Bozza:Assedio di Lucknow
Assedio di Lucknow parte dei moti indiani del 1857 | |||
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Data | 30 maggio - 27 novembre 1857 | ||
Luogo | Lucknow, Company Raj | ||
Esito | vittoria britannica | ||
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Voci di guerre presenti su Wikipedia | |||
L'assedio di Lucknow (in inglese siege of Lucknow, in hindī लखनऊ की घेराबंदी, lakhanū kī ghērābandī) avvenne nella città di Lucknow durante i moti indiani del 1857. È stato, insieme all'assedio di Cawnpore, uno dei principali scontri avvenuti durante i moti indiani.[1] Lucknow era stata fino al 1856 la capitale dello Stato di Oudh, stato principesco che comprendeva la regione dell'Awadh, quando il suo re venne deposto con la Dottrina della decadenza dalla Compagnia britannica delle Indie orientali. L'annessione dell'Awadh nel Company Raj è considerata anche una delle cause principali dei moti indiani del '57.
Contesto
modificaIl nababbo di Oudh Wajid Ali Shah venne deposto dalla Compagnia britannica delle Indie orientali, per poi essere esiliato a Calcutta. I sepoy dell'esercito bengalese ne rimasero particolarmente colpiti, in quanto il 60% di loro proveniva da Oudh. Allo stesso tempo, le leggi fiscali imposte dagli inglesi portarono impoverimento di molte famiglie, il che contribuì al malcontento della popolazione locale, insieme alle politiche sociali ed economiche perseguite dalla Compagnia britannica delle Indie orientali, che privarono a gran parte popolazione indiana dei diritti sulla terra, opportunità di lavoro e influenza politica, nonché i crescenti sforzi di cristianizzare l'India e annettere altri stati principeschi al Company Raj. A ciò si aggiunse una crescente insoddisfazione tra le truppe indiane nei confronti dei loro comandanti britannici. A fomentare per primi la rivolta furono le unità di fanteria dell'esercito del Bengala.[2] Infatti, i soldati della fanteria bengalese provenivano prevalentemente dai membri delle più alte caste indù (principalmente bramini e ksatriya),[3] mentre la cavalleria e l'artiglieria erano composte prevalentemente da musulmani. Poiché gli inglesi pensavano che i soldati indiani avrebbero dato più importanza alle questioni di casta che al loro dovere, la compagnia commerciale vide questa concentrazione come una minaccia alla disciplina militare.[4] Per assicurarsi di avere truppe moderne ed efficaci da schierare in Asia, la Compagnia britannica delle Indie orientali espanse la base di reclutamento per includere anche gurkha e sikh. Questi ultimi incontrarono una forte opposizione, soprattutto da parte dei sepoy bramini.[5] Nel 1856, con il General Service Enlistment Act, venne richiesto alle truppe indiane di prestare servizio anche all'estero. Fino ad allora, il servizio all'estero era su base volontaria, per riguardo verso i sepoy delle caste più alte, che, secondo l'opinione prevalente, avrebbero perso l'affiliazione alla loro casta se fossero usciti dal paese.[4]
I sepoy dell'esercito presidenziale del Bengala erano da diversi anni molto agitati per via dei tentativi di evangelizzazione degli inglesi che minacciavano la loro religione e i loro costumi. Il comandante dello Stato di Oudh, Henry Montgomery Lawrence, sapeva che tra le truppe indiane sotto il suo comando stava crescendo la ribellione. Il 18 aprile, Lawrence scrisse una lettera al Governatore generale Charles Canning, avvertendolo delle manifestazioni di malcontento dei soldati indiani, e chiese se avesse potuto trasferire alcuni gruppi di soldati in altre province.
Alla fine di aprile, venne introdotto nell'esercito il moschetto P53 Enfield. Secondo delle voci che circolavano tra le forze britanniche indiane, i bossoli dell'Enfield venivano trattati con una miscela di sego di manzo e strutto. Però, l'uso di questi bossoli rappresentava una violazione del dovere religioso sia per gli indù che per i musulmani. Il 10 maggio 1857, scoppiò una rivolta aperta nella città di Meerut dopo che le truppe di stanza avrebbero dovuto esercitarsi per la prima volta con questo fucile. Durante la rivolta, circa 50 civili ed ufficiali britannici vennero uccisi. Gli insorti si rifugiarono a Delhi, dove risiedeva Bahadur Shah II, l'ultimo Gran Mogol d'India. La sua sfera d'influenza era limitata al suo palazzo, il Forte rosso, ma era considerato il sovrano nominale delle province e degli stati indiani. Perciò, a Delhi si radunarono le truppe ribelli.
