Führerbunker
Führerbunker (o anche "bunker della Cancelleria") è il nome comunemente utilizzato per indicare il complesso sotterraneo, sito a Berlino, nel quale Adolf Hitler si suicidò il 30 aprile 1945, ponendo così di fatto termine alla seconda guerra mondiale in Europa. Il bunker fu il tredicesimo e ultimo dei quartieri generali del Führer (Führerhauptquartiere), il più famoso dei quali fu la Wolfsschanze.
Führerbunker Parte del Führerhauptquartiere | |
---|---|
![]() | |
Stato | ![]() |
Stato attuale | ![]() |
Città | Berlino |
Coordinate | 52°30′45″N 13°22′53.4″E |
Informazioni generali | |
Tipo | Bunker |
Termine costruzione | 23 ottobre 1944 |
Costruttore | Albert Speer Karl Piepenburg Hochtief AG |
Demolizione | 5 dicembre 1947 |
Condizione attuale | Demolito |
Informazioni militari | |
Funzione strategica | Quartier generale del Führer |
Azioni di guerra | Battaglia di Berlino |
Eventi | Battaglia di Berlino |
voci di architetture militari presenti su Wikipedia | |







Storia
modificaCostruzione
modificaIl bunker della Cancelleria venne inizialmente costruito come un rifugio antiaereo temporaneo per Hitler, che in realtà trascorse pochissimo tempo nella capitale per gran parte della guerra. L'intensificarsi dei bombardamenti su Berlino portò all'ampliamento del complesso come rifugio permanente improvvisato. Il complesso era costituito da due bunker interconnessi: il vecchio Vorbunker e il nuovo Führerbunker. Il Führerbunker era situato circa 8,2 metri sotto il giardino della Reichskanzlei (Cancelleria del Reich), approssimativamente 120 metri a nord dell'edificio, situato in Vosstraße 6. Il Vorbunker era invece situato sotto il grande corridoio dietro la vecchia Reichskanzlei, che la collegava con il nuovo edificio. La vecchia Cancelleria era situata lungo la Wilhelmstraße. Il Führerbunker era situato più in basso rispetto al Vorbunker e ad ovest di questo (o piuttosto a ovest/sud-ovest). L'intero complesso era protetto approssimativamente da pareti di calcestruzzo spesse 4 metri, e le circa trenta piccole stanze erano distribuite su due livelli con le uscite nelle costruzioni principali, oltre ad un'uscita di sicurezza nei giardini. Il complesso venne costruito in due fasi, la prima nel 1936 e l'altra nel 1944.[1][2] La costruzione del 1943-44 venne affidata alla società Hochtief, alla quale era già stata affidata la costruzione di vasti complessi sotterranei a Berlino già a partire dal 1940.
Descrizione
modificaI due bunker erano collegati da una scala posta ad angolo retto e potevano essere separati l'uno dall'altro da una paratia e da una porta d'acciaio.[3] Oltre a trovarsi più in profondità nel sottosuolo, il Führerbunker era notevolmente più rinforzato. Il suo tetto era in cemento armato spesso quasi 3 metri.[4] Le stanze e gli alloggi destinati a Hitler erano situati nel nuovo complesso. Entro la fine del febbraio 1945, la sezione più bassa era stata arredata con mobilia di alta qualità trasferita (o meglio salvata) dalla Cancelleria, insieme a molti quadri ad olio.[5] Dopo essere scesi dalle scale nella sezione inferiore e aver attraversato la porta d'acciaio, c'era un lungo corridoio con una serie di stanze su ogni lato.[6] Sul lato destro c'era una serie di stanze che includevano i locali del generatore di corrente a gasolio con un sistema di ventilazione con tre filtri dell'aria e il centralino telefonico. Sul lato sinistro c'era la camera da letto/soggiorno di Eva Braun (conosciuta anche come camera degli ospiti privata di Hitler), un'anticamera (conosciuta anche come salotto di Hitler), che conduceva allo studio/ufficio di Hitler.[7][8] Sulla parete era appeso un grande ritratto di Federico il Grande, uno degli eroi di Hitler.[9] Una porta conduceva nella camera da letto di Hitler, modestamente arredata.[8] Accanto c'era la sala delle mappe (nota anche come sala briefing/riunione) che aveva una porta che conduceva alla sala d'attesa/anticamera.[8][10]
