Le metamorfosi (Apuleio)
Le Metamorfosi (in latino: Metamorphoseon libri XI)[1] di Apuleio, conosciute fin dall’antichità con il titolo postumo di L’asino d’oro (in latino: Asinus aureus), così come lo definì Sant'Agostino ne La Città di Dio,[2] sono l’unico romanzo latino giunto fino a noi nella sua interezza. Scritta durante la seconda metà del II secolo, l’opera è divisa in undici libri e costituisce uno dei più significativi esempi di romanzo picaresco dell’antichità, in cui si mescolano elementi comici, magici e religiosi.[3]
| Le metamorfosi | |
|---|---|
| Titolo originale | Metamorphoseon Libri XI |
| Altri titoli | L'asino d'oro Apulegio volgare Le trasformazioni |
| Autore | Apuleio |
| Periodo | seconda metà del II secolo d.C. |
| 1ª ed. italiana | 1519 |
| Editio princeps | Roma, Sweynheym e Pannartz, 1469 |
| Genere | Romanzo |
| Lingua originale | latino |
| Ambientazione | Grecia romana |
| Protagonisti | Lucio |
| Altri personaggi | Fotide Milone Panfile Iside |
La trama segue le avventure di Lucio, giovane greco, che per errore si trasforma in un asino. In questa forma, è costretto a viaggiare e a vivere situazioni degradanti e violente e testimonia, dal punto di vista di un animale, i vizi e le contraddizioni della società romana. Alla fine, Lucio ritrova la forma umana grazie all’intervento della dea Iside, alla quale si consacra come iniziato, in un epilogo che sembra assumere dei significati mistico-religiosi.[1]
Il romanzo è noto anche per la sua struttura a cornice, in cui vengono inseriti numerosi racconti secondari, spesso di carattere erotico o fiabesco. Il più celebre tra questi è la favola di Amore e Psiche.[1]
Le Metamorfosi sono probabilmente l’adattamento latino di un’opera greca perduta attribuita a Lucio di Patre, della quale sopravvive una versione ridotta, Lucio o l’asino, tradizionalmente ma forse erroneamente attribuita a Luciano di Samosata. Sebbene la vicenda sia di fantasia, è stato spesso notato il possibile legame autobiografico tra Lucio e Apuleio stesso, nativo di Madaura come il protagonista, e forse realmente iniziato al culto isiaco.[3]
Origine e titolo
modificaTitolo
modificaDifferenze e similitudini con i modelli della tradizione
modificaIl titolo originale dell’opera di Apuleio era Metamorphoseon libri XI (in italiano: Undici libri di metamorfosi),[4] spesso abbreviato in Metamorfosi (in latino: Metamorphoseon). Il titolo originale richiama esplicitamente le Metamorphoseon libri XV di Ovidio, con cui condivide il riferimento al tema della mutatio. Il poema ovidiano si inserisce infatti all’interno di una consolidata tradizione letteraria greco-romana incentrata sul motivo mitologico della trasformazione, caratterizzata da finalità tanto poetiche quanto didattiche. A questa tradizione appartengono anche opere analoghe, oggi incomplete o completamente perdute, come la Le Metamorfosi (in greco: Μεταμορφώσεων Συναγωγή, trasl. Metamorphōseōn synagōgḗ) di Antonino Liberale e altri testi di autori come, per esempio, Partenio, Didimarco e Nestore di Laranda. Composta frequentemente in versi, tale produzione poetica forniva ai giovani retori un repertorio mitologico di base utile alla formazione retorica. L'opera di Apuleio si discosta in maniera netta dai modelli precedenti. Invece di una sequenza di racconti mitologici distinti, ciascuno imperniato su una diversa metamorfosi, come lascerebbe supporre il titolo al plurale, l’autore presenta un’unica, estesa narrazione il cui protagonista non è una figura leggendaria, bensì un personaggio immaginario di epoca contemporanea, colto e di elevata condizione sociale. L’unica metamorfosi descritta, quella da uomo ad asino, si allontana anch’essa dai canoni della tradizione: non ha nulla di epico, ma assume invece toni farseschi, grotteschi e comico-degradanti. Per queste caratteristiche, l’opera si avvicina maggiormente alla Storia vera di Luciano o al Satyricon di Petronio, piuttosto che alle tradizionali raccolte di metamorfosi in senso classico.[5]
Molti studiosi hanno dato per scontato che Apuleio abbia semplicemente mantenuto il titolo dell'opera greca da cui traeva spunto — probabilmente le Metamorfosi di Lucio di Patre[6] — la quale, si suppone, era strutturata in una serie di racconti brevi, ciascuno con una metamorfosi.[5]
Eppure, nelle prime pagine dell'opera Apuleio stesso dichiara:
Con questo Apuleio sembrerebbe promettere una raccolta di racconti incentrati sul tema della metamorfosi, che, tuttavia, l’opera non offre. Ma, se si intendesse la metamorfosi in senso più simbolico, come trasformazione non sostanziale, ma morale ed esistenziale, allora l’intero arco narrativo di Lucio potrebbe essere letto come una lunga e complessa metamorfosi dell’anima. In questo senso, il titolo potrebbe essere perfettamente adeguato.[1][5]
Il titolo postumo
modificaIl titolo Asino d’oro, con cui l’opera è nota fin dalla tarda antichità, risulta essere stato attribuito all'opera da Sant'Agostino.[2] Nonostante ciò, non è possibile escludere con certezza che Apuleio abbia dato al romanzo un secondo titolo, affiancando quello ufficiale a una denominazione più evocativa e simbolica.[7][8] In questo senso, secondo l’interpretazione di Jean-Louis Bory, l’aggettivo aureus non qualificherebbe l’animale, ma l’opera stessa. Asinus aureus assumerebbe così un valore elogiativo di tipo editoriale, volto a presentare il romanzo come un’opera letteraria di particolare pregio. La formula designerebbe dunque non tanto un asino dorato in senso letterale, quanto una narrazione straordinaria, brillante e degna di attenzione, capace di distinguersi nel panorama della produzione narrativa.[9]
Trama
modificaRiassunto per libri
modificaLibro I
modificaNel prologo, il narratore in prima persona[10] si presenta come un uomo di origini greche, che vivendo in una città romana ha appreso anche il latino. Si accinge a raccontare, in stile milesio, una storia fuori dal comune, e chiede indulgenza sia per la materia sia per eventuali errori dichiarandosi ancora inesperto nella lingua latina. Lucio è diretto per un viaggio d'affari in Tessaglia, terra d’origine della sua famiglia dal ramo materno. Durante il viaggio, il suo cavallo si affatica, così Lucio decide di proseguire a piedi. Incontra due viandanti che discutono animatamente. Uno accusa l’altro di raccontare sciocchezze; dopo un battibecco, il secondo accetta di condividere la sua storia con Lucio.
Concluso il racconto, i tre si separano: i viandanti si dirigono verso una fattoria, Lucio verso una locanda alle porte della città, che si rivela essere Ipata e la sua meta. Alla locanda, gestita da una donna anziana, Lucio chiede informazioni riguardo Milone, uno dei più nobili cittadini. La locandiera lo avverte che Milone, nonostante la sua ricchezza, vive da vero avaro in una casa dimessa, assieme alla moglie e una sola servetta, Fotide. Lucio si reca da Milone e gli consegna la lettera del comune amico Demea di Corinto, motivo della sua commissione a Ipata. Milone lo accoglie come ospite di riguardo e gli offre una stanza. Dopo avervi lasciato le proprie cose, Lucio si reca al mercato per comprarsi un pesce come cena. Lì incontra Pitia, suo vecchio compagno di studi ad Atene, ora magistrato cittadino; egli nota il pesce acquistato e chiede quanto abbia pagato. Quando Lucio glielo dice, Pitia si infuria con il venditore per avergli rifilato merce scadente a caro prezzo: pertanto ordina ai suoi uomini di ribaltare il banco del venditore e fare poltiglia della sua merce, incluso il pesce acquistato dall'amico. Così Lucio torna senza cena a a casa di Milone e, dopo aver risposto ad alcune domande del suo ospite, si corica esausto.
Libro II
modificaLa mattina seguente, Lucio vaga per la città, meditando di assistere a eventi inspiegabili come quello narrato da Aristomane, quando viene riconosciuto dall'attendente di una donna alta e distinta. Ella si presenta come Birrena, congiunta della madre di lui Salvia, che invita Lucio in casa propria, ove lo mette maternamente in guardia: lo avverte che Panfila, la moglie di Milone, sarebbe una strega pericolosa, sempre interessata agli amori di giovani uomini come Lucio, i quali se non vi sottostanno rischiano di diventare vittime di sue metamorfosi o addirittura sortilegi esiziali. Lucio, tuttavia, sempre più affascinato dall’idea della magia, non si dà per inteso degli avvertimenti di Birrena, anzi medita di sedurre la servetta Fotide anziché lo renda partecipe dei segreti della padrona. Rientrato a casa di Milone e trovandovi la sola Fotide intenta a cucinare, la seduce e si assicura che lei lo ricambia; quindi, di notte, i due dormono assieme.
