Hillel Kook

Hillel Kook, noto anche con lo pseudonimo di Peter Bergson (Kriukai, 24 luglio 1915Kfar Shmaryahu, 18 agosto 2001), è stato un politico russo di origine ebraica, sionista revisionista e attivista[1]. Guidò le attività dell'Irgun negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale per promuovere il sionismo e soprattutto per soccorrere gli ebrei abbandonati in Europa durante l'Olocausto. L'attivismo del suo gruppo di soccorso rappresentò il principale elemento che portò il presidente Roosevelt a istituire il War Refugee Board, questa agenzia protesse e salvò decine di migliaia di persone, in parte anche attraverso la missione Wallenberg. Successivamente, fu membro della prima Knesset israeliana.

Biografia

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Nacque a Kriukai nel 1915, all'epoca nell'Impero russo, figlio del rabbino Dov Kook[1] e fratello minore di Abraham Isaac Kook,[2] primo rabbino capo ashkenazita della Palestina mandataria. Nel 1924 la sua famiglia emigrò in Palestina,[1] dove il padre divenne il primo rabbino capo di Afula. Hillel Kook ricevette un'educazione religiosa ad Afula e frequentò la yeshivah sionista religiosa dello zio Merkaz HaRav a Gerusalemme.[3] Frequentò anche i corsi di studi ebraici presso l'Università Ebraica, dove divenne membro del Sohba, un gruppo di studenti che in seguito sarebbero diventati figure di rilievo all'interno del movimento revisionista, tra cui David Raziel e Avraham Stern.[2][4]

Carriera militare

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Nel 1930, in seguito alle rivolte arabe, si unì alla milizia Haganah. Nel 1931, contribuì a fondare l'Irgun,[2][5] un gruppo di militanti dissidenti dell'Haganah con cui combatté in Palestina durante gli anni trenta. Nel 1936, fu uno dei comandanti e successivamente entrò a far parte dello Stato Maggiore.

Nel 1937, Kook intraprese la sua carriera come portavoce internazionale dell'Irgun e del sionismo revisionista, una variante del sionismo emersa negli anni 1930 che si caratterizzava per l'adesione a idee di destra, in parte influenzato dal fascismo.[6] Si recò inizialmente in Polonia, occupandosi della raccolta di fondi e della creazione di cellule dell'Irgun nell'Europa orientale.[2] Qui incontrò il fondatore del movimento revisionista, Vladimir Žabotinskij,[1] e fece amicizia di suo figlio Eri. Su richiesta dei fondatori del movimento, nel 1940 Kook si recò negli Stati Uniti con Žabotinskij,[5][7] dove in breve tempo assunse la guida dell'Irgun e della missione revisionista negli Stati Uniti, incarico clandestino assunto dopo la morte dell'anziano Žabotinskij avvenuta ad agosto. Durante la sua permanenza negli Stati Uniti Kook negò più volte pubblicamente di essere affiliato all'Irgun.[2]

Attivismo negli USA

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Francobolli poster "Salviamo le vite umane" di Arthur Szyk 1944

Durante la sua permanenza negli Stati Uniti, Kook guidò un gruppo di attivisti dell'Irgun usando lo pseudonimo di "Peter Bergson".[1] Il nome "Gruppo Bergson" divenne poi utilizzato per indicare tutti i membri della sua cerchia ristretta: un nucleo di dieci attivisti provenienti da Europa, America e Palestina, tra cui Aryeh Ben-Eliezer,[4] Yitzhak Ben-Ami, Alexander Rafaeli,[4] Shmuel Merlin ed Eri Žabotinskij, strettamente coinvolto con vari altri gruppi di difesa ebraici e sionisti, come l'American Friends for a Jewish Palestine e l'Organizing Committee of Illegal Immigration.[2]

Il Gruppo Bergson intraprese anche iniziative autonome, in particolare la nascita del Committee for a Jewish Army of Stateless and Palestinian Jews,[5][2] il cui obiettivo fu la creazione di una forza combattente alleata composta da ebrei apolidi e palestinesi. Alcune fonti attribuiscono all'attivismo di Kook la successiva formazione della Brigata ebraica,[8] un'unità britannica costituita da ebrei palestinesi. Due membri statunitensi del Gruppo Bergson furono lo scrittore e sceneggiatore Ben Hecht e il disegnatore Arthur Szyk.[9] Inizialmente il Gruppo Bergson limitò le sue attività alla raccolta di fondi per l'Irgun e a varie campagne di propaganda.

