Günther Hepp (Obermarchtal, 25 marzo 1909Nanga Parbat, 15 giugno 1937) è stato un alpinista e medico tedesco, componente della spedizione alpinistica tedesca al Nanga Parbat del 1937. Trovò la morte nel tentativo di scalare la settima vetta più alta del mondo[1][2].

Günther Hepp
NazionalitàGermania (bandiera) Germania
Alpinismo
Specialitàroccia e ghiaccio
Conosciuto per la spedizione alpinistica tedesca al Nanga Parbat del 1937

Biografia

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Nacque il 25 marzo 1909 a Obermarchtal sul Danubio e proveniva da un'antica famiglia di contadini: suo nonno era conciatore e agricoltore e possedeva una fattoria vicino a Mengen, che ancora oggi porta il suo nome. Visse a Wiesensteig fino all'età di 6 anni, poi la famiglia seguì il padre quando fu nominato medico generico a Odenheim. Frequentò la scuola superiore a Bruchsal, dove trascorse anni viaggiando in treno dalla casa dei suoi genitori a scuola insieme agli operai delle fabbriche. Il movimento giovanile, in cui era attivamente coinvolto, lo formò in una persona fisicamente forte e seria, si dedicò fin da giovane allo studio della filosofia, dell'arte e della storia. Viaggiò attraverso la Svevia in bicicletta e a piedi, ammirando la campagna, i castelli e la storia tedesca di questo paese[3]. Grazie alla profonda conoscenza della musica, maturata attraverso la cultura musicale appresa in casa dai suoi genitori, volle sempre ascoltare buona musica classica e in seguito era solito frequentare concerti nel dopo lavoro, perché per lui "erano sinonimo di relax"[4]. A casa, fu sempre suggestionato dalla figura del padre medico, dedito alla cura dei malati, tanto che egli, dopo il diploma di scuola superiore nel 1928, si iscrisse alla facoltà di medicina. Fino agli esami di medicina studiò all'università di Heidelberg e Friburgo, ove si iscrisse all'"Academic Ski Club" e cominciò a intraprendere le sue prime escursioni in montagna[3]. Ben presto, le scalate difficili e difficilissime in montagna entrarono a far parte del suo diario di viaggio e le montagne non lo abbandonarono mai più. Dopo l'esame preliminare, studiò per un semestre a Vienna ove fu impressionato dalla miseria del proletariato di questa grande città. Gli studi a Vienna gli permisero di scoprire il lato artistico, felice, vivibile e quasi spensierato del suo essere. Nei semestri successivi, fino all'esame di Stato del 1933 e fino al dottorato del 1934, visse a Monaco di Baviera. Qui si formò alpinisticamente frequentando il Club Alpino Accademico e lo Sci Club Accademico[4].

Secondo Karl von Kraus fu grazie alla sua personale capacità creativa che Günther Hepp fu uno dei primi a cogliere le qualità rigorose proprie dell'alpinismo e a trasmetterle alle generazioni successive[4]. Il suo amore appassionato per il suo lavoro gli lasciò negli ultimi anni poco tempo per le attività in montagna, ma quando parlava dei monti, nelle sue parole si percepiva tanta energia che le sue espressioni avevano una forza enorme, quasi affascinante. Nel 1936 Paul Bauer gli chiese di prendere parte alla spedizione nel Sikkim in Himalaya ed effettuò con essa la prima scalata del monte Simvo (6.812 m) e del Siniolchu (6.897 m); lavorò come cameraman per il film documentario “La battaglia per l’Himalaya”. Non mancò neppure alla spedizione alpinistica tedesca al Nanga Parbat del 1937 guidata da Karl Wien e Hepp fu selezionato con Hans Hartmann e Martin Pfeffer in quanto membri dell'"Akademikälski Club München" ed avevano già svolto un ruolo chiave nell'organizzazione delle due precedenti spedizioni al Nanga Parbat nel 1932 e nel 1934[1]. Hepp morì il 15 giugno con altri sedici alpinisti travolto da una valanga di ghiaccio sul Nanga Parbat a un'altitudine di 6.200 m[1][4].

Carriera alpinistica

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  1. ^ a b c d Harald Höbusch, "Mountain of Destiny": Nanga Parbat and Its Path Into the German immagination, 2016.
  2. ^ a b Horst Höfler (Hrsg.): Nanga Parbat. Expeditionen zum „Schicksalsberg der Deutschen“ 1934–1962. AS-Verlag, Zürich 2002, ISBN 3-905111-83-7 (mit einem Vorwort von Reinhold Messner).
  3. ^ a b c Fonte: Relazione annuale dell'Akademic Alpine Club di Monaco 1936/37, pagine 6-7.
  4. ^ a b c d Kurt Fay, In memoriam Dr. Günther Hepp: 1937: Bergsteiger-Tragödie am Nanga Parbat, 2007.