Pochi giorni dopo, Lucio si accinge a tornare dalla zia Birrena per una cena, anche se prima che esca Fotide lo mette in guardia contro una banda di giovinastri appartenenti alla nobiltà che di notte disturbano la quiete di Ipata, ma Lucio la tranquillizza mostrandole il suo gladio. Giunto in casa della zia per il banchetto, Lucio esalta la fama di magia della Tessaglia, che viene confermata dal racconto di uno dei convitati, Telefrone.
La conclusione del racconto di Telefrone è salutata da grandi risate dei convitati, e Birrena spiega a Lucio che l'indomani in città si osserva la festa della divinità Riso. Dopo il banchetto, Lucio rientra barcollando col suo servo verso casa di Milone, ma sulla soglia si imbatte in tre briganti, intenti a scardinare l'uscio. Mentre il servo si dà alla fuga, credendosi in pericolo Lucio li uccide, prima di entrare e andare a dormire.
Libro III
modificaIl mattino seguente, Lucio viene tratto in arresto con l'accusa di aver ucciso i tre uomini incontrati la notte precedente. Condotto in tribunale, è oggetto di scherno da parte dei presenti e vengono convocati testimoni contro di lui. Proprio quando la sua condanna sembra imminente, una vedova chiede che vengano mostrati i corpi delle tre vittime. Una volta portati i cadaveri, si scopre che non si tratta di uomini, ma di otri di vino danneggiati. Si rivela così che l’intero processo era uno scherzo organizzato dagli abitanti della città per celebrare la festa del Riso, una ricorrenza annuale dedicata alla comicità e alla burla.
Più tardi, Lucio e Fotide assistono di nascosto a un incantesimo di Panfila, moglie di Milone, che cospargendosi di un unguento si trasforma in gufo. Lucio, affascinato, chiede a Fotide di aiutarlo a realizzare lo stesso sortilegio. Tuttavia la ragazza sbaglia contenitore, e Lucio si trasforma non in un volatile, ma in un asino. Fotide gli spiega che l’unico modo per tornare umano è mangiare delle rose fresche. Lo rinchiude quindi nella stalla, promettendogli che l’indomani gliele porterà.
Durante la notte, però, la casa di Milone viene saccheggiata da un gruppo di predoni. Gli uomini rubano Lucio, convinti che sia un comune asino, lo caricano del bottino e partono portandolo con sé.
Libro IV
modificaDurante una pausa nel tragitto con i ladri, Lucio-asino tenta di mangiare delle rose in un giardino, sperando di tornare umano. In realtà si tratta di velenosi oleandri, e viene allontanato con violenza dal giardiniere e dai suoi cani. Recuperato dai ladri, viene costretto a proseguire il viaggio, giungendo alfine al rifugio dei banditi, custodito da un'anziana. Nel frattempo, al covo fa ritorno anche un altro gruppo di banditi, di rientro da un'incursione in Beozia: uno dei banditi che ha rapito Lucio-asino si vanta del colpo in casa di Milone a Ipata, rinfacciando ai compagni provenienti dalla Beozia di non essersi fatti valere altrettanto. Questi, allora, spiegano in che modo sia andata la loro incursione, e i tre furti in cui hanno perso i tre compagni Lamaco, Alcimo e Trasileone.
Poco dopo, i briganti portano al covo una giovane fanciulla, di nome Carite: non intendono farle alcun male, ma vogliono chiedere un grosso riscatto alla sua ricca famiglia, quindi la rinchiudono nella stessa grotta dove è tenuto Lucio. Per consolare la giovane, l'anziana complice dei banditi inizia a raccontarle la lunga fiaba di Amore e Psiche.
Psiche è una principessa di straordinaria bellezza, tanto che la sua fama si diffonde e le persone iniziano a tributarle onori come se fosse Venere in persona, che quindi decide di punirla. Ordina al figlio Amore di farla innamorare di un uomo di spregevolissima condizione. Intanto, il padre di Psiche interpella l'oracolo di Apollo, che predice che Psiche dovrà essere abbandonata su una montagna, dove sposerà una creatura mostruosa. Psiche, rassegnata, viene lasciata sul monte, ma un vento gentile la trasporta in una radura.
