Template:Avvisounicode Eva Hesse (Düsseldorf, 11 gennaio 1936New York, 29 maggio 1970) è stata una scultrice statunitense di origine tedesca, nota per il suo lavoro pioneristico in materiali come il lattice, la fibra di vetro e la plastica. È una delle artiste che ha inaugurato il movimento artistico postminimalista negli anni '60.

Luogo di nascita di Eva Hesse Isestrasse Amburgo

Biografia

Eva Hesse nacque in una famiglia di ebrei osservanti ad Amburgo, in Germania, l'11 gennaio 1936.[1][2] Quando aveva due anni, nel dicembre del 1938, i suoi genitori, sperando di fuggire dalla Germania nazista, inviarono lei e sua sorella maggiore, Helen Hesse Charash, in Olanda per sfuggire alla Germania nazista, a bordo di uno degli ultimi treni Kindertransport.[3][4]

Dopo quasi sei mesi di separazione, la famiglia riunita si trasferì in Inghilterra e poi, nel 1939, emigrò a New York,[5] dove si stabilirono a Washington Heights a Manhattan.[6][7] Nel 1944 i genitori della Hesse si separarono; suo padre si risposò nel 1945 e sua madre si suicidò nel 1946.[7] Nel 1962 incontrò e sposò lo scultore Tom Doyle (1928 - 2016); divorziarono nel 1966.[8]

Nell'ottobre 1969 le fu diagnosticato un tumore al cervello e morì venerdì 29 maggio 1970. La sua morte, dopo tre operazioni in un anno,[9] all'età di 34 anni pose fine a una carriera di soli 10 anni.[10]

Carriera

All'età di 16 anni la Hesse si diplomò alla School of Industrial Art di New York e nel 1952 si iscrisse al Pratt Institute di arte e di design. Si ritirò solo un anno dopo.[11] Quando aveva 18 anni entrò come tirocinante nella rivista Seventeen. Durante questo periodo prese anche lezioni alla Art Students League.[12] Dal 1954 al 1957 studiò alla Cooper Union e nel 1959 si laurò alla Università Yale.[11] Mentre era a Yale, la Hesse studiò sotto Josef Albers e fu fortemente influenzata dall'Espressionismo astratto.[11][13][14]

Dopo Yale la Hesse tornò a New York, dove diventò amica di molti altri giovani artisti minimalisti, tra cui Sol LeWitt, Donald Judd, Yayoi Kusama e altri.[15] La sua stretta amicizia con Sol LeWitt continuò fino alla fine della sua vita.[16] I due si scrivevano spesso l'un l'altro e nel 1965 LeWitt consigliò ad una giovane dubbiosa Eva di "Smettere [di pensare] e solo FARE!"[17] Sia la Hesse che LeWitt divennero artisti importanti e la loro amicizia aiutò lo sviluppo artistico di ciascuna delle loro opere.[18]

Nel 1962 Eva Hesse sposò lo scultore Tom Doyle e nel 1965 i due si trasferirono in Germania in modo che Doyle potesse dedicarsi una residenza artistica dall'industriale e collezionista tedesco Friedrich Arnhard Scheidt.[19] La Hesse e Doyle, il cui matrimonio stava andando a pezzi,[20] vissero e lavorarono in una fabbrica tessile abbandonata nella regione della Ruhr, in Germania, per circa un anno. La Hesse non era felice di tornare in Germania,[21] ma iniziò a lavorare con materiali che erano stati lasciati nella fabbrica abbandonata. Il loro studio era stato allestito in una parte dismessa della fabbrica tessile di Friedrich Arnhard Scheidt a Kettwig-on-the-Ruhr vicino a Essen. L'edificio conteneva ancora parti di macchine, utensili e materiali dal suo uso precedente e le forme angolari di queste macchine e strumenti in disuso servivano da ispirazione per i disegni e i dipinti meccanici della Hesse. La sua prima scultura fu un bassorilievo intitolato Ring Around Arosie, caratterizzato da corde ricoperte di stoffa, fili elettrici e masonite.[22] Quest'anno in Germania segnò un punto di svolta nella carriera della Hesse. Da quel momento in poi avrebbe continuato a fare sculture, che diventarono l'obiettivo principale del suo lavoro. Tornata a New York nel 1965, iniziò a lavorare e sperimentare i materiali non convenzionali che sarebbero diventati caratteristici del suo lavoro: lattice, fibra di vetro e plastica.[14][23]

Metodi, materiali e procedimenti

Hesse's early work (1960–65) consisted of abstract drawings and paintings.[24] She is most well known for her sculptures and because of this, her drawings are often regarded as preliminary steps to her later work.[25] She created her drawings as a separate body of work. She states, "They were related because they were mine but they weren’t related in one completing the other."[26]

Collezioni

Oltre 20 delle sue opere sono presenti nel Museum of Modern Art, a New York.[27] La più grande collezione dei lavori della Hesse al di fuori degli Stati Uniti si trova nel Museum Wiesbaden, che iniziò ad acquisire attivamente le sue opere dopo la mostra del 1990 "Artisti femminili del XX secolo".[28]

Lavori scelti

  • Untitled. 1963-64. Oil on canvas. 59 × 39 1/4 in. The Jewish Museum (Manhattan).[29]
  • Contingent. 1969. Cheesecloth, latex, fiberglass. 8 units, dimensions variable. National Gallery of Australia, Canberra.[30]
  • No Title. 1969-70. Latex, rope, string, and wire. Dimensions variable. Whitney Museum of American Art.[31]

