Battaglia di Amida
La battaglia di Amida fu un episodio delle guerre romano-persiane: venne combattuta nel 359, quando l'esercito dei Sasanidi, guidati dal re Sapore II assediò e conquistò la fortezza frontaliera di Amida, strappandola all'Impero romano.
Battaglia di Amida parte delle guerre romano-persiane | |||
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Data | 359 | ||
Luogo | Amida | ||
Esito | Vittoria sasanide | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
Effettivi | |||
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Perdite | |||
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Voci di battaglie presenti su Wikipedia | |||
Campagna di Sapore
modificaDopo essere salito al trono, Sapore II iniziò una campagna contro l'Impero romano che lo portò sconfiggere le truppe dell'imperatore Costanzo II, senza però ottenere grandi guadagni territoriali. La campagna dovette essere interrotta per far fronte alla minaccia posta dalle popolazioni nomadi: dopo aver sconfitto gli Arabi a sud, Sapore riuscì a soggiogare (353-358) le popolazioni nomadiche orientali, tra le quali c'erano gli Unni, garantendosi la loro alleanza nella successiva campagna a occidente contro i Romani, iniziata nel 359.
Sapore penetrò in territorio romano, ottenendo la resa di diverse piazzeforti del nemico, ma dovette fermare la sua avanzata davanti alla fortezza di Amida, difesa dalle truppe di Ursicino e intenzionata a resistergli.
Assedio
modificaI Sasanidi iniziarono un assedio che durò settantatré giorni, che venne descritto dallo storico Ammiano Marcellino, presente all'evento come collaboratore di Ursicino. Ecco come ci descrive Ammiano Marcellino l'arrivo del "Re dei Re" Sapore II, sotto le mura di Amida:
Gli attacchi portati con le macchine di assedio vennero ripetutamente respinti, con gravi danni per le macchine stesse. Si racconta che dopo i primi scontri dove perse la vita il figlio di Grumbate, re dei Chioniti, l'armata sasanide tornò all'attacco, disponendo le sue truppe tutte intorno alla città:
E verso la fine della notte, guidati dal suono delle trombe, cinsero d'assedio di nuovo l'intera città, convinti che sarebbe caduta a breve. Appena Grumbate scagliò una lancia insanguinata, secondo l'uso del suo popolo e anche quello dei feziali romani, l'esercito con grande fracasso si avventò contro le mura. La battaglia ben presto divampò per il rapido avanzare degli squadroni di cavalleria, che si gettarono nella battaglia con tutto l'ardore necessario, e dall'altra parte per la determinata resistenza dei Romani. Quindi molti Sasanidi ebbero la testa fracassata e furono schiacciati da grossi massi scagliati dagli scorpioni. Altri furono trapassati da frecce, altri da giavellotti, ingombrando il terreno con i loro corpi; altri feriti tornarono indietro in fuga, verso i loro commilitoni. Non erano minori in città le perdite, poiché una densa nube di frecce che in gran numero oscuravano il cielo, e le macchine da guerra , di cui i Persiani si erano impadroniti durante l'assedio di Singara, provocavano numerose ferite.»
Dal canto loro, i difensori dovettero subire una pestilenza, che finì dopo dieci giorni grazie ad una leggera pioggia.[2] La città cadde a seguito di un attacco notturno, portato simultaneamente da Sapore e Grumbates con torri d'assedio e frecce incendiarie come ci descrive Ammiano:[3]
Conseguenze
modificaUrsicino, che riuscì a fuggire al nemico, venne considerato responsabile della caduta della fortezza e destituito.[4]
Sapore continuò la sua avanzata, fino alla conquista di Singara e Bezabde (360). La guerra venne ripresa con la campagna sasanide dell'imperatore Giuliano (363), che però fu disastrosa, in quanto Giuliano morì e il suo successore, Gioviano, accettò di cedere ai Sasanidi i territori dal Tigri a Nisibis.
Note
modifica- ^ Ammiano Marcellino, Storie, XIX, 2.14; XVIII, 9.3.
- ^ Ammiano Marcellino, Storie, XIX, 4.1-8.
- ^ Ammiano Marcellino, Storie, XIX, 5-8.
- ^ Ammiano Marcellino, Storie, XX, 2.1.
Bibliografia
modifica- Fonti primarie
- Fonti secondarie
- Abd al-Husayn Zarrin'kub, Ruzgaran: tarikh-i Iran az aghz ta saqut saltnat Pahlvi, Sukhan, 1999. ISBN 964-6961-11-8