Favete linguis
La locuzione latina Favete linguis, letteralmente, significa Siate favorevoli per mezzo delle lingue, ma nella pratica comune del latino significa "non parlate".
Da un'espressione di Orazio, ripresa da Ovidio ("favere linguis"), indica il non parlare, non necessariamente il fare silenzio:
Sed iam pompa venit — linguis animisque favete!
tempus adest plausus — aurea pompa venit.
«
Ma ecco avanzare la parata — non parlate e state attenti
è tempo di applaudire — arriva la parata splendente d'oro
L'espressione è stata codificata nella lingua sacrale come formula di apertura nelle cerimonie del culto, quando si iniziava il sacrificio.
Odi profanum volgus et arceo.
favete linguis: carmina non prius
audita Musarum sacerdos
virginibus puerisque canto.
«
Odio il volgo profano e me ne tengo lontano,
Silenzio! canti non prima
uditi io sacerdote delle Muse
a fanciulle e fanciulli canto.
Il silenzio era inoltre finalizzato a non contaminare con parole nefaste la cerimonia, come viene indirettamente testimoniato da Cicerone:
«...non hai dubitato di aggiungere anche i presagi: Emilia disse a Paolo che Persa era morto, cosa che il padre accolse come un presagio; Cecilia disse di cedere il posto a sua nipote. E già quelle famose frasi: "fate silenzio" e "la prerogativa, presagio dei comizi" Questo è un essere abbondantemente eloquente a proprio danno. Quando infatti, se osservi queste prescrizioni, potrai star tranquillo e sereno nell'animo, in modo da tenere come guida per compiere le tue azioni non la superstizione ma la ragione? allora, se qualcuno avrà pronunciato una qualche parola relativa agli affari suoi e a un suo discorso, e magari una sua parola cadrà a pennello per ciò che farai o penserai tu, questa circostanza ti procurerà spavento o coraggio?»
La locuzione si presenta anche con varianti come parcito linguam, parce ori, favete ore (ad esempio in Virgilio, Aen. V, 71: Ore favete omnes, et cingite tempora ramis, "Silenzio tutti, e cingete le tempie di fronde")