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, il gruppo si trasformò radicalmente. Quando le informazioni sull'Olocausto iniziarono a raggiungere gli Stati Uniti, Kook e i suoi collaboratori intensificarono il loro impegno nel tentativo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul destino degli ebrei in Europa.[8] Questo impegno incluse anche gli annunci a tutta pagina nei principali quotidiani,[1] come "Jews Fight for the Right to Fight" pubblicato sul New York Times nel 1942, e "For Sale to Humanity 70,000 Jews, Guaranteed Human Beings at $50 a Piece", in risposta all'offerta della Romania di mettere in salvo gli ebrei romeni a condizione che le spese di viaggio fossero sostenute da terze parti. Il 9 marzo 1943, il Gruppo organizzò un grande spettacolo al Madison Square Garden, scritto da Ben Hecht e intitolato We Will Never Die, per commemorare i 2 000 000 di ebrei europei già uccisi: 40 000 persone assistettero alla rappresentazione inaugurale, che fu poi replicata in altre cinque grandi città, tra cui Washington, dove furono presenti Eleanor Roosevelt, sei giudici della Corte Suprema e circa 300 tra senatori e membri del Congresso.

Nel 1943, Kook fondò l'Emergency Committee for the Rescue of European Jewry.[4] Il Comitato, composto da scrittori, personalità pubbliche e politici statunitensi, sia ebrei che non ebrei, si adoperò per diffondere le informazioni al grande pubblico e fece pressione sul Presidente e sul Congresso affinché adottassero provvedimenti immediati per salvare gli ebrei europei superstiti. Le leggi statunitensi sull'immigrazione dell'epoca consentivano l'immigrazione solo al 2% del numero di persone di ogni nazionalità presente negli Stati Uniti secondo il censimento del 1890, e quindi limitava il numero di ebrei provenienti dall'Austria e dalla Germania a 27 370 unità e quelli provenienti dalla Polonia a 6 542 unità: tali quote spesso non venivano raggiunte a causa delle pressioni esercitate dal Dipartimento di Stato sui consolati statunitensi affinché creassero il maggior numero possibile di ostacoli per i rifugiati. La proposta di ammettere un maggior numero di rifugiati fu ratificata dalla United States Senate Committee on Foreign Relations e, in risposta alle pressioni del Gruppo Bergson e del Segretario al Tesoro Henry Morgenthau Jr., il Presidente Roosevelt emanò un ordine nel gennaio 1944 per l'istituzione di un'autorità nazionale speciale, il War Refugee Board (WRB), incaricata di assistere i rifugiati di guerra sia ebrei che non ebrei. Un emissario ufficiale del governo inviato nella Turchia neutrale fu di notevole aiuto nel salvataggio degli ebrei romeni. Il WRB riuscì a salvare circa 200 000 ebrei[10], probabilmente soprattutto in Ungheria, in parte grazie alla missione di Raoul Wallenberg finanziata dalla WRB.

Tra i membri del Comitato di emergenza figuravano Hillel Kook (alias Peter Bergson), Alex Hadani Rafaeli, Alex Wilf, Arieh Ben-Eliezer, Arthur Szyk,[5] Ben Hecht, Rabbi Ben Robbins, Eri Žabotinskij, Esther Untermeyer, Gabe Wechsler, il senatore Guy Gillette, Harry Selden, Johan Smertenko, Konrad Bercovici, M. Berchin, Samuel Merlin, Sigrid Undset, Stella Adler, il deputato Will Rogers Jr.,[5] Yitzchak Ben-Ami, il tenente-colonnello John Henry Patterson. Molti altri sostennero attivamente il "Gruppo Bergson", tra cui alcune delle figure più note di Broadway e Hollywood, probabilmente grazie ai contatti di Ben Hecht (come Kurt Weill).

L'Irgun dichiarò una rivolta aperta contro il dominio britannico in Palestina.[11] Per favorire il reclutamento e la propaganda, Kook fondò il Hebrew Committee for National Liberation[4][5] e la American League for a Free Palestine,[5] organizzazioni entrambe impegnate nell'esercitare pressioni sui diplomatici, non solo statunitensi, e nel cercare di ottenere il sostegno del pubblico statunitense a sostenere la ribellione dell'Irgun. Kook rimase fortemente legato alla corrente revisionista anche dopo la guerra, durante la creazione dello Stato di Israele. Pur essendo indiscutibilmente fedele alla causa, la sua posizione di principale attivista dell'Irgun non fu esente da controversie.

