Giunia Seconda

nobildonna romana, sorella di Bruto e moglie di Lepido

Giunia Seconda (in latino Iunia Secunda; Roma, ... – ...; fl. I secolo a.C.) è stata una nobildonna romana, figlia di Decimo Giunio Silano, console del 62 a.C., e di Servilia, nonché sorellastra del cesaricida Marco Giunio Bruto e moglie del triumviro Lepido.

Giunia Seconda
DinastiaGens Giunia (nascita)
Gens Emilia (matrimonio)
PadreDecimo Giunio Silano
MadreServilia
ConiugeMarco Emilio Lepido
FigliMarco Emilio Lepido minore
Quinto Emilio Lepido
Emilia Lepida
Religioneantica religione romana

Biografia

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Giunia Seconda era figlia di Decimo Giunio Silano, console nel 62 a.C., e di sua moglie Servilia. Aveva un fratellastro materno maggiore, Marco Giunio Bruto, due sorelle, Giunia Prima e Giunia Terzia, e un fratello, Marco Giunio Silano[1][2].

A un certo punto, sposò Marco Emilio Lepido, a cui diede tre figli: Lepido minore, Quinto Emilio Lepido ed Emilia Lepida[1]. Lepido, a differenza della maggior parte degli uomini romani, si sposò un'unica volta e fu devoto a Seconda tutta la vita[3]. Nel frattempo, Terzia aveva sposato Gaio Cassio Longino. Nel 44 a.C., Bruto e Cassio furono i fautori di una congiura che portò alla morte di Cesare e allo scoppiò di una guerra civile che gli vide sconfitti nella Battaglia di Filippi del 42 a.C. Lepido, marito di Terzia, si schierò con Ottaviano, erede di Cesare, contro i cognati, e fu ricompensato con la partecipazione al governo del secondo triumvirato. Cicerone lodò in pubblico Seconda per essere per Lepido una moglie esemplare[3], ma in una lettera privata sostenne invece che gli era infedele, avendo una relazione con il libertino Publio Vedio (forse Publio Vedio Pollione[4]), e si dice sconcertato che il padre, i fratelli e il marito di Terzia tollerassero la sua condotta[5][6]. Tuttavia, è possibile che la Giunia in relazione con Vedio fosse Giunia Prima, piuttosto che Giunia Seconda.

Dopo la battaglia di Azio del 31 a.C. Lepido fu escluso dal potere, con Ottaviano che divenne l'unico sovrano di Roma, e Seconda perse gran parte del suo status. Perciò sostenne suo figlio maggiore in un complotto contro Ottaviano, ma furono scoperti da Mecenate[7]. Lepido minore fu convocato davanti a Ottaviano, in Oriente, e giustiziato, mentre sua madre fu esentata dalla convocazione grazie all'intervento di suo marito, che supplicò il suo vecchio rivale Lucio Senio Balbino di concederle una cauzione per restare a Roma fino al rientro di Ottaviano. In seguito, Seconda fu graziata, ma costretta al ritiro s vita privata fino alla morte[8][9].

  1. ^ a b (EN) Francesca Rohr Vio, Matronae and Politics in Republican Rome, 1ª ed., Wiley, 31 gennaio 2022, pp. 362–373, DOI:10.1002/9781119673675.ch26, ISBN 978-1-4443-3965-9. URL consultato il 12 maggio 2025.
  2. ^ (EN) Vio, Rohr Francesca, Powerful Matrons: New political actors in the Late Roman Republic, Prensas de la Universidad de Zaragoza, 2022, ISBN 978-84-1340-452-3. URL consultato il 12 maggio 2025.
  3. ^ a b Smith, William, Dictionary of Greek and Roman biography and mythology, Volume 2, Little and Brown, 1846, p. 657
  4. ^ Syme, Ronald (1961). "Who was Vedius Pollio?" Journal of Roman Studies 51(1/2): 23–30.
  5. ^ Cicerone, Ad Attico, VI.1
  6. ^ Hall, John, Politeness and Politics in Cicero's Letters, Oxford University Press, 2009, p. 116
  7. ^ Charles Rollin, Storia antica e romana. Versione ridotta a lezione migliore, arricchita di annotazioni (etc.), Tipografia di Alvisopoli, 1822. URL consultato il 26 gennaio 2018.
  8. ^ Tito Livio, Periochae CXXXIII, 3; Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo, II 88, 1-3; Seneca, De brevitate vitae 4, 5; De clementia I 9, 6; Svetonio, Augusto 19, 1.
  9. ^ (EN) Richard D. Weigel, Lepidus: The Tarnished Triumvir, Routledge, 1992, ISBN 978-0-415-07680-7. URL consultato il 12 maggio 2025.

Voci correlate

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