Josephus Thimister
Josephus Thimister (Maastricht, 16 settembre 1962 – Parigi, 13 novembre 2019) è stato uno stilista olandese, noto tra le altre cose per essere stato, dal 1991 alla fine del 1996, direttore creativo del prêt-à-porter di lusso della maison francese Balenciaga, prima di lanciare la propria etichetta, chiamata THIMISTER.
Definito "il più grande stilista della sua generazione" dallo stilista e artista Ralph Rucci, e facente parte della lista delle "star della moda del XXI secolo" redatta da Anna Wintour, storica direttrice di Vouge America, nel 2001,[1] Thimister è morto suicida il 13 novembre 2019.
Biografia e carriera
modificaNato nei Paesi Bassi da genitori di origine russa, belga e francese, Thimister scoprì la sua passione per il design all'età di quattro anni. Le sue ambizioni si concretizzarono quando, nel 1987, si laureò con lode presso il dipartimento di moda dell'Accademia reale di belle arti di Anversa - proprio come fecero Martin Margiela e Ann Demeulemeester, due stilisti belgi da cui Thimister fu fortemente influenzato -[2] ottenendo anche, in quell'occasione, il premio per il miglior progetto di laurea.
Trasferitosi a Parigi, nel 1988 Thimister entrò in Chanel come assistente di Karl Lagerfeld, allora direttore creativo della casa di moda francese nonché del proprio, omonimo, brand,[2] ma lasciò l'incarico dopo meno di due anni per passare alla maison fondata da Jean Patou, dove si occupò della preparazione della collezione di haute-couture del 1990. Parallelamente a queste attività, fino al 1992 lo stilista olandese portò avanti anche una propria attività di illustratore e decoratore d'interni freelance, sia lavorando per riviste del settore, quali Vogue Déco e World of Interiors, sia allestendo installazioni presso fiere e musei come la Maison et Object e il Museo Carnavalet.[3]
La svolta nella carriera di Thimister arrivò nel 1991, quando Balenciaga decise di assumerlo come direttore creativo della sua linea di prêt-à-porter e di accessori di lusso, puntando su di lui per modernizzare l'immagine della maison e ridarle vita dopo anni di incertezza. La sua collezione di debutto, realizzata interamente in bianco e nero e definita dai presenti come un "momento di bellezza senza tempo",[4] si concentrava su quell'idea di "architettura della moda" (ossia spalle squadrate, abiti a sacco, tuniche, forme geometriche) che era stato uno dei tratti distintivi del fondatore Cristóbal Balenciaga e attirò nuova attenzione sulla maison,[3] tanto che Barneys[1] e altri prestigiosi rivenditori di moda all'avanguardia iniziarono a supportare Thimister fin da quella prima sfilata. Nel 1997, dopo 10 collezioni, il rapporto di Thimister con Balenciaga terminò e il timone della casa di moda passò nelle mani di Nicolas Ghesquière. Secondo alcune fonti, la rottura fu dovuta al fatto che, durante l'ultima sfilata di Thimister, gran parte degli ospiti - tra cui Suzy Menkes, allora critica di moda dell'The International Herald Tribune -[3] se n'era andata non sopportando l'altissimo volume della musica rock di accompagnamento,[5] e ciò avrebbe portato al licenziamento dello stilista;[6] secondo altre versioni, invece, fu Thimister stesso a decidere di andarsene, vista la divergenza di vedute con il proprietario della maison e la mancanza di risorse economiche di quest'ultima, deciso a lanciare una propria etichetta.[3]
Nei tre mesi successivi all'uscita da Balenciaga, lo stilista olandese e il suo team lavorarono alacremente per realizzata i 49 articoli di una nuova collezione di haute couture che fu presentata alla successiva Settimana della moda di Parigi con il brand THIMISTER grazie anche all'aiuto economico di amici di Thimister, come Armand Hadida, proprietario dela storica boutique parigina L'Eclaireur che gli prestò i propri locali per lavorare, e di Naomi Campbell, che sfilò gratuitamente.[3] La sua proposta, che includeva eleganti tubini drappeggiati in crêpe gessato e t-shirt in tulle leggero indossate sopra pantaloni in pelle scamosciata, ottenne un buon successo di clienti e critica, tanto che Vogue la salutò come una "collezione rivoluzionaria [che] consacrò lo stilista come il principe ereditario dell'alta moda".[3] Nonostante il succsso riscosso, date le poche risorse finanziare a supporto, Thimister non fu in grado di mantenere lo slancio e - nonostante un incarico secondario come direttore creativo dell'italiana Genny,[7] dove, a detta della proprietaria Donatella Girombelli "reinventò radicalmente il significato stesso del lusso" -[3] nel 2004 fu costretto a chiudere.[8]
