Conflitto medo-persiano

Il conflitto medo-persiano fu una campagna condotta dal re dei Medi Astiage contro Perside a metà del VI secolo a.C. Fonti classiche affermano che Perside fosse stata un vassallo del regno medo che si ribellò al dominio di questi, ma ciò non è confermato da prove contemporanee. Dopo alcune battaglie i persiani guidati da Ciro il Grande emersero vittoriosi, conquistando successivamente i territori medi e fondando l'impero achemenide[1].

Conflitto medo-persiano
parte di campagne di Ciro il Grande
Cittadella di Pasargade
Data553–550 a.C. circa
LuogoPerside, Media
Esitovittoria persiana
Modifiche territoriali
  • I Medi e i loro vassalli furono sottomessi dai Persiani, che così crearono l'Impero achemenide
  • Caduta del regno dei Medi e riduzione a satrapia
Schieramenti
Comandanti
Voci di guerre presenti su Wikipedia

Le fonti principali sul conflitto sono le Storie dello storico greco Erodoto e due iscrizioni cuneiformi del re babilonese Nabonide[2]. I testi babilonesi suggeriscono che la battaglia decisiva e la cattura di Ecbatana, la capitale della Media, furono solo il culmine delle ostilità medo-persiane che durarono per almeno tre anni (553-550 a.C.)[3].

Datazione

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La Cronaca di Nabonide, British Museum

La data di questo conflitto è alquanto problematica. Come si evince dal Cilindro di Sippar, il conflitto ebbe inizio nel terzo anno del regno di Nabonide, ovvero nel 553 a.C., mentre la cronaca di Nabonide sembra datare la sconfitta dei Medi al sesto anno di Nabonide (ovvero, 550 a.C.)[2]. Tuttavia, alcuni studiosi moderni ritengono che ciò non sia attendibile. Secondo questi studiosi, non vi è motivo di ritenere che la cronaca di Nabonide datasse la sconfitta dei Medi al sesto anno del regno di Nabonide. La parte iniziale del testo della cronaca è danneggiata e quindi l'anno dell'evento è sconosciuto. È vero che subito dopo aver menzionato la sconfitta dei Medi, il testo prosegue con un resoconto degli eventi del settimo anno di Nabonide, ma la cronaca non copre tutti gli anni. Robert Drews, basandosi esclusivamente sulla cronaca di Nabonide, ha suggerito che la sconfitta dei Medi potesse essere datata solo a un periodo compreso tra il primo e il sesto anno del regno di Nabonide, ovvero tra il 554 e il 550 a.C., poiché i numeri che indicano i primi sei anni del regno di Nabonide erano interrotti nella cronaca. Inoltre, basandosi sul Cilindro di Sippar, Drews era propenso a datare la vittoria persiana nella rivolta agli anni 554-553 a.C. Secondo questa fonte specifica, l'esercito medo fu effettivamente sconfitto dai persiani nel 553 a.C. Tuttavia, è probabile che questa sconfitta fosse solo una di una lunga serie di ostilità e non quella più decisiva. Pertanto, la data della vittoria persiana non può ancora essere determinata con certezza[4][5].

Contesto

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Stato di vassallo della Persia

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Persia (in giallo) sulla mappa