Nel 1946 Kook ricevette una lettera da Menachem Begin, a capo dell'Irgun dal 1943. Begin ammonì Kook in merito a diverse posizioni politiche che si allontanavano dalla linea ufficiale del partito Irgun. Tra queste, Kook si concentrò sul trasporto degli immigrati clandestini in Palestina invece che su un incarico ritenuto "primario" - le spedizioni di armi ai combattenti dell'Irgun - e sull'uso (allora comune) del termine "Palestina". All'epoca Kook aveva l'abitudine di parlare di "Stato libero di Palestina", cosa che Begin riteneva eccessivamente incline al bi-nazionalismo e, per questo motivo, Begin pretese che Kook si riferisse al futuro Stato ebraico come "Stato libero di Eretz Israel".[9]

Polemiche

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Nel luglio del 1943, Kook e i suoi sostenitori iniziarono una campagna di pressione sul Congresso degli Stati Uniti per ottenere una risoluzione volta alla creazione di un'agenzia indipendente per salvare gli ebrei europei.[12] Questa iniziativa fu osteggiata dalle organizzazioni sioniste e progressiste ebraiche statunitensi. Nel dicembre 1943, l'American Jewish Conference lanciò un attacco pubblico contro Bergson e i suoi sostenitori nel tentativo di ostacolare il sostegno alla risoluzione.[13] L'ambasciata britannica e vari gruppi sionisti statunitensi, tra cui l'American Jewish Committee e altri oppositori politici, cercarono di ottenere la deportazione o l'arruolamento di Kook.[14] Incoraggiarono l'Internal Revenue Service (IRS) a indagare sulle finanze del Gruppo Bergson nel tentativo di screditarlo, nella speranza di riscontrare appropriazioni indebite, o almeno una contabilità poco accurata, della grande quantità di fondi amministrati dal gruppo ma l'IRS non riscontrò alcuna irregolarità.[15][16] Tra coloro che si adoperarono per interrompere le attività di soccorso del Gruppo Bergson figurarono il deputato ebreo Blum e i leader del World Jewish Congress Stephen Wise e Nahum Goldmann.[8] Un protocollo del Dipartimento di Stato riporta Goldmann mentre informa il Dipartimento di Stato che Hillel Kook non rappresenta l'ebraismo organizzato e suggerisce di deportarlo o di arruolarlo nello sforzo bellico.[17]

Marcia dei rabbini

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Una delle iniziative più significative promosse dal Comitato fu la protesta organizzata da Kook, nota come la marcia dei rabbini.[15] Questa manifestazione ebbe luogo a Washington il 6 ottobre 1943, tre giorni prima dello Yom Kippur. Insieme agli attivisti del Gruppo Bergson, i membri dello Jewish War Veterans of the United States of America (JWV) marciarono verso il Campidoglio, il Lincoln Memorial e la Casa Bianca a Washington.[15] Accolti da alcuni importanti membri del Congresso, tra cui William Warren Barbour, i manifestanti sollecitarono l'intervento degli Stati Uniti in favore degli ebrei in Europa. La delegazione fu ricevuta dal Vicepresidente Henry A. Wallace.

Delusi dal mancato incontro con il Presidente, i rabbini si presentarono davanti al Campidoglio, dove furono ricevuti dal senatore William Barbour e da altri membri del Congresso.[15] Si astennero dal leggere la loro petizione ad alta voce, consegnandola invece al segretario Marvin Hunter McIntyre. La marcia ottenne una notevole attenzione mediatica, in gran parte concentrata sul trattamento freddo e quasi offensivo di molti importanti leader della comunità, nonché dei popoli europei per i quali stavano lottando. Un giornale ebraico commentò: "Would a similar delegation of 500 Catholic priests have been thus treated?" (Una delegazione simile di 500 sacerdoti cattolici sarebbe stata trattata così?).[18] Alcuni anni dopo, il rabbino Soloveitchik, espresse il suo rammarico per il presunto tradimento della missione dei rabbini da parte di Stephen Wise, che li avrebbe liquidati come un gruppo di rabbini ortodossi privi di rappresentatività.[19]

Una settimana dopo la marcia, il senatore repubblicano William Warren Barbour propose una legge che avrebbe permesso a 100 000 vittime dell'Olocausto di emigrare temporaneamente negli Stati Uniti. Una proposta simile fu presentata dal deputato democratico Samuel Dickstein. In entrambi i casi furono respinte.

