Bozza:Filippo Alison

Filippo Alison (Torre Annunziata, 26 marzo 1930Napoli, 21 gennaio 2015) è stato un architetto e designer italiano.

Filippo Alison, primi anni Novanta. Foto di Peppe Avallone (CC BY-SA 4.0).

È noto[1] per la sua attività nel campo dell’architettura d’interni e per la lunga collaborazione con Cassina come curatore della collezione I Maestri, dedicata alla riedizione dei classici del design moderno.[2] Professore emerito dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha contribuito a formare generazioni di progettisti e a promuovere un dialogo fecondo tra ricerca storica, pratica progettuale e produzione industriale.[3]

Biografia e formazione

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Alison nasce a Torre Annunziata il 26 marzo 1930 e compie la sua formazione architettonica a Napoli, dove frequenta la Facoltà di Architettura di Napoli.[4] Durante gli anni universitari entra in contatto con importanti figure della cultura architettonica e artistica del dopoguerra, tra cui Roberto Mango ed Edoardo Persico, che segneranno profondamente la sua sensibilità progettuale.[5]

Nel 1957 si laurea con un progetto dedicato a Paestum e, nello stesso anno, diventa assistente volontario alla cattedra di Architettura degli Interni di Michele Cretella.[6] Tra il 1959 e il 1960 è assistente alla cattedra di Progettazione Artistica di Roberto Mango, con il quale avvia un intenso dialogo culturale e progettuale.[7]

Attività accademica

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Dal 1962 al 1964 Alison introduce nei corsi universitari una ricerca storico–filologica sulla sedia, coinvolgendo gli studenti nella rappresentazione in scala 1:1.[8] Questa pratica didattica, innovativa per l'epoca, segna un momento importante nella formazione progettuale degli studenti napoletani, orientandola verso un rapporto diretto con la storia e con la materialità dell’oggetto d’uso.

Nel 1971 ottiene l’abilitazione alla libera docenza in Architettura degli interni, arredamento e decorazione, con una commissione composta da Luigi Levi Montalcini, Carlo Scarpa, Carlo De Carli, Roberto Mango e Paolo Ceresa.[9]

Nel 1973 è docente alla scuola internazionale di design Global Tools, insieme ad Andrea Branzi, Ugo La Pietra, Alessandro Mendini ed Ettore Sottsass, partecipando attivamente ai dibattiti sulla ridefinizione della didattica del progetto in quegli anni.[10]

Nel 2006 gli viene conferito il titolo di Professore emerito di Architettura degli Interni presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, a riconoscimento del suo lungo contributo alla ricerca e alla didattica.[11]

Attività professionale

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Parallelamente all’attività accademica, Filippo Alison sviluppa una ricca produzione architettonica e di interior design. Tra i suoi progetti più significativi figurano:

  • Copertura del Circolo Posillipo (1960)
  • Hotel Bristol, sala da pranzo (1960)
  • Asilo Aurora dei bimbi, Trecase (1960)
  • Campanile di Santa Maria delle Grazie, Lacco Ameno, Ischia (1965)
  • Casa Alison, Nerano (1967)
  • Palazzetto Rosa, Via Partenope, Napoli (1969–1970)
  • Arredi per la Camera di Commercio di Salerno (2000)
  • Coro delle Clarisse di Santa Chiara (2006)

Questi interventi testimoniano la sua visione dell’architettura come disciplina centrata sull’interno e sull’esperienza abitativa, in cui la progettazione dello spazio si integra strettamente con quella degli arredi.[12]

La sua riflessione teorica, elaborata parallelamente ai progetti, insiste sulla necessità di un’educazione alla forma capace di coniugare radici storiche e tecniche contemporanee, come emerge anche da alcuni scritti raccolti in L’Artidesign.[13]

Collaborazione con Cassina e I Maestri

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A partire dal 1973, Filippo Alison avvia una collaborazione decisiva con Cassina, concentrandosi in particolare sull’opera di Charles Rennie Mackintosh.[14] Per la XV Triennale di Milano cura la riedizione filologica di una serie di mobili del maestro scozzese, realizzati in collaborazione con Cassina e presentati come pezzi unici o “repliche”. Questa operazione gli vale il Diploma di Gran Premio della Triennale.[15]

