Apollo sauroctono

statua che rappresenta un aspetto di Apollo
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L'Apollo Sauroctono (dal greco, σαυροκτόνος, "uccisore del rettile") è una scultura bronzea, attribuita convenzionalmente a Prassitele. In epoca romana ne furono tratte numerose copie marmoree oggi visibili nei principali musei del mondo.

Apollo sauroctono
AutorePrassitele
DataCopia romana del I secolo d.C. da un originale bronzeo del 350 a.C. circa
Materialemarmo
Altezza149 cm
UbicazioneMuseo del Louvre insieme Gioconda, Parigi

Plinio il Vecchio ci riferisce che Prassitele, tra le altre opere, realizzò anche un Apollo Sauroktonos nell'atto di assalire una lucertola strisciante con un dardo[1]. Allo stesso tipo statuario deve far riferimento Marziale, descrivendo un Sauroctonos Corinthius (cioè in bronzo corinzio):

(latino)
«Ad te reptanti, puer insidiose, lacertare parce: cupit digitis illa perire tuis»
(italiano)
«O perfido fanciullo risparmia la lucertola che striscia verso di te: essa è smaniosa di morire ad opera delle tue mani»
 
Incisione di Giacomo Bossi della copia Borghese dell'Apollo Sauroktonos nella Geschichte der Kunst des Alterhums di Winckelmann

Il tipo statuario fu riconosciuto nelle riproduzione glittiche già nel 1724 da Philipp von Stosch e nelle copie a tutto tondo da Winckelmann nel 1764, all'interno della Geschichte der Kunst des Alterhums, che ritenne di riconoscere l'originale prassitelico in una statua marmorea conservata nella collezione Borghese, oggi al Louvre.[2].

Descrizione e stile

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Copia dell'Apollo Sauroktonos rinvenuta nel 1777 presso la villa Magnani Mattei Spada sul Palatino (Musei Vaticani, Museo Pio Clementino, Galleria delle Statue, Inv. 750)

Apollo è raffigurato come efebo: ancora giovanetto,[N 1] nudo e dalle membra molli, acerbe, quasi femminile, si appoggia con morbido abbandono a un tronco d'albero (necessario per reggere la statua). Il piede sinistro, accostato al tallone destro, fa sì che la gamba sinistra sia completamente rilassata e quasi disarticolata, accrescendo il senso di grazia del tenero corpo flessuoso. L'impostazione non è più verticale e ferma come nelle opere degli scultori precedenti (si pensi a esempio al Doriforo di Policleto), ma più dinamica e sbilanciata, in grado di creare linee sinuose.

Il giovane dio è colto nell'attimo in cui sta per trafiggere con uno dardo una lacerta, probabilmente un ramarro arrampicatosi sul tronco.[3]

Gli studiosi hanno tentato di dividere le copie note dell'Apollo in due serie distinte, raggruppate attorno alla copia oggi al Louvre[4] e quella conservata ai Musei Vaticani:[5] nella prima serie, il giovinetto sembra collocarsi più vicino al sostegno laterale, mentre il dio è più lontano dal tronco e ha il braccio sinistro maggiormente innalzato nella seconda serie. L'ipotesi che ne è seguita è che la seconda serie sia più vicina all'originale, poiché per i copisti di età romana poteva risultare più semplice riprodurre la statua con il sostegno più vicino al dio. Ma per via degli abbondanti restauri di età moderna, risulta comunque difficile avallare questa divisione.[6]

Dal punto di vista iconologico, può trattarsi di una versione di Apollo Alexikakos (Ἀπόλλων Ἀλεξίκακος), ovvero protettore dal male. Infatti Apollo era anche dio della luce e, in quanto dispersore di tenebre, difendeva gli uomini da vari pericoli: così agli epiteti alexikakos e apotropaios si affiancavano quelli di smintheus (come difesa dal morso dei topi) e parnopios (che salva dalle cavallette).[7]

Galleria d'immagini

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Esplicative

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  1. ^ Secondo Plinio Apollo sarebbe qui stato raffigurato quale puber, mentre Marziale lo definisce puer (Plinio il Vecchio, XXXIV.19.70; Marziale, 14.172). La distinzione è enfatizzata da Neils 2017, p. 22 che non crede perciò che Marziale faccia riferimento a una statua di Apollo Sauroktonos.

Riferimenti

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  1. ^ Plinio il Vecchio, XXXIV.19.70
  2. ^ Neils 2017, pp. 11-13
  3. ^ Rolley 1999, p. 48 per la distinzione tra lucertola e ramarro
  4. ^ Preisshofen 2002, pp. 56-59
  5. ^ Preisshofen 2002, pp. 59-64
  6. ^ Klein 1898, pp. 112-113; Rizzo 1932, p. 39 per la distinzione in due serie; scettici al riguardo studi più recenti come Martinez 2007, p. 205 e Preisshofen 2002, p. 43
  7. ^ mariscot, GLI DEI DOPO LA CADUTA. L’APOLLO SAUROCTONOS E IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI., su ArtMaSko - arti visive, 23 febbraio 2014. URL consultato il 1º maggio 2019.

Bibliografia

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Fonti antiche

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Fonti moderne

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  • Gisela M. A. Richter, L'arte greca, Torino, Einaudi, 1969.
  • Ranuccio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni, L'arte dell'antichità classica. Grecia, Torino, UTET Libreria, 1986, ISBN 88-7750-183-9..
  • Antonio Giuliano, Storia dell'arte greca, Roma, Carocci, 1998, ISBN 88-430-1096-4.
  • Pierluigi De Vecchi e Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, vol. 1, Milano, Bompiani, 1999, ISBN 88-451-7107-8.
  • Wilhelm Klein, Praxiteles, Lipsia, Leipzig, Veit & Comp., 1898.
  • Jean-Luc Martinez, L'Apollon sauroctone, in Praxitèle, cat. exp. (Paris, musée du Louvre, 23 mars - 18 juin 2007), Parigi, Louvre éditions / Somogy, 2007.
  • Jenifer Neils, The "Apollo Sauroktonos" Redefined, in The Art Bulletin, n. 99.4, 2017.
  • Renate Preisshofen, Der Apollon Sauroktonos des Praxiteles, in Antike Plastik, n. 28, 2002.
  • Giulio Emanuele Rizzo, Prassitele, Milano, Treves - Treccani - Tumminelli, 1932.
  • Claude Rolley, La sculpture grecque: Volume 2, La période classique, Parigi, Editions A&J Picard, 1999.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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