Carriera politica in Israele

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Hillel Kook sul podio della Knesset

Nel 1947, il Gruppo Bergson acquistò una nave originariamente destinata a trasportare nuovi immigrati in Palestina, ma che, presumibilmente anche a causa dell'influenza di Begin, fu successivamente impiegata per il trasporto di armi. La nave, denominata Altalena,[20] fu al centro di un violento scontro tra la neonata Israel Defense Forces e l'Irgun sulle spiagge di Kfar Vitkin e Tel Aviv. In seguito allo scontro Kook fu arrestato insieme ad altri quattro comandanti dell'Irgun; dei cinque, Kook fu l'unico membro del Gruppo Bergson, furono rilasciati dopo circa due mesi.[21]

Kook partecipò alla prima Knesset come membro della lista del partito Herut,[2] ma abbandonò il partito insieme al suo caro amico e collega Ari Žabotinskij. Questa decisione fu presa dopo due anni di continui disaccordi con i loro colleghi, in particolare con Menachem Begin, in merito alla direzione politica del partito. Kook, che era tornato in Israele dopo dieci anni di assenza, si trovò di fronte alla realtà che il Paese e il movimento per cui aveva combattuto non corrispondevano ai suoi ideali. Kook e Žabotinskij rimasero in carica come deputati indipendenti per i mesi rimanenti del loro mandato, divenendo i primi in assoluto a compiere tale scelta. Profondamente disilluso dal processo politico israeliano e dal futuro del movimento revisionista, Kook lasciò Israele nel 1951 con la moglie e la figlia.[5][2] Nel 1968, quattro anni dopo la scomparsa della moglie, tornò in Israele con le due figlie.[5] Si risposò nel 1975 e visse vicino Tel Aviv, a Kfar Shmaryahu, fino alla sua morte avvenuta nel 2001.[5][2]

Punti di vista e opinioni

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Pur non esercitando più un ruolo attivo in politica, Kook continuò a rilasciare interviste in cui esponeva le sue prospettive indipendenti sul sionismo, sull'identità ebraica e sulla politica israeliana. Riteneva che l'obiettivo primario di Žabotinskij nella creazione di uno Stato ebraico fosse quello di creare un Paese al quale tutti gli ebrei avrebbero desiderato appartenere e che, una volta costituito Israele, gli ebrei che avessero scelto di non compiere l'aliyah, avrebbero consapevolmente optato di diventare cittadini naturalizzati "integrati" dei loro Paesi. La distinzione tra ebrei e israeliti rappresentò un altro punto di divergenza tra Kook e la leadership dell'Irgun già a metà degli anni quaranta. I punti di vista di Kook sono stati descritti come una versione più moderata dell'ideologia "cananea" sostenuta da Yonatan Ratosh.[22][23] Come Ratosh, Kook fu influenzato da Adolf Gurevich, un attivista di Betar legato ai membri del Gruppo Bergson Shmuel Merlin e Eri Žabotinskij.[23][24]

Kook sviluppò un gruppo specifico di critiche riguardo a ciò che vedeva come una distorsione della filosofia e dell'idealismo sionista da parte della politica israeliana. Sosteneva di aver sempre concepito Israele come uno "Stato ebraico" in virtù della presenza di una maggioranza di cittadini ebrei, e non attraverso specifiche associazioni al nazionalismo ebraico. Paradossalmente, la visione "teocratica" di Israele di Kook gli conferì una grande flessibilità ideologica riguardo alcuni dei problemi più critici di Israele. Di conseguenza, sostenne la piena parità di diritti e privilegi per tutti i cittadini non ebrei di Israele e, in un'intervista con un druso israeliano, commentò che, come Žabotinskij, non vedeva "alcuna ragione" per cui lo Stato di Israele non potesse avere un presidente non ebreo. Suggerì di emendare la Legge del ritorno per gli ebrei residenti al di fuori di Israele, limitandola ai primi anni successivi all'Indipendenza (1948) e di considerare i potenziali immigrati su base individuale, e non nazionale o religiosa, eccetto nei casi di pericolo imminente.[25][9]

