispettivamente, un vestito verde (che simboleggia la speranza), un abito bianco (la fede) e un indumento rosso (la carità)[21]. Altri passi della Divina Commedia dove sono citati due dei colori della bandiera italiana sono i versi del canto XXX del Purgatorio, in cui Dante Alighieri descrive Beatrice:

«[...] Sovra candido vel cinta d'uliva
donna m'apparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma viva. [...]»

Anche in questo caso, i tre colori simboleggiano le virtù teologali cristiane: il verde la speranza, il bianco la fede e il rosso la carità[N 2].

L'improbabile origine massonica

 
Ritratto di Cagliostro

Nel 1865 il marchese Francesco Cusani, nella sua opera Storia di Milano dall'origine ai giorni nostri, propose la tesi tale per cui la bandiera italiana avrebbe avuto origine massonica, precisamente dal Rito egiziano creato da Cagliostro: dedusse ciò da un libretto anonimo (Il Cagliostrismo svelato) pubblicato a Venezia nel 1791, che riportava questo stralcio[22]:

«[...] Il famoso impostore Cagliostro, qualche anno prima che scoppiasse la rivoluzione in Francia, introdusse tra i Franchi Muratori la riforma che intitolò degli Illuminati dell’Alta Osservanza o Rito egiziano e la diffuse anche in Italia. Fra le bizzarre cerimonie prescritte per l'accettazione di un aspirante all'iniziazione trovasi la seguente: La benda [posta sugli occhi] deve essere di seta nera larga quattro dita terminata in tre ale, ed avere qualche figura emblematica ricamata sulle tre estremità. Una di queste ale deve essere bianca, una rossa, una verde [...]»

Dalla presenza delle tre "ale", e dal fatto che la nuova bandiera fosse stata accolta senza commenti od opposizioni, trasformandosi in breve tempo, da semplice vessillo militare a bandiera nazionale di vari Stati, che avevano come unico nesso (sempre secondo il Cusani) la massoneria, egli deduce l'origine massonica della bandiera: bisogna però considerare che il Cagliostro, durante in suo tentativo di introdurre il Rito egiziano, soggiornò poco in Italia e comunque riuscì a fondare una sola loggia, precisamente a Rovereto: questo rito ebbe quindi pochissima influenza sullo sviluppo della massoneria italiana[23].

 
La squadra e il compasso, uno dei simboli massonici più celebri. Si trova con o senza la G.

Il Cusani non è però molto accurato sule sue descrizioni, dato che confonde le cerimonie comuni a tutti i tipi di massoneria, contenuti nella prima parte del libretto e a cui appartiene quella della benda, con quelli del Cagliostrismo. L'affermazione del Cusani sul fatto che l'unico collegamento tra le varie provincie delle nuove repubbliche italiane fosse la massoneria, è infatti difficilmente condivisibile, dato che che in questo modo si attribuisce a quest'ultima la responsabilità degli effetti della Rivoluzione francese; questa tesi, tra l'altro, era all'epoca, molto diffusa, specie negli anni seguenti alla caduta del Primo Impero francese[23].

Altro punto a sfavore di questa ipotesi è il fatto che i tre colori proposti non rivestono particolare importante nelle cerimonie massoniche (compaiono solo in quella riportata) e che il colore principale della benda (cioè il nero) vi è completamente ignorato; inoltre, una spiegazione "ermeneutica" dei colori, difficilmente avrebbe fatto presa sul popolo, che era il principale "destinatario" della nuova bandiera[8].

L'ultimo aspetto a sfavore dell'ipotesi che vorrebbe l'origine massonica dei tre colori nazionali è legato alle caratteristiche del tricolore e a quelle dei simboli massonici, la cui forma è antitetica per definizione: se il tricolore identificava in modo palese l'appartenenza politica di una persona, i simboli massonici sono l'esatto opposto, visto che sono notoriamente contraddistinti da un significato criptico da decifrare[24].

La coccarda francese tricolore

  Lo stesso argomento in dettaglio: Coccarda francese tricolore.
 
Il berretto frigio con appuntata una coccarda francese tricolore blu, bianca e rossa, entrambi simboli della Rivoluzione

Ciò che è invece storicamente documentato è il fatto che la coccarda tricolore, e con essa i colori nazionali italiani, sia stata ispirata da quella francese blu, bianca e rossa, che comparve qualche settimana prima[25]. Anche tutte le altre bandiere tricolori che ebbero origine nello stesso periodo, che appartenevano ad altre nazioni e che erano legate al riscatto nazionale essendo collegate all'autodeterminazione dei popoli, ebbero la loro origine, con le modifiche del caso, dalla bandiera francese[25].

La coccarda francese tricolore fu adottata, tra gli altri simboli, durante la rivoluzione diventando sinonimo di cambiamento; per alcuni anni, in tutta Europa, coloro che indossavano una coccarda furono visti quindi con molto sospetto. In seguito il significato di cambiamento assegnato alla coccarda francese tricolore valicò le Alpi e arrivò in Italia insieme all'uso della coccarda e a tutto il bagaglio di valori della rivoluzione francese, che furono perpetrati dal giacobinismo delle origini, tra cui gli ideali di rinnovamento sociale – sulla scorta della propugnazione della dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789 – e successivamente anche politico, con i primi fermenti patriottici indirizzati all'autodeterminazione nazionale che successivamente portarono, nella penisola italiana, al Risorgimento[26][27][28].