L'assedio
modificaPrima dell'assedio
modificaLa città di Lucknow era comandata da Sir Henry Montgomery Lawrence. Lawrence aveva appena sostituito Coverley Jackson in questo ruolo, in quanto Jackson si comportava in modo sventurato e privo di tatto. La notizia dell'eventuale scoppio di una ribellione giunse a Lawrence da Delhi, e ciò gli diede motivo di preparare immediatamente Lucknow per un assedio. Il 23 maggio, Lawrence iniziò a fortificare la Residency, il palazzo dove risiedeva, perché era il principale obbiettivo dei ribelli, e iniziò a raccogliere rifornimenti per un eventuale assedio. La Residency e 16 edifici adiacenti offrivano difese migliori della guarnigione vera e propria, quindi li aveva preparati per un assedio costruendo bastioni e scavando fossati difensivi. Il 30 maggio, giorno in cui si celebra la festa musulmana di ʻĪd al-fiṭr, la maggior parte delle truppe di Oudh e del Bengala di stanza a Lucknow iniziarono una ribellione aperta. Lawrence aveva a disposizione maggior parte dei soldati del 32° reggimento di Fanteria e altri 4 reggimenti della Compagnia britannica delle Indie orientali[6], e la ribellione venne soffocata.
Il 4 giugno, ci fu una ribellione a Sitapur, una città ad 82 km da Lucknow, seguita da una ribellione a Faizabad e diversi attacchi a Dariyabad, Sultanpur e Salon. A causa di tutti questi attacchi, nel giro di 10 giorni le autorità britanniche si allontanarono dalla regione dell'Awadh.
Il 30 giugno, Lawrence apprese che gli insorti si stavano radunando a nord di Lucknow. Tentò di affrontare queste forze insorte in campo aperto, nonostante avesse poche informazioni sulla loro forza e posizione. Sebbene Lawrence avesse relativamente poca esperienza nel comando di una forza, guidò personalmente l'attacco. Le truppe britanniche furono costrette a marciare verso le forze ribelli sotto il sole senza cibo e con scorte d'acqua inadeguate. I soldati inglesi incontrarono una forza di insorti ben organizzata con cavalleria ed artiglieria trincerata, guidata da Barkat Ahmad. Mentre combattevano, alcuni sepoy e artiglieri di Lawrence disertarono e gettarono a terra le loro armi.[7] Gli inglesi persero la battaglia, e si ritirarono in disordine. Inoltre, alcuni soldati morirono di colpo di calore.
Diversi anni dopo, il tenente William George Cubitt, del 13° reggimento di Fanteria Nativa, venne insignito della Victoria Cross per aver salvato la vita a tre fanti durante la ritirata. La sua non fu un'azione unica: molti sepoy fedeli agli inglesi salvarono soldati britannici, anche a costo di abbandonare i propri feriti.
Inizio dell'assedio
modificaLucknow era stata capitale dello Stato di Oudh, ed aveva numerosi grandi edifici, moschee e palazzi vari. Lawrence si rifiutò di farli demolire, ma si rivelò una scelta sbagliata in quanto i ribelli iniziarono ad utilizzarli come roccaforti.[8]
Il primo attacco degli insorti venne respinto il 1º luglio. Il Machchhi Bhawan, un palazzo ad est della Residency dove erano contenute munizioni e polvere da sparo, venne evacuato e fatto saltare in aria.[7] Tra le prime vittime dell'assedio ci fu lo stesso Lawrence. Il 2 luglio venne ferito da una granata, e morì a causa della ferita il 4 luglio. Il colonnello John Eardley Inglis del 32° reggimento assunse il comando militare della guarnigione.[9] Il maggiore John Banks venne nominato Commissario Civile facente funzioni da Lawrence. Quando Banks fu ucciso da un cecchino poco tempo dopo, Inglis assunse il comando generale.
