Alberto Trigona Joppolo

Alberto Trigona Joppolo, VI duca di Misterbianco (1792Catania, 12 maggio 1856[1]), è stato un nobile, politico e militare italiano.

Alberto Trigona Joppolo
Duca di Misterbianco
Barone di Dragofosso
Gentiluomo di Camera del Re
Stemma
Stemma
In carica1828 –
1856
PredecessoreVespasiano Trigona Grimaldi
SuccessoreVespasiano Trigona Paternò Castello
TrattamentoDon
Altri titoliSignore di Sinagra, di tre parti della Baronia di Aliano
Nascita1792
MorteCatania, 12 maggio 1856
DinastiaTrigona di Misterbianco
PadreVespasiano Trigona Grimaldi
MadreMarianna Joppolo dei Signori di Fontanamurata
ConsorteGiovanna Paternò Castello dei Duchi di Carcaci
FigliVespasiano
Vincenzo
Mariannina
ReligioneCattolicesimo

Biografia

modifica

Nato nel 1792 dalla nobile famiglia Trigona[2][3][4][5][6], figlio del duca di Misterbianco Vespasiano Trigona Grimaldi e di Marianna Joppolo, Alberto Trigona si distinse per lucidità politica in un periodo di tensione culturale[7], nel Regno delle Due Sicilie. Appena furono istituite le milizie civili, divenne capitano e poi colonnello, noto per accuratezza, giustizia e lealtà[7]. Proclamato Colonnello del Reggimento militi "Catania" (già nei Cacciatori a cavallo di Ragusa, in precedenza «chiliarca»[8]). Dopo essere stato congedato, mantenne l'onore dell'uniforme[7]. Nel 1818 divenne confrate della Pace e dei Bianchi[9]. Nel 1828 ereditò il titolo di VI duca di Misterbianco.

Dal 1837 fu Direttore delle Poste[7]. Dal 1841 venne eletto Consigliere degli Ospizi di Catania. Dal 1845 assunse il ruolo di Fidecommessario del Collegio femminile "la Provvidenza" (poi «Collegio di Maria»[10][11]), curando l'educazione e i beni ecclesiastici. Si dedicò con passione al Collegio e agli Ospizi, mostrando umiltà e gentilezza.

Successivamente venne nominato deputato del Convitto degli Artisti di Catania (1818-1824), approvato da re Ferdinando IV[12][13]. Tentò di rivitalizzare l'istituzione, promuovendo le arti e l'artigianato, creando un ambiente stimolante e stringendo alleanze locali. Il Convitto ottenne lodi e medaglia d'oro a Napoli. Decorato della medaglia del «Fedele attaccamento» nel 1821, in seguito fu nominato Gentiluomo di Camera del Re (1833)[7][14].

Precedentemente incaricato (1829) da Francesco I nell'opera di costruzione di un Gran Quartiere Militare di Catania – nel sito detto « (Porta) della Decima » (poi divenuto palazzo della Manifattura dei Tabacchi) sulla Strada Ferdinanda o Ferdinandea (poi via Garibaldi) – su progetto di Zahra-Buda[15], Trigona diventerà presidente del Consiglio Provinciale di Catania (1840 e 1846)[16][7], operando attivamente. Chiese aiuti per il Porto di Catania e promosse infrastrutture e scuole tecniche[7].

Quando il consiglio civico costituzionale dovette nominare un nuovo patrizio, inizialmente la scelta ricadde su Francesco Paternò Castello, duca di Carcaci. Poiché Paternò Castello era indisponibile, Alberto Trigona duca di Misterbianco fu disposto ad accettare il ruolo di patrizio di Catania per una breve stagione, durante i tumulti del 1848[17][7]. Le sue concessioni trasformarono aree desolate in terreni fertili (consentì la fondazione della Chiesa del Santissimo Crocefisso della Buona Morte, 1852)[7]. A Misterbianco trasformò latifondi in campi modello[7].

Sposò nel 1828 Giovanna Paternò Castello dei Duchi di Carcaci (* 1809 † ?)[7]. Ebbe tre figli: Vespasiano, Vincenzo e Mariannina.

Morì il 12 maggio 1856 all'età di 64 anni e fu sepolto nella chiesa madre di Misterbianco, mausoleo ufficiale del ramo etneo dei Trigona, con un mezzobusto e una dedica in rilievo posta alla base[7].

Ascendenza

modifica
Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Vespasiano Trigona e Speciale[19] Giuseppe Trigona, barone di Geraci (o Gerace) in Calabria[18]  
 
Vittoria Speciale †[19]  
Mario Trigona e Trigona, IV duca di Misterbianco[19]  
Lucia Trigona e Borgia[19] Tullio Trigona e Miccichè[20]  
 
Maria Gaetana Borgia Bonanno[20]  
Vespasiano Trigona, V duca di Misterbianco  
principe Enrico Grimaldi, barone di Sciruni[23] Giovanni Felice Grimaldi, barone di San Giovanni[21]  
 
Girolama o Geronima Rosso e Rosso e Landolina[22]  
Grazia Grimaldi Scalambro[19]  
Agnese Scalambro Scammacca ?  
 
