Joseph Russo

mafioso statunitense (1931-1998)

Joseph Anthony Russo, detto J.R. (Boston, 5 maggio 1931Springfield, 1 giugno 1998), è stato un mafioso statunitense legato alla famiglia Patriarca del New England. La sua fama è legata all’omicidio di Joseph Barboza, un collaboratore di giustizia che divenne il primo uomo ucciso mentre si trovava sotto protezione del Programma Federale Testimoni.

All’interno della fazione di Boston, Russo raggiunse il grado di caporegime e negli anni Ottanta guidò un tentativo fallito di ribellione contro il boss della famiglia, Raymond Patriarca Jr., con base a Providence, Rhode Island. La resa dei conti si concluse con un compromesso: per sancire la tregua, Patriarca lo nominò consigliere della famiglia.

Nel 1992 Russo venne condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso. Sei anni più tardi, mentre era detenuto in un penitenziario federale, morì di cancro.

Carriera criminale

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Russo crebbe a East Boston, dove finì per imporre il proprio controllo sulle attività criminali del quartiere.[1] Era il fratellastro del mafioso Robert “Bobby Russo” Carrozza e si era costruito la reputazione di uomo elegante, sempre ben vestito.[2][3] Insieme al malavitoso locale Vincent DeSciscio formò un sodalizio che in città divenne noto come i “Gold Dust Twins”.[4] A capo della fazione di East Boston della famiglia Patriarca, Joseph Russo si serviva di Carrozza e di Anthony “Spucky” Spagnolo (suo protetto) come squadra per la riscossione dei debiti.[5]

L'omicidio Barboza

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Oltre a essere un uomo d’onore, Russo era soprattutto un esecutore e killer di fiducia.[1][3] L’allora sottocapo della famiglia Patriarca, Gennaro “Jerry” Angiulo, gli affidò l’incarico più delicato: eliminare Joseph “The Animal” Barboza, ex sicario divenuto collaboratore di giustizia, le cui dichiarazioni avevano portato alla condanna di numerosi gangster, compreso il boss Raymond “The Man” Patriarca, e all’incriminazione dello stesso Angiulo.[3][6]

Russo partì per la California insieme a Spagnolo per rintracciare Barboza. Secondo le testimonianze degli informatori, l’11 febbraio 1976 lo freddò con un colpo di fucile in un angolo del quartiere Sunset di San Francisco, mentre Spagnolo fungeva da palo e autista di un furgone bianco usato per la fuga.[5] Con quell’omicidio, Barboza divenne il primo testimone ucciso sotto protezione federale.[7]

Il gesto accrebbe la fama di Russo nel mondo criminale. Il mafioso Ilario “Larry Baione” Zannino lo definì “un genio con una fottuta carabina”,[8] mentre il giornalista Kevin Cullen lo soprannominò “il Bobby Thomson della malavita di Boston”.[2] Indiziato principale dell’omicidio Barboza, Russo trascorse quasi un decennio latitante prima di fare ritorno a Boston.[1] Nei primi anni Ottanta, fu proprio lui a sponsorizzare l’ingresso di Spagnolo come uomo d’onore nella famiglia Patriarca.[5]

Guerra di Mafia

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Dopo la morte di Raymond Patriarca Sr. nel 1984, la guida della famiglia mafiosa passò al figlio, Raymond “Junior” Patriarca Jr., con base a Providence, Rhode Island.[9] Due anni più tardi, nel 1986, il potente boss di Boston Gennaro Angiulo venne condannato per associazione a delinquere insieme ai suoi tre fratelli e a un complice, ricevendo una pena di 45 anni di carcere federale.[9] In seguito alla caduta di Angiulo, Joseph Russo divenne il mafioso di più alto rango della fazione di Boston della famiglia Patriarca.

All’inizio del 1987, la Mafia del New England era sull’orlo di una guerra civile: Russo capeggiava una fazione ribelle decisa a strappare il comando dalle mani di Patriarca.[5][10] Arrivò perfino a minacciare di uccidere personalmente il boss se non avesse ceduto il potere, ma Patriarca rifiutò ogni trattativa.[11]

Russo si alleò con il caporegime di Boston Vincent “The Animal” Ferrara, che aveva ereditato la crew di Donato “Danny” Angiulo,[1] oltre che con mafiosi scontenti provenienti da Hartford, Connecticut e Springfield, Massachusetts.[3] Dall’altra parte, Patriarca poteva contare sull’appoggio di figure di spicco come William “Billy the Wild Man” Grasso e Francis “Cadillac Frank” Salemme.[12] Il tentativo di colpo di mano innescò una serie di sanguinosi regolamenti di conti all’interno della famiglia.[5] Il 16 giugno 1989, Salemme riuscì a sopravvivere a un agguato davanti a una pancake house di Saugus, mentre Grasso, suo alleato e sottocapo della famiglia, venne trovato morto, crivellato di colpi, nel fiume Connecticut a Wethersfield.[12][13]

Nei mesi successivi a questi attentati, Patriarca negoziò una tregua con Russo.[3] Come parte dell’accordo, lo promosse da capo a consigliere della famiglia.[9][10] Questa posizione gli permise di arruolare nuovi uomini d’onore nella sua crew di Boston.[3] La guerra interna conobbe una pausa nell’autunno del 1989, quando si tenne una cerimonia di affiliazione per quattro fedelissimi di Russo e Ferrara, presieduta da Patriarca stesso in una casa di Medford, il 29 ottobre 1989.[5]

Quell’evento, tuttavia, fu segretamente registrato dall’FBI, grazie all’informatore Angelo “Sonny” Mercurio.[10] Nelle registrazioni la voce roca e nasale di Russo è chiaramente udibile, mentre arringa i nuovi affiliati con frasi solenni come: “Questa cosa in cui entrate sarà una vita di paradiso”.[3]