Circa 8.000 sepoy che si erano uniti alla ribellione e diverse centinaia di servitori dei proprietari terrieri locali circondarono la Residency. Possedevano alcuni cannoni moderni e anche alcuni armi più vecchie che sparavano ogni sorta di proiettili improvvisati. Ci furono diversi tentativi decisi di assaltare le difese durante le prime settimane dell'assedio. Tuttavia, furono sempre respinti con successo dagli inglesi. Come in altri scontri durante la rivolta del 1857, la parte indiana era priva di comandanti esperti nel guidare e nell'addestrare grandi forze, e la cui autorità fosse riconosciuta da tutti gli insorti.
I difensori, il cui numero era costantemente ridotto dalle azioni militari e dalle malattie, riuscirono a respingere tutti i tentativi per sopraffarli. Il 5 agosto una mina ribelle fu sventata; inoltre, il contro-scavo e l'offensiva contro due edifici portarono a risultati positivi.[9] Furono organizzate diverse sortite, nel tentativo di ridurre l'efficacia delle posizioni ribelli più pericolose e di mettere a tacere alcuni dei loro cannoni. Ad alcuni dei soldati che parteciparono a queste sortite venne insignita la Victoria Cross: il capitano Samuel Hill Lawrence, il soldato semplice William Dowling del 32° reggimento di Fanteria e il capitano Robert Hope Moncrieff Atkin del 13° reggimento di Fanteria Nativa.
Tentativi di fermare l'assedio
modificaPrima avanzata di Henry Havelock
modificaIl 16 luglio, la truppa comandata dal Maggior generale Sir Henry Havelock riconquistò la città di Cawnpore (Kanpur), a 77 km da Lucknow. Il 20 luglio, Havelock, che aveva fatto vincere agli inglesi quattro battaglie in otto giorni, decise che avrebbe dovuto riconquistare anche Lucknow. Gli ci vollero sei giorni per far attraversare il Gange ai suoi 1 500 uomini. Il 29 luglio, Havelock vinse una battaglia ad Unnao, però malati, feriti e morti ridussero l'esercito a 850 uomini, e si ritirò. Il generale inviò diverse lettere al Brigadier generale James Neill, a cui Havelock aveva dato il compito di comandare Cawnpore[10], dove richiese rinforzi. Neill gli mandò 257 uomini e diversi cannoni, e Havelock tentò di ritornare ad avanzare verso Lucknow. Ottenne un'altra vittoria ad Unnao, ma le sue truppe erano ancora troppo deboli e fu costretto a ritirarle di nuovo.
Havelock intendeva rimanere sulla riva nord del Gange, all'interno dell'Awadh, e impedire così alle forze ribelli esterne che lo avevano attaccato di partecipare all'assedio della Residency, però l'11 agosto Neill riferì che anche Cawnpore era minacciata dai ribelli. Per potersi ritirare senza essere attaccato alle spalle, Havelock marciò di nuovo verso Unnao e lì ottenne una terza vittoria. Quindi si ritirò attraverso il Gange e distrusse un ponte appena completato. Il 16 agosto sconfisse una forza ribelle a Bithur, sventando la minaccia per Cawnpore.
La ritirata di Havelock fu necessaria dal punto di vista tattico, ma fece sì che la ribellione di Oudh si trasformasse in una rivolta nazionale, poiché i proprietari terrieri precedentemente non impegnati si unirono ai ribelli.
Rinforzi da Lucknow
modificaHavelock venne sostituito dal Maggior generale Sir James Outram. Prima che Outram arrivasse a Cawnpore, Havelock si preparò per un altro tentativo di liberare Lucknow. In precedenza aveva inviato una lettera a John Inglis nella Residency, suggerendogli di aprirsi una via d'uscita e dirigersi verso Cawnpore. Inglis rispose di avere troppe poche truppe efficaci e troppi malati, feriti e non combattenti per tentare un simile tentativo. Implorava anche assistenza urgente. Nel frattempo, i ribelli continuavano a bombardare la guarnigione nella Residency e scavavano gallerie sotto le difese, distruggendo diverse postazioni. Sebbene la guarnigione tenesse i ribelli a distanza con sortite e contrattacchi, questi si stavano indebolendo e il cibo scarseggiava.
