Il Barco Colonna, noto anche come Parco della Rimembranza o Parco degli Eroi, è un parco della città di Marino. È un'area naturale protetta inserita nel Parco regionale dei Castelli Romani.

Origini del nome

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"Barco" è un nome derivato da "parco": Antonio Nibby menzionava due località con questo nome nei dintorni di Roma, il Barco Colonna di Marino ed il Barco Petrucci a Tivoli.[1] Si potrebbero aggiungere il Barco Borghese a Monte Porzio Catone, pertinente alla Villa Mondragone, e complessi analoghi fuori Roma, come il Barco di Ferrara ed il Barco Ducale di Urbania.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Marino.
 
Portale d’accesso al Barco (marzo 2021).

Il rinnovamento urbanistico del centro storico medioevale di Marino dopo le distruzioni subite nel 1501 e nel 1526, è dovuto ad Ascanio I Colonna, probabilmente in relazione al passaggio dell'imperatore Carlo V d'Asburgo per Marino nel 1536,[2] e fu proseguito dal figlio Marcantonio II Colonna.[3] La ricostruzione di Palazzo Colonna venne affidata ad Antonio da Sangallo il Giovane; la costruzione è rimasta incompiuta circa ad un quarto di quanto progettato dall'architetto, forse a causa della partenza di Marcantonio per l'incarico di Vicerè di Sicilia nel 1577.[3]

L'esistenza di un "barcho" destinato all'intrattentimento della famiglia Colonna durante i soggiorni marinesi è attestata già nel 1535;[4] nel 1566 Marcantonio Colonna concesse al cardinale Giovanni Ricci da Montepulciano, che aveva nominato suo procuratore generale e governatore del suo Stato, l'uso del Palazzo, del parco e della vigna di Marino, vita sua natural durante.[5] Nel castasto dei beni dei Colonna,[6] iniziato nel 1566 ma contenente anche annotazioni relative ad anni successivi,[7] è già descritto in questi termini: "fabricato de muraglia à torno [...] pieno di grandissimi, et altissimi arbori che fanno grandissima et suavissima ombra nel quale son bellissime, et frigidissime acque sorgive con pratarie piane in mezzo piantate d'Albucci et platine, con colline dall'uno, e l'altro lato piene di bellissimi, et grossissimi arbori, et vi stanno delli caprij. Prima l'Intrata di detto parco vi sta un vialone piantato dalli lati di celzi con rigoli d'acqua da una parte e dall'altra fatto quest'anno [...]".[8] "Fuora dall'altra porta", prosegue il Catasto, "da capo a d[ett]o Parco vi è una valletta piantata de alberi albucci, et da capo a quella una fonte sorgiva di buona et quantità de acqua, la qual fonte vulgarmente s'è chiamata Capo d'acqua"[9]

 
Statua femminile acefala del "piazzale delle fontane", localmente soprannominata "Cellone".

Il sito della sorgente di Capo d'acqua, anche detta "acqua del Cardinale" è stato per lungo tempo ritenuto il Caput Aquae Ferentinum,[10][11] luogo sacro alla dea Ferentina deputato alle riunioni della Lega Latina. Presso il Caput Aquae si sarebbe verificato l'episodio del supplizio per annegamento di Turno Erdonio. Gli studi più recenti[12] tendono a localizzare il sito altrove, in particolare nella zona di Laghetto ("Lacus Turni") presso Pavona.[13]

Il rinnovamento del barco, insieme a quello dei Giardini, avvenne per iniziativa del cardinale Ascanio Colonna, subentrato al padre Marcantonio nella titolarità del feudo alla sua morte, avvenuta nel 1584. Nel 1588 furono piantati gelsi lungo il viale di accesso;[7] nel 1590 fu iniziata la realizzazione del portale di ingresso.[14] Nel 1597 "Jommo Falciani scalpellino" realizzò sculture (non meglio identificate dai documenti d'archivio) per il barco, in cui fu realizzata una "cerchiata" decorata da "colonnelle" per fare ombra ad una fontana.[15] I lavori furono diretti da un "Guglielmo architetto" non altrimenti identificato e, dal 1591, da Gaspare Guerra.[16]

Il cardinale popolò l'area verde recintata di animali: oltre alle capre citate nell'annotazione del Catasto risalente al 1588, nel 1587 furono acquistati dei daini, nel 1594 dieci conigli.[17]

A partire dal 1599 il cardinale affidò il proseguimento dei lavori nelle sue proprietà di Marino all'architetto Girolamo Rainaldi, il quale concepì la realizzazione di un piazzale "delle fontane", decorato da sette statue poste su piedistalli, tra cui le rappresentazioni del dio Mercurio e della virtu cardinale della Fortezza; fu realizzata anche una peschiera decorata con due Marfori.[18]

 
Il "Marforio" superstite (febbraio 2022).