L’iniziativa suscita un acceso dibattito culturale: critici come Gillo Dorfles ne contestano l’opportunità, mentre altri — tra cui lo stesso Koenig — ne riconoscono l’importanza metodologica nel mettere in discussione le categorie di “originale” e “copia” nella cultura del design.[16]

Nel 1974 Alison viene nominato curatore della collezione I Maestri e responsabile della collana editoriale omonima per Electa.[17] Sotto la sua direzione, la collezione include le riedizioni di mobili e arredi di Mackintosh, Le Corbusier, Charlotte Perriand, Gerrit Thomas Rietveld, Frank Lloyd Wright, Franco Albini e altri protagonisti del modernismo, contribuendo a diffondere a livello internazionale il patrimonio storico del design novecentesco.[18]

La sua ricerca, attenta alla fedeltà ai disegni originali e alla ricostruzione dei processi progettuali, si accompagna a un lavoro di mediazione con le esigenze produttive contemporanee, con particolare attenzione alla dimensione tecnica e filologica.[19]

Rapporti internazionali e mostre

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Negli anni Settanta e Ottanta Alison sviluppa importanti rapporti con architetti e istituzioni internazionali. Lavora con José Oubrerie al Padiglione Esprit Nouveau di Bologna (1977), contribuendo al progetto e al suo allestimento.[20]

Nel corso della sua carriera conduce ricerche sul Cabanon di Le Corbusier, culminate nella pubblicazione del volume da lui curato L’Interno del Cabanon / Interior of Cabanon.[21]

Partecipa e organizza numerose mostre internazionali, tra cui:

  • Charles Rennie Mackintosh, Showroom Cassina, Milano (1973)
  • Edition Cassina, Maison La Roche, Parigi (1978)
  • Frank Lloyd Wright, Museo dell’arredo contemporaneo, Ravenna (1989)
  • Cassina, I Maestri and the Glasgow School of Art, Hunterian Art Gallery, Glasgow (1990)

Queste esposizioni contribuiscono a consolidare la sua figura come mediatore tra storia del progetto, cultura materiale e produzione industriale, rafforzando il dialogo fra Italia e contesti culturali internazionali.[22]

Ricerca estetica e radici culturali

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La ricerca di Filippo Alison si caratterizza per una visione “olistica” dell’estetica, capace di intrecciare memoria, paesaggio, artigianato e progetto contemporaneo.[23] Accanto alla sua attività di designer e docente, Alison coltiva un’intensa produzione di disegni e acquerelli che testimoniano il legame profondo con la cultura visiva mediterranea e napoletana. Opere come Filumena (1985), Vesevo (1985) o Monachina con Partenope (1990) costituiscono vere e proprie esplorazioni poetiche del paesaggio e della memoria collettiva.[24]

Negli anni Ottanta e Duemila, Alison approfondisce anche il rapporto con l’archeologia e con la tradizione ceramica antica, sviluppando schizzi e progetti in dialogo con reperti del Museo di Paestum e di Cuma. Queste ricerche confluiscono nella mostra Il seno di Elena, realizzata al PAN di Napoli nel 2006, dove l’archeologia viene riletta in chiave progettuale contemporanea.[25]

La sua riflessione teorica, espressa in scritti e lezioni, insiste sul ruolo attivo della memoria come strumento di costruzione estetica e progettuale, in sintonia con alcune linee della fenomenologia contemporanea.[26]

Eredità

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Filippo Alison è ricordato come una figura di mediazione tra cultura storica e produzione contemporanea, tra artigianato colto e industria. Nel 2008 l’Università degli Studi di Salerno ha intitolato a lui il Teatro Filippo Alison, inaugurato il 17 dicembre 2018.[27]

Dal 2023 è stato istituito presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Napoli Federico II un premio di laurea annuale in sua memoria, destinato a studenti e studentesse che si distinguono per la qualità progettuale e la ricerca culturale, a testimonianza dell’impatto duraturo del suo insegnamento.[28]

