Arduino di Melfi
Arduino (... – dopo il 1041) è stato un militare longobardo, fu topoterites[1], nominato dal catepano d'Italia Michele Dokeianos e signore di Melfi dal 1040.
Arduino di Melfi | |
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Dati militari | |
Paese servito | ![]() ![]() |
Forza armata | Esercito bizantino Esercito normanno |
Anni di servizio | 1038-1041 |
Grado | Topoterites |
Comandanti | Michele Dokeianos |
Guerre | Guerre bizantino-normanne |
Campagne | Conquista normanna dell'Italia meridionale |
Battaglie | Battaglia di Montemaggiore Battaglia di Olivento |
Altre cariche | Signore di Melfi |
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Biografia
modificaOrigini
modificaComunemente è ritenuto milanese, poiché è definito "Servicial de St. Ambroise" da Amato di Montecassino nell'Ystoire de li Normant (p. 41), e Leone Ostiense (p. 383) ne indica l'origine "de famulis S. Ambrosii". Secondo alcune fonti era un nobile originario di Salerno.[2]
La campagna di Sicilia
modificaNel 1038 Guaimario IV, principe di Salerno, alleato dei Bizantini, appoggiò la campagna militare che Costantinopoli intraprendeva per riconquistare la Sicilia, da molto tempo in mano ai saraceni. Il contingente longobardo, affidato alla guida di Arduino, si affiancò alle truppe mercenarie normanne comandate da Guglielmo Braccio di Ferro.
La spedizione era affidata a Giorgio Maniace, che disponeva del corpo scelto dei Vareghi, mentre Stefano il Calafato guidava la flotta. Però, dopo i successi iniziali e la conquista di Messina, avvenne un grosso litigio tra Maniace e gli alleati, circa la spartizione del bottino. Amato di Montecassino racconta che Arduino si sarebbe rifiutato di consegnare al generale bizantino un bellissimo cavallo arabo e per questo fu denudato e frustato. Così le truppe ausiliare italiane (i cosiddetti konteratoi) abbandonarono la spedizione e ritornarono in patria.
Al fianco dei normanni
modificaGiorgio Maniace, per proseguire la guerra in Sicilia, imponeva coscrizioni e tasse agli abitanti del sud della Penisola e nel 1040 avvenne una nuova rivolta antibizantina in Puglia, che portò anche all'uccisione di diversi magistrati e dello stesso catapano, Niceforo Dokeianos.
Il nuovo catapano, Michele Dokeianos (fratello del catapano ucciso), sperava di trovare l'appoggio di Arduino e gli attribuì il titolo di topoteretes (una sorta di luogotenente) di Melfi, una roccaforte di confine nella Lucania. Essa era divenuta strategicamente rilevante negli ultimi decenni in virtù della sua prossimità alla Puglia.[3] Le esose tasse pretese da Costantinopoli avevano reso la regione particolarmente instabile.[3] Come se non bastasse, la partenza dei migliori generali, unita al summenzionato rapido avvicendamento di politici poco esperti, aveva gettato nel caos anche le coste delle Puglia, con le guardie che non apparivano in grado di arginare i tumulti.[4] Arduino sembrava essere uno dei candidati ideali per tamponare l'emorragia, sapendo esprimersi in greco ed essendosi distinto nei combattimenti in Sicilia.[5] Anziché però reprimere i tumulti, nel marzo del 1041 Arduino si recò ad Aversa e concesse a 300 (500 secondo Goffredo Malaterra)[3] normanni, con il consenso di Rainulfo, il diritto di insediarsi a Melfi e di sfruttarlo come quartier generale.[6] Da lì, Longobardi e Normanni avrebbero potuto scacciare i greci e spartirsi i territori conquistati a metà.[6] Così, dopo Aversa, Melfi assurse a nuova importante base normanna nel sud Italia.[3]
Arduino ottenne l'appoggio di Guaimario V, principe di Salerno, il quale - a sua volta - intravedeva la possibilità di liberarsi dal giogo bizantino; quindi richiese l'aiuto determinante di Rainulfo Drengot e passò al fronte dei rivali Normanni. Si recò ad Aversa per incontrare il conte Rainulfo Drengot, il quale riunì i cavalieri e i fanti, che rispondevano a dodici condottieri alleati, tra cui Guglielmo, Drogone e Umfredo d'Altavilla e anche Ugo Tutabovi; comprese le milizie agli ordini del longobardo Atenolfo di Benevento e di Argiro, che passò dalla parte degli insorti. A costoro l'armigero propose di cacciare i Bizantini dalla regione, promettendo la metà delle terre conquistate e propose Melfi come quartier generale delle operazioni militari.
Nel frattempo Michele Dokeianos, sopraggiunto, fu sconfitto in battaglia (17 marzo 1041). Sopravvissuto e raggiunto dai rinforzi, il 4 maggio impegnò i Normanni nella Battaglia di Montemaggiore, venendo nuovamente sconfitto.
Dopo la battaglia di Montemaggiore non si hanno più notizie di Arduino.
Note
modifica- ^ Il topoterete (τοποτηρητής) era in quest'epoca il vice di alti comandanti militari del themata, del tagmata o della marina bizantina.
- ^ M E L F I M E D I E V A L E : Arduino di Melfi
- ^ a b c d Houben (2015), p. 82.
- ^ Norwich (2021), p. 60.
- ^ Norwich (2021), p. 62.
- ^ a b Norwich (2021), p. 63.
Bibliografia
modifica- Fonti primarie
- Lupo Protospata, Chronicon
- Amato di Montecassino, Storia dei Normanni (Ystoire de li Normant)
- Michele Psello, Imperatori bizantini (2 volumi), Milano, Mondadori (Fondazione Valla), 1993
- Fonti secondarie
- G. De Blasiis, L'insurrezione pugliese e la conquista normanna nel secolo XI, 3 voll., Napoli 1869-73
- Jules Gay, L'Italia meridionale e l'Impero Bizantino dall'avvento di Basilio 1 alla resa di Bari ai Normanni (867-1071), Firenze 1917 (ed. orig. 1904)
- Hubert Houben, I Normanni, Il Mulino, 2015, ISBN 978-88-15-24463-5.
- John Julius Norwich, I normanni nel Sud: 1016-1130, traduzione di Elena Lante Rospigliosi, ed. eBook, Sellerio Editore srl, 2021, ISBN 978-88-38-94288-4.
Altri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni di o su Arduino di Melfi
Collegamenti esterni
modifica- Raoul Manselli, ARDUINO, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 4, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1962.