Bozza:Vicinia di Lavis

La Vicinia di Lavis (in latino: Vicinia Lavisii) è stata un'antica forma di autogoverno comunitario che ha amministrato il territorio di Lavis e le sue risorse collettive dal 1526 fino alla sua soppressione nel 1810 in piena epoca napoleonica. Basata su un insieme di statuti noti come Carta di Regola, la Vicinia rappresentava l'entità giuridica e sociale dei capifamiglia originari del luogo, a cui spettava la gestione dei beni comuni come boschi, pascoli e acque.
Origini
modificaLe origini della Vicinia di Lavis si perdono nel Medioevo e sono strettamente legate alla necessità delle popolazioni alpine di regolamentare l'uso di risorse vitali per la sopravvivenza. La prima menzione documentale di un'organizzazione comunitaria a Lavis risale al 1526[1], anche se la sua piena strutturazione attraverso una Carta di Regola scritta è successiva.
Nata come un'assemblea dei "vicini" (i residenti originari con pieni diritti), l'istituzione si sviluppò all'interno del sistema feudale del Principato Vescovile di Trento.[2] Pur essendo soggetta all'autorità del Principe Vescovo e, in alcuni periodi, a quella dei Conti del Tirolo o di famiglie nobili locali, la Vicinia mantenne sempre una forte autonomia nella gestione dei propri beni indivisi. Questo sistema garantiva una forma di democrazia diretta e di equità sociale, prevenendo lo sfruttamento indiscriminato delle risorse.
La carta di regola
modificaIl cuore dell'ordinamento della Vicinia era la Carta di Regola, lo statuto che ne disciplinava il funzionamento. Sebbene probabilmente basata su consuetudini orali antiche, venne messa per iscritto in epoca tardo-medievale o rinascimentale per dare certezza al diritto comunitario. La Carta di Regola di Lavis definiva in modo preciso:
- L'Assemblea dei Vicini: Organo sovrano della comunità, a cui partecipavano i capifamiglia maschi. L'assemblea si riuniva periodicamente per eleggere le cariche, approvare i bilanci e deliberare sulle questioni più importanti.
- I Regolani: Erano gli ufficiali eletti dall'assemblea, una sorta di giunta esecutiva. Il "Regolano maggiore" (o Console) presiedeva la Vicinia, mentre altri ufficiali (saltari, giurati) avevano compiti specifici come la sorveglianza dei boschi e dei confini.
- La Gestione dei Beni Comuni: Lo statuto stabiliva norme rigorose per il taglio della legna (distinguendo tra legna da ardere e legname da costruzione), il diritto di pascolo, l'utilizzo delle acque dei torrenti e la raccolta dei frutti del bosco. Ogni "fuoco" (nucleo familiare) aveva diritto a una quota predefinita di risorse.
- L'Amministrazione della Giustizia: Per le infrazioni minori alle regole comunitarie, i Regolani potevano comminare sanzioni, solitamente multe pecuniarie. Le dispute più gravi venivano deferite alle autorità del Principato.
- L'Ammissione di Nuovi Vicini: L'ingresso nella comunità era strettamente regolamentato per preservare le risorse e i diritti degli originari.
Patrimonio della Vicinia
modificaIl patrimonio della Vicinia di Lavis era costituito principalmente da beni silvo-pastorali, fondamentali per l'economia agricola di sussistenza dell'epoca. Tra i principali beni gestiti collettivamente figuravano:
- I boschi del Monte Corona: L'intera pendice del Monte Corona che sovrasta il borgo, estendendosi dalle quote più basse fino alle cime, era di proprietà collettiva. Le aree venivano suddivise in base all'altitudine e al tipo di legname, come i boschi di latifoglie (faggio, rovere) a quote inferiori e le peccete (abete rosso) più in alto
- Pascoli e malghe: Le aree di pascolo non si limitavano a prati d'alta quota, ma includevano anche i "prati comuni" a fondovalle e le radure nei boschi del Monte Corona. Le zone più fertili e accessibili, come quelle verso Pressano e Sorni, erano cruciali per il bestiame.
- Diritti di sfruttamento delle acque: I diritti si estendevano principalmente sul tratto del torrente Avisio che attraversava il territorio della Vicinia e sulla sua piana alluvionale. Erano inclusi anche i corsi d'acqua minori, come i rivi che scendono dalle pendici circostanti. Esistevano anche diritti di pesca, diritti di prelievo di sabbia e ghiaia dal greto del fiume per l'edilizia e il diritto di utilizzare l'acqua per la macerazione della canapa, un tempo coltivata localmente.
- Terreni comuni: Si trattava di aree non coltivate situate all'interno o ai margini del borgo. Un esempio poteva essere uno spiazzo vicino alla chiesa di Sant'Udalrico o un'area aperta nella zona del "Pristol", storicamente un luogo di passaggio e commercio.
Soppressione ed eredità
modificaLa documentazione storica relativa alla Vicinia di Lavis è in gran parte andata perduta a causa di incendi (come quello del 1796), esondazioni del torrente Avisio e trasferimenti di archivi in seguito a mutamenti delle giurisdizioni ecclesiastiche.[3] Tuttavia, una parte significativa della documentazione della Vicinia è conservata presso la canonica. Questa scelta era dettata da ragioni di sicurezza, essendo la parrocchia considerata il luogo più sicuro della comunità per la custodia degli atti più importanti. Una nota del 1727 descrive in modo dettagliato questa pratica[4]:
L'esistenza secolare della Vicinia terminò bruscamente con l'arrivo del governo napoleonico all'inizio del XIX secolo. Le riforme amministrative di stampo francese, volte a centralizzare il potere e a modernizzare lo Stato secondo i principi della proprietà privata individuale, portarono alla soppressione di tutte le antiche forme di governo comunitario.
A causa della legge bavarese, i beni delle Vicinie vennero incamerati nei neonati comuni moderni. A Lavis, come altrove, questo passaggio segnò la fine di un'era, trasferendo la gestione delle proprietà collettive a un ente amministrativo che rappresentava tutti i cittadini e non solo i discendenti degli antichi "vicini". Nonostante la sua scomparsa come istituzione giuridica, l'eredità della Vicinia sopravvive ancora oggi. L'istituto degli usi civici, che regola il diritto dei residenti su alcune proprietà collettive, è il discendente diretto dell'antico sistema vicinale. Inoltre, la toponomastica locale e un radicato senso di appartenenza comunitaria possono essere considerati parte del lascito immateriale della Vicinia di Lavis.[5]
Fonti
modifica- ^ Archivi storici: Intestazione d'autorità della Vicinia di Lavis, su cultura.trentino.it.
- ^ Marco Bellabarba, La giustizia nel principe. Il principato vescovile di Trento e i suoi sudditi (XV-XVIII secolo).
- ^ Cfr. Ufficio parrocchiale decanale di Sant'Udalrico in Lavis (a cura di), Inventario dell'archivio storico (1578-1978).
- ^ Casetti A, Storia di Lavis. Giurisdizione di Königsberg-Montereale, Trento, 1981, p. 361.
- ^ Istituto Trentino di Cultura (a cura di), Storia del Trentino: L'età contemporanea, vol. 5, Trento.