Jigureul jikyeora!
Jigureul jikyeora! (지구를 지켜라!?, lett. "Salvare la Terra!"[1]) è un film del 2003 scritto e diretto da Jang Joon-hwan, al suo esordio nel lungometraggio.
Jigureul jikyeora! | |
---|---|
![]() | |
Titolo originale | 지구를 지켜라! |
Lingua originale | coreano |
Paese di produzione | Corea del Sud |
Anno | 2003 |
Durata | 118 min |
Rapporto | 1,85:1 |
Genere | commedia, grottesco, thriller |
Regia | Jang Joon-hwan |
Sceneggiatura | Jang Joon-hwan |
Produttore | Tcha Seung-jai, Noh Jong-yun |
Produttore esecutivo | Lee Kang-bok |
Casa di produzione | Sidus Pictures |
Fotografia | Hong Kyung-pyo |
Montaggio | Park Gok-ji |
Effetti speciali | Jeong Do-an |
Musiche | Michael Staudacher |
Scenografia | Jang Geun-yeong, Kim Gyeong-heui |
Costumi | Jang Geun-yeong, Kim Gyeong-hui |
Interpreti e personaggi | |
|
Trama
modificaByeong-gu, un ragazzo dalla vita assai infelice fermamente convinto che tutti i mali del mondo siano da imputare a un complotto extraterrestre, crede che l'unico modo per scongiurare un'imminente invasione aliena del pianeta sia di incontrare il principe di Andromeda PK 45 prima della successiva eclissi lunare. Per far ciò ha bisogno di un "andromediano" che viva sulla Terra e faccia da tramite: la sua scelta ricade su Man-shik, presidente di una grossa azienda dell'industria farmaceutica. Nonostante l'uomo protesti di non essere in realtà un alieno sotto mentite spoglie, viene sequestrato comunque da Byeong-gu e la sua parimenti stralunata fidanzata Su-ni, rinchiuso in cantina e sottoposto a torture e sevizie d'ogni genere.
Man-shik intuisce che inconsciamente il suo rapitore, più che dalla genuina convinzione di proteggere la Terra, è motivato dal desiderio di vendetta verso l'azienda che gli ha intossicato la madre nel corso di un test privo delle giuste misure di sicurezza, riducendola in coma. Riesce così a convincerlo che il flacone di benzene che tiene in macchina sia proprio l'antidoto di cui ha bisogno sua madre. Mentre Byeong-gu corre in ospedale a consegnare il tonico miracoloso, Man-shik riesce a liberarsi e scopre i macabri trofei delle scorse volte in cui Byeong-gu ha rapito e ucciso presunti alieni. Scopre anche il tragico passato del suo rapitore: suo padre che, perso il braccio in un incidente in miniera, finì ucciso minacciando la moglie e il piccolo Byeong-gu nel corso di un litigio; gli insegnanti e o compagni di classe che l'avevano sempre preso di mira; l'ex-fidanzata uccisa dai crumiri durante uno sciopero.
Byeong-gu somministra l'antidoto alla madre, che ovviamente muore. Furioso, ritorna, deciso a uccidere Man-shik: messo alle strette, quest'ultimo "ammette" di essere un alieno e acconsente di accompagnare Byeong-gu e Su-ni alla sua fabbrica per mettersi in contatto col principe di Andromeda. Tuttavia, arrivati lì, Man-shik attiva un braccio robotico industriale che uccide Su-ni e ne approfitta per sopraffare Byeong-gu, quasi ammazzandolo di botte. Sopraggiunge la sicurezza, che spara e uccide l'intruso. A quel punto fanno la loro entrata in scena gli alieni di Andromeda, che, nonostante la follia di Byeong-gu, esistevano davvero. Man-shik viene investito da un raggio di luce che lo porta sul disco volante degli andromediani, di cui in realtà è proprio lui il principe. Disgustato dalla malvagità e decadenza dei terrestri che ha potuto toccare con mano, ne sancisce l'eliminazione e il pianeta viene fatto esplodere da un raggio della morte.