 
Camille Desmoulins, che inventò la coccarda francese. Quest'ultima ispirò poi quella italiana

Il 12 luglio 1789, due giorni prima della presa della Bastiglia, il giornalista rivoluzionario Camille Desmoulins, mentre arringava la folla parigina alla rivolta, chiese ai manifestanti quale colore adottare come simbolo della rivoluzione francese, proponendo il verde speranza oppure il blu della rivoluzione americana, simbolo di libertà e democrazia: i manifestanti risposero "Il verde! Il verde! Vogliamo delle coccarde verdi!"[29]. Desmoulins colse quindi una foglia verde da terra e se l'appuntò al cappello come segno distintivo dei rivoluzionari[29]. Il verde, nella primigenia coccarda francese, fu abbandonato dopo un solo giorno in favore del blu e del rosso perché era anche il colore del fratello del re, il reazionario conte d'Artois, che diventò monarca dopo la Restaurazione con il nome di Carlo X[30]. La coccarda francese tricolore si completò poi, in seguito a eventi successivi, grazie all'aggiunta del bianco, colore dei Borbone[31][32].

La successiva adozione da parte dei patrioti italiani del tricolore verde, bianco e rosso fu immediata, univoca e priva di contrapposizioni politiche: in Francia invece successe l'opposto, visto che il tricolore francese fu preso come simbolo prima dai repubblicani e poi dai bonapartisti, che erano in antagonismo con i monarchici e i cattolici, i quali avevano come vessillo di riferimento la bandiera bianca reale con il giglio di Francia[25].

La nascita dei colori nazionali italiani su una coccarda

 
Delle foglie di alloro. Molte di esse vennero utilizzate durante i moti di Roma del 1789 come coccarda

Le prime sporadiche dimostrazioni favorevoli agli ideali della rivoluzione francese, da parte della popolazione italiana, avvennero nell'agosto del 1789 con la comparsa, soprattutto nello Stato Pontificio, di coccarde di fortuna costituite da semplici foglie verdi di alberi, che vennero appuntate sui vestiti dei manifestanti imitando le citate proteste avvenute in Francia agli albori della rivoluzione poco tempo prima dell'adozione del tricolore francese blu, bianco e rosso[13]. L'uso di una coccarda in Italia durante moti di protesta non fu un'eccezione[33]. È infatti documentato che il 12 novembre 1789 il direttorio del circolo dell'Alto Reno, su ordine dei ministri del re di Prussia, del principe vescovo di Miinster e dell'elettore del Palatinato, vietò alla popolazione del Basso Reno e della Westfalia di utilizzare coccarde: l'uso della coccarda travalico quindi i confini della Francia diffondendosi in Europa[33]. Questo fenomeno fu causato dalla gazzette che erano stampate nei vari Paesi europei, che diedero ampio risalto al fatto che la coccarda, in Francia, era diventata uno dei simboli più importanti dei moti insurrezionali e della lotta del popolo contro i regimi assolutistici[34].

Nello specifico, le proteste nello Stato Pontificio ebbero luogo a Fano e Velletri poco prima del 16 agosto, a Roma tra il 16 e il 28 agosto e Frascati poco prima del 30 agosto[35]. Fu proprio durante questi moti insurrezionali che vennero indossate, dal popolo, delle coccarde costituite da foglie di alberi[35]. A Roma, in particolare, le coccarde, che erano formate da foglie di alloro, furono appuntate sui cappelli[35]. Qui le proteste erano finalizzate alla richiesta dell'abbassamento del prezzo dei beni di prima necessità con la minaccia di scatenare una sommossa paragonabile alle proteste parigine nel caso fossero stati accontentati[35]. La gazzetta milanese Staffetta di Sciaffusa definì le proteste nello Stato Pontificio, su un articolo apparso il 16 agosto 1789[35]:

 
Versione schematica della coccarda italiana tricolore
«[...] [un] ballo delle coccarde verdi. [...]»

In seguito la popolazione italiana iniziò a usare coccarde vere e proprie realizzate in stoffa: al verde delle foglie degli alberi già impiegato in precedenza, vennero aggiunti il bianco e il rosso in modo da richiamare in modo più marcato gli ideali rivoluzionari rappresentati dal tricolore francese[36]. Le gazzette italiane dell'epoca avevano infatti creato confusione sui fatti francesi, in particolar modo omettendo la sostituzione del verde con il blu e il rosso e riportando l'erronea notizia che il tricolore francese fosse verde, bianco e rosso[36]. Il verde, anche quando giunsero in Italia le corrette informazioni sulla reale composizione cromatica della coccarda francese, venne mantenuto dai giacobini italiani perché rappresentava la natura e quindi – metaforicamente – anche i diritti naturali, ovvero l'uguaglianza e la libertà[25].