I Persiani, probabilmente sotto il re Achemene, fondarono un piccolo stato vicino ai confini dell'Elam. Il suo successore, Teispe, espanse il regno conquistando Anshan e Fars[6]. Teispe pare che divise il territorio del regno persiano tra il figlio maggiore, Ciro I, a cui fu assegnata la terra e la città di Anshan, e il figlio minore, Ariaramne, che ricevette la Perside[4]. Nella seconda metà del VII secolo, entrambi i regni persiani sarebbero stati sottomessi dai Medi, diventando vassalli del re medo[2]. Non è chiaro se i persiani abbiano realmente riconosciuto la loro sottomissione ai re medi. Erodoto e Nicola di Damasco considerano la Persia un paese soggetto alla Media, mentre Senofonte e Mosè di Corene, al contrario, sembrano considerare la Persia completamente indipendente dalla Media. È vero che la Persia continuò a essere governata dai suoi re nativi per tutto il periodo medo. Le fonti persiane sembrano attestare l’indipendenza della Persia; tuttavia, in un simile contesto, non si può escludere che l'orgoglio abbia indotto a una rappresentazione parziale o artificiosamente enfatizzata della realtà. È possibile che i re persiani abbiano riconosciuto in qualche modo la sovranità meda, anche se tale riconoscimento potrebbe essere stato poco più che una formalità e potrebbe non aver imposto obblighi onerosi[7]. L'idea che la Persia fosse un vassallo della Media si basa su fonti classiche successive ed è considerata improbabile da alcuni studiosi[8][9].

L'ascesa di Ciro

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Dopo Ciro I, Anshan fu governata da Cambise I (r. 600-559 a.C.). Se si dà credito alle informazioni fornite da Erodoto, Senofonte, Diodoro e alcuni altri autori classici, Cambise I sposò Mandane, la figlia del re dei Medi Astiage (r. 585-550 a.C.). Pertanto, suo figlio Ciro II era nipote di Astiage. Secondo Erodoto, Astiage ebbe un sogno che i Magi di corte interpretarono come presagio che suo nipote, figlio di Mandane, sarebbe salito al trono al posto suo. Alla nascita di Ciro, Astiage ordinò al generale Arpago di uccidere il neonato. Questi, a sua volta, affidò l’incarico al pastore Mitridate, il quale, tuttavia, decise di allevarlo come proprio figlio. Dieci anni dopo, Astiage venne a conoscenza della sopravvivenza del nipote e, per punizione, inflisse ad Arpago l’atroce supplizio di cibarsi della carne del proprio figlio durante un banchetto. Successivamente, i Magi di corte, interpellati dal re, lo rassicurarono sostenendo che non vi fosse più alcun pericolo, in quanto il sogno si era infatti già realizzato, poiché Ciro, durante i suoi giochi infantili, era stato simbolicamente proclamato “re” dai compagni di gioco. Rasserenato da tale interpretazione, Astiage si acquietò e inviò il nipote presso i genitori in Persia[4].

Nel 558 a.C., Ciro II, soprannominato "il Grande" dai Greci, divenne il re delle tribù persiane, tra le quali i Pasargadi occupavano la posizione più predominante. Il centro dello stato persiano era situato attorno alla città di Pasargade, dove nei primi anni del regno di Ciro fu avviato un intenso programma di costruzioni[4]. Sotto il suo dominio, i due regni persiani furono nuovamente uniti, ma Ciro doveva ancora la propria fedeltà al re dei Medi[6].

Ostilità medo-babilonese

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Le potenze del Medio Oriente intorno al 600 a.C.: Lidia (in blu), Media (in giallo), Babilonia (in verde scuro) ed Egitto (in verde chiaro)

All'epoca in cui Ciro II divenne re dei Persiani, nell'intero Vicino Oriente esistevano quattro potenti stati: Media, Lidia, Babilonia ed Egitto. La Media e Babilonia erano inizialmente alleate, ma i loro rapporti iniziarono a deteriorarsi, portando che sia i re babilonesi che quelli medi ad accettare volentieri i rifugiati dai rispettivi territori[2]. Nabucodonosor II (r. 605-562 a.C.) temeva che la Media potesse cessare di essere un'alleata e diventare una pericolosa rivale. Una lettera indirizzata a Nabucodonosor indica che nel 591 a.C. i rapporti tra la Media e Babilonia erano diventati tesi. La lettera afferma che diversi babilonesi avevano ignorato l'ordine del re e erano fuggiti in Media. Tuttavia, se si dà credito a Erodoto, i rapporti tra Babilonia e Media erano ancora ragionevolmente buoni nel 585 a.C., quando Media e Lidia conclusero un trattato di pace mediato da Sennesi I, re di Cilicia, e da un certo Labineto di Babilonia[10].

