Gaio Caninio Rebilo (console 37)
Gaio Caninio Rebilo (in latino: Gaius Caninius Rebilus; 2 circa – 56) è stato un magistrato e senatore romano, console dell'Impero romano.
Gaio Caninio Rebilo | |
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Console dell'Impero romano | |
Nome originale | Gaius Caninius Rebilus |
Nascita | 2 circa |
Morte | 56 |
Gens | Caninia |
Padre | Gaio Caninio Rebilo |
Consolato | settembre-dicembre 37 (suffetto) |
Biografia
modificaDiscendente di un'antica famiglia di rango pretorio probabilmente originaria di Tusculum[1], Rebilo[2] era bisnipote[3] del primo console della famiglia, il Gaio Caninio Rebilo che fu console suffetto scelto da Cesare notoriamente per solo alcune ore del 31 dicembre del 45 a.C.[1] Introdotta così tra i nobiles la famiglia[1], il nonno di Rebilo[3], Gaio Caninio Rebilo, poté diventare console suffetto nell'autunno del 12 a.C. morendo però in carica forse a causa di un'epidemia[4][5][6]. Il padre di Rebilo sembra essere stato un altrimenti ignoto Gaio Caninio Rebilo[3], ricostruito per motivi cronologici come anello di congiunzione tra il console del 12 a.C. e Rebilo[7].
La carriera di Rebilo è perlopiù avvolta nel mistero. Forse edile nell'originaria Tusculum insieme al futuro console ordinario del 17 Gaio Celio Rufo[2][8], Rebilo fu sicuramente console suffetto da settembre a dicembre del 37 insieme ad Aulo Cecina Peto[9][10]: Rebilo e Peto sembrano essere stati scelti in origine da Tiberio e confermati come suffetti da Caligola[2][10][11], che decise però di inserire se stesso e lo zio Claudio come consoli suffetti aggiuntivi nei mesi di luglio e agosto del 37, come immediati predecessori dei "tiberiani" Rebilo e Peto[9][10][11]. Durante il consolato di Rebilo e Peto, il nuovo princeps Caligola ricevette, il 21 settembre, il titolo di pater patriae[12] ma poi andò incontro ad una gravissima malattia[13][14][15], spesso considerata nelle fonti il punto di svolta del principato del giovane[16][17][18] e in ogni caso portatrice di conseguenze che influenzarono i rapporti tra il princeps e i suoi principali consiglieri[19].
Dopo il suo consolato[20], Rebilo, insieme al console ordinario del 34 Paolo Fabio Persico, offrì un'ingente somma di denaro al pretore[21] Gaio Giulio Grecino, padre del suocero di Tacito Gneo Giulio Agricola e in seguito ucciso da Caligola probabilmente nel 40/41[21][22][23], per aiutarlo nell'allestimento dei ludi pretorii[20][21]: conscio della cattiva fama di Rebilo e Persico, Grecino rifiutò le offerte dei due consolari[20].
L'ultima notizia su Rebilo riguarda la sua morte, avvenuta nel 56[2][24]. Tacito, che lo definisce come uomo ricchissimo e perito in ambito legale ma di pessima fama a causa delle sue libidini effeminate, afferma che Rebilo si suicidò tagliandosi le vene per sfuggire ai tormenti di una vecchiaia piagata dalla malattia, e pone il suo necrologio in contrapposizione a quello del virtuoso ultra-nonagenario Lucio Volusio Saturnino[25]:
Note
modifica- ^ a b c R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, p. 56.
- ^ a b c d PIR2 C 393 (Groag).
- ^ a b c PIR2 C 391-393 (Groag).
- ^ Fasti Capitolini (InscrIt. XIII, 1, 1ab = AE 1940, 60).
- ^ PIR2 C 391 (Groag).
- ^ R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, pp. 153-154.
- ^ PIR2 C 392 (Groag).
- ^ CIL XIV, 2622 e CIL XIV, 2623.
- ^ a b Fasti Ostienses, frgm. Ch (Vidman).
- ^ a b c A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, p. 620.
- ^ a b Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 7, 9.
- ^ A. A. Barrett, Caligula. The Abuse of Power, London-New York 2015, pp. 97-98, che rimanda in particolare ad J. Scheid, Commentarii fratrum Arvalium qui supersunt, Rome 1998, p. 31, frgm. 12c, ll. 83-91.
- ^ Filone di Alessandria, Legatio ad Gaium, XIV-XXI.
- ^ Svetonio, Caligola, XIV, 2.
- ^ Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 8, 1-2.
- ^ Filone di Alessandria, Legatio ad Gaium, XIV, XXII, LIX, LXIII, LXVI-LXXIII.
- ^ Flavio Giuseppe, Antichità giudaiche, XVIII, 256.
- ^ Svetonio, Caligola, VII; XIV, 2-3; XXII; L, 2.
- ^ Le ultime ricostruzioni sono in A. A. Barrett, Caligula. The Abuse of Power, London-New York 2015, pp. 107-109, e R. Cristofoli, Caligola. Una vita nella competizione politica, Firenze 2018, pp. 100-106.
- ^ a b c Seneca, De Beneficiis, II, 21, 5-6.
- ^ a b c R. Syme, Tacitus, I, Oxford 1958, p. 20.
- ^ Tacito, Agricola, IV, 1.
- ^ A. A. Barrett, Caligula. The Abuse of Power, London-New York 2015, pp. 250-251.
- ^ Tacito, Annales, XIII, 30, 2.
- ^ Sul confronto, cfr. R. Syme, Obituaries in Tacitus, in The American Journal of Philology, vol. 79.1 (1958), pp. 18-31, e idem, Roman Papers, III, Oxford 1984, pp. 1369-1370.
Bibliografia
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