Cnosso

antica città minoica
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Cnosso (in greco antico: Κνωσός?, Knōsós, greco miceneo ko-no-so, minoico ku-ni-su) è il più importante sito archeologico dell'età del bronzo di Creta. Sorge nella parte centrale dell'isola di Creta, a 6 km dal mare e a 5 km da Heraklion, sul fiume Katsaba (antico Kairatos).

Palazzo di Cnosso
Propilei meridionali del Palazzo di Cnosso
CiviltàMinoica
Utilizzocentro politico, religioso ed economico dell'impero marittimo minoico
Epocaciviltà minoica
Localizzazione
StatoGrecia (bandiera) Grecia
PeriferiaIsola di Creta
Dimensioni
Superficie14 000 
Amministrazione
Visitatori855 663 (2018)
Mappa di localizzazione
Map

Fu un importante centro della civiltà minoica (la civiltà cretese dell'età del bronzo). Il palazzo di Cnosso è legato ad antichi miti della Grecia classica, come Minosse e il labirinto costruito da Dedalo, e quello di Teseo e il Minotauro. Questa leggenda racconta che Minosse, re di Creta, abbia fatto costruire un labirinto per chiuderci dentro il Minotauro nato dall'unione di sua moglie con un toro. Questo essere mostruoso aveva la testa di toro e il corpo di uomo. Ogni anno bisognava dare 7 fanciulli e 7 fanciulle in pasto al Minotauro nel labirinto.[1]

Nel 2025, il sito è entrato a far parte del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO[2] insieme ad altri Centri palaziali minoici cretesi: Festo, Malia, Zakros, Zominthos e Kydonia (Chania), tutti databili tra il 1900 e il 1100 a.C.[3]

La scoperta

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È il più importante dei palazzi minoici cretesi dalla sua scoperta nel 1878. Associato alla leggenda del palazzo del re Minosse, il sito, occupato dal 7000 a.C., fu probabilmente la capitale di Creta durante il periodo minoico. [4] Le rovine di Cnosso furono scoperte nel 1878 da un antiquario cretese, Minos Kalokairinos. Condusse i primi scavi, portando alla luce i magazzini dell'ala ovest del palazzo, oltre ad elementi della facciata. Inoltre, trovò grandi vasi (pithoi in greco antico) riccamente decorati e in perfette condizioni, che si affrettò a inviare ai musei europei.[5] Da questo primo scavo, Minos Kalokairinos attribuì il palazzo a quello del leggendario re Minosse.

 
Alcuni dei vasi ritrovati nei magazzini di Cnosso.

Gli scavi del palazzo furono comunque rapidamente interrotti dalle autorità ottomane. Il sito suscitò la curiosità di molte personalità come Heinrich Schliemann, l'archeologo André Joubin, membro della Scuola Francese di Atene, l'archeologo britannico Arthur Evans nel marzo 1900.[6] Evans effettuò scavi su larga scala. Gli scavi e il restauro di Cnosso, così come la scoperta della civiltà che lui stesso chiamò minoica, dal nome del re Minosse, sono inseparabili dalla persona di Evans che fu assistito da Duncan Mackenzie (già distinto nei siti di scavo di Milo), e da Theodor Fyfe, un architetto della British School di Atene. Usando i contadini locali come scavatori, Evans portò alla luce nel giro di pochi mesi che portarono alla luce molti manufatti ormai famosi tra cui l'affresco del salto del toro, le statuette della dea serpente, numerose tavolette in lineare B e una parte significativa di quello che considerava il palazzo di Minosse.[7] In realtà, Cnosso è un complesso complesso di oltre 1.000 stanze interconnesse e serviva sia come centro amministrativo e religioso, ma anche come centro di stoccaggio per i prodotti alimentari.[8]

 
"Il Principe dei gigli", affresco dal sito archeologico di Cnosso, oggi esposto al Museo archeologico di Iraklio.