Dopo la morte di Nabucodonosor II nel 562 a.C., Babilonia entrò in un periodo di crisi politica causata in parte dal conflitto tra le tribù caldee e aramee, e in parte dalle tensioni tra fazioni sacerdotali e militari. Ci fu una successione di tre re nel giro di pochi anni, fino a quando Nabonide (r. 556-539 a.C.) prese il potere nel maggio del 556 a.C[10]. Nabonide non aveva buoni rapporti con i Medi. Secondo le sue iscrizioni, nel primo anno del suo regno, Nabonide ricevette in sogno l'ordine dal dio Marduk di restaurare il tempio di Ehulhul ad Harran, una città nella Mesopotamia settentrionale che era stata sotto il controllo dei Medi dalla caduta dell'Assiria. Il tempio era stato distrutto dai Medi nel 609 a.C., durante le guerre assire, e da allora era rimasto in rovina. Nel sogno, Marduk assicurò che i Medi non sarebbero più stati un ostacolo al restauro del tempio[3][4].

I Medi si stavano già preparando per un attacco a Babilonia, e i rapporti tra i due paesi erano reciprocamente tesi, come testimonia il tono anti-medi delle iscrizioni babilonesi di quel periodo. Il deterioramento delle relazioni tra i due paesi si riflette anche nelle parole del profeta ebreo Geremia, composte alcuni decenni prima della rivolta di Ciro contro Astiage[4].

Conflitto

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Rappresentazione artistica dei nobili Medi

Gli autori classici hanno tramandato resoconti dettagliati della rivolta e della guerra che ne seguì. Alcune informazioni importanti, sebbene piuttosto scarse, sono fornite dai testi babilonesi[4]. Le fonti babilonesi corroborano alcuni punti e ne chiariscono altri nel materiale fornito dagli autori classici[3].

Secondo Erodoto (I, 123-128), il generale medo Arpago, che era stato crudelmente insultato da Astiage, decise di vendicarsi del suo re e diede inizio a una congiura. Radunò dalla sua parte la nobiltà medo insoddisfatta e in seguito incitò Ciro alla rivolta. Con l'aiuto di un servitore fidato, Arpago inviò una lettera a Ciro in Persia. Nella lettera, Arpago promise a Ciro che, se avesse scelto di ribellarsi ad Astiage, avrebbe avuto il sostegno garantito di molti nobili medi e che lui stesso si sarebbe unito a lui con le sue truppe.

Il resoconto di Erodoto merita un'analisi critica, ma sembra che effettivamente ci fosse un gruppo di nobili in Media che erano insoddisfatti delle politiche di Astiage ed erano pronti a passare dalla parte dei nemici. I.M. Diakonoff e I.G. Aliev hanno avanzato l'ipotesi che questo gruppo fosse composto da rappresentanti della nobiltà tribale contro cui Astiage aveva combattuto nel tentativo di creare uno stato forte e centralizzato. È possibile che la cospirazione della nobiltà meda si sia concretizzata solo durante la guerra con i ribelli e che non abbia portato da sola all'inizio della ribellione, come sostiene Erodoto. Secondo quest'ultimo, dopo aver appreso il contenuto della lettera di Arpago, Ciro convocò un'assemblea delle tribù persiane, tra cui i Pasargadi, i Marafi e i Maspii, e poi lesse loro ad alta voce un editto che aveva redatto, sostenendo di averlo ricevuto da Astiage. In questo editto, Ciro affermava di essere stato nominato comandante dell'esercito da Astiage. Ciro iniziò quindi a persuadere i persiani a disertare da Astiage, promettendo che il successo della rivolta avrebbe garantito loro una vita più facile. I Persiani, che risentivano del dominio dei Medi, risposero volentieri alla chiamata del loro capo. Quando Astiage seppe che Ciro stava preparando una rivolta, inviò un messaggero per convocarlo alla corte dei Medi a Ecbatana. Il rifiuto di Ciro di obbedire ad Astiage fu il segnò l'inizio della rivolta. L'esito della ribellione fu deciso in due battaglie. Nella prima battaglia, Astiage non partecipò e il suo generale Arpago, al comando dell'esercito dei Medi, disertò con gran parte delle truppe dalla parte di Ciro. Astiage ordinò quindi di impalare i Magi che avevano interpretato male il suo sogno, alcuni dei quali erano forse stati in contatto con i cospiratori, e di armare tutti i Medi, compresi i vecchi e i giovani. Nonostante l'età avanzata, Astiage guidò personalmente l'esercito nella seconda battaglia, ma i Medi furono sconfitti e il re fu fatto prigioniero. Ciro non fece alcun male ad Astiage, anzi, lo trattò con clemenza. Così, secondo Erodoto, terminò il regno di Astiage, durato 35 anni, e il dominio medo in Asia, durato 128 anni[4].