Outram arrivò a Cawnpore con rinforzi il 15 settembre. Affidò ad Havelock il comando della forza di soccorso, accompagnandola formalmente come volontario fino al raggiungimento di Lucknow. La forza contava 3.179 uomini ed era composta da sei battaglioni di fanteria britannici e uno sikh, con tre batterie di artiglieria, ma solo 168 cavalieri volontari. Erano divisi in due brigate, al comando di James Neill e del colonnello Hamilton del 78º reggimento di Fanteria.
L'avanzata riprese il 18 settembre. Questa volta, i ribelli non opposero alcuna resistenza degna di nota in aperta campagna, mancando persino di distruggere alcuni ponti vitali. Il 23 settembre, le forze di Havelock scacciarono i ribelli dall'Alambagh, un parco recintato quattro miglia a sud della Residency. Lasciando i bagagli con un piccolo contingente nell'Alambagh, iniziò l'avanzata finale il 25 settembre. A causa delle piogge monsoniche, gran parte del terreno aperto intorno alla città era allagato o impregnato d'acqua, impedendo agli inglesi di effettuare qualsiasi aggiramento e costringendoli a un'avanzata diretta attraverso una parte della città.
La forza incontrò una forte resistenza nel tentativo di attraversare il canale di Charbagh, ma vi riuscì solo dopo che nove uomini su dieci furono uccisi nell'assalto a un ponte. Quindi svoltarono a destra, seguendo la riva occidentale del canale. Il 78° reggimento di Fanteria prese una svolta sbagliata, ma riuscì a catturare una batteria ribelle vicino a Qaisar Bagh, prima di ritrovare la strada per tornare al grosso delle truppe. Dopo ulteriori duri combattimenti, al calar della notte la forza raggiunse il Machchhi Bhawan. Outram propose di fermarsi e contattare i difensori della Residency scavando tunnel e gallerie attraverso gli edifici intermedi, ma Havelock insistette per un'avanzata immediata, in quanto temeva che i difensori della Residency fossero così indeboliti da poter essere ancora sopraffatti da un attacco ribelle dell'ultimo minuto. L'avanzata avvenne attraverso stretti vicoli pesantemente difesi. Neill fu uno degli uccisi dal fuoco dei moschetti ribelli. In totale, la forza di soccorso perse 535 uomini su 2000, principalmente in quest'ultimo assalto.
Al momento dei soccorsi, i difensori della Residency avevano sopportato un assedio di 87 giorni e si erano ridotti a 982 combattenti.
Secondo assedio
modificaInizialmente, Outram aveva intenzione di evacuare la Residency, ma le pesanti perdite subite durante l'avanzata finale resero impossibile l'evacuazione di tutti i malati, i feriti e i civili. Un altro fattore che influenzò la decisione di Outram di rimanere a Lucknow fu la scoperta di un'ingente scorta di rifornimenti sotto la Residency, sufficiente a sostenere la guarnigione per due mesi. Lawrence aveva accumulato scorte, ma morì prima di poterne informare i suoi subordinati (Inglis temeva che la carestia fosse imminente).
Invece, l'area difesa fu ampliata. Sotto il comando generale di Outram, Inglis prese il controllo dell'area della Residency originale e Havelock occupò e difese i palazzi (il Farhat Baksh e il Chuttur Munzil) e altri edifici a est di essa. Outram aveva sperato che i soccorsi britannici avrebbero anche demoralizzato i ribelli, ma rimase deluso. Per le successive sei settimane, i ribelli continuarono a sottoporre i difensori al fuoco di moschetti e artiglieria e scavarono una serie di gallerie sotto di loro. I difensori risposero con sortite, come in precedenza. Ventuno pozzi furono scavati e 3291 ft di galleria furono costruiti dai difensori. I ribelli scavarono 20 gallerie: tre causarono perdite di vite umane, due non provocarono feriti, sette furono fatte saltare in aria e sette furono bloccate in una galleria e uccise.[11]
I difensori riuscirono a inviare messaggeri da e per l'Alambagh, da dove a loro volta i messaggeri potevano raggiungere Cawnpore. In seguito, un sistema semaforico rese superflua la rischiosa impresa di inviare messaggeri tra la Residency e l'Alambagh. Un funzionario civile volontario, Thomas Henry Kavanagh, figlio di un soldato britannico, si travestì da sepoy e si avventurò dalla Residency aiutato da un uomo del posto di nome Kananji Lal. Lui e il suo esploratore attraversarono le trincee a est della città e raggiunsero l'Alambagh per fungere da guida per il successivo tentativo di soccorso. Per questa azione, Kavanagh fu insignito della Victoria Cross e fu il primo civile nella storia britannica a essere insignito di tale onorificenza per l'azione durante un conflitto militare.
