Afrofuturismo
L'afrofuturismo è una corrente culturale e una estetica che esplora l'intersezione della cultura della diaspora africana con la scienza e la tecnologia. Tale corrente è nata da diversi scrittori, artisti e teorici afroamericani negli anni settanta.[1]

L'afrofuturismo affronta temi e preoccupazioni della diaspora africana attraverso la tecnocultura e la fantascienza, abbracciando un'ampia gamma di media e artisti con un interesse condiviso nell'immaginare futuri neri che derivano da esperienze afro-diasporiche.[2] Benché l'afrofuturismo sia più comunemente associato alla fantascienza, può abbracciare altri generi letterari come il fantasy, l'ucronia e il realismo magico[3] e non ultimo, nell'ambito musicale.[4]
Il termine è stato coniato dal critico culturale americano Mark Dery nel 1993[5] ed esplorato alla fine degli anni novanta attraverso conversazioni guidate da Alondra Nelson.[6]
Caratteristiche
modificaColmo di allusioni all'animismo e al simbolismo,[1] il pensiero afrofuturista nacque dall'esigenza dei neri americani di poter godere degli stessi diritti civili dei bianchi[7] e di poter essere coinvolti nel discorso sul futuro e dello sviluppo tecnologico.
Altro tema centrale nelle creazioni afrofuturiste è il femminismo, particolarmente evidente nelle opere di Octavia E. Butler e Janelle Monáe.
Uno dei principali obiettivi degli afrofuturisti è quello di superare il concetto di razza negando l'umanità in quanto tale: secondo essi, fintanto che esisterà il concetto stesso di schiavismo (che ha come suo corrispettivo l'alieno e il robot nella letteratura fantascientifica) non potrà mai esistere l'umanità. Altra caratteristica dell'afrofuturismo è quella di proiettare l'immaginario nero in dimensioni spazio-temporali lontane e sospese fra antico e moderno.[7] Inoltre, sono sempre più frequente riferimenti all'ecologismo, come nel cortometraggio Pumzi di Wanuri Kahiu. A livello estetico, l'afrofuturismo si distingue per il colorismo psichedelico[1] e i suoi numerosi elementi rituali e surreali ripresi dalla fantascienza,[7] dalla tecnologia, dal misticismo africano,[7] e da religioni ancestrali quali quella egizia[7] e quella vudù. Fra le forme artistiche in cui ha avuto un ruolo significativo si contano le arti grafiche, la pittura, il cinema, i fumetti e la musica.[7]
La prima rivista di fantascienza africana, Omenana, e il Nommo Awards, organizzato dall'African Speculative Fiction Society a partire dal 2017, hanno aiutato alla diffusione del filone.[8]
Esponenti
modificaGli esponenti dell'afrofuturismo sono numerosi e da ricondurre a diversi ambiti. Fra i teorici e scrittori del fenomeno si contano Octavia E. Butler,[7] Nnedi Okorafor, Samuel R. Delany, N. K. Jemisin, Kodwo Eshun e Alondra Nelson, mentre fra i pittori vi sono Jean-Michel Basquiat,[1][9] Mati Klarwein[1] e Ellen Gallagher.[9] Sono molti anche i musicisti che vengono ricondotti alla scena afrofuturista. Essi contano il jazzista Sun Ra,[7][9] spesso citato fra le icone del movimento nonché uno dei suoi pionieri, gli artisti della techno di Detroit,[7] artisti hip-hop quali i Public Enemy e gli OutKast[9] nonché Jimi Hendrix,[9] Lee Perry,[9] George Clinton,[9] Janelle Monáe[9] e Erykah Badu.[1] L'appena citato George Clinton è inoltre stato membro dei Parliament e dei Funkadelic, che hanno fatto dell'estetica afrofuturista (un'etichetta che comunque è stata loro attribuita posteriormente) il loro cavallo di battaglia, portando i temi e le immagini del movimento alla ribalta negli Stati Uniti degli anni '70 e '80.
Note
modifica- ^ a b c d e f 3NDS: Cos'è l'afrofuturismo?, su wired.it. URL consultato il 28 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2017).
- ^ Lisa Yaszek, Afrofuturism, science fiction, and the history of the future, in Socialism and Democracy, vol. 20, n. 3, novembre 2006, pp. 41-60, DOI:10.1080/08854300600950236 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2011).
- ^ Afrofuturism is the sh*t: a brief History and five books to get you started, su afropunk.com, 26 ottobre 2017.
- ^ (EN) Evolution of Afrofuturism in Music, su Culture Bay, 28 agosto 2023. URL consultato il 2 maggio 2024.
- ^ Mark Dery, Black to the Future: Interviews with Samuel R. Delany, Greg Tate, and Tricia Rose, in The South Atlantic Quarterly, Durham, North Carolina, Duke University Press, 1993, p. 736, OCLC 30482743.
- ^ Howard Rambsy II, A Notebook on Afrofuturism, in Cultural Front, 14 aprile 2012. URL consultato il 26 marzo 2014.
- ^ a b c d e f g h i (EN) Back to Black - Afro Futurismo, su d.repubblica.it. URL consultato il 28 novembre 2017.
- ^ (EN) Mark Bould, African Science Fiction, su Los Angeles Review of Books, 2 ottobre 2017. URL consultato il 19 dicembre 2023.
- ^ a b c d e f g h (EN) Afrofuturism takes flight: from Sun Ra to Janelle Monáe, su theguardian.com. URL consultato il 28 novembre 2017.
Bibliografia
modifica- (EN) Sandra Jackson, Julie E. Moody-Freeman, The Black Imagination: Science Fiction, Futurism and the Speculative, Peter Lang, 2011.
- (EN) André M. Carrington, Speculative Blackness: The Future of Race in Science Fiction, University of Minnesota, 2016.
- (EN) Ytasha Womack, Afrofuturism: The World of Black Sci-Fi and Fantasy Culture, Lawrence Hill, 2013.
- (EN) Paul Youngquist, A Pure Solar World: Sun Ra and the Birth of Afrofuturism, University of Texas, 2016.
- Claudia Attimonelli, Techno: ritmi afrofuturisti, Meltemi, 2008.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'afrofuturismo
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Afrofuturism.net. URL consultato il 28 novembre 2017.
- (EN) Afrofuturism - Literary and Critical Theory - Oxford Bibliographies (XML), su oxfordbibliographies.com. URL consultato il 28 novembre 2017.
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