Nonostante il tradimento di Arpago, gli autori classici affermano che la vittoria di Ciro fu difficile e che ci volle tempo per ottenerla. Polieno riferisce di tre battaglie in cui Ciro fu sconfitto e solo nella quarta ottenne una vittoria. Egli sostiene inoltre che, dopo le sconfitte iniziali, "molti persiani disertarono passando dalla parte dei Medi". La violenza e il tumulto delle ostilità che si svolsero in Persia sono ugualmente sottolineati da Nicola di Damasco[3]. Nicola riportò anche un lungo resoconto di questi eventi, arricchito da motivi leggendari e che riecheggia essenzialmente quello di Ctesia. Nella sua versione, Ciro, mentre era al servizio di Astiage in Media, entrò in contatto con un certo stalliere di nome Oebares, che era schiavo di un medo. Astiage punì crudelmente Oebares per qualche offesa e di conseguenza esso cospirò contro il re e incitò Ciro a guidare una rivolta contro i Medi. E così iniziò la guerra. La prima battaglia durò due giorni e si concluse con la completa vittoria di Astiage. Sconfitti così vicino al confine con la Media, i Persiani fuggirono a Pasargade. Secondo Ctesia, Ciro sconfisse le forze mede nei pressi della città di Hyrba (la cui ubicazione rimane sconosciuta), ma nella battaglia successiva Astiage ebbe la meglio e i Persiani fuggirono di nuovo a Pasargadae. Giustino (I, 6) racconta che quando Astiage stava iniziando a perdere la battaglia, schierò alcune truppe dietro le sue linee con l'ordine di uccidere qualsiasi disertore. La battaglia che ne seguì, riferisce Nicola, si svolse nei pressi di Pasargade e si protrasse per due giorni. Nel primo scontro ebbero la meglio le truppe mede, mentre nel secondo i Persiani, spronati dall’umiliazione inflitta loro dalle stesse mogli per la fuga del giorno precedente, combatterono con rinnovata determinazione. L’esercito di Ciro riportò così una vittoria decisiva, riuscendo a impadronirsi dell’accampamento nemico. Astiage, attribuendo la sconfitta all’incapacità dei propri comandanti, ne decretò l’esecuzione (anche Diodoro Siculo, IX, 24, riferisce dell'esecuzione dei generali). Non trovando alcun sostegno tra i propri sudditi, Astiage ripiegò su Ecbatana e vi si rifugiò nel palazzo reale[3][4].