La fama degli interventi commissionati da Ascanio Colonna nei suoi giardini e nel barco di Marino attirò l'attenzione dei suoi contemporanei: mentre il cardinale di trovava in Spagna, nell'autunno 1600, vennero in visita ai giardini, provenienti da Frascati, i cardinali Simeone Tagliavia d'Aragona, Paolo Emilio Zacchia e Ottavio Acquaviva d'Aragona[19] (quest'ultimo al tempo era proprietario della villa tuscolana oggi nota come Villa Grazioli).

Dopo il rientro a Roma, al cardinale Ascanio fu riconosciuto da papa Paolo V il titolo di duca di Marino.[20] Morì nel 1608. Dopo il periodo di signoria di Marcantonio IV, detto "Il Connestabilino", divenne duca Filippo I Colonna, il quale eseguì importanti lavori nel feudo, realizzando tra l'altro le ville di Belpoggio e Bevilacqua. La villa di Belpoggio fu collegata al barco mediante un vialone, odierno Viale XXIV Maggio,[21] localmente ancora chiamato "il Vialone".

Dopo il 1770, l'intero sistema delle ville colonnesi gravitante intorno alla cittadina di Marino si avviò rapidamente al degrado, intaccato da alienazioni ad affittuari occasionali.[22] Nel 1914 donna Vittoria Colonna Caetani, moglie del principe Leone Caetani, alienò il Palazzo ed il barco in favore del Comune.

Il barco fu destinato a "parco della rimembranza" in memoria dei caduti della Grande Guerra (1915-1918) ed il 21 aprile 1927 fu collocata la lapide con i nomi di centoventi caduti marinesi. Lungo il viale furono piantati degli alberi, ciascuno dei quali aveva una targhetta con il nome di un caduto. Già nel 1935 la maggior parte delle targhette erano rotte o mancanti.[23]

Descrizione

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La lapide commemorativa dei caduti della prima guerra mondiale.
«Par di vedere in quegli ombrosi recessi, sul margine di quelle freschissime acque, seduti tuttora a consiglio i padri semiselvaggi dei dominatori del mondo»

Delle strutture realizzate nel barco oggi non resta quasi più nulla:[25] i manufatti sono stati vituperati dal tempo e dall'incuria umana.[26] Oltre a quanto emerge dalla documentazione dei lavori eseguiti, conservata presso l'Archivio Colonna, il loro aspetto si può desumere dalla "Veduta di Marino dalla Valle Ferentana", una delle vedute di Marino realizzate da Caspar van Wittel per la residenza romana dei Colonna,,[27][28] e da un disegno di Nicolas-Didier Bouguet del 1824.[29]

Il riferimento cui è stato accostato per similitudine il barco è il Bosco Sacro di Bomarzo. Spesso ci si riferisce al barco di Marino come ad un "bosco sacro": la sacralità della forra è legata anche alla convinzione, ritenuta erronea dagli studiosi più recenti, che questo fosse il sito del Caput Aquae Ferentinum.

Del complesso architettonico del barco rimangono visibili il portale ad arco in bugne in peperino, in mediocre stato di conservazione, che costituiva l'accesso rivolto verso il paese; alcuni elementi del "piazzale delle fontane", in particolare frammenti di colonne, una statua femminile acefala, localmente chiamata "Cellone", ed una statua raffigurante "Marforio", entrambe le statue in cattivo stato di conservazione; il rudere di una fontana a nicchia.[30]

L'area del barco ospita un pozzo locale, gestito da Acea Ato 2. L'intera lunghezza della forra, circa sei-settecento metri, è percorsa dal tratto iniziale del fosso della Patatona, che qui viene chiamato "fosso delle Pietrare" o "marana".

