Giuditta I
Giuditta I è un dipinto a olio su tela (84×42 cm) realizzato nel 1901 dal pittore austriaco Gustav Klimt e conservato nell'Österreichische Galerie Belvedere a Vienna.
Giuditta I | |
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Autore | Gustav Klimt |
Data | 1901 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 84×42 cm |
Ubicazione | Österreichische Galerie Belvedere, Vienna |
Descrizione
modificaQuest'opera rappresenta una delle prime esperienze del pittore austriaco dove mostra tutta la sua spontaneità e la mancanza di artifici retorici: è considerata come significativa anticipatrice del periodo aureo - contraddistinto da un linguaggio di forte astrazione simbolica e dall'uso massiccio dell'oro - nelle preziosità del fondo, della collana e delle decorazioni tondeggianti del melo, elementi che verranno ripresi anche nella Giurisprudenza e in Danae.[2] Questa tendenza si conferma nell'artista in maniera forte dopo il suo viaggio in Italia, presso Ravenna, e la visione dei mosaici bizantini dell'ultima capitale dell'Impero romano d'Occidente.[3]
Racchiusa in una cornice di rame sbalzato[2] (probabilmente realizzata da suo fratello Georg, scultore, falegname e scaricatore di porto), Klimt dipinge per la prima volta la bella eroina biblica; una seconda versione, Giuditta II, del 1909, è esposta nel Museo di Ca' Pesaro a Venezia. Entrambe le versioni sono note anche come Salomè.[2]
Il soggetto è stato sempre utilizzato quale metafora del potere di seduzione delle donne, che riesce a vincere anche la forza virile più bruta. In clima simbolista la figura di Giuditta si presta alla esaltazione della femme fatale crudele e seduttrice, che porta alla rovina e alla morte il proprio amante.[4]
Il pittore raffigura la protagonista come una donna moderna per i suoi tempi, con il volto di Adele Bloch-Bauer, esponente dell'alta società viennese.[4]
L'immagine ha un taglio verticale molto accentuato con la figura di Giuditta, di grande valenza erotica, a dominare l'immagine quasi per intero. Lo sguardo della Giuditta tende quasi a sfidare l'osservatore. La testa di Oloferne appare appena di scorcio, in basso a destra, tagliata per oltre la metà dal bordo della cornice. Da sottolineare la notevole differenza tra gli incarnati della figura, che hanno una resa tridimensionale, e le vesti, trattate con un decorativismo bidimensionale molto accentuato.
Dietro la testa di Giuditta è rappresentato un paesaggio arcaico e stilizzato di alberi di fico e viti, tratto da un fregio assiro del Palazzo di Sennacherib a Ninive.[6]
Note
modifica- ^ Federico Zeri, Cento dipinti. Klimt. Giuditta I, Milano, Rizzoli, 1998, p. 8.
- ^ a b c Johannes Dobai, L'opera completa di Klimt, Milano, Rizzoli, 1978, p. 99.
- ^ Flaminia Giorgi Rossi, Klimt, Gustav, in Enciclopedia dei ragazzi, Treccani, 2006. URL consultato il 4 aprile 2016.
- ^ a b Jill Berk Jiminez, Dictionary of Artists' Models, Routledge, 2013, pp. 69-70.
- ^ Fliedl, p. 140.
- ^ Archaeogate Vicino oriente - "Il palazzo di Sennacherib a Ninive" di Carlo Lippolis, su archaeogate.org. URL consultato il 19 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 2 giugno 2012).
Bibliografia
modifica- Serge Sabarsky, Gustav Klimt, Artificio, 1995, p. 104.
- Robin Margaret Jensen, Kimberly J. Vrudny, Visual Theology: Forming and Transforming the Community Through the Arts, Liturgical Press, 2009, pp. 17-19.
- Cricco,Di Teodoro, Itinerario nell'arte,seconda edizione,volume 3 "Dall'Età dei Lumi ai giorni nostri", Zanichelli, 2009, p. 757.
- Gottfried Fliedl, Gustav Klimt 1862–1918 The World in Female Form, Benedikt Taschen, 1994.
Voci correlate
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