Crisippo (Euripide)
Crisippo (Ἰνώ) è una tragedia perduta composta da Euripide nel V secolo a.C., presumibilmente nel 409[1] e rappresentata con Enomao e Le Fenicie.
Crisippo | |
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Tragedia di cui restano frammenti | |
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Autore | Euripide |
Lingua originale | Greco antico |
Genere | Tragedia |
Prima assoluta | 409 a.C. |
Personaggi | |
Trama
modificaPossiamo probabilmente ricostruire la trama da un passo di Plutarco[2]:
dormiva, avendo estratto la sua spada trafisse Crisippo con quell’arma. E Laio, sospettato a causa della spada, fu salvato da Crisippo moribondo, che rivelò la verità; Pelope lo seppellì ed esiliò Ippodamia»
Il passo più esteso a noi rimasto è un elogio, in anapesti, della Terra e del Cielo che regolano i cicli di generazione e decadimento attraverso i quali passa la materia, probabilmente le riflessioni consolatorie, rivolte a Pelope nell’ultimo stasimo, sulla morte del giovane Crisippo[3]:
Terra grandissima ed Etere di Zeus,
lui padre degli uomini e degli dei,
mentre lei, accolte le umide gocce della pioggia
genera uomini,
genera vegetazione e razze di animali;
per questo motivo a ragione
è considerata madre di tutto.
Ritorna di nuovo alla terra
ciò che dalla terra proviene,
mentre ciò che è derivato da etereo seme
torna di nuovo al polo celeste.
Niente muore di ciò che nasce,
ma ciascuna cosa si separa dall’altra
e mostra una forma differente.»
Note
modificaBibliografia
modifica- W. Poole, Male homosexuality in Euripides, in A. Powell (ed.), Euripides, women and sexuality, London 1990, pp. 108-150.
- T.B.L. Webster, The Tragedies of Euripides, London 1967.
- F. Carpanelli, Quando la censura non fa spettacolo: il "Crisippo" di Euripide, in "Frammenti sulla scena (online). Studi sul dramma antico frammentario", n. 0 (2019), pp. 48-76.
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