Gabriele Alessandri

1529-1595; Teologo domenicano. Nato a Bergamo.

Gabriele Alessandri, o de Alexandris (Bergamo, 1529Trento, dicembre 1595), è stato un teologo e vescovo cattolico italiano[1][2].

Gabriele Alessandri, O.P.
vescovo della Chiesa cattolica
Illustrazione da Scena letteraria de gli scrittori Bergamaschi di Donato Calvi, 1664
 
Incarichi ricoperti
 
Nomina a vescovo26 aprile 1566[1][2]
Consacrazione a vescovo5 maggio 1566[1][2]
Morte1595

Biografia

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Membro della famiglia nobile bergamasca degli Alessandri, era figlio di Gabriele, giureconsulto; dopo aver studiato lettere entrò nell'ordine domenicano e studiò teologia e filosofia a Bologna[1].

Nominato vescovo di Gallese il 26 aprile 1566 da papa Paolo V, venne consacrato il successivo 5 maggio nella basilica di Santa Sabina a Roma da Girolamo Garimberti, vescovo uscente ed emerito della stessa diocesi, co-consacranti Ippolito Arrivabene, vescovo emerito di Gerapetra, e Vincenzo Laureo, vescovo di Mondovì. Tuttavia quella Chiesa non aveva alcuna rendita, nonostante le promesse del cardinal Cristoforo Madruzzo (che era al tempo signore del castello di Gallese); già il 16 settembre 1569, così, l'Alessandri rinunciò alla carica, divenendo a sua volta vescovo emerito, e la sede venne soppressa e accorpata a quella di Civita Castellana[1][2].

Nel frattempo, nel 1565 l'Alessandri era stato raccomandato dallo stesso Cristoforo Madruzzo come teologo per il sinodo di Bressanone, presieduto dal suffraganeo Biagio Aliprandini; dopo la morte di quest'ultimo, e in seguito a una breve parentesi in cui la carica di vescovo ausiliare di Trento venne tenuta da Giacomo Benuzzi, nel 1572 il principe-vescovo Ludovico Madruzzo scelse Gabriele Alessandri sia come nuovo suffraganeo, sia come suo vicario nello spirituale, raccomandandogli però che nelle faccende importanti prendesse consiglio da una serie di altri collaboratori[1].

 
Sigillo del vescovo Gabriele Alessandri

Appena giunto a Trento cominciò la visita pastorale della diocesi, officiando varie consacrazioni e prendendo vari provvedimenti sia per la cura d'anime, sia per la vita ecclesiastica. Il 5 ottobre 1573 concesse ai parrocchiani di Rallo di poter vendere beni della loro chiesa di Sant'Antonio, per un valore di 30 ragnesi, per completare la costruzione del campanile che era ferma a metà; lo stesso anno si recò a Egna per amministrare la Cresima e risolvere alcuni disordini, ma "quella popolazione sobillata da alcuni impestati di luteranesimo non lo volle riconoscere né ricevere". Nel 1574 in diocesi di Bressanone scacciò o sospese alcuni preti e frati che mantenevano condotta indegna, "apostati e concubinarii"[1], e il 1° agosto di quell'anno concesse un sacerdote stabile per la chiesa di San Pietro di Praso[3]; sempre nel 1574, dopo una visita pastorale in Folgaria, constatato che la chiesa di San Lorenzo era troppo piccola e che la comunità era troppo povera per sobbarcarsi tutte le spese di ricostruzione, ordinò al pievano di contribuire per un quarto della somma, causando un contenzioso tra quest'ultimo e la comunità che non si era ancora sanato al momento di una successiva visita nel 1580[4].