Il complesso del bunker era autosufficiente.[11] Tuttavia, poiché il Führerbunker si trovava sotto la falda freatica, le condizioni erano sgradevolmente umide, con pompe in funzione continua per rimuovere l'acqua di falda. Un generatore forniva elettricità e l'acqua di pozzo veniva pompata come riserva idrica.[12] I sistemi di comunicazione includevano un telex, un centralino telefonico e una radio militare con un'antenna esterna. Con il peggioramento delle condizioni alla fine della guerra, Hitler ricevette gran parte delle notizie di guerra dalle trasmissioni radiofoniche della BBC e tramite corriere.[13]
Eventi nel 1945
modificaHitler si trasferì nel Führerbunker il 16 gennaio 1945, seguito dal suo segretario Martin Bormann, da Eva Braun e da Joseph Goebbels e consorte insieme ai loro sei figli, che trovarono posto nei piani superiori del Vorbunker. Il bunker venne inoltre occupato da due o tre dozzine di persone, tra i quali alcuni medici e componenti dell'amministrazione del governo. Tra questi anche le segretarie di Hitler, Traudl Junge e Gerda Christian, il cameriere personale del dittatore Heinz Linge, un'infermiera, Erna Flegel, e un telefonista, Rochus Misch. Il bunker venne rifornito di una grande quantità di cibo e di altri beni di prima necessità, oltre agli strumenti necessari per sopravvivere ai fumi e ai gas mortali utilizzati negli ultimi giorni dell'aprile 1945. Diverse testimonianze, successivamente, parlarono dei costanti rumori del sistema di ventilazione del complesso sotterraneo. Nei primi tempi, Hitler continuò a utilizzare l'ala intatta della Cancelleria del Reich, dove teneva conferenze militari pomeridiane nel suo ampio studio. Dopo, prendeva il tè con le sue segretarie prima di tornare al complesso del bunker per la notte. Dopo diverse settimane di questa routine, Hitler ormai lasciava raramente il bunker, se non per brevi passeggiate nel giardino della Cancelleria con il suo cane Blondi. Il bunker era affollato, l'atmosfera opprimente e i raid aerei si verificavano quotidianamente.[14] Hitler soggiornava principalmente al piano inferiore, dove era più tranquillo e poteva dormire.[15] Le riunioni si tenevano per gran parte della notte,[14] spesso fino alle 5:00 di mattina.
Il 16 aprile l'Armata Rossa sferrò l'attacco decisivo per la battaglia di Berlino e iniziò la manovra per circondare la città.[16] Hitler salì per l'ultima volta in superficie il 20 aprile, il giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, recandosi nel giardino in rovina della Cancelleria del Reich dove assegnò la Croce di Ferro ai giovanissimi soldati della Hitler-Jugend incaricati di difendere Berlino.[17] Quel pomeriggio, Berlino fu bombardata per la prima volta dall'artiglieria sovietica.
Diversi uomini e donne del personale abbandonarono il bunker, durante la notte, tra il 22 e il 23 aprile, prima che Berlino venisse circondata dall'Armata Rossa. Il 29 aprile Hitler sposò Eva Braun e dettò a Traudl Junge il proprio testamento.[18] Il 30 aprile Hitler decise di suicidarsi: alle 15:30 circa si chiuse nel suo salotto privato insieme a sua moglie, il dittatore si tolse la vita con un colpo di pistola alla tempia destra mentre Eva Braun ingerì una capsula di acido prussico[19]. I loro cadaveri vennero trasportati da Heinz Linge, Otto Günsche, Martin Bormann ed Erich Kempka nei giardini della Cancelleria attraverso l'uscita di emergenza del Führerbunker e immediatamente cremati[20]. Il giorno successivo anche Goebbels e la moglie, dopo aver ucciso tutti i propri figli, si suicidarono. Dopo questi fatti, la maggior parte degli occupanti rimasti nel bunker cercò di abbandonare il rifugio nelle ore successive, tentando di attraversare le linee sovietiche. Pochi altri, infine, decisero di rimanere nel bunker e vennero fatti prigionieri dalle truppe russe il 2 maggio. Gli ufficiali dell'intelligence sovietica esaminarono quindi la struttura del complesso, trovando più di una dozzina di corpi, alcuni dei quali irriconoscibili perché carbonizzati, e resti di molte carte e documenti bruciati.
