Bozza:Carlo D'Aloisio da Vasto
Carlo D'Aloisio da Vasto (Vasto, 13 aprile 1892 – Roma, 21 novembre 1971) è stato un artista italiano, noto per il suo contributo alla scena artistica del Novecento.
Autodidatta[1], si distinse come illustratore, incisore, pittore e promotore culturale, con particolare interesse per la xilografia e l'acquarello[1].
La sua produzione artistica comprende opere che spaziano dal paesaggio all'illustrazione editoriale.[2]
Biografia
modificaNato a Vasto da Luigi D'Aloisio, ingegnere, e Lucia Jecco, Carlo D'Aloisio da Vasto si avvicinò all'arte in modo autodidatta dopo aver conseguito una licenza tecnica.
Esordì giovanissimo con esposizioni locali tra il 1908 e il 1912. Nel 1912 si trasferì a Roma, dove adottò il nome d'arte "da Vasto" in omaggio alla sua terra d'origine.
Appassionato di xilografia, nel 1916 pubblicò una cartella di dodici incisioni sul tema della guerra, seguita nel 1920 da una raccolta dedicata all'Abruzzo.
Collaborò come illustratore per diverse opere letterarie e riviste italiane e internazionali, tra cui testi di Gabriele D'Annunzio, Antonio Fogazzaro e Giovanni Verga, e pubblicazioni come "Il Giornale d'Italia", Il Popolo d'Italia" e Il Corriere d'America
Tra le sue attività si segnalano la direzione della Galleria Comunale d'Arte Moderna di Roma dal 1935, il ruolo di ispettore alle Antichità e Belle Arti del Comune di Roma e la conservazione del Museo di Roma.
Nel 1930 fondò L'Almanacco degli Artisti – Il Vero Giotto, pubblicazione che raccolse contributi di importanti figure dell'arte italiana contemporanea.[2]
Attività espositiva
modificaCarlo D'Aloisio da Vasto partecipò a numerose esposizioni nazionali e internazionali, tra cui le Biennali di Venezia (1934, 1936), le Quadriennali di Roma (1931, 1935), e Manifestazioni dedicate all'arte sacra a Napoli e Padova.
Organizzò anche mostre personali in Italia e all'estero, incluse città come Roma, Milano, Napoli, Losanna, New York e Santiago del Cile.[2]
Riconoscimenti
modificaNel corso della sua carriera ricevette vari premi e riconoscimenti, tra cui la Medaglia d'oro del Presidente della Repubblica Italiana, la Medaglia d'oro ai Littoriali di Bologna (1929), e il Premio Michetti (tra il 1946 e il 1959).[2]
Eredità
modificaLe opere di Carlo D'Aloisio da Vasto sono conservate in importanti gallerie e musei in Italia, Europa e America.
È considerato un interprete originale della tradizione figurativa italiana, con un particolare riferimento alla regione abruzzese e un ruolo anticipatore nel chiarismo tonale romano degli anni Trenta.[3][4][5]
Vita privata
modificaNel 1917 sposò Elisabetta Mayo, da cui ebbe cinque figli, tra cui Giovanni, Anna e Rosario, tutti artisti attivi nelle arti visive.[2]
Mostre postume
modificaA testimonianza del suo contributo artistico, nel tempo sono state organizzate numerose mostre postume, tra cui quelle tenutesi a Roma (1974), Vasto (1981) e Rivisondoli. Alcune sue opere sono state esposte in rassegne collettive e antologiche anche in anni recenti.[6][7][8]
Note
modifica- ^ a b D'ALOISIO, Carlo - Enciclopedia, su Treccani. URL consultato il 22 settembre 2025.
- ^ a b c d e Breve Biografia di Carlo d'Aloisio da Vasto – Carlo d'Aloisio da Vasto, su carlodaloisiodavasto.it. URL consultato il 22 settembre 2025.
- ^ Dizionario d'Arte Sartori, su Dizionario d'Arte Sartori. URL consultato il 22 settembre 2025.
- ^ Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali, su www.dilass.unich.it. URL consultato il 24 settembre 2025.
- ^ Idea Futura srl- www.ideafutura.com, Home del sito della Provincia di Chieti, su www.provincia.chieti.it. URL consultato il 24 settembre 2025.
- ^ “Ricordo di un grande artista vastese. Il 27.11.1971 moriva a Roma Carlo d'Aloisio da Vasto” di Giuseppe Catania su “il Giornale del Vastese” (27-11-2011) – Carlo d'Aloisio da Vasto, su carlodaloisiodavasto.it, 27 novembre 2011. URL consultato il 24 settembre 2025.
- ^ VASTOPHIL – CIRCOLO FILATELICO NUMISMATICO VASTOPHIL "Rino Piccirilli", su vastophil.org, 11 maggio 2025. URL consultato il 24 settembre 2025.
- ^ DA D'ALOISIO, La mostra di Bartolomeo Pinelli a Palazzo Braschi., in La mostra di Bartolomeo Pinelli a Palazzo Braschi., 1956. URL consultato il 24 settembre 2025.