Dopo una parentesi di due anni in cui fu direttore creativo da Charles Jourdan, noto marchio di calzature francese, e altre collaborazioni con famosi brand, nel 2010 Thimister fu invitato dalla Fédération française de la couture (oggi Fédération de la Haute Couture et de la Mode), desiderosa di ridare spazio a designer indipendenti, a prendere parte al calendario ufficiale della haute couture della Settimana della moda di Parigi. Per l'occasione, lo stilista olandese preparò la collezione intitolata 1915: Bloodshed and Opulence, che alludeva alle devastazioni della guerra che accompagnò la rivoluzione russa attraverso evocativi completi di ispirazione militare, macchiati di sangue finto ma finemente sartoriali, a cui erano accostati modelli che richiamavano l'opulenza perduta della Russia imperiale,[9][10] e che fu vista dalla critica, che ne esaltò l'accostamento tra romanticismo militare e minimalismo tagliente, come un potente ritorno di Thimister all'alta moda.[11]
L'anno successivo, rinvigorito dal successo ottenuto, Thimister lanciò un nuovo marchio di prêt-à-porter che però, non avendo mai raggiunto un numero di investitori o acquirenti sufficiente a garantire un continuità commerciale, chiuse nel 2013.[1] Da allora, lo stilista decise di dedicarsi nuovamente al design di interni, operando come consulente del marchio italiano Pucci e insegnando alla scuola d'arte La Cambre di Bruxelles e all'istituto della moda a Parigi.[1]
Il 13 novembre 2019, il corpo di Thimister fu ritrovato nella sua casa parigina. Le ragioni del suicidio non sono mai state chiarite anche se alcuni critici di moda ritengono che tra di esse ci sia la marginalità a cui, nonostante il suo impatto stilistico e creativo rimanesse celebrato,[4] lo stilista era stato destinato dal mondo della moda.[1] Ancora oggi, alcune delle sue creazioni sono esposte in musei come il Metropolitan Museum of Art di New York[9] e la National Gallery of Victoria di Melbourne.[12]
Note
modifica- ^ a b c d e Morte di uno stilista, in Il Post, 22 novembre 2019. URL consultato il 25 agosto 2025.
- ^ a b (FR) Dominique Muret, Josephus Thimister est décédé, su Fashion Network, 13 novembre 2019. URL consultato il 26 agosto 2025.
- ^ a b c d e f g Hamish Bowless, Josephus Thimister, the Dutch Couturier and Onetime Designer of Balenciaga, Has Died at 57, su Vogue, 13 novembre 2019. URL consultato il 25 agosto 2025.
- ^ a b (FR) Galaad Montosse, Balenciaga: le deuil en noir, su journalmamater, Alma Mater, 20 gennaio 2020. URL consultato il 25 agosto 2025.
- ^ Dominic Cadogan, The A–Z Guide to Balenciaga, su SSENSE, 20 marzo 2025. URL consultato il 25 agosto 2025.
- ^ Daisy Garnett, From Paris with Love, su New York, 6 febbraio 2003. URL consultato il 25 agosto 2025.
- ^ Miles Socha, Thimister back in action, su WWD, 6 febbraio 2001. URL consultato il 25 agosto 2025.
- ^ Vanessa Friedman, A Designer’s Suicide and the Clothes He Left Behind, su Anastasia Boutique, 6 dicembre 2019. URL consultato il 25 agosto 2025.
- ^ a b Dress, su metmuseum.org, The Met Fifth Avenue. URL consultato il 25 agosto 2025.
- ^ Dutch designer inspired by gory world of the trenches, su The Independent, 25 gennaio 2010. URL consultato il 25 agosto 2025.
- ^ Come back of Thimister, su Team Peter Stigter, 26 gennaio 2010. URL consultato il 25 agosto 2025.
- ^ Josephus Thimister, su ngv.vic.gov.au, National Gallery of Victoria. URL consultato il 26 agosto 2025.
Collegamenti esterni
modifica- Sito ufficiale, su thimister.com.