La prima traccia documentata dell'utilizzo della coccarda tricolore italiana, che non riporta però la disposizione dei colori, è datata 21 agosto 1789: negli archivi storici della Repubblica di Genova è infatti riportato che testimoni oculari avessero visto aggirarsi per la città alcuni manifestanti con apposta sui vestiti[4]:

 
Panorama di Genova all'inizio del XIX secolo. Qui comparve per la prima volta la coccarda italiana tricolore
«[...] la nuova coccarda francese bianca, rossa e verde introdotta da poco tempo a Parigi [...]»

In aggiunta non era ancora avvenuta una presa di coscienza nazionale vera e propria, tant'è che per un breve periodo molti manifestanti italiani continuarono erroneamente a credere che la coccarda verde, bianca e rossa rappresentasse il tricolore francese: il loro obiettivo era infatti solo quello di manifestare l'adesione agli ideali della rivoluzione d'oltralpe[13]. A Genova la coccarda tricolore fu vista, dalle autorità statali, con sospetto e avversione visto che era uno dei simboli del vento del cambiamento che iniziava a percorrere l'Europa, mutamento che spesso aveva connotati insurrezionali e ribelli[4].

 
Le Frecce Tricolori disegnano i colori nazionali italiani durante una loro esibizione. Dopo la loro comparsa a Genova in 21 agosto 1789, i colori nazionali italiani sono gradualmente entrati nell'immaginario collettivo degli italiani fino a essere rappresentati nei più svariati ambiti

Non è inoltre escluso che la coccarda tricolore sia nata prima del 21 agosto e in una città diversa da Genova: i fermenti rivoluzionari della Rivoluzione francese sono giunti in Italia probabilmente prima del 21 agosto, fermo restando che di questa possibile prima realizzazione della coccarda tricolore non abbiamo tracce documentate, viste le sue innate caratteristiche clandestine[4]. È infatti provato dai documenti che i primi moti rivoluzionari, in Italia, si ebbero in agosto nello Stato Pontificio, ma le fonti in nostro possesso non sono più precise[4].

A conferma di queste ipotesi c'è la tempistica dell'arrivo, dalla Francia, delle informazioni sulle coccarde utilizzate oltralpe durante la rivoluzione: a fine luglio sono giunte in Italia informazioni sulle coccarde costituite da foglie, mentre a metà agosto sulle coccarde tricolori francesi seppur, in quest'ultimo caso, con la confusione del caso sull'uso del verde in luogo del blu[37].

È anche indicativo l'utilizzo del termine "nuova coccarda" sul documento del 21 agosto 1789 dell'archivio della Repubblica di Genova: evidentemente in questa città si era già a conoscenza dell'avvenuto passaggio, in Francia, dalle coccarde costituite da foglie alle nuove coccarde a due oppure a tre colori, nonostante se ignorasse la reale composizione cromatica[38].

 
I tre colori nazionali italiani scolpiti sul pavimento del Palazzo delle Poste di Firenze

Per quanto concerne la confusione sui colori della coccarda francese, chiamata sui mezzi di stampa "coccarda del popolo", "coccarda di cittadini", "coccarda della libertà", "coccarda patriottica", "coccarda nazionale", "segnale della libertà" e "coccarda dell'Assemblea Nazionale", il problema principale fu che i giornali dell'epoca non corressero mai l'errore, sebbene all'epoca, in Italia, si stampassero circa un ottantina di testate, di cui cinque a Milano[36][39]. Le notizie pubblicate furono molte, e molto spesso contraddittorie[39]. Ad esempio La Staffetta di Sciaffusa riportò che la coccarda derivata dalle foglie degli alberi e cromaticamente completamente verde del 12 luglio, venne sostituita il giorno successivo da una coccarda bianca e rossa (invece che blu e rossa)[39]. Anche sulla successiva e definitiva coccarda francese, quella del 17 luglio rossa, bianca e blu, i giornali fecero confusione riportando, come nel caso de Il Corriere di Gabinetto che fosse solo rossa e blu oppure, secondo altre gazzette, come La Gazzetta Enciclopedica di Milano, che fosse bianca e rosa[36].

Notizie riportate successivamente dalle testate italiane, comprese quelle lette a Genova, riportarono correttamente che i colori della coccarda francese erano tre, ma sbagliando la loro tonalità (scrissero che fossero verdi, il bianche e il rosse), da cui poi l'utilizzo, per le vie di Genova, di questo ornamento, coccarda che diede poi origine al tricolore italiano[40]. In particolare, alla fine di agosto, della coccarda completamente verde, non si ebbe più notizia nelle sommosse italiane in favore della coccarda tricolore verde, bianca e rossa[40]. Altre apparizioni di coccarde tricolori furono nel 1790, quando comparirono in Toscana bianche e rosse, nel 1791 a Tolone, Francia, grazie ad alcuni marinai genovesi, che indossarono coccarde tricolori verdi, bianche e rosse, e nel 1792 a Porto Maurizio, nuovamente bianche e rosse[41]. In seguito il tricolore verde, bianco e rosso prese il nome di "italiano", diventando uno dei simboli del Paese[13]. Quindi, inizialmente, il tricolore verde, bianco e rosso non ebbe valenza patriottica, significato che assunse successivamente con la trasformazione in uno dei simboli della presa di coscienza nazionale[13].