Produzione
modificaInizialmente, Jang voleva realizzare un film di supereroi, ma, a causa dei costi che avrebbe comportato, ha deciso di scrivere una sceneggiatura con un numero di ___location e personaggi più ristretto.[2] Shin Ha-kyun è stato scelto come protagonista grazie alle sue interpretazioni in Joint Security Area e Killeodeur-ui suda.[2] L'idea per il film è venuta a Jang dopo avere visto Misery non deve morire, e immaginandone una versione raccontata dal punto di vista di Annie Wilkes in cui non comparisse solo come "una povera psicopatica", ed essere incappato nel sito web di un complottista che sosteneva che Leonardo DiCaprio fosse un alieno che puntava a conquistare il mondo seducendo le terrestri.[2][3]
Distribuzione
modificaIl film è stato distribuito nelle sale cinematografiche sudcoreane dalla CJ Entertainment a partire dal 4 aprile 2003.[1][4]
Accoglienza
modificaIncassi
modificaIl film è stato un pesante flop al botteghino sudcoreano,[1][2][4][5] dovuto in parte alla decisione della CJ Entertainment, data la natura sui generis della pellicola, di pubblicizzarla come una "normale" commedia romantica, con sconcerto del pubblico in sala.[2][4][5] La scelta di marketing si è rivelata così impopolare da venire parodiata in diversi film coreani del periodo 2004–05.[4]
Critica
modificaIl film è invece stato accolto fin da subito entusiasticamente dalla critica sudcoreana,[2] che l'ha anche premiato come miglior film dell'anno, preferendolo a titoli più blasonati quali Two Sisters di Kim Ji-woon, La moglie dell'avvocato di Im Sang-soo e Memories of Murder di Bong Joon-ho.[6] All'estero, Derek Elley di Variety ne ha scritto: «per quanto certamente non adatto a tutti i palati [...] funziona su più livelli: dallo slapstick alla critica sociale fino a un grand-guignol sinceramente angosciante. Purtroppo si accontenta di un finale fin troppo sbilanciato rispetto al tono sardonico e ambiguo dei primi 90 minuti».[1] Chuck Stephens del Village Voice l'ha definito «uno dei migliori film dell'anno», nonché superiore al coevo Old Boy di Park Chan-wook.[3] Quest'ultimo ha dichiarato di considerarlo "forse il miglior film coreano di tutti i tempi".[2] Manohla Dargis del New York Times è stata più tiepida,[4] scrivendo: «fu Philip K. Dick a scrivere: È inutile cercare di far quadrare i conti dell'universo, ma immagino che bisogna andare avanti comunque. Queste parole ben si confanno [...] all'esperienza di guardare questo ibrido di genere consciamente idiosincratico. Né il film né il suo universo hanno davvero senso, ma bisogna andare avanti comunque», criticando anch'essa il finale: «Considerata la sua portata e i suoi sprazzi di originalità, è un peccato che sacrifichi [tutto] [...] per delle risate banali. Che si tratti della fine del mondo come lo conosciamo o solo dell'ennesima trovata geniale, a conti fatti qui non c'è niente di particolarmente divertente».[7]
Status di cult
modificaCon gli anni è diventato un film di culto per gli appassionati del cinema sudcoreano,[2][8][9] soprattutto grazie al pubblico estero, dove ha conosciuto una rinascita di popolarità nei festival di cinema, su internet e nel mercato home video specializzato negli anni immediatamente seguenti alla sua uscita.[2][9]
Già nel 2005 il trailer americano del film, realizzato dal distributore Kino Lorber per essere più vicino al vero tono del film, era diventato virale su internet, risultando il trailer più cliccato del mese di maggio tramite siti web americani dedicati a trailer e video promozionali come videodetective.com, nonostante fosse uscito in un'unica sala a New York senza registrare particolari numeri al botteghino.[4] Variety notò come il film avesse «avuto la sua buona dose di alti e bassi nel corso della sua breve vita, ma non sembra intenzionato ad andarsene e potrebbe essere sulla buona strada per diventare un cult» e che il successo di passaparola fosse da ricercare proprio nell'indescrivibilità e stranezza che la campagna promozionale originale aveva cercato di sopprimere: «nonostante quelli che lo guardano vogliano parlarne, risulta impossibile da riassumere. Tirano allora un sospiro profondo e dicono semplicemente: "devi vederlo"».[4]