  1. ^ Nibby, p. 294
  2. ^ Armati, pp. 38-44
  3. ^ a b Calabrese, p. 12
  4. ^ Checchi, p. 215 nt. 23
  5. ^ Tomassetti, p. 213
  6. ^ Archivio Colonna, III KC 2, Catasto di Marino.
  7. ^ a b Checchi, p. 214
  8. ^ Checchi, p. 215
  9. ^ Tomassetti, p. 242
  10. ^ Antonio Nibby, Viaggio antiquario ne' contorni di Roma, II, Roma, 1819, pp. 76. URL consultato il 19 settembre 2025.
  11. ^ Torquati, pp. 4 ss.
  12. ^ Cesare Ampolo, Ricerche sulla Lega Latina. I. Caput aquae Ferentinae e lacus Turni, in PdP, XXXVI, 1981, pp. 219-233.
  13. ^ Paolo Montanari, Ferentina: per Caput Aquae e Lucus perde consistenza l'ipotesi Marino, in Bollettino della Unione Storia ed Arte, 11 n.s., 2016, pp. 81-88.
  14. ^ Checchi, p. 219
  15. ^ Checchi, p. 2211
  16. ^ Checchi, p. 220
  17. ^ Checchi, p. 218 nt. 44
  18. ^ Checchi, p. 223
  19. ^ Checchi, p. 223
  20. ^ Tomassetti, p. 216
  21. ^ Onorati 2006, p. 275
  22. ^ Calabrese, p. 32
  23. ^ Rufo-Caracci-Fanasca-Scialis, p. 248
  24. ^ Citato in Onorati 1993, p. 352
  25. ^ Checchi, p. 233
  26. ^ Onorati 1993, p. 348
  27. ^ Carlo Armati, La Marino dei Colonna nelle vedute di Gaspar van Wittel, in I punti di vista e le vedute di città. Secoli XVII-XX (a cura di Paolo Micalizzi, Antonella Greco), 2.II, Roma, Edizioni Kappa, 2010, pp. 65-76.
  28. ^ Tiziana Checchi, Gaspar van Wittel e i Colonna: le acquisizioni di Lorenzo Onofrio e di Filippo II e la formazione della raccolta di vedute del principe Marino Francesco Caracciolo, in Studi sul Settecento Romano, a cura di Elisa Debenedetti, Roma, 2020, pp. 139-171.
  29. ^ Calabrese, p. 21
  30. ^ Catalogo generale dei Beni Culturali - Barco Colonna, su catalogo.beniculturali.it. URL consultato il 21 settembre 2025.

Bibliografia

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  • Giuseppe Tomassetti, La Campagna Romana antica, medioevale e moderna, vol. IV, rist., Roma, 1976 [1910].
  • Ferdinando Calabrese, Marino e i Colonna (1500 - 1800), Roma, De Luca Editore, 1981.
  • Vittorio Rufo, Marino. Immagini di una città, Ciampino, Banca di Roma, 1991. ISBN non esistente
  • Ugo Onorati, Villa Colonna a Belpoggio e la stagione delle ville colonnesi a Marino, in Lunario romano 2006. Le Ville del Lazio (a cura di Luigi Devoti), Roma, Gruppo culturale di Roma e del Lazio; Anemone Purpurea editrice, 2006, pp. 267-279.
  • Ugo Onorati, Il Bosco di Marino, in Lunario romano 1993. Boschi e parchi regionali del Lazio. Dalle selve sacre ai parchi regionali (a cura di Armando Rovaglioli), Roma, Gruppo culturale di Roma e del Lazio, 1993, pp. 337-356.
  • Tiziana Checchi, Le committenze del cardinale Ascanio Colonna a Marino. I giardini e il barco, in Giardini storici. Artificiose nature a Roma e nel Lazio (a cura di Cecilia Mazzetti di Pietralata), Roma, Gangemi Editore, 2009, pp. 213-234.
  • Vittorio Rufo, Dania Fanasca; Valerio Rufo, Una storia in Comune (1870-1926), Marino, Comune di Marino, 2011. ISBN non esistente
  • Vittorio Rufo, Alessio Caracci, Edoardo Scialis e Dania Fanasca, Una Storia in Comune. Marino - L'ascesa del Regime dal 1927 al 1935, II, Marino, Comune di Marino, 2023.

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