 
Astiage in catene viene condotto da Ciro

Ciro riprese l’offensiva contro la Media e riuscì a impadronirsi di Ecbatana. Astiage, con ogni probabilità, confidava nelle fortificazioni della capitale per sostenere una resistenza prolungata; secondo Ctesia, tuttavia, fu catturato mentre si celava nella soffitta del palazzo reale insieme alla figlia e al genero Spitamas. Nicola di Damasco, invece, riferisce che Astiage riuscì dapprima a fuggire e venne catturato soltanto in seguito a un'altra battaglia[3]. Sembra che quest’ultima battaglia si sia svolta nei pressi di Pasargade. Pur non esistendo elementi che escludano la pianura di Murghab come possibile teatro dello scontro, le incertezze che circondano il contesto della rivolta impediscono di attribuire piena attendibilità a tale localizzazione[11]. Secondo Strabone (XV, 3,8), dopo la vittoria di Ciro, Astiage, con ciò che restava delle sue truppe, fuggì nel territorio medo e fu facilmente catturato. Senofonte, nella Ciropedia, riferisce che Astiage morì serenamente nel proprio letto come re di Media e che le conquiste di Ciro furono compiute in qualità di generale al servizio del nonno. Tuttavia, lo stesso Senofonte mostra di conoscere il reale svolgimento degli eventi, poiché nell’Anabasi (III, 4, 8-12) menziona la guerra tra Persiani e Medi; nella Ciropedia, invece, la ricostruzione storica appare deliberatamente attenuata allo scopo di offrire un ritratto idealizzato di Ciro[4].

 
Cilindro di Nabonide di Sippar

Oltre ai resoconti presentati dagli autori classici, esiste un resoconto contemporaneo della rivolta in forma molto breve, rinvenuto in due iscrizioni del re babilonese Nabonide[12]. Le informazioni fornite dalle fonti babilonesi supportano ampiamente il racconto di Erodoto. Il cilindro di Nabonide riporta che, nel 553 a.C., Ciro si ribellò ai Medi e, con un piccolo esercito, sconfisse le loro numerose truppe, catturando Astiage e conducendolo in catene nel proprio territorio. È plausibile che, a seguito dell’inizio della rivolta, i Medi abbiano ritirato la guarnigione da Harran. Approfittando delle difficoltà di Astiage, i Babilonesi riuscirono a conquistare Harran intorno al 552 a.C.[4]. Lo storico Paul-Alain Beaulieu ritiene possibile che Nabonide possa aver incoraggiato Ciro a ribellarsi e a muovere guerra contro i Medi, e che possa persino essersi alleato con lui, poiché la permanenza di Nabonide a Tayma coincide con l'inizio della rivolta di Ciro[13]. Tuttavia, mancano fonti a supporto di questa ipotesi. È probabile che la sconfitta di Astiage nel 553 a.C. fosse solo una delle tante ostilità e non quella decisiva. La cronaca di Nabonide, che probabilmente riporta eventi del 550 a.C., afferma che Astiage radunò le sue truppe e marciò contro Ciro, ma il suo esercito gli si ribellò, lo catturò e lo consegnò a Ciro. Ciro marciò quindi verso la capitale della Media, Ecbatana, e la conquistò, portando molte spoglie in Persia[4]. La cattura del tesoro reale dei Medi costituì un chiaro segno del nuovo potere di Ciro, e a Oebares fu affidato il compito di trasportarlo in Persia. Questo bottino rivestì senza dubbio un’importanza pratica considerevole; per quanto ne sappiamo, rappresentò la prima occasione in cui Ciro poté disporre di ingenti risorse per sostenere le campagne future[3].

Il racconto babilonese concorda con Erodoto, confermando che Astiage attaccò Ciro e fu catturato. Tuttavia, rimangono ignoti sia i modi con cui Ciro riuscì a sconfiggere i Medi, sia le ragioni precise che spinsero Astiage a intraprendere l’attacco. È possibile che i Medi rivendicassero una forma di sovranità su Anshan, contestata dai Persiani; in alternativa, le azioni espansionistiche di Ciro potrebbero aver suscitato una reazione aggressiva da parte dei Medi[14]. È possibile che l'ascesa della Persia e la caduta della Media abbiano avuto cause economiche più profonde: sembra infatti che a metà del VI secolo a.C. in Persia siano stati scavati dei qanat (canali di irrigazione sotterranei), dando a questa parte dell'Iran un vantaggio competitivo sulla Media. Tuttavia, è possibile che questo sviluppo sia avvenuto dopo la vittoria di Ciro sui Medi[15].

