Antonio Parma
Antonio Parma (1854 – 1922) è stato un imprenditore italiano.
Biografia
modificaDiede vita alla sua azienda nel 1870 a Lainate[1], con un primo nucleo di una maestranza specializzata nella costruzione di casseforti e congegni di sicurezza, curandone internamente l'ideazione, la progettazione e la produzione. La qualità dei prodotti si affermò rapidamente sulla piazza milanese[2]:
Tra i lavori di maggior prestigio del periodo iniziale vi fu nel 1881 il sistema di custodia del Pallio d'oro di Volvinio nell'altare maggiore della Basilica di Sant'Ambrogio in Milano[3], che restò in uso per più di novant'anni[4].
Nel 1902 l'azienda fu trasferita a Saronno, per essere ampliata e sfruttare l'energia elettrica. Nel nuovo stabilimento l'attrezzatura e la disposizione dei reparti vennero concepiti per una produzione di serie, passando dall'artigianato all'industria.
Dal primo decennio del Novecento la ditta si dedicò anche alla costruzione di impianti completi di cassette di sicurezza per banche.
Nello stesso periodo fornì le porte corazzate alla Banca d'Italia e ad altre banche nazionali ed estere. Tra i propri clienti ebbe la Casa Savoia e la Santa Sede.[5]
Nel 1916 lo stabilimento si ingrandì, acquistando nuovi macchinari e rielaborando la sua organizzazione commerciale. Nell'impresa entrarono i cinque figli del fondatore e nel 1922 la ragione sociale fu modificata in Parma Antonio & Figli. Lo stesso anno Antonio Parma ricevette la Croce di Cavaliere del Lavoro[6], poco prima di morire.
I figli, Angelo, Ernesto, Piero, Paolo e Ambrogio perfezionarono la produzione, aumentando progressivamente la complessità e la dimensione dei propri prodotti. In pochi decenni triplicarono gli organici arrivando a trecento dipendenti.
Nel 1929 fu costruita per il Banco di Chiavari una porta che è tuttora la più pesante al mondo: 600 quintali e tuttora funzionante.
Una filiazione dall'impresa principale fu la Oscam, fabbrica di Solaro che per circa venti anni realizzò arredamenti metallici collaborando con famosi architetti e prestigiosi committenti.
Dal secondo dopoguerra fino al 1968 restarono a capo della società i due figli minori di Antonio, Pio e Ambrogio Parma cui dal 1963 si associò la terza generazione, con cinque dei loro figli e nipoti.
Dagli anni ’70 iniziarono ad abbinare alla parte meccanica le nuove tecnologie elettroniche..
A partire dal 2003 Piero Parma, figlio di Ambrogio, rilevò la totalità delle quote insieme ai suoi figli Alberto ed Emanuele. e ne divenne presidente e amministratore delegato,. iniziando una profonda ristrutturazione poichè l'azienda era ormai sovradimensionata rispetto al proprio mercato.[7]
Nel 2006 la sede operativa fu trasferita a Solaro
Ad agosto 2019, un anno prima del compimento dei 150 anni di attività, il Tribunale di Monza, evidenziando una situazione economica insostenibile, ne dichiarò il fallimento con una procedura rapidissima. . All'epoca contava 35 dipendenti[8]. Il fallimento ebbe forti ripercussioni sulle aziende terziste[9]
Note
modifica- ^ Bairati 1988
- ^ Parma Antonio & Figli Spa | Unioncamere, su www.unioncamere.gov.it. URL consultato il 10 settembre 2025.
- ^ Carlo Capponi, Annamaria Ambrosioni, L'altare d'oro di Sant'Ambrogio, Silvana, 1996, p.167
- ^ Parma Antonio & Figli Spa | Unioncamere, su www.unioncamere.gov.it. URL consultato il 10 settembre 2025.
- ^ Parma Antonio & Figli Spa | Unioncamere, su www.unioncamere.gov.it. URL consultato il 10 settembre 2025.
- ^ museomils.it
- ^ Parma Antonio & Figli Spa | Unioncamere, su www.unioncamere.gov.it. URL consultato il 10 settembre 2025.
- ^ Solaro, casseforti chiuse per sempre: fallita la "Parma Antonio & Figli", su Il Giorno, 25 agosto 2019. URL consultato il 10 settembre 2025.
- ^ Gabriele Bassani, Saronno, la Parma Antonio fallita ha messo in ginocchio l'impresa di Pasquale, su Il Notiziario, 22 giugno 2020. URL consultato il 10 settembre 2025.