Età minoica

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Abitato già nel Neolitico, divenne un florido centro della civiltà minoica verso il 2000 a.C., epoca della costruzione del grande palazzo che, privo di mura difensive, era simbolo dell'egemonia cretese sul mar Egeo. In questo periodo gli abitanti di Cnosso cominciarono ad avere rapporti commerciali con la civiltà egizia dalla quale appresero le tecniche per realizzare gli straordinari affreschi rinvenuti. Verso il 1700 a.C. un cataclisma, forse un terremoto provocato dall'eruzione del vulcano dell'isola di Thera (l'odierna Santorini), distrusse tutti i palazzi dell'isola, incluso quello di Cnosso.

Durante il periodo neopalaziale (1700 a.C.-1400 a.C.) il palazzo venne ricostruito ancora più sontuoso di quello di epoca palaziale, ancora una volta privo di mura difensive, cosa che testimonia la totale assenza di invasioni da parte di altri popoli. Verso il 1450 a.C. Cnosso fu devastata dai Micenei, popolazione proveniente dal Peloponneso, come testimoniano i testi in lineare B rinvenuti nel palazzo, finché verso la metà del XIV secolo a.C. la città decadde completamente. Vi sono infine fonti che indicano la presenza di artigiani cretesi nelle città micenee dove veniva apprezzata la loro alta conoscenza nel campo dell'oreficeria.

Età classica

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Dopo la fine della civiltà minoica, Cnosso si ripopolò a partire dal 1000 a.C., divenendo alla fine una classica polis. Secondo Strabone da qui partirono i colonizzatori di Brindisi.

Nel quarto e terzo secolo a.C. Cnosso fu impegnata in diverse guerre per il predominio sull'isola contro altre città come Litto e Polyrrenia, che videro l'intervento esterno di leghe greche e di Filippo V di Macedonia, cui Cnosso si oppose con altri nella guerra di Creta.

L'intervento romano permise a Cnosso di diventare per qualche decennio la città più importante dell'isola, ma con la conquista romana del 67 a.C. le venne preferita Gortys come capitale della nuova provincia di Creta e Cirene. Vicino al palazzo sorse una colonia romana, Iulia Nobilis.

Età post-classica

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Negli anni venti del IX secolo l'isola venne conquistata dagli Arabi e la popolazione si spostò a Candia, che in origine era forse uno degli scali portuali di Cnosso.

Storia degli scavi archeologici a Cnosso

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Affresco di un grifone

Da molti anni era noto che in quest'area si dovesse trovare una città di nome Cnosso. Infatti gli abitanti della regione, coltivando i loro campi, trovavano spesso degli oggetti antichi.

Il primo a intraprendere gli scavi fu Minos Kalokairinos, un antiquario, commerciante di Iraklion, che nel 1878 scoprì due dei magazzini del palazzo. I turchi, padroni del terreno, lo costrinsero a fermare le ricerche. Fallirono pure i tentativi di Heinrich Schliemann nel comprare la collina di "Kefala" a causa delle eccessive pretese dei turchi. Questi ultimi, infatti, volevano vendere al ricercatore molti più olivi di quanti non ce ne fossero sulla collina, pretendendo una somma ingente che però il tedesco respinse con indignazione.

La fortuna aiutò invece Sir Arthur Evans, archeologo e in quel periodo direttore dell'Ashmolean Museum di Oxford, che incominciò scavi sistematici nel 1900, seguito dal suo assistente, l'archeologo inglese Duncan Mackenzie, che teneva anche il diario di scavo, dopo la proclamazione dell'autonomia dell'isola. Verso la fine del 1903 quasi tutto il palazzo era scoperto e la ricerca procedette nei dintorni. Evans continuò così fino al 1931, con un'interruzione durante la prima guerra mondiale. Più tardi pubblicò la sua opera "The Palace of Minos at Knossos", in quattro volumi.