Preparazione per il secondo soccorso
modificaLa ribellione aveva interessato un'ampia area di territorio nell'India settentrionale. Un gran numero di ribelli si era riversato a Delhi, dove proclamarono la restaurazione dell'Impero Moghul sotto Bahadur Shah II. Una truppa britannica assediò la città dalla prima settimana di giugno. Il 10 settembre, lanciarono un tentativo d'assalto e il 21 settembre avevano conquistato la città. Il 24 settembre, una colonna di 2.790 soldati britannici, sikh e punjabi al comando del colonnello William Greathed dell'8º reggimento di Fanteria marciò attraverso la Porta di Lahore per ripristinare il dominio britannico da Delhi a Cawnpore. Il 9 ottobre, Greathed ricevette urgenti richieste di aiuto da una guarnigione britannica nel Forte rosso di Agra. Diresse le sue forze verso Agra, per scoprire che i ribelli si erano apparentemente ritirati. Mentre le sue forze riposavano, furono sorprese e attaccate dalle forze ribelli, che si trovavano nelle vicinanze. Ciononostante, si radunarono, sconfissero e dispersero le forze ribelli. La battaglia di Agra eliminò tutte le forze ribelli organizzate dalla zona tra Delhi e Cawnpore, sebbene persistessero bande di guerriglia.
Poco dopo, Greathed ricevette rinforzi da Delhi e fu sostituito al comando dal Maggior generale James Hope Grant. Grant giunse a Cawnpore alla fine di ottobre, dove ricevette l'ordine dal nuovo comandante dell'esercito del Bengala, Sir Colin Campbell, di procedere verso l'Alambagh e trasportare malati e feriti a Cawnpore. Gli fu inoltre severamente intimato di non impegnarsi in alcun soccorso a Lucknow fino all'arrivo di Campbell in persona.
Campbell aveva 64 anni quando lasciò l'Inghilterra nel luglio del 1857 per assumere il comando dell'esercito del Bengala. A metà agosto, era a Calcutta per preparare la sua partenza dall'entroterra. Solo la fine di ottobre fu il momento in cui tutti i preparativi furono completati. Combattendo lungo la Grand Trunk Road, Campbell arrivò a Cawnpore il 3 novembre. I ribelli detenevano il controllo effettivo di ampie zone rurali. Campbell considerò, ma rifiutò, l'idea di proteggere la campagna prima di lanciare la sua liberazione di Lucknow. Il massacro di donne e bambini britannici in seguito alla capitolazione di Cawnpore era ancora nella memoria recente. Agli occhi degli inglesi, Lucknow era diventata il simbolo della loro determinazione. Di conseguenza, Campbell lasciò 1 100 soldati a Cawnpore per la sua difesa, guidando 600 cavalieri, 3 500 fanti e 42 cannoni all'Alambagh, in quello che Samuel Smiles descrisse come un esempio dell'applicazione del protocollo "prima donne e bambini".[12]
Navi da guerra britanniche furono inviate da Hong Kong a Calcutta. I marines e i marinai della Shannon, della Pearl e della Sans Pareil formarono una brigata navale con i cannoni delle navi (cannoni da 8 pollici e obici da 24 libbre) e combatterono fino a Calcutta, incontrando le forze di Campbell.