Bibliografia

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  • Kurt Fay, In memoriam Dr. Günther Hepp: 1937: Bergsteiger-Tragödie am Nanga Parbat, 2007.
  • Harald Höbusch, "Mountain of Destiny": Nanga Parbat and Its Path Into the German immagination, 2016.
  • Fonte: Relazione annuale dell'Akademic Alpine Club di Monaco 1936/37, pagine 6-7.
  • Paul Bauer: Das Ringen um den Nanga Parbat. 1856–1953. München 1955
  • Karl M. Herrligkoffer: Nanga Parbat. Sieben Jahrzehnte Gipfelkampf in Sonnenglut und Eis. Frankfurt a. M./Berlin 1967
  • Helfried Weyer, Norman G. Dyhrenfurth: Nanga Parbat, der Schicksalsberg der Deutschen. Karlsruhe 1980
  • Helmuth Zebhauser: Alpinismus im Hitlerstaat. Bergverlag Rother, Ottobrunn 1998, ISBN 978-3-7633-8102-9
  • Ralf-Peter Märtin: Nanga Parbat. Wahrheit und Wahn des Alpinismus. Berlin 2002
  • Peter Mierau: Nationalsozialistische Expeditionspolitik. Herbert Utz Verlag, München 2006, ISBN 978-3-8316-0409-8
  • Nokmedemla Lemtur: „Locating Himalayan porters in the Archivalien der Expeditionsgesellschaften of the German Alpine Club (1929–1939).“ in: MIDA Archival Reflexicon (2020), ISSN 2628-5029, 1–11.
  • Paul Bauer (Hrsg.): Auf Kundfahrt im Himalaja. Siniolchu und Nanga Parbat – Tat und Schicksal deutscher Bergsteiger. Knorr & Hirth, München 1937.
  • Deutsche Himalaya-Stiftung (Hrsg.): Nanga Parbat – Berg der Kameraden. Bericht der deutschen Himalaya-Expedition 1938. Aus den Tagebüchern von Bruno Balke u. a. Union Deutsche Verlagsgesellschaft, München 1943.
  • Hans Hartmann: Ziel Nanga Parbat. Tagebuchblätter einer Himalaja-Expedition. Wilhelm Limpert-Verlag, Berlin 1944 (EA Berlin 1938)
  • Lutz Chicken: Durchs Jahrhundert. Mein Leben als Arzt und Bergsteiger. Edition Raetia, Bozen 2003, ISBN 88-7283-198-9.
  • Paul Bauer: Das Ringen um den Nanga Parbat. 1856–1953. 100 Jahre bergsteigerische Geschichte. Süddeutscher Verlag, München 1955
  • Helfried Weyer, Norman Dyhrenfurth: Nanga Parbat, der Schicksalsberg der Deutschen. Badenia-Verlag, Karlsruhe 1980, ISBN 3-7617-0171-3.
  • Hermann Schaefer: Die weiße Kathedrale. Abenteuer Nanga Parbat. Nymphenburger, München 1987, ISBN 3-485-01697-7.
  • Helmuth Zebhauser: Alpinismus im Hitlerstaat. Gedanken, Erinnerungen, Dokumente (Dokumente des Alpinismus; 1). Bergverlag Rother, Ottobrunn 1998, ISBN 3-7633-8102-3.
  • Peter Mierau: Die Deutsche Himalaja-Stiftung von 1936 bis 1998. Ihre Geschichte und ihre Expeditionen (Dokumente des Alpinismus; 2). Bergverlag Rother, Ottobrunn 1999, ISBN 3-7633-8108-2.
  • Horst Höfler (Hrsg.): Nanga Parbat. Expeditionen zum „Schicksalsberg der Deutschen“ 1934–1962. AS-Verlag, Zürich 2002, ISBN 3-905111-83-7 (mit einem Vorwort von Reinhold Messner).
  • Ralf-Peter Märtin: Nanga Parbat. Wahrheit und Wahn des Alpinismus (Malik National Geographic; 533). Malik Verlag, München 2014, ISBN 978-3-492-40533-1 (EA Berlin 2002)
  • Peter Mierau: Nationalsozialistische Expeditionspolitik. Deutsche Asien-Expeditionen 1933–1945. Herbert Utz Verlag, München 2006, ISBN 3-8316-0409-6 (zugl. Dissertation, Universität München 2003).
  • Nokmedemla Lemtur: Locating Himalayan porters in the Archivalien der Expeditionsgesellschaften of the German Alpine Club (1929–1939). in: MIDA Archival Reflexicon (2020), ISSN 2628-5029, 1–11.
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