Fin dall'inizio i monumenti scoperti avevano bisogno di restauro. Così certe parti del palazzo sono state ricostruite secondo l'interpretazione di Evans e in questi lavori fu usato cemento armato in abbondanza. Le parti che corrispondevano a costruzioni in legno furono all'inizio dipinte in giallo (oggi il colore giallo è sostituito). Inoltre, copie dei meravigliosi affreschi trovati durante gli scavi sono state collocate ai posti originali. Questo metodo di restauro è stato criticato da molti a causa dell'utilizzo di materiali estranei all'architettura minoica. Altri scienziati hanno contestato certi risultati di Evans. A parte tutto ciò, l'intuizione, l'immaginazione creativa e la profonda conoscenza scientifica di Evans sono sempre state ammirate. In grandissima parte si deve a lui la scoperta dello splendore del mondo minoico, che fino alla sua epoca si rifletteva solo nella mitologia greca. Dopo la sua morte, gli scavi di Cnosso, che continuano fino a oggi, sono stati intrapresi dalla Scuola Britannica di Atene.

Il palazzo

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L'interno del palazzo: la stanza del trono

Il palazzo di Cnosso fu continuamente rinnovato e modificato nel corso della sua esistenza. Quello attualmente visibile è un accumulo di elementi di varie epoche, accanto a ricostruzioni moderne spesso imprecise. Così, il palazzo non è mai stato esattamente come appare oggi.[9][10]

Come altri palazzi minoici, Cnosso era organizzato attorno a una corte centrale rettangolare. Questa corte era lunga il doppio da nord a sud rispetto a est-ovest, un orientamento che avrebbe massimizzato la luce solare e posizionato le stanze importanti verso il sole nascente.[11][12][13][14]

Come gli altri palazzi di Creta, anche quello di Cnosso costituiva il centro politico, religioso ed economico dell'impero marittimo minoico e possedeva inoltre un carattere sacro. Il palazzo ricopriva una superficie di 22000 m², era a più piani e a pianta molto complessa e intricata. Pare potesse ospitare fino a 12 000 persone e conteneva 1 300 stanze, sale per il culto, per i ricevimenti e per i funzionari dell'amministrazione. Fu edificato sopra le rovine di un più antico palazzo, costruito attorno al 2000 a.C. e distrutto probabilmente da un grande terremoto intorno al 1628 a.C., dovuto alla catastrofica eruzione vulcanica di Thera, l'odierna isola di Santorini.[15]

Il "secondo palazzo" di Cnosso fu realizzato all'inizio del XVI secolo a.C. e costruito intorno a un cortile in terra battuta dove si esibivano dei ginnasti che volteggiavano sui tori, animale sacro per i cretesi, sfidando la morte come i gladiatori del Colosseo. Il palazzo era così grande e la trama era così complessa che viene menzionato come labirinto nel mito del Minotauro e del filo di Arianna. Infatti nel mito si dice che il palazzo era stato progettato dall'architetto ateniese Dedalo aiutato dal figlio Icaro (mito di Dedalo e Icaro). Vi è inoltre un riferimento anche morfologico lessicale che riconduce al famigerato labirinto: il simbolo del palazzo era l'ascia bipenne (λάβρυς) da cui, con il suffisso -into, stava a indicare il luogo, labyrinthos.

Particolare del palazzo sono i famosi bagni degli appartamenti della regina che, secondo studi approfonditi, sarebbero i più avanzati di tutta l'antichità, con canalizzazioni sotterranee, fogne, canali di scarico, acqua calda sempre disponibile... un miracolo della tecnica cretese. Infine si pensa che il palazzo di Cnosso sia stato ubicato proprio in quella posizione perché nei pressi del monte Ida, il luogo dove era vissuto Zeus e probabilmente anche Poseidone.

Gli affreschi di Cnosso

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Affresco del palazzo di Cnosso - particolare di un corridoio, la scena del toro e i ginnasti

A Cnosso vi era una profonda cultura degli affreschi. I Cretesi dipingevano sulle pareti del palazzo di Cnosso opere eccezionali con la classica visione di profilo tipica dell'arte egizia. Il motivo di questa particolare tecnica rappresentativa è la causa dei continui scambi commerciali e culturali tra la civiltà cretese e quella egizia. Al museo archeologico di Candia sono conservati notevoli affreschi ancora ben conservati che rappresentano scene di giochi con i tori (taurocatapsia), processioni, ecc. I muri erano ricoperti da intonaci affrescati con soggetti marini, combattimenti con tori e motivi geometrici. Per la prima volta le immagini non erano usate per rappresentare concetti e simboli come nell'arte egizia, ma per abbellire i luoghi di vita. Il rapporto dei Cretesi con la natura, specie quella marina, è testimoniato dalla pittura e dall'arte scultorea. La religione cretese infatti attribuiva caratteri divini ad alcuni animali, come il toro e il serpente, che costituivano perciò il soggetto privilegiato delle pitture.