Oltre al tradimento dell'esercito, la caduta della Media fu facilitata anche da una crisi dinastica. Secondo le due fonti disponibili, Astiage non aveva un erede maschio. Erodoto e Senofonte, infatti, sostengono che Astiage avesse una figlia di nome Mandane, che essi indicano come madre di Ciro, mentre Ctesia negò la veridicità di questa affermazione e gli attribuì una figlia di nome Amytis. La Media non ricevette nemmeno l'aiuto della Lidia, paese con cui aveva stretto alleanze nel 585 a.C., forse perché la Lidia era troppo lontana dalla zona di conflitto per fornire un aiuto efficace[7].

Battaglie

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Conseguenze

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Rovine dell'antico palazzo di Ciro a Pasargade. Secondo Strabone, il palazzo sarebbe stato costruito a Pasargade come memoriale della vittoria di Ciro su Astiage[11].

La conquista della Media da parte di Ciro determinò un profondo cambiamento nella situazione geopolitica in tutto il Vicino Oriente antico. La Media venne retta da un governatore persiano e le tasse venivano riscosse come in qualsiasi territorio conquistato. Ecbatana, grazie alla sua importanza strategica nel dominio dell'Asia centrale, divenne una delle capitali del neo-costituito Impero achemenide[3]. I persiani adottarono il sistema di amministrazione statale dei Medi, che a sua volta conteneva molte caratteristiche del sistema assiro. Nell'Impero achemenide, la Media mantenne la sua posizione privilegiata, seconda solo alla Persia stessa. Parte della nobiltà media mantenne il proprio status privilegiato sotto Ciro e anche sotto i suoi successori. I greci, gli ebrei, gli egiziani e altri popoli del mondo antico si riferivano spesso ai persiani come "Medi" e sembravano considerare la storia persiana come una continuazione della storia media[4].

Secondo Ctesia, Ciro risparmiò la vita di Astiage e lo nominò governatore della Barcania (forse dell'Ircania). In seguito, Astiage fu portato nel deserto dall'eunuco Petesacas e, su istigazione di Oebares, fu condotto a morte. È possibile che Ciro non fosse direttamente responsabile della sua morte, poiché Petesacas fu in seguito condannato a morte ed Oebares si suicidò[4]. Secondo Ctesia, Astiage aveva una figlia di nome Amytis, che sposò Spitamas, un nobile medo, il quale divenne così il successore del suocero. Dopo aver eliminato Spitamas, Ciro avrebbe sposato Amytis per rafforzare la propria legittimità sul trono medo. Sebbene l’autenticità del racconto di Ctesia sia oggetto di dibattito, è tuttavia molto probabile che Ciro abbia effettivamente sposato una figlia del re medo[16].

La cronologia delle campagne di Ciro dopo la conquista della Media non è del tutto chiara. Negli anni 549-548 a.C., i Persiani occuparono i territori che erano appartenuti al defunto stato medo, tra cui la Partia, l'Ircania e, sembra, l'Armenia. Secondo Senofonte (Ciropedia I 1,4), gli Ircani si sottomisero volontariamente alla sovranità di Ciro. Ctesia (Persica IX 2-3) scrisse che gli Ircani si unirono a Ciro prima della sua vittoria su Astiage, mentre i Parti lo fecero dopo la caduta di Ecbatana in mano ai Persiani. Secondo Giustino (I 7,2), i paesi precedentemente soggetti ai Medi si ribellarono a Ciro, costringendolo a intraprendere numerose guerre per sottometterli[17]. Secondo Nicola di Damasco, dopo aver appreso della sconfitta di Astiage, gli Ircani, i Parti, i Saci, i Battriani e altre nazioni riconobbero Ciro come loro re[18]. Mentre alcuni studiosi credono che l'Elam sia stato conquistato dai Persiani solo dopo il 539 a.C., è possibile che il paese sia stato sottomesso intorno al 549 a.C[17].