La coccarda tricolore, essendo nata il 21 agosto 1789, anticipò di sette anni il primo stendardo militare tricolore, che venne adottato dalla Legione Lombarda l'11 ottobre 1796[5], cui è associata la prima approvazione dei colori nazionali italiani da parte delle autorità, in questo caso napoleoniche, e di otto anni la nascita della bandiera d'Italia, che ebbe le sue origini il 7 gennaio 1797, quando diventò per la prima volta vessillo nazionale di uno Stato italiano sovrano, la Repubblica Cispadana[6].

La coccarda della sommossa di Bologna

 
Luigi Zamboni

Nel 1794 due studenti dell'Università di Bologna, il bolognese Luigi Zamboni e l'astigiano Giovanni Battista De Rolandis, si posero a capo di un tentativo insurrezionale per liberare Bologna dal dominio pontificio; oltre ai due studenti facevano parte dell'impresa anche due dottori in medicina, Antonio Succi e Angelo Sassoli, che tradirono poi i patrioti riferendo tutto alla polizia pontificia, e altre quattro persone (Giuseppe Rizzoli detto della Dozza, Camillo Tomesani collo torto, Antonio Forni Mago Sabino e Camillo Galli)[42][43][44]. Luigi Zamboni aveva già espresso in precedenza il desiderio di creare un vessillo tricolore che sarebbe diventato la bandiera dell'Italia unita[45]. Nello specifico Zamboni, il 16 settembre 1794, dichiarò[46]:

«[...] Fratelli, spero molto con voi. Iddio ci ha già benedetti.... Oh, la vittoria non può fallire a chi combatte per la patria, nel nome di Dio!... Da secoli divisi, noi manchiamo d'un'insegna che dall'Alpi al Quarnero ci dica figli di una istessa madre; che raccolga gli affetti tutti degli Italiani delle varie provincie. È necessario un vessillo nazionale, tra un popolo che risorge a libertà; necessarissimo a noi, nella lotta che stiamo per incominciare; a noi che quasi stranieri ci guardiamo fra un popolo e l'altro.... Un tale vessillo dobbiamo creare in questa seduta.... Il 16 luglio 1789 il rosso ed il turchino, colori della città di Parigi, erano decretati colori nazionali; ad essi univasi il bianco in onore del re, e così componevasi la bandiera di Francia. Noi al bianco ed al rosso, colori della nostra Bologna, uniamo il verde, in segno della speranza che tutto il popolo italiano segua la rivoluzione nazionale da noi iniziata, che cancelli que' confini segnati dalla tirannide forestiera. [...]»
 
Giovanni Battista De Rolandis

Durante questo tentativo di sommossa, che avvenne tra il 13 e il 14 novembre 1794 (oppure, secondo altre fonti, il 13 dicembre 1794)[45], i manifestanti guidati da De Rolandis e Zamboni sfoggiarono una coccarda rossa e bianca (che sono anche i colori dello stemma comunale di Bologna) avente una fodera di colore verde[45]. Queste coccarde tricolori vennero realizzate dai genitori di Zamboni, che di mestiere facevano i merciai e che pagarono poi a caro prezzo questa iniziativa[45]. Queste coccarde tricolori avevano il verde al centro, il bianco subito all'esterno e il rosso sul bordo[1].

Durante l'opera di reclutamento, De Rolandis e Zamboni riuscirono a convincere una trentina di persone a partecipare al loro tentativo di insurrezione[45]. I due, per effettuare il tentativo di rivolta, acquistarono alcune armi da fuoco che si rilevarono poi di scarsa qualità[45]. L'obiettivo era quello di diffondere un volantino destinato a far insorgere Bologna e Castel Bolognese, proclama che non sortì poi nessun effetto[45].

Dopo aver fallito il tentativo di sollevare la città i rivoluzionari cercarono di rifugiarsi nel Granducato di Toscana, ma la polizia locale prima li catturò a Covigliaio e poi li consegnò alle autorità pontificie; dopo la cattura dei fuggiaschi queste ultime istituirono presso il tribunale del Torrone (l'Inquisizione di Bologna) un processo Super complocta et seditiosa compositione destributa per civitatem in conventicula armata. Il processo coinvolse tutti i partecipanti al tentativo insurrezionale, i familiari di Zamboni e i fratelli Succi.

Zamboni venne trovato morto all'interno di una cella soprannominata "Inferno", che condivideva con due delinquenti comuni, probabilmente da loro ucciso su ordine della polizia o forse suicida dopo un infruttuoso tentativo di fuga[47], il 18 agosto 1795 (altre ipotesi vogliono che in realtà si sia trattato di un omicidio i cui mandanti vanno cercati in alcune famiglie senatorie bolognesi, nella famiglia Savioli in particolare)[48].