?  
Alberto Trigona Joppolo, VI duca di Misterbianco  
Antonino Joppolo ?  
 
?  
Alberto Joppolo, signore di Fontanamurata o Fontana Murata  
Marianna Franchina ?  
 
?  
Maria Anna Joppolo dei Signori di Fontanamurata  
? ?  
 
?  
?  
? ?  
 
?  
 
  1. ^ Stato Civile del Comune di Catania, Quinta Sezione, Registro dei Defunti Anno 1856, vol.717, Atto di morte num. 64 del 14 gennaro 1856 di Alberto Trigona Joppolo, duca di Misterbianco, su antenati.cultura.gov.it.
  2. ^ Berardo Candida-Gonzaga, Trigona, su Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, Volume 2, books.google.it, Napoli, 1875, p. 181.
  3. ^ Annuario della nobiltà italiana 1897, su books.google.it, p. 1130.
  4. ^ Vincenzo Palizzolo Gravina, Il blasone in Sicilia ossia Raccolta araldica, su books.google.it, Palermo, 1871-1875, p. 366.
  5. ^ Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia (PDF), su jbc.bj.uj.edu.pl, vol. 2, 1876, p. 181.
  6. ^ Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Volume 6, su books.google.it, 1932, p. 711.
  7. ^ a b c d e f g h i j k l Francesco Tornabene, Elogio funebre di Alberto Trigona duca di Misterbianco, Catania, Tipografia del Reale Ospizio di Beneficenza, 1856.
  8. ^ Vincenzo Cordaro Clarenza, Osservazioni alla storia di Catania, vol. 4, art. 533, Catania, Tipografia del Reale Ospizio di Beneficenza, 1834, p. 63.
  9. ^ Giuseppe Galluppi, Nobiliario della città di Messina, Messina, 1877, p.312
  10. ^ Sul Collegio di Maria o della Provvidenza di Catania cfr. a proposito: Vincenzo Cordaro Clarenza, Osservazioni alla storia di Catania, vol. 4, art. 490, Catania, Tipografia del Reale Ospizio di Beneficenza, 1834, p. 27.
  11. ^ La fondazione si attuò con un dispaccio del Duca di Laviafuille nel 1752, riordinato da mons. Salvatore Ventimiglia nel 1770, sotto l'Ordinario Diocesano di Catania, con annessa fidecommisseria D'Amico Anzalone del 1780, cognome della fondatrice via testamento presso notaro Giuseppe Sfilio. Vedasi: I.P.A.B. Provvidenza & Santa Maria del Lume, su ipabprovvidenzasantamariadellume.it. URL consultato il 18 aprile 2025.
  12. ^ Cfr. a proposito: Vincenzo Cordaro Clarenza, Osservazioni alla storia di Catania, vol. 4, art. 500, Catania, Tipografia del Reale Ospizio di Beneficenza, 1834, p. 38.
  13. ^ A Catania, fu istituita una «Casa o Convitto» dedicato a ogni genere di artisti, offrendo loro un luogo dove potessero esprimere liberamente la loro creatività: questo pio stabilimento ebbe sulle prime il titolo di «Casa di Educazione della bassa gente», poi quello di Convitto degli artisti. Qui trovavano spazio diverse professioni, dall'oriolaio al tintore, dal tessitore dei feltri e delle calze al manifattore di panni di lana, fino ai lavoratori del ferro, dell'acciaio e della stoviglia.
  14. ^ Gentiluomini di Camera con esercizio, in L'Araldo: almanacco nobiliare del Napoletano, vol. 5, Napoli, Enrico Detken, 1882, p. 238.
  15. ^ Catania: rivista del Comune di Catania, Catania, Comune di Catania, p. 179. : non è stato possibile individuare titolo, autore e data dell'articolo che contiene il nome del progettista Salvatore Zahra Buda (1770-1832).
  16. ^ Direzioni delle Provincie, in "Almanacco reale del regno delle Due Sicilie", 1840, p.356
  17. ^ Alle date del 2 febbraio e 6 agosto 1848, cfr. Giuseppe Cristoadoro, Cronaca di Catania dal 1815 al 1860, a cura di Giuseppe Caponnetto, Catania, Società di storia patria per la Sicilia orientale, 1959.
  18. ^ Possedeva le baronie di Aliano e di Dragosso. Fonte: Villabianca, Della Sicilia Nobile, vol. 3, 1754, p. 180.
  19. ^ a b c d e Villabianca, Della Sicilia Nobile, vol. 3, 1754, p. 180.
  20. ^ a b Villabianca, Della Sicilia Nobile, vol. 3, 1754, p. 179.
  21. ^ Villabianca, Della Sicilia Nobile, vol. 1, 1754, p. 194.
  22. ^ Albero genealogico dei Rosso di Sicilia, in "Giornale araldico-genealogico-diplomatico italiano", Pisa, volume 6, 1878-1879, p.113.
  23. ^ Tale feudo è pure conosciuto come Schirone o Xiruni o Chiruni o Schiruni. Fonte: Villabianca, Della Sicilia Nobile, vol. 3, 1754, p. 180.

Collegamenti esterni

modifica