Riconoscimenti
modifica- 2003 – Festival internazionale del cinema fantastico di Bucheon[5]
- Miglior film
- Miglior attore a Shin Ha-kyun
- Premio del pubblico
- 2003 – Festival internazionale del cinema di Mosca[10]
- 2003 – Premio Daejong
- Miglior attore non protagonista a Baek Yoon-sik
- Miglior regista esordiente a Jang Joon-hwan
- Miglior sonoro a Lee Ji-soo e Choi Tae-young
- Candidatura per il miglior film
- Candidatura per la miglior sceneggiatura a Jang Joon-hwan
- Candidatura per la miglior colonna sonora a Michael Staudacher
- Candidatura per la miglior scenografia a Jang Geun-yeong, Kim Gyeong-heui
- Candidatura per i migliori costumi a Jang Geun-yeong
- Candidatura per i miglior effetti visivi a Jang Seong-ho, Shin Jae-ho e Jung Do-ahn
- 2003 – Premio della critica cinematografica di Busan[6]
- Miglior film
- Miglior attore a Shin Ha-kyun
- Miglior regista esordiente a Jang Joon-hwan
- 2004 – Festival internazionale del cinema fantastico di Bruxelles[11]
- Corvo d'oro
Remake
modificaSul finire degli anni 2010, Jang e la detentrice dei diritti del film, la casa di distribuzione cinematografica CJ Entertainment, hanno cominciato a lavorare ad un remake in lingua inglese della pellicola, coinvolgendo il cineasta Ari Aster, un suo estimatore che ne aveva introdotto diverse proiezioni negli Stati Uniti, come produttore.[2] Dopo che Jang, che aveva lavorato al copione assieme allo sceneggiatore Will Tracy, si è trovato impossibilitato a dirigerlo per problemi di salute,[2] la regia è stata affidata a Yorgos Lanthimos.[12] Emma Stone ha interpretato l'equivalente di Kang Man-shik e Jesse Plemons quello di Lee Byeong-gu.[12]
Note
modifica- ^ a b c d (EN) Derek Elley, Save the Green Planet!, in Variety, 15 aprile 2003. URL consultato il 29 agosto 2025.
- ^ a b c d e f g h i j k (EN) James Balmont, ‘I watched the film crash and burn at the box office’ – Jang Joon-hwan on Save The Green Planet!, in Little White Lies, 27 ottobre 2024. URL consultato il 29 agosto 2025.
- ^ a b (EN) Chuck Stephens, Leo DiCaprio: Alien Seductor? So Says Director Jang Jun-Hwan, in The Village Voice, 12 aprile 2005. URL consultato il 29 agosto 2025.
- ^ a b c d e f g (EN) ‘Green Planet’ invades web, in Variety, 1º marzo 2005. URL consultato il 25 gennaio 2024.
- ^ a b c (EN) Derek Elley, ‘Planet!’ tops Puchon Fantasy Fest awards, in Variety, 21 luglio 2003. URL consultato il 25 gennaio 2024.
- ^ a b (EN) Dancy Paquet, Green Planet dominates Pusan Critics Awards, in Screen International, 30 settembre 2003. URL consultato il 25 gennaio 2024.
- ^ (EN) Manohla Dargis, In a Beanie and on a Mission, in The New York Times, 20 aprile 2005, p. E5. URL consultato il 29 agosto 2025.
- ^ (EN) Patrick Frater, Saving "Save the Green Planet", su seoulbeats.com, 12 aprile 2012. URL consultato il 29 agosto 2025.
- ^ a b (EN) Daniel Martin, Categorizing Cult: The Reputation and Reception of Save the Green Planet!, in Asian Cinema, vol. 22, n. 1, marzo 2011, pp. 138–149, DOI:10.1386/ac.22.1.138_1. URL consultato il 29 agosto 2025.
- ^ (EN) Tom Birchenough, ‘Mystery’ nabs top prize at Moscow, in Variety, 30 giugno 2003. URL consultato il 25 gennaio 2024.
- ^ (EN) Any Stern, Brussels fest awards Korean pic, in Variety, 6 aprile 2004. URL consultato il 25 gennaio 2024.
- ^ a b (EN) Patrick Frater, Yorgos Lanthimos’ ‘Bugonia’: How ‘Parasite’ and ‘Squid Game’ Success Led the Auteur to Remake Korean Sci-Fi ‘Save the Green Planet’, in Variety, 19 luglio 2024. URL consultato il 29 agosto 2025.
Collegamenti esterni
modifica- Jigureul jikyeora!, su MYmovies.it, Mo-Net s.r.l..
- (EN) Jigureul jikyeora!, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Jigureul jikyeora!, su AllMovie, All Media Network.
- (EN) Jigureul jikyeora!, su Rotten Tomatoes, Fandango Media, LLC.
- (EN, ES) Jigureul jikyeora!, su FilmAffinity.
- (EN) Jigureul jikyeora!, su Metacritic, Red Ventures.
- (EN) Jigureul jikyeora!, su Box Office Mojo, IMDb.com.
- (EN) Jigureul jikyeora!, su TV.com, Red Ventures (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2012).
- (EN) Jigureul jikyeora!, su MyDramaList.