Biglicano
Il biglicano (BGN) è piccolo proteoglicano ricco di leucina (SLRP).[1]
Biglicano | |
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Gene | |
HUGO | BGN |
Entrez | 633 |
Locus | Chr. X q28{{{LocusSupplementaryData}}} |
Proteina | |
OMIM | 301870 |
Storia
modificaLa molecola venne scoperta più di 40 anni fa nel tessuto osseo in crescita.[2]
Descrizione
modificaAppartiene alla classe I della famiglia dei proteoglicani ricchi di leucina.[1] La proteina completa è composta da 368 amminoacidi ed incluse un'estremità N-terminale pre-pro di 37 amminoacidi. La proteina matura contiene 12 ripetizioni in tandem di 24 residui con leucina o residui simili alla leucina. Presenta inoltre 4 potenziali siti di legame per glicosaminoglicani e 2 potenziali siti di N-glicosilazione.[3]
La molecola presenta una proteina centrale con ripetizioni ricche in leucina (LRRs) a cui sono legate covalentemente una o due catene laterali di glicosaminoglicani (GAG). Le catene di glicosaminoglicani di condroitina solfato o dermatansolfato, specifiche per tessuto, sono legate ai residui di amminoacidi situati all'estremità N-terminale della proteina centrale.[4][5]
La proteina centrale del biglicano può essere clivata da diversi enzimi proteolitici, come BMP1, metalloproteinasi della matrice (MMP)-2, MMP-3, MMP-13 e la granzima B.[6][7]
Biochimica
modificaIl biglicano agisce come un segnale di pericolo, indicando stress o danno tissutale. Come ligando dei recettori dell’immunità innata e attivatore dell’inflammasoma, il biglicano stimola segnali proinfiammatori multifunzionali che collegano la risposta immunitaria innata a quella adattativa.[8]
Raggruppando diversi tipi di recettori sulla superficie cellulare e orchestrando i loro eventi di segnalazione a valle, il biglicano è in grado di innescare autonomamente un’infiammazione sterile e di potenziare la risposta infiammatoria all’invasione microbica. Oltre a operare in un ampio contesto biologico, il biglicano mostra anche affinità specifiche per tessuti verso determinati recettori e componenti strutturali, svolgendo così un ruolo cruciale nella formazione ossea, nell’integrità muscolare e nella stabilità delle sinapsi a livello della giunzione neuromuscolare.[8]
Il biglicano secreto interagisce, tramite il suo core proteico o le catene di GAG, con numerosi componenti della matrice extracellulare (ECM) - ad esempio, collagene di tipo I, II, III e VI ed elastina -, venendo così sequestrato nella ECM della maggior parte degli organi.[9][10] Agisce come modulatore dei fattori di crescita e delle funzioni delle citochine grazie alla sua capacità di interagire con:
- il fattore di crescita trasformante β (TGF-β)[11]
- il fattore di necrosi tumorale α (TNF-α)[12]
- il BMP2, BMP4 e BMP6[13][14]
- la proteina 1 indotta da Wnt-1 (WISP1)[15]
Nuove scoperte indicano che solo il biglicano non sequestrato è in grado di agire come molecola di segnalazione, almeno nei processi infiammatori.[16] Nei macrofagi e nelle cellule dendritiche, il biglicano solubile induce l’espressione di CXCL13 (chemochina 13 con motivo C-X-C) attraverso la segnalazione mediata dai recettori TLR2/4.[17] La sua forma non glicosilata è stata riscontrata nella cartilagine articolare e nei dischi intervertebrali invecchiati.[18][19]
Genetica
modificaIl gene che codifica per questa molecola è localizzato sul cromosoma X.[20] Si tratta di un gene a copia singola che si estende per circa 6 kb.[21] Come gli altri SLRP della classe I, presenta un'organizzazione a 8 esoni con giunzioni introne/esone altamente conservate.[1] Uno degli esoni codifica per la regione non tradotta a 5' dell'mRNA. Il promotore del gene è privo sia della CAT box che della TATA box, ma è ricco di GC.[22]
Studi di estensione con primer hanno rivelato la presenza di molteplici siti di inizio della trascrizione.[23] Espresso in modo ubiquitario,[24][25] viene sintetizzato come precursore dal quale un propeptide N-terminale viene rimosso tramite l'azione della proteina morfogenica ossea 1 (BMP1), dando origine alla forma matura.[26]
Patologie
modificaIl fenotipo simile all’osteoporosi e le anomalie delle fibrille di collagene sono stati osservati nei topi privi di biglicano.[27][28] È stato dimostrato che l’espressione del biglicano risulta aumentata:
- nei fibroblasti umani provenienti dal tessuto di granulazione[29]
- in caso di infiammazione polmonare[30]
- nella mucosa bronchiale di pazienti asmatici[31]
- nel muscolo scheletrico di pazienti affetti da distrofia muscolare di Duchenne (DMD).[32]
Mutazioni del gene codificante per il biglicano sono state correlate alla displasia spondiloepimetafisaria legata al cromosoma X[33] e alla sindrome di Meester-Loeys.[34]
Note
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