A maggio del 1575 si verificarono alcuni casi di peste a Trento; nonostante le contromisure prese dai responsabili della sanità, verso giugno l'epidemia esplose, flagellando la città tutto il mese di luglio, e seppur diminuita d'intensità da agosto, durò fino alla fine dell'anno, portando alla morte un terzo delle persone rimaste in città, inclusi diversi sacerdoti, tra cui i pievani di San Pietro, Santa Maria Maddalena e Santa Maria Maggiore. Come molti altri, Gabriele Alessandrini invece lasciò la città, prima riparando a Bressanone (dove è brevemente vicereggente) e poi, calato il pericolo, trasferendosi a Vezzano in val dei Laghi, dove incoraggiò la popolazione a costituire una rendita sufficiente per formare una curazia; così pure si deve a lui, l'anno seguente, la costituzione della curazia di Pressano. Nel 1579 fu inquisitore al secondo processo per eresia contro Leonardo Colombino (notaio di Terlago, simpatizzante verso il luteranesimo[5]); dopo tre mesi interruppe il processo, non è chiaro se per motivi politici o se perché ritenesse l'imputato innocente, e lo fece scarcerare[1].

Tra le consacrazioni officiate da Gabriele Alessandri si ricordano: nel 1573 le chiese di San Tommaso di Cavedago, Santa Caterina di Anterivo, San Genesio di San Genesio e altari in Santi Pietro e Paolo di Mezzana, San Tommaso di Cassana, Santa Maria e San Floriano di Arsio; nel 1574 San Mauro di Moscheri (Trambileno), Santi Vito, Modesto e Crescenzia di Andalo, San Vigilio di Molveno, e due altari in San Valentino di Ala; nel 1583 Santi Fabiano e Sebastiano e di Villamontagna e un altare in San Vigilio di Moena; nel 1584 l'altare maggiore di San Marcello di Lundo; nel 1585 San Giovanni al Porto di Villa Lagarina (non più esistente)[6] e San Michele di Lana; nel 1586 Santissima Trinità di Deggiano, Santa Maria Assunta di Mechel, Madonna delle Grazie di Arco, San Michele di Varignano (Arco), e altari in San Nicolò di Termenago, San Rocco di Cles e San Valentino di Ala; nel 1593 San Romedio di Roncio, San Rocco di Almazzago e San Lorenzo di Arco; nel 1594 San Sebastiano di Piazza (Tesimo) e San Giovanni Battista di Pianizza di Sopra (Caldaro)[1].

Maestro di teologia, Gabriele Alessandri fu autore di alcune opere, fra cui[1]:

  • De candelarum aliarumque rerum usu carentium benedictionibus, quae ecclesiastico more fieri consueverunt, adversus hereticos brevis disputatio, dedicato a Christoph Andreas von Spaur, vescovo di Gurk e poi di Bressanone
  • De Domini reparatione, dissertatio in qua explicatur ea sententia: "Noli me tangere" nondum etc
  • Sancti Maximi Mart. et Monachi, de duobus Christi voluntatibus et actionibus cum Pyrro Constantinopolitano dissertatio, tradotta dal greco nel 1588 e indirizzata a papa Sisto V
  • Eiusdem ad Marinum presbyterum, quod post Resurrectionem Dei sanctorumque voluntas una futura non sit, tradotta dal greco nel 1588 e indirizzata a papa Sisto V
  • In Christophori Cardin. Madrucii Epi. Principisque Tridenti etc. funera oratio, orazione funebre per Cristoforo Madruzzo, stampata a Milano nel 1588

Genealogia episcopale

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La genealogia episcopale è:

  • Vescovo Girolamo Garimberti
  1. ^ a b c d e f g h i j Weber, pp. 117-128.
  2. ^ a b c d (EN) David Cheney, Bishop Gabriele de Alexandris, O.P. †, su Catholic-Hierarchy.org. URL consultato il 31 ottobre 2025.
  3. ^ Chiesa di San Pietro <Praso, Valdaone>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 2 novembre 2025.
  4. ^ Chiesa di San Lorenzo <Folgaria>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 2 novembre 2025.
  5. ^ Il Trionfo Tridentino, su cultura.trentino.it. URL consultato il 2 novembre 2025.
  6. ^ Parrocchia di Santa Maria Assunta in Villa Lagarina. Inventario dell'archivio (1467-1943), su Trentino Cultura. URL consultato il 2 novembre 2025.

Bibliografia

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  • Simone Weber, I vescovi suffraganei della Chiesa di Trento, Trento, Aor, 1932.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN256746630 · ISNI (EN0000 0003 7888 2341 · SBN BVEV017154 · LCCN (ENno2005105128