Eventi del dopoguerra
modificaLe prime fotografie del dopoguerra degli interni del Führerbunker furono scattate nel luglio 1945. Il 4 luglio lo scrittore americano James P. O'Donnell riuscì a visitare il bunker dando un pacchetto di sigarette a una guardia sovietica.[21][22] Molti soldati, politici e diplomatici visitarono il complesso del bunker nei giorni e mesi seguenti. Winston Churchill visitò la Cancelleria e il bunker il 14 luglio 1945.[23] Quello stesso mese, William Vandivert, fotoreporter della rivista Life, fotografò il bunker.[24][25] Nel corso di indagini separate da parte degli Alleati delle potenze occidentali, fu notata una macchia di sangue sulla struttura del letto di Hitler.[26] L'11 dicembre 1945 l'Unione Sovietica consentì alle altre potenze alleate un'indagine limitata sul terreno del bunker. Due rappresentanti di ciascuna nazione osservarono diversi tedeschi scavare nel terreno, incluso il sito in cui i resti di Hitler erano stati apparentemente riesumati quel maggio. I rappresentanti progettarono di continuare il lavoro, ma quando arrivarono la mattina successiva, una guardia armata dell'NKVD li incontrò e li accusò di aver sottratto documenti dalla Cancelleria. L'accusa fu respinta e per anni non furono consentite ulteriori indagini esterne.[27] Nel maggio 1946 il Ministero degli affari interni dell'Unione Sovietica incaricò il medico legale Piotr Semenovskij di effettuare delle indagini in loco, sebbene la scena fosse già stata contaminata da numerosi individui. Durante l'esame effettuato nel salotto privato di Hitler nel bunker, Semenovskij osservò macchie di sangue sul divano e forse tracce di sangue sul muro,[28] corroborando l'ipotesi che Hitler si fosse suicidato sparandosi sul divano. Trovò anche sangue in alcuni corridoi e schizzi di sangue sulle pareti superiori della tromba delle scale che conducevano all'uscita di emergenza. Il medico legale concluse che si trattasse del corpo di Hitler, avvolto in una coperta, trasportato all'esterno per essere cremato. Semenovskij ipotizzò che la coperta fosse intrisa di sangue durante l'operazione.[29]
Sin dal 1945 le autorità governative sovietiche, tedesche orientali e oggi tedesche cercarono di occultare il luogo esatto del bunker. La Reichskanzlei venne distrutta dai sovietici nel 1945, ma gran parte del bunker rimase intatto, anche se parzialmente sommerso. Nel 1947 i sovietici tentarono di far saltare in aria, invano, il bunker, che rimase parzialmente danneggiato. Nel 1959 il governo della Germania Est provò nuovamente a distruggere il complesso, apparentemente senza molti effetti. Fino alla caduta del Muro di Berlino, il sito del bunker rimase un'area depressa e dimenticata.
Durante la costruzione di un complesso residenziale e di altre costruzioni, tra il 1988 e il 1989, vennero scoperte alcune sezioni sotterranee del vecchio bunker, che comunque presentavano seri danneggiamenti. Durante altri intensi lavori di costruzione dei primi anni novanta, vennero scoperte altre parti del complesso, che però furono ignorate o nuovamente risigillate.[30] Dall'8 giugno 2006, nel punto esatto in cui sorgeva il Führerbunker (lungo In den Ministergärten) è stato messo un pannello commemorativo; oggi sul luogo sorgono un parcheggio ed alcuni caseggiati.
Filmografia
modificaCinema
modifica- Il film del 1973 Gli ultimi 10 giorni di Hitler diretto da Ennio De Concini e Alec Guinness come protagonista, è in parte ambientato nel Führerbunker.
- Il film del 1981 Bunker, diretto da George Schaefer e con Anthony Hopkins nella parte del Führer, è in parte ambientato nel Führerbunker.
