Giunio Quarto Palladio
Flavio Giunio Quarto Palladio (latino: Flavius Iunius Quartus Palladius; fl. 408–421) è stato un politico dell'Impero romano d'Occidente, Console nel 416, Prefetto del pretorio d'Italia, Africa e Illirico per sei anni, rappresentante del Senato romano per quattro volte.

Biografia
modificaAppartenente a una nobile famiglia, la sua carriera è tramandata da un'iscrizione[1] ritrovata sull'Aventino, a Roma, dove la sua famiglia aveva delle proprietà; l'iscrizione si trova sulla base di una statua eretta a Palladio da parte del fratello. Se la sua identificazione con il Palladio destinatario di un epitalamium di Claudio Claudiano[2] fosse corretta, sarebbe nato intorno al 370, figlio del praefectus urbi di Costantinopoli Palladio e avrebbe sposato a Milano Celerina, figlia del primicerius notariorum.[3]
Fu "pretore e questore candidato", "notario e tribuno" e poi comes sacrarum largitionum. Va probabilmente identificato col Palladio che si trovava a Roma nel tardo 408/inizio 409, in occasione del primo assedio di Alarico.[4] In questa occasione Palladio fu incaricato di raccogliere tra gli aristocratici romani i preziosi per il tributo da pagare ad Alarico, ma non poté trovarne a sufficienza e dovette spogliare i residui ornamenti dei templi pagani dell'Urbe.[5]
Nel 416 ebbe l'onore del consolato, con l'imperatore Teodosio II come collega. Per sei anni, dal 416 al 421, fu Prefetto del pretorio d'Italia, Africa e Illirico. Il 30 aprile 418 ricevette una legge promulgata dall'imperatore Onorio, che gli ordinava di espellere i Pelagiani da Roma; insieme ai colleghi Monaceio e Agricola promulgò una editto prefettizio contro i seguaci di Pelagio.
L'iscrizione romana parla anche di quattro missioni come rappresentante del Senato romano, ma non è nota l'occasione di nessuna di queste.
Note
modifica- ^ a b AE 1928, 80 CIL VI, 41383. L'iscrizione fu trovata sull'Aventino, a venti metri a oriente di via di Santa Sabina, nei pressi della chiesa di Sant'Anselmo; la statua era all'interno della casa privata della famiglia, probabilmente fissata a una parete (http://laststatues.classics.ox.ac.uk, LSA-1521, Carlos Machado). La base è attualmente conservata nel Parco archeologico del Celio.
- ^ Claudio Claudiano, Carmina Minora, 25, Epitalamium dictum Palladio viro clarissimo tribuno et notario et Celerinae; questo componimento è datato al 398/399 o al 402/404 (Panciera, op. cit.).
- ^ Silvio Panciera, Il precettore di Valentiniano III, in C. Stella e A. Valvo (a cura di), Studi in onore di Albino Garzetti, Brescia, 1996, pp. 277–297.
- ^ F. Paschoud, Historie nouvelle, III, Paris, pp. 282–283; Santo Mazzarino, Il Basso Impero, Edizioni Dedalo 1980, p. 386.
- ^ Zosimo, Storia nuova, v.41.
Bibliografia
modifica- "Fl. Iunius Quartus Palladius 19", PLRE II, pp. 822–4.
- Silvio Panciera, Il precettore di Valentiniano III, in C. Stella e A. Valvo (a cura di), Studi in onore di Albino Garzetti, Brescia, 1996, pp. 282–284.