 
Scorcio del Giardino della Montagnola a Bologna, dove vennero seppelliti Zamboni e De Rolandis. Le loro salme furono successivamente disperse

De Rolandis fu giustiziato pubblicamente, dopo essere stato sottoposto a interrogatori preceduti e seguiti da feroci torture[49], il 26 aprile 1796[47]. Il padre di Zamboni morì di cuore quasi a ottant'anni dopo aver subito atroci torture, mentre la madre venne prima frustata per le vie di Bologna e poi condannata al carcere a vita[47]. Gli altri imputati, dove aver avuto pene minori[50], furono liberati di lì a poco dai francesi, che nel frattempo avevano invaso l'Emilia scacciando i pontifici[47]. Le salme di De Rolandis e Zamboni vennero in seguito solennemente tumulate a Bologna nel Giardino della Montagnola su ordine diretto di Napoleone[51], per essere poi disperse nel 1799 con l'arrivo degli austriaci[47].

Alla coccarda tricolore e alla sommossa di Bologna capitanata da De Rolandis e Zamboni Giosuè Carducci dedicò una strofa dell'ode Nel vigesimo anniversario dell'8 agosto 1848:

«[...] Le mie vittoriose aquile io voglio
Piantar dove moriva il tuo Zamboni
A i tre color pensando; e vo' l'orgoglio
De' tuoi garzoni. [...]»

Delle coccarde tricolori originali di Zamboni e De Rolandis, solo una è giunta sino a noi[1]. La storica coccarda tricolore, che è di proprietà della famiglia De Rolandis, è stata esposta per diverso tempo all'interno del Museo nazionale del Risorgimento italiano di Torino[1]. Nel 2006, in occasione di alcuni lavori di ristrutturazione, è stata trasferita al Museo Europeo degli Studenti dell'Università di Bologna, dove è tuttora conservata[1].

L'uso nel Risorgimento

 
Reggimento di cavalleria "Lancieri di Montebello" alla Festa della Repubblica Italiana del 2 giugno 2006. Si può notare la presenza, sul cappello, della coccarda italiana tricolore

La coccarda tricolore è apparsa, dopo gli eventi di Bologna, nel 1796 a Milano: queste coccarde, aventi la tipica forma circolare, avevano il rosso all'esterno, il verde in posizione intermedia e il bianco al centro[52]. Le coccarde tricolori, in particolare, erano uno dei simboli ufficiali della Guardia nazionale milanese, che fu fondata il 20 novembre 1796[25]. La coccarda tricolore, a partire dal 1796, si diffuse poi anche altrove, soprattutto legata al movimento giacobino[25]. Proprio in occasione della citata prima adozione del bandiera verde, bianca e rossa da parte di uno Stato sovrano, la Repubblica Cispadana, che è datata 7 gennaio 1797, venne menzionata anche la coccarda tricolore, considerata anch'essa uno dei simboli ufficiali del neonato Stato napoleonico[53][21]:

 
Il fregio da parata dei bersaglieri, che è basato su una coccarda tricolore
«[...] Dal verbale della Sessione XIV del Congresso Cispadano: Reggio Emilia, 7 gennaio 1797, ore 11. Sala Patriottica. Gli intervenuti sono 100, deputati delle popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Giuseppe Compagnoni di Lugo fa mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. Vien decretato. [...]»

Con la caduta di Napoleone e la Restaurazione dei regimi monarchici assolutistici, il tricolore italiano entrò in clandestinità, diventando simbolo dei fermenti patriottici che tornarono a serpeggiare in Italia, la cui stagione è conosciuta come Risorgimento[54][55][56], patriottismo che nacque durante l'epoca napoleonica[57]. La coccarda tricolore, che venne vietata nel Regno Lombardo Veneto[58] dagli austriaci con l'obiettivo, citando le testuali parole dell'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria, di "fare dimenticare di essere italiani"[59], fu protagonista per la prima volta durante l'epoca risorgimentale durante i moti del 1820-1821[60], per poi ricomparire durante i moti del 1830-1831[61]. Se infatti le rivolte del XIV e del XV secolo vennero guidate dall'umanesimo, quindi ancora ancorate a schemi classici, le sommosse patriottiche del XIX secolo, con la loro idea di indipendenza e libertà, e con i loro simboli iconici, tra i quali ci fu la coccarda tricolore, erano guidate dal romanticismo[62].

Coccarde tricolori continuarono a essere protagoniste appuntate sul petto dei patrioti durante le altre occasioni in cui ci furono proteste e sollevazioni popolari, come nelle cinque giornate di Milano (1848), nel corso delle quali ebbero un'ampia diffusione tra gli insorti[63]. Durante i moti del 1848, le coccarde tricolori comparirono lungo tutta la penisola, dal Piemonte[64], al Friuli[65] alla Sicilia[66] La coccarda diventò uno dei simboli ufficiali del Regno di Sicilia, Stato resosi indipendente dal regno borbonico durante la rivoluzione del 1848[66].

 
Carabinieri in alta uniforme alla Festa della Repubblica Italiana del 2 giugno 2006. Si può notare la presenza, sul cappello, della coccarda italiana tricolore

Il 14 giugno 1848, una circolare del Ministero della guerra decretò la sostituzione della coccarda italiana azzurra, che fino a quel momento era collocata sul cappello della divisa dell'Arma dei Carabinieri[67]:

«[...] [con] la coccarda ai tre colori nazionali italiani conforme ai modelli stabiliti. [...]»