Lo scandalo scatenato dal fatto che l’FBI fosse riuscito a infiltrarsi in un rito così segreto costrinse Patriarca a dimettersi dalla carica di boss. Il comando passò quindi a Nicholas “Nicky” Bianco, il membro più alto in grado della famiglia che non aveva partecipato alla cerimonia.[14]

Arresto e condanna

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Nel pomeriggio del 14 novembre 1989, Russo fu preso in custodia insieme a Ferrara, mentre lasciavano una riunione in un club nel North End di Boston. Anche Carrozza fu arrestato a East Boston. Gli arresti giunsero al termine di una indagine triennale condotta dalla New England Organized Crime Strike Force, con la collaborazione dell’FBI, della Massachusetts State Police e del Dipartimento di Polizia di Boston.[9] Il 26 marzo 1990, Russo e altri venti membri e affiliati della famiglia Patriarca furono indagati per associazione a delinquere a seguito di un’operazione dell’FBI durata cinque anni.[15]

Al processo, Russo decise di difendersi da solo, presentandosi in abiti scuri e camicie bianche. Il giudice federale Mark L. Wolf, impressionato dalle capacità legali di Russo, commentò:

Parli in modo eccellente, e non sono sicuro che nessun avvocato avrebbe potuto selezionare i punti da contestare con maggiore discernimento.[3]

Nel gennaio 1992, Russo e quattro co-imputati, tra cui Carrozza e Ferrara, raggiunsero un accordo con i pubblici ministeri, dichiarandosi colpevoli di reati di associazione mafiosa che includevano omicidio, estorsione, traffico di droga e rapimento.[16] La condanna comprendeva anche l’omicidio di Barboza.[3] Il 29 aprile 1992, il giudice Wolf condannò Russo a 16 anni di carcere, lodando le qualità “ammirevoli” dei mafiosi, descritti come persone dotate di intelligenza, dedizione, lealtà verso gli amici e forte senso della famiglia. Wolf osservò che Russo probabilmente avrebbe preferito andare a processo, ma che accettò di dichiararsi colpevole “per lealtà” verso i co-imputati, il cui accordo dipendeva dalle dichiarazioni unanimi di colpevolezza, aggiungendo:

Probabilmente è servito più coraggio per dichiararsi colpevole che per farsi uccidere in un vicolo.[16]

Dopo l’imprigionamento di Russo, il mafioso del North Shore, Charles “Cue Ball” Quintana, divenne il nuovo consigliere della famiglia Patriarca.[17]

Russo lottò contro il cancro durante la detenzione e, nell’aprile 1998, fu trasferito presso il U.S. Medical Center for Federal Prisoners di Springfield, Missouri. Morì di cancro alla gola il 1° giugno 1998, all’età di 67 anni.[3] Il suo corpo fu sepolto al Westwood Cemetery di Boston.[8]

  1. ^ a b c d (EN) The law enforcement community believes reputed Mafia enforcer Joseph... - UPI Archives, su UPI. URL consultato il 25 settembre 2025.
  2. ^ a b (EN) PressReader.com - Digital Newspaper & Magazine Subscriptions, su www.pressreader.com. URL consultato il 25 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2025).
  3. ^ a b c d e f g h i j Joseph Russo, 67 Was Mafia Hit Man, in Hartford Courant, 4 giugno 1998.
  4. ^ (EN) Mobster of the Week: Vincent A. DeSciscio, su Boston Herald, 28 ottobre 2007. URL consultato il 25 settembre 2025.
  5. ^ a b c d e f (EN) Mobster of the Week: Vincent A. DeSciscio, su Boston Herald, 28 ottobre 2007. URL consultato il 25 settembre 2025.
  6. ^ (EN) Matt Connolly, North End Murders- JOSEPH “THE ANIMAL” BARBOZA (BARON), 43, su Medium, 23 maggio 2023. URL consultato il 25 settembre 2025.
  7. ^ Katie Dowd, How the first man in witness protection was hunted down in San Francisco, in SFGate, 29 ottobre 2023.
  8. ^ a b Be First in San Francisco!, University of California Press, 10 novembre 2023, pp. 16–30, ISBN 978-0-520-32356-8. URL consultato il 25 settembre 2025.
  9. ^ a b c d (EN) Three top New England mob figures arrested - UPI Archives, su UPI. URL consultato il 25 settembre 2025.
  10. ^ a b c (EN) The Mafia Tapes, in WPRI.com, 25 ottobre 2019. URL consultato il 25 settembre 2025.
  11. ^ (EN) United States v. Patriarca, 807 F. Supp. 165 (D. Mass. 1992), su Justia Law. URL consultato il 25 settembre 2025.
  12. ^ a b (EN) Frank Salemme, Onetime Head of the New England Mafia, Dies at 89 (Published 2022), 21 dicembre 2022. URL consultato il 25 settembre 2025.
  13. ^ Article clipped from The Boston Globe, in The Boston Globe, 17 giugno 1989, pp. 1. URL consultato il 25 settembre 2025.
  14. ^ New England crime family bosses | American Mafia History, su mafiahistory.us. URL consultato il 25 settembre 2025.
  15. ^ (EN) FBI 'drives stake' into heart of Patriarca crime family - UPI Archives, su UPI. URL consultato il 25 settembre 2025.
  16. ^ a b (EN) Judge sentences mobsters with praise - UPI Archives, su UPI. URL consultato il 25 settembre 2025.
  17. ^ New England mob 1993, in The Boston Globe, 19 settembre 1993, pp. 36. URL consultato il 25 settembre 2025.
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