Nel 2024 è stato inaugurato presso l’Archivio di Stato di Napoli l’Archivio Filippo Alison, che raccoglie materiali progettuali, disegni, documenti e oggetti provenienti dal suo studio. All’interno degli ambienti delle ex celle è stata ricostruita fedelmente la disposizione originaria dello studio, offrendo così al pubblico e ai ricercatori un percorso immersivo nella sua pratica progettuale e nella sua visione estetica.[29]

La sua opera continua a essere oggetto di studi e ricerche in ambito accademico e museale, sia in Italia sia all’estero.[30]

Note e bibliografia

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  • Filippo Alison. Un viaggio tra le forme. Ediz. italiana e inglese, Milano, Skira, 2013.
  • Filippo Alison, Le sedie di Charles Rennie Mackintosh, Milano, Editori di Casabella, 1973.
  • Filippo Alison, Frank Lloyd Wright. Designer of Furniture, Firenze, Alinea/Fiorentino, 1997.
  • Filippo Alison, Renato De Fusco, L’Artidesign, Firenze, Altralinea Edizioni, 2018.
  • Filippo Alison (curatore), L’Interno del Cabanon / Interior of Cabanon, Electa, 2006.
  • Giovanni Klaus Koenig, “Charles Rennie Mackintosh e l’operazione Alison”, in Casabella, n. 376, 1973.
  • Giovanni Klaus Koenig, “Io stesso mi dichiarai entusiasta...”, in L’Europeo, n. 31, 1988.
  • Archivio di Stato di Napoli, comunicato stampa sull’inaugurazione dell’Archivio Filippo Alison, 2024.
  • Università degli Studi di Salerno, comunicato sull’intitolazione del Teatro Filippo Alison, 2018.
  • Università degli Studi di Napoli Federico II, bando Premio di laurea Filippo Alison, 2023.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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  1. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Milano, Skira, 2013.
  2. ^ Giovanni Klaus Koenig, “Charles Rennie Mackintosh e l’operazione Alison”, in Casabella, n. 376, 1973.
  3. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013.
  4. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013.
  5. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013, pp. 22–29.
  6. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013, p. 34.
  7. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013, p. 37.
  8. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013, p. 41.
  9. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013, p. 56.
  10. ^ Filippo Alison, Renato De Fusco, L’Artidesign, Firenze, Altralinea Edizioni, 2018, pp. 77–82.
  11. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013, p. 245.
  12. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013, pp. 60–112.
  13. ^ Filippo Alison, Renato De Fusco, L’Artidesign, Firenze, Altralinea Edizioni, 2018, pp. 15–33.
  14. ^ Filippo Alison, Le sedie di Charles Rennie Mackintosh, Milano, Editori di Casabella, 1973.
  15. ^ Giovanni Klaus Koenig, “Charles Rennie Mackintosh e l’operazione Alison”, in Casabella, n. 376, 1973.
  16. ^ Giovanni Klaus Koenig, “Io stesso mi dichiarai entusiasta...”, in L’Europeo, n. 31, 1988.
  17. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013, pp. 130–135.
  18. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013, pp. 140–152.
  19. ^ Filippo Alison, Frank Lloyd Wright. Designer of Furniture, Firenze, Alinea/Fiorentino, 1997.
  20. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013, p. 168.
  21. ^ Filippo Alison (curatore), L’Interno del Cabanon / Interior of Cabanon, Electa, 2006.
  22. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013, pp. 180–210.
  23. ^ Filippo Alison, Renato De Fusco, L’Artidesign, Firenze, Altralinea Edizioni, 2018, pp. 15–33.
  24. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013, pp. 220–231.
  25. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013, p. 236.
  26. ^ Filippo Alison, Renato De Fusco, L’Artidesign, Firenze, Altralinea Edizioni, 2018, pp. 45–49.
  27. ^ Università degli Studi di Salerno, comunicato stampa sull’intitolazione del Teatro Filippo Alison, 2018.
  28. ^ Università degli Studi di Napoli Federico II, bando del Premio di laurea Filippo Alison, 2023.
  29. ^ Archivio di Stato di Napoli, comunicato sull’inaugurazione dell’Archivio Filippo Alison, 2024.
  30. ^ Filippo Alison. Un viaggio tra le forme, Skira, 2013, pp. 240–247.