La forza dei ribelli che assediarono Lucknow è stata ampiamente stimata tra i 30.000 e i 55.000 uomini. Erano ampiamente equipaggiati, i reggimenti sepoy tra loro erano ben addestrati e avevano migliorato le loro difese in risposta al primo soccorso della Residency da parte di Havelock e Outram. Il ponte di Charbagh, utilizzato da Havelock e Outram appena a nord dell'Alambagh, era stato fortificato. Il canale di Charbagh, dal ponte di Dilkusha al ponte di Charbagh, fu arginato e allagato per impedire alle truppe o ai cannoni pesanti di guadarlo. I cannoni piazzati nelle trincee a nord del fiume Gomti non solo bombardavano quotidianamente la Residency assediata, ma infiltravano anche l'unica via di soccorso praticabile. Tuttavia, la mancanza di una struttura di comando unificata tra i sepoy diminuì il valore della loro superiorità numerica e delle loro posizioni strategiche.
Il secondo soccorso
modificaAll'alba del 14 novembre, Campbell iniziò il suo soccorso a Lucknow. Aveva elaborato i suoi piani sulla base delle informazioni di Kavanagh e delle gravi perdite di vite umane subite dalla prima colonna di soccorso di Lucknow. Invece di attraversare il ponte di Charbagh e combattere nelle tortuose e strette vie di Lucknow, Campbell optò per una marcia di accerchiamento verso est e procedere verso il parco di Dilkusha. Avrebbe poi avanzato verso La Martinière (una scuola per ragazzi britannici e anglo-indiani) e attraversato il canale il più vicino possibile al fiume Gomti. Durante l'avanzata, avrebbe assicurato ogni posizione per proteggere le sue comunicazioni e il treno di rifornimento fino all'Alambagh. Avrebbe quindi conquistato una villa fortificata nota
Per 4,8 km, mentre si dirigeva verso est dell'Alambagh, il suo esercito non incontrò opposizioni. Quando la colonna di soccorso raggiunse il muro del parco di Dilkusha, la quiete terminò con uno scoppio di fuoco di moschetto. La cavalleria e l'artiglieria britanniche superarono rapidamente il muro del parco, scacciando i sepoy da Dilkusha. La colonna avanzò quindi verso La Martinière. A mezzogiorno, Dilkusha e La Martinière erano in mani britanniche.[13] I sepoy in difesa attaccarono vigorosamente il fianco sinistro britannico dalla Bank's House, ma gli inglesi contrattaccarono e li respinsero.
La rapida avanzata della colonna di Campbell la pose molto più avanti della carovana con i rifornimenti. L'avanzata si fermò finché non furono portate avanti le necessarie scorte di cibo, munizioni e attrezzature mediche. La richiesta di munizioni aggiuntive da parte dell'Alambagh ritardò ulteriormente la marcia della colonna di soccorso. La sera del 15 novembre, la Residency ricevette un segnale semaforico: "Avanzata domani".
Il giorno successivo, la colonna di soccorso avanzò da La Martinière fino al punto settentrionale dove il canale incontra il fiume Gomti. La costruzione di una diga sul canale per inondare l'area sotto il ponte di Dilkuska aveva lasciato il canale asciutto al punto di attraversamento. La colonna e i cannoni avanzarono e poi virarono bruscamente a sinistra verso Secundra Bagh.
Assalto al Secundra Bagh
modificaIl Secundra Bagh è una villa fortificata con un giardino cinto da alte mura di circa 110 m², con parapetti a ogni angolo e un arco d'ingresso principale sul muro meridionale. La colonna di Campbell si avvicinò lungo una strada parallela al muro orientale del giardino. La colonna in avanzata di fanteria, cavalleria e artiglieria ebbe difficoltà a manovrare nelle anguste strade del villaggio. Un alto terrapieno stradale che si affacciava sul giardino offrì loro una certa protezione dal fuoco intenso che si abbatteva su di loro. Il fuoco dei moschetti proveniva dalle feritoie del Secundra Bagh e dai vicini cottage fortificati, e i colpi di cannone provenivano dal lontano Kaisarbagh (l'ex palazzo del re di Oudh). Campbell posizionò l'artiglieria per sopprimere il fuoco in arrivo. Anche l'artiglieria pesante da 18 libbre fu trainata con corde e mani sul ripido terrapieno stradale e posizionata a 55 metri dal recinto. Nonostante le ingenti perdite subite dagli inglesi in queste manovre, il fuoco dei cannoni riuscì a sfondare il muro sud-orientale.