 
Ritratto di Creso su un vaso greco

Dal 585 a.C. esisteva un accordo tra Media e Lidia in base al quale il fiume Halys fungeva da confine tra i loro domini. Al momento della caduta della Media, il re della Lidia era Creso, famoso in tutto il Vicino Oriente e in Grecia per la sua ricchezza e per il suo potere militare. Desideroso di espandere i suoi domini verso est, Creso presentò le successive operazioni come una spedizione intesa a vendicare suo cognato Astiage[3]. Ciro era un avversario formidabile, quindi Creso si alleò con il faraone d'Egitto, Amasi II, e con Sparta. Forse anche il re babilonese Nabonide apparteneva alla stessa alleanza[19] perché, nonostante vedesse i benefici nel conflitto medo-persiano, il crescente potere di Ciro rappresentava una grande minaccia per l'Impero neo-babilonese[3]. I Lidi furono sconfitti nel 547 a.C. e la loro capitale, Sardi, fu assediata e catturata[19]. Dopo aver conquistato la Lidia, Ciro probabilmente conquistò la Cilicia e, nel 539 a.C., conquistò Babilonia. Con la conquista dell'Impero neo-babilonese, Ciro divenne anche il sovrano del Levante. In seguito, Ciro intraprese ulteriori campagne verso est, espandendo ulteriormente l'Impero achemenide[20].

  1. ^ (EN) Bruno Jacobs e Robert Rollinger, A Companion to the Achaemenid Persian Empire, 2 Volume Set, John Wiley & Sons, 31 agosto 2021, ISBN 978-1-119-17428-8.
  2. ^ a b c d Dandamayev & Medvedskaya, 2006.
  3. ^ a b c d e f g h i j Briant, 2002.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n Dandamaev, 1989.
  5. ^ (EN) Cyrus iii. Cyrus II The Great, su iranicaonline.org. URL consultato il December 20, 2021.
  6. ^ a b (EN) Achaemenid Dynasty, su iranicaonline.org. URL consultato il December 20, 2021.
  7. ^ a b Rawlinson, 2007.
  8. ^ Boucharlat, « The Rise and Fall of Media », in : G. B. Lanfranchi, M. Roaf, R. Rollinger, eds., Continuity of Empire (?) Assyria, Media, Persia. Padova, S.a.r.g.o.n. Editrice e Libreria, 2003, pp. 1-12. (History of the Ancient Near East / Monographs – V), in Abstracta Iranica, 1º gennaio 2005.
  9. ^ (EN) Maria Brosius, A History of Ancient Persia: The Achaemenid Empire, John Wiley & Sons, 29 ottobre 2020, ISBN 978-1-119-70253-5.
  10. ^ a b Babylonia i. History of Babylonia in the Median and Achaemenid periods, su iranicaonline.org. URL consultato il December 20, 2021.
  11. ^ a b Pasargadae, su Livius.org. URL consultato il 20 dicembre 2021.
  12. ^ Astyages – Encyclopaedia Iranica, su www.iranicaonline.org.
  13. ^ Beaulieu, 1989
  14. ^ (EN) Amélie Kuhrt, The Persian Empire: A Corpus of Sources from the Achaemenid Period, Routledge, 15 aprile 2013, ISBN 978-1-136-01694-3.
  15. ^ Medes, su Livius.org. URL consultato il 20 dicembre 2021.
  16. ^ Amytis median and persian female name, su iranicaonline.org. URL consultato il 20 dicembre 2021.
  17. ^ a b Dandamaev 1989, p. 20-21.
  18. ^ Duncker, 1881
  19. ^ a b Croesus, su Livius.org. URL consultato il 20 dicembre 2021.
  20. ^ Cyrus the Great, su Livius.org. URL consultato il 20 dicembre 2021.

Bibliografia

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