Ciò non fu un'eccezione: analogamente la coccarda tricolore sostituì quella azzurra, ad esempio, sul fregio dei berretti dei bersaglieri e sui copricapi dei reggimenti di cavalleria[67][68][69]. Sul cappello dei Carabinieri la coccarda azzurra era presente fin dalla fondazione dell'Arma, che è datata 1814[70], mentre per l'Arma di cavalleria la sua introduzione è ascrivibile al 1843[71]. La stessa circolare del 14 giugno 1848 del Ministero della guerra infatti recitava[71]:

«[...] Con Circolare ministeriale del 14 giugno 1848 si faceva noto ai Governatori ed al Viceré di Sardegna avere S.M. ordinato, che la Bandiera Tricolore Nazionale Italiana con sopra la Croce di Savoia fosse sostituita a quella esistente nei Forti ed altri luoghi ove si suole inalberare; che tale Bandiera fosse distribuita pure a tutti i Corpi del R. Esercito, e limitata in avvenire ad una sola per ogni Reggimento; e che tanto gli Uffiziali, come le truppe tutte, avessero parimenti a sostituire all'azzurra la Coccarda ai tre colori nazionali italiani; l'uso della quale, secondo le dichiarazioni del Dispaccio ministeriale 13 luglio successivo, dovesse senza dubbio estendersi a tutti i R. Impiegati che vestissero una divisa. [...]»

In ambito ufficiale la coccarda azzurra è rimasta in uso fino al 1° gennaio 1948, quando è entrata in vigore la costituzione della Repubblica Italiana, dopo di cui è stata sostituita, in tutte le sedi ufficiali, dalla coccarda tricolore: lo Statuto Albertino del Regno di Sardegna, che fu promulgato il 4 marzo 1848 e che diventò poi la legge fondamentale del Regno d'Italia, prevedeva all'articolo 77 la seguente disposizione[72][73]:

«[...] La coccarda azzurra è la sola nazionale. [...]»
 
Laura Solera Mantegazza

Questo articolo, come l'intero Statuto Alberto, rimase infatti valido fino all'entrata in vigore della costituzione repubblicana che è avvenuta, come già accennato, il 1° gennaio 1948[74]. Per ricercare invece il motivo della sostituzione un secolo prima, solo in ambito militare, della coccarda azzurra con quella tricolore, è indicativo il testo del proclama di Carlo Alberto di Savoia del 23 marzo 1848, con cui il sovrano assicurava al Governo provvisorio di Milano formatosi in seguito alle cinque giornate che le sue truppe, pronte a venirgli in aiuto, avrebbero utilizzato, come bandiera militare, il tricolore italiano[75]:

«[...] e per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell'unione italiana, vogliamo che le nostre truppe, entrando nel territorio della Lombardia e della Venezia, portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana [...]»

Le coccarde tricolori erano presenti anche durante la spedizione dei Mille (1860), nel corso della quale comparvero a profusione sulle giacche dei siciliani che mano a mano ingrossavano le fila dei garibaldini[76]. In particolare, iniziarono a diffondersi poco prima della conquista, da parte di Giuseppe Garibaldi, di Palermo, per poi seguire l'eroe dei due mondi nella sua vittoriosa campagna nel Regno delle Due Sicilie[76]. Le coccarde tricolori furono portate, e poi distribuite, dai garibaldini affinché i siciliani, al momento dell'insurrezione, avessero un segno distintivo dal significato inequivocabile[77]. Le coccarde tricolori fecero parte della divisa ufficiale del corpo di ordine pubblico istituito da Giuseppe Garibaldi nelle terre che man mano conquistava: in particolare, la coccarda tricolore era appuntata sul berretto di questi agenti[78].

Coccarde tricolori furono realizzate dalle patriote milanesi, guidate da Laura Solera Mantegazza, per finanziare la spedizione dei Mille[79]. Ad ogni coccarda tricolore, che era in vendita a una lira, era associato un biglietto numerato riportante sul fronte l'effige di Giuseppe Garibaldi, il tricolore italiano e la scritta "Soccorso a Garibaldi", mentre sul retro la dicitura "Soccorso alla Sicilia"[79]. Di queste coccarde ne furono venduti 24.442 esemplari, un risultato al di sotto delle aspettative forse a causa di una voce che si era diffusa e che sosteneva che parte del guadagno ottenuto dalla vendita delle coccarde sarebbe andato a Giuseppe Mazzini, patriota visto non molto bene dai milanesi[79].

L'utilizzo delle coccarde tricolori continuò anche a conquiste militari terminate: nei territori poi soggetti ai plebisciti risorgimentali, anche dopo la consultazione popolare, fu molto comune l'uso di coccarde tricolori appuntate su vestiti e berretti[80].

Gli utilizzi successivi

 
Coccarde applicate sulla fusoliera di un caccia Eurofighter Typhoon in mostra alla manifestazione aerea di Dubai, nel 1998. Le coccarde rappresentano, da sinistra, l'Ejército del Aire (Spagna), l'Aeronautica Militare (Italia), Royal Air Force (Regno Unito) e Luftwaffe (Germania)

Terminata la stagione risorgimentale, e con essa i relativi momenti insurrezionali, la coccarda tricolore, persa l'originaria funzione identificativa nei moti popolari, venne utilizzata in altri due importanti ambiti, quello aeronautico e quello sportivo[9][11].

