Gibil Gabib

sito archeologico nel comune italiano di Caltanissetta

Gibil Gabib, anche detto Gibil-Gabel o Gibil Habib, è una località e un sito archeologico di Caltanissetta, in Sicilia.

Gibil Gabib
Planimetria del sito
Civiltàcultura di Castelluccio, siceliota con posteriori influssi ellenici
UtilizzoInsediamento e necropoli, poi avamposto militare
EpocaEtà del bronzo, VII-VI sec. a. C.
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
ComuneCaltanissetta
Altitudine615 m s.l.m.
Dimensioni
Superficie12 000 
Scavi
Date scaviMetà XIX sec., anni '50 e '80 del XX sec.
ArcheologoDinu Adameșteanu
Mappa di localizzazione
Map

Etimologia

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Il nome antico dell'insediamento è sconosciuto. L'attuale toponimo risale probabilmente al periodo islamico della Sicilia. Secondo l'archeologo Antonino Salinas deriverebbe dall'arabo ǧabal Ḥabīb, "monte di Habib",[1] in riferimento a Habib ibn Abi 'Ubayda, comandante arabo durante le prime incursioni sull'isola nel VIII secolo. Più recentemente, gli archeologi Vincenzo Tusa ed Ernesto De Miro hanno proposto l'interpretazione "montagna della morte", motivandola con la funzione necropolare che il sito assumeva.[2]

A dispetto del toponimo di origine araba, l'insediamento ha origini molto più antiche. Le prime attestazioni risalgono alla cultura di Serraferlicchio (III millennio a.C.),[3] alla quale appartengono i resti di un villaggio capannicolo. In seguito, nel II millennio a.C., l'area fu occupata da un abitato riconducibile alla cultura di Castelluccio. Dopo un intervallo di alcuni secoli, il sito conobbe una nuova fase di massimo sviluppo nel VII secolo a.C., caratterizzata da evidenti influenze greche provenienti da Gela.[2]

A partire dalla metà del VI secolo a.C., il centro risultava ormai pienamente ellenizzato ed entrò in contatto con i Greci di Akragas, che probabilmente lo trasformarono in un phrourion (avamposto militare), come dimostra la costruzione di una cinta muraria.[4] In età timoleontea (IV secolo a.C.) il sistema difensivo venne ulteriormente rafforzato con l'aggiunta di torri.

In seguito alla vittoria di Agatocle, cui, secondo le fonti, il villaggio di Gibil Gabib si oppose, l'insediamento fu progressivamente abbandonato a partire dal III secolo a.C., condividendo il destino di altri centri analoghi. A eccezione di sporadiche frequentazioni in età romana, il sito fu riutilizzato soltanto in epoca bizantina, quando venne destinato a necropoli, sfruttando le tombe e le nicchie scavate in precedenza.[2]

Gli scavi in quest'area furono iniziati alla metà dell'Ottocento dal Landolina di Rigilifi. Intorno al 1880 fu indagato da F. Cavallaro e da Antonino Salinas. Gli scavi vennero ripresi con maggiore vigore negli anni cinquanta del secolo scorso, con le ricerche condotte da Dinu Adameșteanu. L'ultima, infine, risale al 1984.

Proprio intorno alla metà del Novecento vennero portati alla luce alcuni ambienti risalenti al VI secolo a.C., parti della cinta muraria e alcuni oggetti di ceramica riferibile alla facies di Castelluccio Bronzo Tardo, mentre negli anni ottanta è stato riportato alla luce un vero torrione di difesa della metà del VI secolo a.C. Tale scoperta si è rivelata di notevole importanza, poiché ha consentito di chiarire la destinazione delle cinte murarie rinvenute quasi trenta anni prima.

Il sito

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L'area si trova a 5 km a sud di Caltanissetta, su un'altura di 615 m che domina la valle dell'Imera meridionale.

Dagli scavi presso gli ambienti sono stati rinvenuti vasi, oggetti di uso quotidiano, piatti e lucerne. Sono state inoltre ritrovate anche una statua di divinità fittile femminile e una testina fittile di offerente che testimoniano l'esistenza di vari spazi dedicati al culto ed alla venerazione nell'abitato.

Ai piedi dell'altura si estendevano due necropoli da cui provengono i corredi con ceramica a figure rosse siceliota.

Principali caratteristiche del sito sono:

  • Tracce di insediamenti risalenti all'epoca preistorica.
  • Tracce di insediamenti indigeni risalenti al VII secolo a.C. Successivamente, tali nuclei abitati risentirono dell'influsso ellenico e in seguito (VI secolo a.C.) venne realizzata una fortificazione, che incluse al suo interno anche un edificio sacro dei primi del VI sec..
  • Due necropoli collocate ai piedi della collina, dalle quali provengono alcune ceramiche dell'arte siceliota.
  • Oggetti di uso quotidiano provenienti dagli insediamenti abitati, e testimonianze dell'esistenza di un culto rappresentato da una statua di divinità femminile.

I reperti di questo sito si trovano presso il Museo Archeologico di Caltanissetta.

Galleria d'immagini

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  1. ^ DOS, Is.v. Gibil-Gàbel, p. 722.
  2. ^ a b c Di Noto
  3. ^ Serraferlicchio, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  4. ^ Area archeologica Gibil Gabib, su Regione Siciliana. URL consultato il 12 settembre 2025.

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  •   Gaspare Mannoia, GIBIL GABIB, su YouTube, 1º dicembre 2021. URL consultato il 13 gennaio 2022.