- Il film tedesco del 2004 La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler, con Bruno Ganz nella parte del dittatore, è ambientato in gran parte nel Führerbunker, con il regista Oliver Hirschbiegel impegnato in un attento e minuzioso lavoro di ricostruzione, sia degli ambienti che dell'atmosfera del 1945, facendo grande ricorso alle memorie dei vari sopravvissuti.
Televisione
modifica- Il film per la televisione The Bunker del 1981, diretto da George Schaefer, vide la premiazione con un Emmy Award per la parte di Anthony Hopkins nei panni di Hitler.
Documentari
modifica- Adolf Hitler's Last Days, dalla serie della BBC Secrets of World War II, ricostruisce gli ultimi giorni di vita di Hitler.
- The World at War (1974), famosa serie TV che contiene molteplici informazioni circa Adolf Hitler e la Germania nazista, inclusa un'intervista a Traudl Junge, la segretaria del Führer, che narra i veri ultimi eventi della vita nel bunker.
- Hitler's Bunker[31]
Note
modifica- ^ Lehrer, 2006, pp. 117, 119, 123
- ^ Kellerhoff, 2004, p. 56
- ^ Mollo, 1988, p. 28
- ^ McNab, 2014, pp. 21, 28
- ^ Kershaw, 2008, p. 97
- ^ McNab, Chris (2014). Hitler's Fortresses: German Fortifications and Defences 1939–45. Oxford; New York: Osprey Publishing, p. 28, ISBN 978-1-78200-828-6.
- ^ McNab, 2014, p. 109
- ^ a b c McNab, 2014, p. 29
- ^ Kershaw, 2008, pp. 97, 901–902
- ^ McNab, Chris (2011). Hitler's Masterplan: The Essential Facts and Figures for Hitler's Third Reich. Amber Books Ltd., p. 109, ISBN 978-1907446962.
- ^ Kershaw, Ian (2008). Hitler: A Biography. New York: W.W. Norton & Co., p. 901, ISBN 978-0-393-06757-6.
- ^ Lehrer, Steven (2006). The Reich Chancellery and Führerbunker Complex. An Illustrated History of the Seat of the Nazi Regime. Jefferson, NC: McFarland, pp. 124–125, ISBN 978-0-7864-2393-4.
- ^ Taylor, Blaine (2007). Hitler's Headquarters: From Beer Hall to Bunker, 1920–1945. Dulles, Virginia: Potomac, p. 184, ISBN 978-1-57488-928-4.
- ^ a b Bullock, Alan (1999) [1952]. Hitler: A Study in Tyranny. New York: Konecky & Konecky, p. 785, ISBN 978-1-56852-036-0.
- ^ Speer, Albert (1971) [1969]. Inside the Third Reich. New York: Avon, p. 597, ISBN 978-0-380-00071-5.
- ^ Beevor, Antony (2002). Berlin: The Downfall 1945. Londra: Viking–Penguin Books, pp. 217–233, ISBN 978-0-670-03041-5.
- ^ Beevor, Antony (2002). Berlin: The Downfall 1945. Londra: Viking–Penguin Books, pp. 251, ISBN 978-0-670-03041-5.
- ^ Beevor, 2002, p. 343.
- ^ Linge 2009, p. 199.
- ^ Linge 2009, p. 200.
- ^ O'Donnell, James P. (2001) [1978]. The Bunker. New York: Da Capo Press, pp. 9–12, ISBN 978-0-306-80958-3.
- ^ Kellerhoff, Sven (2004). The Führer Bunker. Berlino: Berlin Story Verlag, pp. 98–99, ISBN 978-3-929829-23-5.
- ^ Kellerhoff, Sven (2004). The Führer Bunker. Berlino: Berlin Story Verlag, pp. 98–101, ISBN 978-3-929829-23-5.
- ^ (EN) Hitler's Destroyed Bunker - William Vandivert, su Google Arts & Culture. URL consultato il 14 agosto 2024.
- ^ (EN) Hitler's Underground Shelter - William Vandivert, su Google Arts & Culture. URL consultato il 14 agosto 2024.
- ^ Mark Felton, Find the Führer: The Secret Soviet Investigation: episodio 4, Back in the Bunker, 2023.
