Bozza:Rivolta del Velebit
Rivolta del Velebit | |||
---|---|---|---|
Data | 6 - 7 settembre 1932 | ||
Luogo | Gospić | ||
Schieramenti | |||
| |||
Voci di rivolte presenti su Wikipedia | |||
La rivolta del Velebit o rivolta della Lika (in croato: Velebitski ustanak; Lički ustanak) fu un'operazione condotta dalle milizie ustascia contro una stazione della gendarmeria jugoslava tra il 6 e 7 settembre 1932.
Lo scopo dell'operazione fu quello di testare la volontà e la resistenza delle autorità jugoslave e, se possibile, di innescare una rivolta nella Croazia appartenente al Regno di Jugoslavia.[1][2]
Antefatti
modificaNella zona di Gospić, la milizia ustascia fu organizzata e guidata da Andrija Artuković, altri membri di spicco tra le fila ustascia di Gospić furono il proprietario terriero Marko Došen, l'ex ufficiale austro-ungarico Juraj Rukavina, i commercianti Josip Tomljenović e Nikola Orešković, e l'impiegato Josip Japunčić.[3] Rukavina fu un protagonista nella rivolta, infatti visitò diversi villaggi con lo scopo di ottenere il sostegno degli abitanti locali alla causa: gli ustascia diffusero la convinzione secondo cui l'Italia fascista avrebbe appoggiato l'indipendenza croata e avrebbero aiutato i fascisti a conquistare l'area vicino ai monti Triglav e la città di Lubiana, in cambio della cessione di Fiume e Trieste alla Croazia.
Poiché l'obiettivo principale era il sabotaggio della guarnigione militare di Gospić, gli ustascia cercarono di stabilire i contatti con alcuni militari, ma senza successo. Gli ustascia di Gospić erano in contatto con gli ustascia emigrati, con cui mantenevano un costante scambio di informazioni. Le autorità italiane concessero il permesso agli ustascia di avviare l'operazione. Il leader ustascia Ante Brkan fu responsabile del trasferimento delle armi dall'Italia attraverso il porto di Zara,[4] all'epoca provincia del Regno d'Italia. Una prima fornitura di armi arrivò all'inizio del 1932, mentre il grosso del carico arrivò in agosto.
Gli ustascia si prepararono arruolando uomini; due sergenti, Josip Čačić e Ante Malbaša, accettarono di collaborare. Dall'Italia giunsero cinque ustascia armati e in uniforme, tra cui Rafael Boban,[3] i quali si nascosero presso le abitazioni di alcuni contadini del villaggio di Lukovo Šugarje e furono seguiti da altri cinque miliziani ustascia.[4]
In una riunione tenutasi il 28 agosto 1932 a Spittal in Austria,[3] Ante Pavelić, Gustav Perčec e Vjekoslav Servatzy decisero di dare inizio alla rivolta. Servatzy fu scelto per organizzare l'azione mentre Artuković e Došen fuggirono in Italia per evitare l'arresto da parte della gendarmeria jugoslava.[5]
Attacco alla stazione di Brušane
modificaNella notte tra il 6 e il 7 settembre, gli ustascia lanciarono l'assalto alla stazione della gendarmeria nel villaggio di Brušane. Oltre a dieci ustascia giunti dall'estero, parteciparono anche alcuni ustascia di Gospić. Prima dell'azione, gli ustascia tagliarono le linee telefoniche della stazione della gendarmeria di Gospić, in seguito aprirono il fuoco contro la stazione della gendarmeria di Brušane. L'attacco durò mezz'ora, dopodiché gli ustascia residenti in Croazia fecero ritorno a casa, mentre quelli che provenivano dall'Italia si diressero a Zara attraverso le Alpi Bebie (in croato Velebit). Artuković riuscì a fuggire, fu arrestato e processato nel 1936 a Belgrado: fu accusato, tra gli altri ustascia, di aver distrutto la stazione della gendarmeria la notte dell'azione;[4] Stjepan Devčić, altro membro del gruppo, rimase ucciso a Jadovno durante un'operazione successiva.[6]
Conseguenze
modificaNonostante la portata limitata della rivolta, le autorità jugoslave manifestarono un certo nervosismo perché la reale forza degli ustascia era sconosciuta e, di conseguenza, furono introdotte importanti misure di sicurezza. Questa scelta ebbe un impatto sui media stranieri, in particolare sulla stampa italiana e ungherese.[4] Nel novembre 1932, in un articolo pubblicato sulla gazzetta ufficiale del Partito Comunista di Jugoslavia, il segretario generale del partito Milan Gorkić criticò la leadership comunista in Dalmazia perché non appoggiò gli ustascia durante la rivolta del Velebit.[7]
Juraj Rukavina fu condannato a morte mediante impiccagione per il suo coinvolgimento, sentenza poi commutata in ergastolo dal re Alessandro I. Rukavina fu rilasciato nel 1939 e internato poco dopo. Liberato in seguito all'invasione della Jugoslavia, divenne il comandante del campo di concentramento di Jadovno, luogo dove furono uccise decine di migliaia di persone tra serbi ed ebrei. Dopo la guerra, Rukavina fu catturato dagli inglesi a Bleiburg. Fu consegnato alle autorità jugoslave durante i rimpatri di Bleiburg, a seguito dei quali fu immediatamente sottoposto a processo. Rukavina fu condannato a morte per crimini di guerra e giustiziato mediante fucilazione nel giugno del 1945.[8]
Note
modifica- ^ Ladislaus Hory e Martin Broszat, Der kroatische Ustascha-Staat 1941–1945, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1965, p. 23.
- ^ (EN) Sabrina P. Ramet, Vladko Maček and the Croatian Peasant Defence in the Kingdom of Yugoslavia, in Contemporary European History, vol. 16, n. 2, 2007-05, pp. 215–231, DOI:10.1017/S0960777307003803. URL consultato il 27 aprile 2025.
- ^ a b c Marković, p. 18
- ^ a b c d Matković, p. 14
- ^ JUSP Jasenovac - Andrija Artuković, su www.jusp-jasenovac.hr. URL consultato il 21 aprile 2025.
- ^ Gospić : Politika : Obilježena 80-obljetnica Velebitskog ustanka, su www.likaplus.hr. URL consultato il 15 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2022).
- ^ Bulajić, p. 165
- ^ (BS) Vrhovni Štab NOV POJ, SUĐENI ZA RATNE ZLOČINE 1941 – 1945 (NEMCI, USTAŠE, ČETNICI, DOMOBRANI), su ★Narodnooslobođenje Jugoslavije★, 23 luglio 2014. URL consultato il 21 aprile 2025.
Bibliografia
modifica- (HR) Marko Marković, Povijest Crne legije: Jure i Boban, 2003.
- (HR) Hrvoje Matković, Povijest Nezavisne Države Hrvatske, Naklada Pavičić, 2002, ISBN 953-6308-39-8.
- Milan Bulajić, Ustaški zločini genocida i suđenje Andriji Artukoviću 1986. godine, Izdavačka radna organizacija "Rad", 1988, ISBN 9788609002243.