Reparti del 93° reggimento di Fanteria scozzese e del 4° Reggimento di Fanteria del Punjab si lanciarono in avanti. Trovando la breccia troppo stretta per contenere la massa di truppe, la fanteria del Punjab si spostò a sinistra e travolse le difese all'ingresso principale del giardino. Una volta all'interno, i Punjabi, molti dei quali sikh, svuotarono i moschetti e ricorsero alla baionetta. I sepoy risposero con contrattacchi. Gradualmente il frastuono della battaglia si attenuò. Le forze difensive, sempre più ridotte, si mossero verso nord finché la ritirata non fu più possibile. Gli inglesi contarono quasi 2 000 sepoy morti.
Presa dello Shah Najaf
modificaVerso mezzogiorno inoltrato, un distaccamento della colonna di soccorso guidata da Adrian Hope si sganciò dal Secundra Bagh e si diresse verso lo Shah Najaf. Lo Shah Najaf, una moschea cinta da mura, è il mausoleo di Ghazi-ud-Din Haidar, il primo re di Oudh nel 1814. I difensori avevano fortificato pesantemente questa posizione a più piani. Quando l'intera forza della colonna britannica fu schierata contro lo Shah Najaf, i sepoy risposero con un'incessante moschetteria, mitraglia e fuoco di supporto dei cannoni dal Kaisarbagh, oltre al fuoco obliquo dei cannoni dalle batterie protette a nord del fiume Gomti. Da posizioni fortemente esposte, per tre ore gli inglesi diressero un intenso fuoco di cannone contro le robuste mura dello Shah Najaf. Le mura rimasero illese, il fuoco dei sepoy fu implacabile e le perdite britanniche aumentarono. Ulteriori assalti britannici fallirono, con gravi perdite.
Tuttavia, ritirarsi dalle loro posizioni esposte era considerato altrettanto pericoloso dal comando britannico. Cinquanta fanti scozzesi furono inviati a cercare una via d'accesso alternativa allo Shah Najaf. Scoprendo una breccia nel muro sul lato opposto a quello dei combattimenti, i genieri furono fatti avanzare per allargarla. Il piccolo gruppo d'avanguardia si spinse attraverso l'apertura, attraversò il cortile e aprì le porte principali. Alla vista dell'apertura a lungo cercata, i loro compagni si precipitarono nello Shah Najaf. Campbell stabilì il suo quartier generale nello Shah Najaf al calar della notte
La Residency viene raggiunta
modificaAll'interno della residenza assediata, Havelock e Outram completarono i preparativi per unirsi alla colonna di Campbell. Posizionati nel Chuttur Munzil, misero in atto il loro piano di far saltare le mura esterne del giardino non appena si fossero resi conto che il Secundra Bagh era nelle mani di Campbell.
Il Moti Mahal, l'ultima importante posizione che separava le due forze britanniche, fu sgomberato dalle cariche della colonna di Campbell. Solo uno spazio aperto di 410 metri separava ora le due forze. Outram, Havelock e alcuni altri ufficiali attraversarono di corsa lo spazio per conferire con Campbell, prima di tornare indietro. La tenace resistenza continuò mentre i sepoy difendevano le loro posizioni rimanenti, ma ripetuti sforzi da parte degli inglesi liberarono queste ultime sacche di resistenza. La seconda colonna di soccorso aveva raggiunto la Residency.
L'evacuazione
modificaSebbene Outram e Havelock avessero entrambi raccomandato di assaltare il palazzo del Kaisarbagh per proteggere la posizione britannica, Campbell sapeva che altre forze ribelli stavano minacciando Cawnpore e altre città controllate dagli inglesi, e ordinò di abbandonare Lucknow. L'evacuazione iniziò il 19 novembre. Mentre l'artiglieria di Campbell bombardava il Kaisarbagh per ingannare i ribelli sull'imminente assalto, vennero eretti schermi di tela per proteggere lo spazio aperto dalla vista dei ribelli. Donne, bambini, malati e feriti si diressero verso il parco di Dilkusha al riparo di questi schermi, alcuni su carrozze o su barelle, altri a piedi. Nei due giorni successivi, Outram caricò i suoi cannoni e si ritirò.