Tramontato l'uso di colorare l'intradosso dell'ala inferiore con sezioni verdi, bianche e rosse per il riconoscimento della nazionalità, la coccarda tricolore comparve nel dicembre 1917 sugli aerei italiani impiegati durante la prima guerra mondiale[9]. Nel 1918 iniziarono a comparire sulle fusoliere e sulle ali delle coccarde circolari tricolori che avevano, in alcuni casi, il perimetro verde ed il disco centrale rosso, quindi con una posizione dei colori che era l'inverso di quella convenzionalmente poi utilizzata per la coccarda tricolore, per evitare di fare confusione con gli aerei della Royal Air Force britannica e quelli dell'Armée de l'air francese, che operavano nello stesso teatro di guerra e che avevano entrambe la coccarda simile a quella italiana, con il verde sostituito dal blu[9]. La coccarda tricolore con il verde all'esterno fu usata fino al 1927, quando venne sostituita da una coccarda raffigurante il fascio littorio, uno dei simboli del fascismo[81]

In ambito aeronautico la coccarda tricolore con il rosso verso l'esterno e il verde al centro è tornata in uso, senza più essere cambiata, nel 1943, durante la seconda guerra mondiale[9]: in tale anno cadde il fascismo, e con questo evento ci fu la scomparsa di tutte le icone ad esso legate[81]. La coccarda tricolore, che è stata poi diffusamente utilizzata sugli aerei da guerra italiani, è ancora oggi uno dei simboli dell'Aeronautica Militare Italiana[82]. Nel 1991 è stata introdotta la coccarda tricolore a bassa visibilità, che è caratterizzata dalla banda bianca più stretta alle altre due[83]. Sempre in ambito militare, la coccarda tricolore è dal 1848 la base del fregio da parata dei bersaglieri, dei reggimenti di cavalleria, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza[84], quando ha sostituito in questo ruolo, come già accennato, la coccarda italiana azzurra[10].

 
Gianni Rivera, calciatore del Milan, con la coccarda tricolore appuntata sulla maglia

Nello sport italiano, seguendo una tradizione nata nel calcio sul finire degli anni cinquanta del XX secolo[11] (e ricalcante la prassi dello scudetto, che debuttò sulle maglie del Genoa nella stagione 1924-1925 su idea di Gabriele D'Annunzio[85]), la coccarda tricolore è divenuta il simbolo distintivo dei successi nelle coppe nazionali, cucita sulla maglia della squadra detentrice del trofeo: le formazioni vincitrici nelle varie Coppe Italia possono infatti sfoggiare la coccarda tricolore sulle proprie divise per l'intera stagione successiva alla vittoria[86].

La coccarda tricolore ha debuttato nel calcio nella stagione 1958-1959 sulle maglie della Lazio[87][N 3]. Nel calcio, a partire dalla stagione stagione 1985-1986, la coccarda tricolore utilizzata per le squadre detentrici della Coppa Italia subì una modifica: iniziò ad essere utilizzata la versione con i colori invertiti, ovvero con il verde esterno e il rosso al centro[88][89]. Dalla stagione 2006-2007 è stata ripristinata la tipologia originaria, quella utilizzata da Zamboni e De Rolandis, con il rosso all'esterno e il verde al centro[90][91]. Nel calcio la coccarda tricolore è anche simbolo delle vittorie nella Coppa Italia Serie D, nella Coppa Italia Dilettanti e – con sostanziali differenze stilistiche – nella Coppa Italia Serie C[92].

Significato dei colori

Come già accennato, durante la prima campagna d'Italia, Napoleone Bonaparte esportò il tricolore francese nella penisola, dove al blu si sostituì il verde, colore caratteristico, fin dal 1782, delle uniformi della Milizia cittadina milanese: il verde del tricolore italiano, in senso più ampio, simboleggiava anche i diritti naturali, ovvero l'uguaglianza e la libertà[25]. Similmente, anche il bianco e il rosso erano comuni sulle divise militari lombarde dell'epoca[6][93][94]. Questi ultimi, in particolare, erano anche i colori dello stemma di Milano[95].

Non fu quindi un caso che il tricolore italiano avesse debuttato come insegna militare dalla Legione Lombarda; dopo vari avvenimenti si giunse al 7 gennaio 1797, data della sua adozione da parte della Repubblica Cispadana, primo Stato italiano sovrano a farne uso[6]. Successivamente i tre colori hanno acquisito un significato più idealistico: il verde la speranza, il bianco la fede e il rosso l'amore[93][96]. Ipotesi considerate poco attendibili dagli storici sono i già citati e presunti richiami al tricolore contenuti nella Divina Commedia di Dante Alighieri, nella quale ci sarebbero metaforicamente rappresentate le virtù teologali, ovvero alla carità, alla speranza e alla fede, con le ultime due che si vollero poi simboleggiate nella bandiera italiana[97]. Tale ipotesi vorrebbe quindi l'interpretazione dei colori nazionali italiani legata a significati religiosi[98], in particolar modo nei confronti del cattolicesimo, religione maggioritaria in Italia[99].

