Agía Triáda

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Agía Triáda (in greco antico: Αγία Τριάδα?, Hagìa Triàda, "Santa Trinità") è un sito archeologico cretese,[1] distante circa 3 chilometri da Festo, situato su una sporgenza rocciosa sulla pianura di Messara.[2]

Agía Triáda
in greco antico: Αγία Τριάδα?
Haghìa Triàda
(Santa Trinità)
Sito archeologico di Hagia Triada
CiviltàCiviltà minoica
Civiltà micenea
Ellenismo
UtilizzoPalazzo (minoici)
Centro abitato (micenei)
Santuario dedicato a Zeus (Ellenismo)
EpocaXVI secolo a.C. (minoici)
XIV secolo a.C. (micenei)
323-31 a.C. (Ellenismo)
Localizzazione
StatoGrecia (bandiera) Grecia
Scavi
Date scavi1902-1914
Circa 1970
OrganizzazioneScuola Archeologica Italiana di Atene
ArcheologoFederico Halbherr e Luigi Pernier (1902-1914)
Mappa di localizzazione
Map

Agia Triada fu costruita intorno al 1600 a.C. (secondo periodo palaziale) e fu distrutta nel 1450 a.C., come avvenne per gli altri palazzi minoici. Sulle sue rovine fu costruito nel XIV secolo a.C. un grande palazzo postminoico di tipo miceneo e un intero abitato a nord est con un'agorà munita di portici. Nel periodo geometrico (VIII secolo a.C.) divenne luogo di culto e in epoca ellenistica fu costruito un piccolo tempio dedicato a Zeus.

La villa di Agia Triada aveva al centro un cortile destinato a funzioni religiose. Da questo si sviluppavano due ali:

  • L'ala sud, destinata agli alloggi della servitù
  • L'ala nord, destinata a residenza dei dignitari e a magazzini vari, nella quale vennero rinvenute numerose tavolette con scrittura lineare A.

La peculiarità della villa sta nel ritrovamento a nord est del palazzo nel luogo dove sorse nel periodo postminoico il villaggio, del grande spazio porticato cui davano 8 grandi stanze che ricordava nella pianta l'agorà di epoca ellenistica.

Affreschi molto belli decoravano le pareti. I reperti rinvenuti tra cui il vaso dei mietitori, il rhyton con scene atletiche e la coppa detta del giovane principe sono esposti al Museo archeologico di Iraklio.

 
Vaso raffigurante mietitori proveniente da Agìa Triàda

Gli scavi furono intrapresi una prima volta dal 1902 al 1914 dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene, sotto la guida di Federico Halbherr e Luigi Pernier, i quali rinvennero fra l'altro il famoso sarcofago,[3] e vennero ripresi intorno al 1970 dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene.

Il sarcofago

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Il sarcofago è dipinto su ogni lato a vivaci colori e rappresenta delle scene cultuali funerarie. È l'unico esempio conosciuto di scene funerarie nell'arte minoica, che predilige scene allegre e vivaci. Le donne sono le protagoniste del rito funebre e sono raffigurate convenzionalmente con pelle bianca, mentre gli uomini hanno la pelle scura. Da uno dei lati lunghi, si svolge un'offerta sacrificale compiuta da una sacerdotessa che porge due grandi recipienti pieni di liquido (forse vino o sangue delle vittime scarificate) a una giovane assistente, che li versa su un grande bacile o cratere. Sono accompagnate da un suonatore di cetra, la prima rappresentazione di questo strumento in Grecia. Il contenuto dei recipienti è versato in un bacile posto tra due colonne, sormontate dalle sacre bipenni, su cui sono posati degli uccelli. Gli uccelli sono una manifestazione o ierofania delle divinità[4]. Volti nell'altra direzione, tre uomini trasportano le offerte (due piccoli buoi e una nave funeraria) davanti all'anima del defunto, raffigurato in piedi, avvolto da un mantello, davanti ad un edificio, forse la sua tomba. Davanti alla porta sporge un albero sacro cui si accede con dei gradini, che, evidentemente, era al centro della funzione religiosa.

Dall'altro lato, la scena rappresenta il sacrificio di un toro, legato e posto su un altare e di due capre, da parte di una sacerdotessa e di un'assistente, vestita di una gonna di pelle. Seguono la cerimonia altre cinque donne, ma qui l'affresco è rovinato. A fianco del corteo, un suonatore di doppio flauto accompagna il rito. Secondo Nanno Marinatos[5], il santuario posto di fronte alla sacerdotessa è un edificio con un cancello sormontato da corna, da cui fuoriesce un albero. Il santuario posto introno all'albero ha funzione equivalente a un tempio, ovvero è l'abitazione del dio. Sui lati più corti del sarcofago, assistono alla cerimonia due coppie di dee che guidano con la frusta un carro trainato, su un lato da un cavallo, e dall'altro da un grifone, accompagnato da un uccello in volo.

  1. ^ Ian Swindale, Ayia Triada.
  2. ^ C. Michael Hogan, Phaistos Fieldnotes, The Modern Antiquarian, 2007.
  3. ^ Creta: Il sito archeologico di Agia Triada.
  4. ^ Walter Burkert. La religione greca. Milano, Jaca Book, 2003, p. 112
  5. ^ Nanno Marinatos. "Aegean Religion" in Encyclopedia of Religion vol. 1, NY, Macmillan, 2005, pagg. 39-40.

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Controllo di autoritàVIAF (EN315125802 · LCCN (ENsh85058264 · GND (DE4022928-2 · BNF (FRcb119737270 (data) · J9U (ENHE987007545696405171