Il 24 novembre, al parco di Dilkusha, Henry Havelock morì a causa di un improvviso attacco di dissenteria. Nei giorni successivi, l'intero esercito e il convoglio si mossero quindi verso l'Alambagh. Campbell lasciò Outram con 4.000 uomini per difendere l'Alambagh[14], mentre lui stesso si trasferì con 3.000 uomini e la maggior parte dei civili a Cawnpore il 27 novembre.
Conseguenze
modificaIl primo assedio durò 87 giorni, l'altro ne durò 61.
I ribelli mantennero il controllo di Lucknow per tutto l'inverno successivo, ma furono impediti di intraprendere altre operazioni dalla loro stessa mancanza di unità e dalla presa di Outram sull'Alambagh, che era facilmente difendibile. Campbell tornò per riprendere Lucknow, con l'attacco iniziato il 6 marzo. Entro il 21 marzo 1858 tutti i combattimenti erano cessati.[15]
Durante l'assedio, l'Union Jack sventolò giorno e notte (contro la consuetudine, che consisteva nell'ammainarla al tramonto), poiché era inchiodata all'asta della bandiera. Dopo che gli inglesi ripresero il controllo di Lucknow, per una speciale dispensa (unica all'interno dell'Impero britannico), l'Union Jack fu esposta 24 ore al giorno alla Residency, per il resto del tempo in cui gli inglesi mantennero il controllo dell'India. Il giorno prima che l'India diventasse indipendente, la bandiera fu ammainata, l'asta della bandiera tagliata e la base rimossa e cementata, per impedire che vi venisse mai esposta un'altra bandiera.[16]
Il maggior numero di Victoria Cross assegnate in un solo giorno fu il 16 novembre 1857, durante il secondo soccorso[17], la maggior parte di queste per l'assalto al Secundra Bagh. Tra i destinatari c'era William Hall, un nero della Nuova Scozia, per aver manovrato un cannone durante l'azione di Shah Najaf nonostante la perdita di tutti i suoi compagni d'equipaggio tranne uno.
La Indian Mutiny Medal aveva tre barrette relative all'assedio di Lucknow:
- Defence of Lucknow, assegnata ai difensori originali – dal 29 giugno al 22 novembre 1857
- Relief of Lucknow, assegnata ai soldati delle colonne di soccorso – novembre 1857
- Lucknow, assegnata alle truppe nella cattura finale di Lucknow – novembre 1857
Nella cultura di massa
modifica- Dall'assedio è stato tratto un film, The Relief of Lucknow del 1912, realizzato dalla Edison Film Company.[18][19]
- L'assedio è stato romanzato per il romanzo di James Gordon Farrell L'assedio di Krishnapur. Per scrivere il romanzo, Farrell utilizzò come fonti d'ispirazione memorie o diari dei sopravvissuti all'assedio.
- L'opera teatrale di Dion Boucicault Jessie Brown or the Relief of Lucknow, scritta subito dopo la fine dell'assedio, ottenne un discreto successo e venne rappresentata a teatro per oltre vent'anni.
- Il diario di viaggio di Mark Twain Seguendo l'Equatore dedica un intero capitolo alla ribellione, citando ampiamente George Otto Trevelyan.
- La trama di Il rubino di fumo di Philip Pullman si basa in gran parte su eventi immaginari che presumibilmente si sono verificati durante l'assedio.
- The Defence of Lucknow di Alfred Tennyson presenta l'intera narrazione dell'assedio dal punto di vista imperialista.
Voci correlate
modificaNote
modifica- ^ Ward 2004, p.243
- ^ Dalrymple 2006, p.10
- ^ Hibbert 1978, p.47
- ^ a b David 2003, p.295
- ^ Wilson 2002, p.203
- ^ James 1997, p.248
- ^ a b Porter 1889, p.484
- ^ Ward 2004, p.449
- ^ a b Porter 1889, p.485
- ^ Edwardes 1963, p.81
- ^ Porter 1889, p.486
- ^ (EN) Samuel Smiles, Chi si aiuta Dio l'aiuta, traduzione di Gustavo Strafforello, 1ª ed., Milano, Editori della biblioteca utile, 1865.
- ^ Porter 1889, p.487
- ^ Porter 1889, p.489
- ^ Porter 1889, p.493
- ^ (EN) The last flag - Indian Express, su archive.indianexpress.com. URL consultato il 26 giugno 2025 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2019).
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Bibliografia
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