  1. ^ Joshua J. Mark, Cnosso, in World History Encyclopedia, 15 ottobre 2010.
  2. ^ (EN) Bavarian fairy tale castles and French Carnac Megaliths among new UNESCO World Heritage sites, in Euronews, 12 luglio 2025.
  3. ^ (FR) Centres palatiaux minoens, in UNESCO.
  4. ^ (EN) Castleden, Rodney, Life in Bronze Age Crete, Londra; New York, p. 35.
  5. ^ (FR) Jean-Claude Simoën, À la recherche des civilisations disparues. Archéologues et aventuriers, Parigi, Perrin, 2013, p. 321, ISBN 978-2-262-04261-5.
  6. ^ (FR) Jan Driessen, La Bataille de Knossos. Schliemann, Evans, Joubin etc. at Knossos (PDF), in Acta Archaeologica Lovaniensia, 2001.
  7. ^ (EN) Sir Arthur Evans, The palace of Minos: a comparative account of the successive stages of the early Cretan civilization as illustrated by the discoveries at Knossos, vol. 7, Londra, Macmillan, 1921-1935. URL consultato il 22 marzo 2024.
  8. ^ (EN) Castleden, Rodney, Minoan Life in Bronze Age Crete, Routledge, 2002, p. 68, ISBN 978-1-134-88064-5.
  9. ^ (EN) Donald Preziosi e Louise Hitchcock, Aegean, Oxford University Press, 1999, pp. 92–93, ISBN 9780192842084.
  10. ^ (EN) John C McEnroe, Architecture of Minoan Crete: constructing identity in the Aegean Bronze Age, Austin, University of Texas Press, 2010, p. 79.
  11. ^ (EN) Louise Hitchcock, Minoan Architecture, The Oxford Handbook of the Bronze Age Aegean, Oxford University Press, 2012, pp. 189–199, ISBN 978-0199873609.
  12. ^ (EN) Susan Lupack, Crete, The Oxford Handbook of the Bronze Age Aegean, Oxford University Press, 2012, pp. 251–262, ISBN 978-0199873609.
  13. ^ (EN) John C. McEnroe, Architecture of Minoan Crete: Constructing Identity in the Aegean Bronze Age, Austin, University of Texas Press, 2010, pp. 84–85.
  14. ^ (EN) Colin F. Macdonald, 3, in The Palaces of Minos at Knossos, Athena Review, vol. 3, 2003 (archiviato dall'url originale il 24 maggio 2011).
  15. ^ Secondo il gruppo di ricercatori della Cornell University di New York l'eruzione di Santorini avvenne tra 1660 a.C. e il 1613 a.C. (Studio effettuato presso il Laboratorio di dendrocronologia dell'Egeo e del Vicino Oriente).

Voci correlate

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Bibliografia

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  • Costis Davaras, Cnossos et le musée d'Héracleion, Éditions Hannibal, Athènes, 1957.
  • Cilleros José-Antoine, Lieux étranges, mondes insolites, Marshall Éditions Developments Limited, Montréal, 1994.
  • Giorgos Tzorakis (archéologue), Cnossos - Nouveau guide du Palais de Cnossos, Éditions Hespéros, Grèce monuments et musées - hènes, 2014
  • Jean-Claude Simoën, À la recherche des civilisations disparues, Perrin, 2013, p.321 ISBN 978-2-262-04261-5

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  • (ELEN) Knossos, su odysseus.culture.gr, Sito del Ministero della Cultura Ellenico (archiviato dall'url originale il 17 giugno 2007).
  • (EN) Aegean Prehistory Online at Dartmouth, su projectsx.dartmouth.edu. URL consultato il 5 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2011).
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