101 storie zen
101 storie zen (titolo originale 101 Zen Stories) è una raccolta di racconti Zen curata da Nyogen Senzaki e Paul Reps, pubblicata nel 1957 come introduzione alla tradizione Zen per il pubblico occidentale.[1]
101 storie zen | |
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Titolo originale | 101 Zen Stories |
Autore | Nyogen Senzaki, Paul Reps |
1ª ed. originale | 1957 |
1ª ed. italiana | 1973 |
Genere | racconti |
Lingua originale | giapponese |
Ambientazione | Giappone |
Descrizione
modificaLo Zen, noto in Cina come 'Ch’an e sviluppatosi in Giappone a partire dal XII secolo, è una tradizione buddhista caratterizzata dall’esperienza diretta dell’illuminazione (*satori*). La letteratura Zen costituisce un corpus ampio e articolato, che ha influenzato profondamente la filosofia, la letteratura e l’arte dell’Asia orientale.[1] L’opera si distingue per la capacità di rendere accessibile il pensiero Zen al lettore occidentale, attraverso narrazioni concise e dirette, che riflettono la natura paradossale e spesso ironica dello Zen. La raccolta mira a trasmettere l’esperienza spirituale e i dilemmi esistenziali tipici della tradizione Zen, favorendo una comprensione immediata dei suoi insegnamenti.[1]
Contenuto
modificaLa raccolta comprende storie tratte dalla Shasekishū ( 沙石集, Raccolta di pietre e di sabbia) maestro buddhista zen giapponese Mujū Ichien (無住一円, 1226-1312), monaco giapponese del XIII secolo, e da altri testi classici Zen fino alla fine del XIX secolo. I racconti, presentati con sobrietà e precisione, includono apologhi noti e meno conosciuti, volti a illustrare i principi fondamentali dello Zen senza ricorrere a manuali complessi o teorici.[1]
Shasekishū
modificaLo Shasekishū (沙石集, lett. Raccolta di pietre e di sabbia), noto anche in inglese come Sand and Pebbles o Stone and Sand, è una raccolta di parabole e kōan buddhisti composta nel 1283 dal monaco giapponese Mujū Ichien' (1226-1312), durante l’epoca Kamakura.[2] L’opera è articolata in cinque volumi e riflette la tradizione Zen e le pratiche religiose diffuse tra il popolo del tempo.[2]
Lo Zen, nato in Cina nel VI secolo sotto il nome di Ch’an e diffuso in Giappone dal XII secolo come Zen, è caratterizzato dall’esperienza del satori (illuminazione).[1] La letteratura Zen, spesso fondata su racconti e apologhi paradossali, rappresenta un corpus imprescindibile per la filosofia, la letteratura e l’arte dell’Estremo Oriente.[1] In questo contesto si inserisce lo Shasekishū, che raccoglie storie e insegnamenti capaci di trasmettere lo spirito dello Zen attraverso brevi narrazioni, più accessibili rispetto ai trattati sistematici.[1][2]
L’opera è una raccolta di parabole, apologhi e kōan che affrontano temi religiosi, morali e sociali.[2] Un passo descrive, ad esempio, la figura dello yōkai Nozuchi', un essere mostruoso privo di arti e sensi, dotato soltanto di una bocca con cui si nutre di esseri umani. Tale immagine viene impiegata come metafora per criticare un monaco che aveva studiato il buddhismo solo per onore e profitto: «La sua bocca era abile, ma non aveva gli occhi della saggezza, le mani della fede né le gambe del retto comportamento».[3] Le storie contenute nello Shasekishū riflettono le usanze, gli atteggiamenti e gli stili di vita delle persone comuni del periodo Kamakura, spesso con toni vivaci e umoristici.[2] L’opera include anche elementi biografici e successivi scritti di Mujū, oltre a presentare un quadro della vita religiosa e culturale dell’epoca.[2] Nel mondo contemporaneo, lo Shasekishū è conosciuto anche attraverso traduzioni in inglese, come Sand and Pebbles.[2] Queste versioni hanno contribuito a diffonderne la conoscenza al di fuori del Giappone, sia tra gli studiosi di religioni comparate e antropologia, sia tra scrittori e lettori interessati alla spiritualità buddhista e alla tradizione Zen.[2]
Edizioni
modifica- Nyogen Senzaki e Paul Reps, 101 storie zen, traduzione di Adriana Motti, Piccola Biblioteca Adelphi, Adelphi, 1973, p. 112, ISBN 88-459-0160-2.
Note
modificaVoci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- 101 storie Zen, su adelphi.it.