Bibliografia

  • Eva Hesse. 1976 New York; New York University Press / 1992 Da Capo Press, Inc. Lucy R. Lippard. illus. Trade Paper. 251p.
  • Eva Hesse Sculpture. 1992 Timken Publishers, Inc. Bill Barrette. illus. Trade Paper. 274p.
  • Eva Hesse Paintings, 1960-1964. 1992 Robert Miller Gallery. Max Kozloff. Edited by John Cheim and Nathan Kernan. illus. Trade Cloth. 58p.
  • Four Artists: Robert Ryman, Eva Hesse, Bruce Nauman, Susan Rothenberg. Michael Blackwood Productions, Inc. Color VHS 45 min.
  • Busch, Julia M., A decade of sculpture: the 1960s (The Art Alliance Press: Philadelphia; Associated University Presses: London, 1974) ISBN 0-87982-007-1
  • Willson, William S., "Eva Hesse: On the Threshold of Illusions", in:Inside the Visible edited by Catherine de Zegher, MIT Press, 1996.
  • de Zegher, Catherine (ed.), Eva Hesse Drawing. NY/New Haven: The Drawing Center/Yale University Press, 2005. (Including essays by Benjamin H.D. Buchlow, Briony Fer, Bracha L. Ettinger, Mignon Nixon). ISBN 0-300-11618-7
  • Griselda Pollock with Vanessa Corby (eds.), Encountering Eva Hesse. London and Munich: Prestel, 2006.
  • Arthur C. Danto, "All About Eva", The Nation, July 17/24, 2006, p. 30–34. Posted online June 28, 2006.
  • Lucy R. Lippard, EVA HESSE. 1992 Da Capo Press, Inc. illus. Trade Paper. 251p.
  • SFMOMA | Exhibitions | Exhibition Overview | Eva Hesse (San Francisco Museum of Modern Art February 2, 2002 — May 19, 2002 exhibition). Accessed online 19 September 2006.

Note

  1. ^ Encyclopedia of World Biography, 2nd, Detroit, Gale, 2004, pp. 365–367.
  2. ^ SFMOMA exhibit notes, 2002 for Hamburg; Danto 2006, p.32 for family being observant Jews.
  3. ^ Finally, a Documentary About Eva Hesse’s Life and Work, su hyperallergic.com, hyperallergic. URL consultato il 26 March 2018.
  4. ^ Vanessa Corby, Eva Hesse: Longing, Belonging and Displacement, Books.google.com, pp. 133–37. URL consultato il 18 aprile 2012.
  5. ^ Lippard 1992, p. 6 and in the Chronology: THE ARTIST'S LIFE, p. 218.
  6. ^ Danto 2006, p.32.
  7. ^ a b Lippard 1992, p. 6.
  8. ^ Encyclopedia of World Biography Vol. 7, 2nd, Detroit, Gale, 2004, pp. 365–367.
  9. ^ Eva Hesse Archiviato il 29 ottobre 2013 in Internet Archive. Solomon R. Guggenheim Museum, New York.
  10. ^ Eva Hesse Documentary, su evahessedoc.com. URL consultato il 12 August 2017.
  11. ^ a b c Encyclopedia of World Biography Vol. 7, 2nd, Detroit, Gale, 2004, pp. 365–67.
  12. ^ The Art Story, su theartstory.org.
  13. ^ SFMOMA exhibit notes, 2002.
  14. ^ a b (EN) Josef Albers, Eva Hesse, and the Imperative of Teaching | Tate, su tate.org.uk. URL consultato l'11 August 2017.
  15. ^ My Memories of Eva Hesse, in Women's Art Journal, vol. 28, Spring-Summer, Old City Publishing, Inc., 2007.
  16. ^ Archived copy, su blantonmuseum.org. URL consultato il 21 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2014).
  17. ^ S+ Stimulant: Sol LeWitt's advice to Eva Hessa Hesse, su magazine.seymourprojects.com. URL consultato il 12 April 2015.
  18. ^ Converging Lines: Eva Hesse and Sol LeWitt, su brooklynrail.org, Yale University Press. URL consultato il April 12, 2015.
  19. ^ Eva Hesse Encyclopedia of World Biographies Vol. 7, 2nd, Detroit, Gale, 2004, pp. 365–367.
  20. ^ Lippard 1992, p. 26
  21. ^ Lippard 1992, p. 24.
  22. ^ Eva Hesse, Encyclopedia of World Biographies, 2nd, Detroit, Gale, 2004, pp. 365–367.
  23. ^ (EN) Eva Hesse - The Arts Council, su theartscouncil.org.
  24. ^ Encyclopedia of World Biography, Detroit, Gale, 2004, pp. 365–67.
  25. ^ New Encounters: Arts, Cultures, Concepts: Eva Hesse: Longing, Belonging and Displacement, London, Tauris, 2010, p. 12.
  26. ^ New Encounters: Arts, Cultures, Concepts: Eva Hesse: Longing, Belonging, and Displacement, London, UK, Tauris, 2010, p. 16.
  27. ^ (EN) Eva Hesse | MoMA, su moma.org.
  28. ^ Opuscolo informativo del Museo Wiesbaden
  29. ^ The Jewish Museum, su thejewishmuseum.org.
  30. ^ Softsculpture, su nga.gov.au. URL consultato il 23 agosto 2016.
  31. ^ No Title, su collection.whitney.org, whitney.org. URL consultato l'11 marzo 2018.

Collegamenti esterni

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