- ^ (EN) Michael A. Musmanno, Ten Days to Die, Garden City, NY, Doubleday, 1950, pp. 233–34.
- ^ Brisard, Jean-Christophe & Parshina, Lana (2018). The Death of Hitler. Da Capo Press, pp. 257–259, ISBN 978-0306922589.
- ^ Brisard, Parshina, 2018, pp. 257–259
- ^ Mollo, Andrew (1988). Ramsey, Winston (ed.). The Berlin Führerbunker: The Thirteenth Hole. After the Battle (61). Londra: Battle of Britain International., pp. 46, 48, 50–53.
- ^ (DE) DVD Führerbunker 3D
Bibliografia
modifica- (EN) Gerhard Boldt, Hitler: The Last Ten Days, An Eyewitness Account, Coward, McCann & Geoghegan (Londra), 1973. ISBN 0-698-10531-1.
- Uwe Bahnsen, James P. O'Donnell, Bunker: reportage sulla fine della Cancelleria del Reich, Milano, Rusconi, 1977.
- (EN) Winston G. Ramsey, Margry Karel, After the Battle 1988 - n° 61, Essex CM17 0NN, England, Battle of Britain International Ltd, 1988, (Periodico - Special edition - n° 61 - 1988)
- Gitta Sereny, In lotta con la verità, Milano, BUR Saggi, 1995. ISBN 88-17-11220-8
- Albert Speer, Memorie del Terzo Reich, Milano, A. Mondadori, 1995
- Thomas Hugh, I giorni del bunker. La vera storia della fine di Hitler, Roma, Editori Riuniti, 1997. ISBN 88-359-4361-2
- Ulrich Völklein, Bunker. Tra incubo e follia dagli archivi segreti del KGB. Le ultime ore di Hitler ed Eva Braun, Casale Monferrato (AL), Piemme, 1999. ISBN 88-384-4329-7
- (EN) Tony Le Tisser, Berlin. Then and now, 2000. ISBN 0-900913-72-X
- Hugh Trevor-Roper, Gli ultimi giorni di Hitler, BUR - Biblioteca Universale Rizzoli, 2000. ISBN 88-17-11725-0
- Ian Kershaw, Hitler 1936-1945, Milano, Bompiani, 2001. ISBN 88-452-4969-7
- (EN) Chris McNab,Hitler's Fortresses: German Fortifications and Defences 1939–45, 2014, Oxford; New York: Osprey Publishing, ISBN 978-1-78200-828-6
- (EN) James O'Donnell, The Bunker, Da Capo Press, 2001. ISBN 0-306-80958-3
- Joachim Fest, La disfatta. Gli ultimi giorni di Hitler e la fine del Terzo Reich, Garzanti, 2002. ISBN 88-11-69292-X
- Cornelius Ryan, L'ultima battaglia. La fine del Terzo Reich e la caduta di Berlino, BUR - Biblioteca Universale Rizzoli, 2002. ISBN 88-17-12936-4
- Ulrich Volklein, Bunker. Le ultime ore di Hitler, Piemme, 2002. ISBN 88-384-2321-0
- Antony Beevor, Berlino 1945, BUR - Biblioteca Universale Rizzoli, 2003. ISBN 88-17-00012-4
- Traudl Junge Fino all'ultima ora. Le memorie della segretaria di Hitler, 1942-1945, Mondadori, 2004. ISBN 88-04-53242-4
- Henrik Eberle e Matthias Uhl (a cura di), Il Dossier Hitler, UTET, 2005. ISBN 88-02-07159-4.
- Misch Rochus, Ultimo. Il memoriale inedito della guardia del corpo di Hitler (1940-1945), Castelvecchi - Le Navi, 2007. ISBN 88-7615-166-4
- Sven Felix Kellerhoff, Il Mito del Führerbunker. L'ultimo rifugio di Hitler, Berlin Story Verlag, Berlin, 2006. ISBN 978-3-929829-35-8
- (EN) Anton Joachimsthaler, The Last Days of Hitler: Legend, Evidence and Truth, Cassell, 1999, ISBN 0-304-35453-8.
- (EN) Heinz Linge, With Hitler to the End, Frontline Books–Skyhorse Publishing, 2009, ISBN 978-1-60239-804-7.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Führerbunker