Imam

figura religiosa islamica
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Il termine imàm[1][2] (pronuncia imàm, dall'arabo إمام che fa riferimento a una radice lessicale che indica lo "stare davanti" e, quindi, "essere guida"; adattamento italiano: imano), può indicare tanto una preclara guida morale o spirituale (ed è questo l'uso che per lo più se ne fa in ambiente politico) quanto un semplice devoto musulmano che sia particolarmente esperto nei movimenti rituali obbligatori della preghiera canonica ṣalāt. Costui si pone davanti agli oranti, dando modo ad essi di correggere eventuali errori nei movimenti che comporterebbero l'invalidità della salāt.

Imam dei prigionieri di guerra musulmani a Malta durante l'assedio del 1940

Importanza

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Fede sunnita

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Sunnismo.

Da un punto di vista istituzionale, l'Imam è storicamente il capo della Comunità islamica (Umma) ed è per questo, nel Sunnismo, sinonimo di califfo, come chiaramente esplicitato nel lemma «Imāma» da Wilferd Madelung su The Encyclopaedia of Islam. Ogni moschea sunnita presenta un imam, il quale porta avanti il Farḍ e le Jumuʿa, e solamente gli uomini possono svolgere questa funzione, scelta in base alla loro conoscenza del Corano.[3]

Ancora oggi in Turchia gli imam sono una carica statale, gestita da presidenza degli affari religiosi, e sono eleggibili gli uomini che dispongono di un titolo universitario o che hanno frequentato le scuole İmam Hatip. Una carica simile esiste anche in Siria.[4]

Fede sciita e altre

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Sciismo, Ismailismo e Zaydismo.

Un peso senz'altro maggiore è dato dalla figura dell'Imam dalla Comunità islamica sciita – considerato guida ideale per meriti umani e conoscenza religiosa exoterica ed esoterica – a causa dei suoi legami di sangue e spirituale con ʿAlī ibn Abī Ṭālib, cugino e genero del profeta Maometto. La sua speciale eccellenza fra gli uomini deriva però dall'essere, in modo privilegiato, ineffabilmente assistito da parte di Dio.

Per la maggioranza dello sciismo – detto imamita, duodecimana o, in arabo, Ithnāʿashariyya – il numero degli Imàm che legittimamente hanno guidato i fedeli musulmani (o sarebbero stati legittimamente destinati a farlo se poi, storicamente, non ne fossero stati impediti dai califfi omayyadi e abbasidi) è di dodici, mentre per la minoranza ismailita (o settimana, in arabo Sabʿiyya) il numero si limita a sette. L'ismailismo differisce radicalmente dallo sciismo tradizionale perché questi ultimi ebbero diversi imam anche dopo la fine dei dodici, separandosi poi in diverse sette, e attualmente il titolo è mantenuto da Aga Khan V. Gli imam zayditi invece assunsero anche un carattere politico, essendo diventati sovrani dello Yemen.[5][6]

Gli imam come sovrani secolari

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Ci sono stati diversi casi in cui gli imam hanno tenuto sia il potere spirituale che quello temporale: è il caso del sopracitato Yemen, i cui imam furono anche sovrani assoluti del paese da circa l'897 fino alla loro abolizione nel 1970, e dell'Oman, dove in alcuni casi l'imam era una dinastia elettiva (dinastia Nabhani 1154–1624, dinastia al-Ya'arubi 1624–1742) mentre in altri era ereditaria (dinastia Al Bu Sa'idi 1744–presente).[7] Altri esempi sono alcuni stati africani come i Rustumidi e l'imamato di Futa Jalon, di origine fulana.[8]

Storicamente anche i sovrani dell'Arabia Saudita erano definiti imam, prima che Abd al-Aziz si proclamasse re, mentre certe volte anche Ruhollah Khomeyni veniva definito imam, anche se non ufficialmente.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Imam ismailiti, Imam sciiti e Imam ismailiti-fatimidi.

Per i duodecimani l'elenco è il seguente:

  1. ʿAlī ibn Abī Tālib, detto al-Murtaḍā (m. 661)
  2. al-Hasan ibn ʿAlī ibn Abī Tālib (m. 669)
  3. al-Husayn ibn ʿAlī ibn Abī Tālib (m. 680)
  4. ʿAlī ibn al-Husayn, detto Zayn al-ʿAbīdīn, "Ornamento dei devoti" (m. 712)
  5. Muhammad ibn ʿAlī, detto al-Bāqir (m. 731)
  6. Jaʿfar ibn Muhammad, detto al-Sādiq (m. 765)
  7. Mūsā ibn Jaʿfar, detto al-Kāzim (m. 799)
  8. ʿAlī ibn Mūsā, detto al-Riḍā (m. 818)
  9. Muhammad ibn ʿAlī, detto al-Taqī o al-Jawād (m. 835)
  10. ʿAlī ibn Muhammad, detto al-Naqīʿ o al-Hādī (m. 868)
  11. al-Hasan ibn ʿAlī, detto al-ʿAskarī (m. 874)
  12. Muhammad b. al-Ḥasan, detto al-Mahdī ("occultatosi" nell'874)

In entrambi i casi l'ultimo Imam (Muhammad al-Mahdī o Ismāʿīl ibn Jaʿfar) non viene considerato morto ma semplicemente occultatosi agli occhi del mondo e destinato a manifestarsi alla fine dei tempi, in qualità di Mahdī, per restaurare il puro Islam delle origini.

  1. ^ Imam, in Dizionario di storia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
  2. ^ Nei testi italiani più vecchi si può trovare imano ( Francesco Sabatini e Vittorio Coletti, iman, in Il Sabatini Coletti - Dizionario della lingua italiana, edizione online su dizionari.corriere.it, 2018.), a causa dell'ancor oggi frequente equivoco con la parola araba īmān, che significa invece "fede".
  3. ^ (EN) Roaa Saber, Who Are the Four Imams of Sunni Islam? A Guide to Their Lives and Legacy, in Learn Quran online, Arabic & Islamic Studies Online | IQRA Network, 30 gennaio 2025. URL consultato il 27 settembre 2025.
  4. ^ "Presidency of Religious Affairs", su www.diyanet.gov.tr. URL consultato il 27 settembre 2025.
  5. ^ (EN) ISMAʿILISM xvii. THE IMAMATE IN ISMAʿILISM, su Encyclopaedia Iranica. URL consultato il 27 settembre 2025.
  6. ^ Walter Burton Robarts - University of Toronto, A journey through the Yemen and some general remarks upon that country. Illustrated from sketches and photographs taken by the author, Edinburgh W. Blackwood, 1893. URL consultato il 27 settembre 2025.
  7. ^ (EN) Samuel Barrett Miles, The Countries and Tribes of the Persian Gulf, Cass, 1966, ISBN 978-1-873938-56-0. URL consultato il 27 settembre 2025.
  8. ^ (EN) Peter Malcolm Holt, Ann K. S. Lambton e Bernard Lewis, The Cambridge History of Islam, Cambridge University Press, 1970, ISBN 978-0-521-29137-8. URL consultato il 27 settembre 2025.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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