Altre congetture meno probabili che spiegano l'adozione del verde ipotizzano un tributo che Napoleone avrebbe voluto dare alla Corsica, dove nacque, oppure a un possibile richiamo al verdeggiante paesaggio italiano[93]. Per l'adozione del verde esiste anche la cosiddetta "ipotesi massonica": anche per la massoneria il verde era il colore della natura, emblema quindi tanto dei diritti dell'uomo, che sono infatti naturalmente insiti nell'essere umano[94], quanto del florido paesaggio italiano; tale interpretazione, tuttavia, è osteggiata da chi sostiene che la massoneria, in quanto società segreta, non avesse all'epoca un'influenza tale da ispirare i colori nazionali italiani[100].

Altra ipotesi che tenta di spiegare il significato dei tre colori nazionali italiani vorrebbe, senza basi storiche, che il verde sia legato al colore dei prati e della macchia mediterranea, il bianco a quello delle nevi delle montagne italiane e il rosso al sangue versato dai soldati italiani nelle molte guerre a cui hanno preso parte[101][98]. A questa congettura, dai marcati connotati romanzeschi, hanno dedicato versi Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Renzo Pezzani e Ada Negri[101]. Altra ipotesi, in questo caso totalmente infondata, vorrebbe che il tricolore derivi dalla pizza Margherita, chiamata così in onore della regina Margherita di Savoia, i cui ingredienti principali dovrebbero richiamare i tre colori nazionali italiani: verde per il basilico, bianco per la mozzarella e rosso per la salsa di pomodoro[102]. Ciò è impossibile, visto che l'invenzione della pizza Margherita risale al 1889[N 4], mentre i colori nazionali italiani comparirono per la prima volta cent'anni prima, nel 1789 a Genova[4].

Nella musica

 
Le cinque giornate di Milano. Uno dei suoi simboli fu il tricolore, sia sotto forma di bandiera, che di coccarda

Alla coccarda tricolore è stata dedicata una celebre canzone scritta da Francesco Dall'Ongaro e musicata da Luigi Gordigiani[103]:

«E lo mio amore se n'è ito a Siena,
portommi la coccarda di tre colori:
il candido è la fé che c'incatena,
il rosso è l'allegria de' nostri cuori.
Ci metterò una foglia di verbena
ch'io stessa alimentai di freschi umori.
E gli dirò che il verde, il rosso e il bianco
gli stanno ben con una spada al fianco,
e gli dirò che il bianco, il rosso e il verde
gli è un terno che si gioca e non si perde
e gli dirò che il verde, il bianco e il rosso
vuoi dir che Italia il giogo suo l'ha scosso,
Infine gli dirò che il tricolore
emblema è di fè, di pace e amore.»

Evoluzione storica

In ambito aeronautico

In ambito sportivo

Note

Esplicative

  1. ^ L'aquila rossa su campo bianco sopra un serpente verde era infatti anche lo stemma di papa Clemente IV.
  2. ^ Questo non esclude tuttavia che, successivamente, la tradizione letteraria non abbia operato un collegamento tra i colori della bandiera nazionale e la nota allegoria dantesca, come dimostra il discorso del Carducci proferito in occasione del centenario della bandiera, un cui stralcio è riportato nel paragrafo "Dalla presa di Roma alla prima guerra mondiale". La figura di Dante, infatti, assurse a simbolo risorgimentale per eccellenza proprio con Mazzini e, sulla sua falsariga, con altri patrioti e letterati, tra i quali Carducci: cfr. Eugenia Querci (a cura di), Dante vittorioso, Allemandi, Torino-Londra-Venezia-New York 2011 ISBN 978-88-422-2040-4. Questo accadde in particolare con la celebrazione a Firenze, ma anche in altre città italiane come Verona o Trento, del "Centenario dantesco", vale a dire la commemorazione del sesto centenario di nascita del Sommo Poeta (1865), definito da Carducci «poetico centenario».
  3. ^ Nell'annata 1958-1959 furono disputate due diverse edizioni della Coppa Italia, che venne reintrodotta dalla FIGC dopo 15 anni. La Coppa Italia 1958 ebbe inizio prima che cominciasse la Serie A 1958-1959, mentre la Coppa Italia 1958-1959 venne organizzata durante il campionato. Questo fu dovuto alla volontà dell'UEFA di introdurre una nuova competizione europea a cui avrebbero dovuto partecipare le vincitrici delle coppe nazionali: la Coppa delle Coppe. Le prime partite della Coppa Italia 1958 fanno quindi parte della stagione sportiva 1957-1958.
  4. ^ Quella che oggi è chiamata pizza Margherita era tuttavia già stata preparata nel 1866, prima della dedica alla regina d'Italia, come attesta Francesco De Bourcard in: Usi e costumi di Napoli, riedizione in copia anastatica, tiratura limitata a 999 copie, Napoli, Alberto Marotta, 1965 [1866] p.124.

Bibliografiche

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Bibliografia

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