Kook fu anche un forte sostenitore della promulgazione di una costituzione per Israele, bloccata durante la sua stesura nel 1948 e mai completata. Kook sostenne che una costituzione formale avrebbe potuto risolvere molte questioni aperte nella società israeliana, come la discriminazione nei confronti degli arabi israeliani, fornendo a tutti i cittadini israeliani un ruolo chiaramente definito ed egualitario nel nazionalismo israeliano. Osservò che la mancanza di una costituzione fosse "la più grande tragedia di Israele" e che la decisione di Ben-Gurion di trasformare l'organo di governo israeliano da Assemblea costituente a Parlamento era stata un putsch,[20] esprimendo il suo rammarico per non essersi dimesso dalla Knesset subito dopo tale decisione. Kook era anche favorevole alla creazione di uno Stato palestinese, anche se stabilito nell'odierna Giordania. Fu uno dei primi israeliani a chiedere la creazione di uno Stato palestinese poco dopo la guerra dei sei giorni.

Per il resto della sua vita, Kook sostenne con fermezza che la sua posizione sarebbe stata condivisa dal suo mentore Žabotinskij.[9] Kook si è ripetutamente definito un post-sionista e fu tra i primi nella società israeliana ad adottare volontariamente (e positivamente) questo termine.[9][20]

Commemorazione ed eredità

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Tomba di Hillel Kook, Kfar Shmaryahu

Dalla fine degli anni novanta, alcuni storici hanno intrapreso una revisione e una rivalutazione del significato delle attività di Hillel Kook durante la seconda guerra mondiale e del suo ruolo di oppositore politico di Begin. Una delle critiche sollevate riguarda gli avversari di Kook in Israele e in USA, per una presunta minimizzazione dei suoi successi e del proprio ruolo nel limitare le sue iniziative. David Wyman e Rafael Medoff, coautori di una biografia su Kook nel 2002,[26] suggeriscono che, nonostante le frequenti ostruzioni da parte dell'establishment ebraico statunitense dell'epoca, l'attivismo del gruppo di Kook rappresentò il fattore principale nella creazione del War Refugee Board e che tale organismo fu lo strumento che permise il salvataggio di circa 200 000 persone, in parte grazie all'operato della missione di Raoul Wallenberg.

L'opera teatrale The Accomplices, scritta da Bernard Weinraub e basata sugli sforzi di Kook in tempo di guerra negli Stati Uniti, debuttò presso il teatro The New Group nel 2007 e in seguito rappresentata in vari altri teatri regionali,[27][28] e anche a Gerusalemme nell'aprile 2009. Il ruolo di Hillel Kook è stato interpretato due volte sul palco dall'attore Steven Schub (cantante dei The Fenwicks), nel 2008 al The Fountain Theatre e nel 2009 all'Odyssey Theatre di Los Angeles. L'attore Raphael (Rafi) Poch (direttore artistico della J-Town Playhouse) interpretò Hillel Kook a Gerusalemme.

Il regista Pierre Sauvage ha diretto un documentario incentrato sulle attività di Kook durante la seconda guerra mondiale, intitolato Not Idly By - Peter Bergson, America and the Holocaust.[29] Il film ha ricevuto un premio al Toronto Jewish Film Festival. Il work-in-progress è stato proiettato in versioni ridotte a partire dal 2009, mentre la versione definitiva è stata distribuita nel 2017.[30]

Esiste un precedente documentario del 1982 intitolato Who Shall Live and Who Shall Die, realizzato da Laurence Jarvik, che include diverse interviste di metà anni '70 con Hillel Kook a Manhattan. Il più recente Against the Tide del 2009, diretto da Richard Trank e prodotto dalla Moriah Films del Simon Wiesenthal Center, include la narrazione di Dustin Hoffman.

Discorsi, dichiarazioni e canzoni registrate

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  1. ^ a b c d e f (EN) Hillel Kook (PDF), su collections.ushmm.org.
  2. ^ a b c d e f g h i j (EN) Hillel Kook (aka Peter Bergson), su jewishvirtuallibrary.org.
  3. ^ Obituaries: Hillel Kook, su telegraph.co.uk, Telegraph, 24 agosto 2001.
  4. ^ a b c d e (EN) Hillel Kook, su daat.ac.il.
  5. ^ a b c d e f g h i j (EN) Peter Bergson, su encyclopedia.ushmm.org.
  6. ^ (EN) Charles D. Smith, Palestine and the Arab Israeli Conflict. A History with Documents, IX ed., Boston, Bedford/St. Martin's, 2017, p. 114.
  7. ^ Peter Bergson, su United States Holocaust Memorial Museum. URL consultato l'8 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2005).
  8. ^ a b c (EN) Isi Leibler, Candidly Speaking: Yad Vashem and Hillel Kook, su jpost.com, 8 luglio 2008.
  9. ^ a b c d e Eran Kaplan, A Rebel with a Cause: Hillel Kook, Begin and Jabotinsky’s Ideological Legacy., in Israel Studies, vol. 10, n. 3, Indiana University Press, 2005, pp. 87–103. URL consultato il 21 ottobre 2024.
  10. ^ Wyman, p. 285
  11. ^ Robert N. Rosen, Saving the Jews: Franklin D. Roosevelt and the Holocaust, New York, Thunder's Mouth Press, 2006, p. 333.
  12. ^ The "Bergson Boys", su PBS. URL consultato il 31 agosto 2024.
  13. ^ Wyman, p. 202
  14. ^ Wyman, p. 346
  15. ^ a b c d (EN) Bergson Group, su enc.wymaninstitute.org.
  16. ^ Wyman, p. 346
  17. ^ Wyman-Medoff, References, with appendix
  18. ^ David S. Wyman Institute for Holocaust Studies: Welcome, su wymaninstitute.org. URL consultato il 17 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 giugno 2016).
  19. ^ The Obligation to save the Kahal (MP3), su bcbm.org (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2007).
  20. ^ a b c (EN) Hillel Kook was Right, su filmmakerscollab.org.
  21. ^ (EN) Joanna M. Saidel, Fire in the hole: Blasting the Altalena, in The Times of Israel, 20 giugno 2013.
  22. ^ E. B. Rafael, Jewish Identities: Fifty Intellectuals Answer Ben Gurion, Brill, 2002, p. 74, ISBN 9789004125353. URL consultato il 17 febbraio 2017.
  23. ^ a b Baumel, p. 203
  24. ^ Monty Noam Penkower, The Holocaust and Israel Reborn: From Catastrophe to Sovereignty, University of Illinois Press, 1994, p. 77, ISBN 9780252063787. URL consultato il 17 febbraio 2017.
  25. ^ Joseph Dana, A one-state solution from the past will not solve the Israel problem, in The National, 12 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2020).
  26. ^ Wyman, Medoff
  27. ^ Regions, su americantheaterweb.com. URL consultato il 17 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2006).
  28. ^ 2007 - 2008 Season at GableStage at the Biltmore. Live theatre. Coral Gables, Florida, su gablestage.org. URL consultato il 17 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2012).
  29. ^ Mark Hasan, Not Idly By - Peter Bergson, America and the Holocaust, su kqek.com, KQEK, 2010. URL consultato il 17 gennaio 2018.
  30. ^ Not Idly By - Peter Bergson, America and the Holocaust, su varianfry.org. URL consultato il 17 gennaio 2018.

Bibliografia

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Approfondimenti

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  • Joseph Agassi, Liberal Nationalism for Israel, Gefen Publishing House Ltd, 1999.
  • Bernard Avishai, The Hebrew Republic-How Secular Democracy and Global Enterprise Will Bring Israel Peace At Last (based on Hillel Kook plan, Harper Collins, 2013, ISBN 9780547540207.
  • Ben Hecht, Perfidy, Milah Press Inc, 1997.
  • Paul Gropman, The Magicians: A Novel (about Hillel Kook), Betar Books, 1998, ISBN 978-0966294019.
  • Eliyaho Matz, Auschwitz on the Potomac 1943: HILLEL KOOK, the Attempt to Save European Jewry, and the Birth of the Israeli Nation, Washington Books, 2022, ISBN 979-8848397703.
  • Rafael Medoff, Militant Zionism in America: The Rise and Impact of the Žabotinskij Movement in the United States, University of Alabama Press, 2002, ISBN 0-8173-1071-1.
  • Louis Rapaport, Shake Heaven & Earth: Peter Bergson and the Struggle to Rescue the Jews of Europe, Gefen Publishing House Ltd, 1999, ISBN 965-229-182-X.
  • Bernard Weinraub, The Accomplices (a play about Hilel Kook), Dramatists Play Service, Inc., 2008, ISBN 9780822222538.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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