Libro V
modificaLa narrazione della vecchia prosegue. Psiche viene accolta in un palazzo meraviglioso, dove vive un misterioso sposo che le fa visita solo di notte e le proibisce di vedere il suo volto. Le sorelle di Psiche, divorate dall’invidia, insinuano in lei il dubbio che lo sposo sia in realtà un mostro. Spinta dalla curiosità, Psiche accende una lampada mentre l’uomo dorme, e scopre che si tratta di Cupido stesso. Una goccia d’olio lo sveglia e, sentendosi tradito, Cupido fugge via. Psiche inizia allora un lungo viaggio alla ricerca dello sposo perduto, mentre Cupido punisce le due sorelle, responsabili della sua fuga.
Libro VI
modificaIl racconto si avvia alla conclusione. Psiche, per riconquistare l’amore di Cupido, deve affrontare una serie di prove durissime imposte da Venere, tra cui la discesa nel mondo dei morti per ottenere un vasetto dalla dea Proserpina. Grazie all’aiuto di creature benevole e dello stesso Cupido, Psiche riesce a superare tutte le prove. Alla fine, interviene Giove, che decreta l’unione tra i due amanti: Psiche viene trasformata in dea e accolta tra gli dei.
Conclusa la fiaba, Lucio e Carite riescono a fuggire dalla grotta dei ladri, ma vengono ricatturati e condannati a morte dagli stessi briganti.
Libro VII
modificaUn uomo si presenta ai briganti e si dichiara il celebre ladro Haemus il Trace. Egli propone di non uccidere i prigionieri, ma di venderli. In seguito, Haemus si rivela segretamente a Carite come il suo fidanzato Tlepolemo e, approfittando del sonno dei briganti, li uccide tutti. Tlepolemo, Carite e Lucio, ancora trasformato in asino, fuggono sani e salvi verso la città. Qui, Lucio viene affidato a un ragazzo crudele che intende castrarlo, ma il ragazzo viene ucciso da un’orsa. La madre del ragazzo, furiosa, progetta di vendicarsi uccidendo Lucio.
Libro VIII
modificaUn uomo arriva alla casa della madre del ragazzo e annuncia che Tlepolemo e Carite sono morti, vittime delle macchinazioni di Trasillo, che desiderava sposare Carite. Dopo la morte dei padroni, gli schiavi fuggono portando con sé Lucio. Durante il viaggio, il gruppo viene scambiato per una banda di ladri e attaccato da contadini. Numerose disavventure colpiscono il gruppo finché raggiungono un villaggio. Lucio, narratore, si sofferma spesso in digressioni per raccontare storie scandalose che apprende durante il viaggio. Lucio viene venduto a un sacerdote eunuco della dea Cibele, incaricato di portare la statua della dea durante le processioni. Mentre i sacerdoti compiono riti estatici, vengono scoperti da un uomo che cerca il suo asino rubato, scambiando Lucio per il suo animale. I sacerdoti fuggono in una nuova città, dove vengono accolti calorosamente. Mentre si prepara un banchetto, il cuoco scopre che la carne da servire è stata rubata da un cane e, su consiglio della moglie, decide di uccidere Lucio per sostituirla.
Libro IX
modificaLucio sfugge per un soffio al cuoco, ma subito dopo viene aggredito da cani rabbiosi e il suo comportamento selvaggio è attribuito al morso virale. Viene rinchiuso finché non si decide che non è più contagioso. Il gruppo di sacerdoti parte. La narrazione si interrompe per raccontare la Novella della Vasca della Moglie. Poco dopo, i sacerdoti sono accusati di furto dal villaggio e arrestati, con i tesori restituiti. Lucio è venduto come schiavo e costretto a girare la ruota di un mulino per un panettiere. Sebbene lamenti la sua condizione, si rende conto di aver ascoltato molte storie interessanti grazie alle sue grandi orecchie. Seguono la Novella del Marito Geloso e quella della Moglie del Tintore, entrambe incentrate sul tema dell’adulterio. Successivamente, la moglie del panettiere tradisce il marito e questi viene ucciso. Lucio viene poi venduto a un contadino e si narra la Novella del Padrone Oppressore. Il contadino aggredisce un legionario che si era avvicinato all’asino, ma viene arrestato.
Libro X
modificaLucio passa in possesso di un legionario e, dopo aver alloggiato da un decurione, racconta la Novella della Moglie Assassina. Viene poi venduto a due fratelli, un pasticcere e un cuoco, che lo trattano bene. Lucio approfitta delle loro assenze per mangiare segretamente il cibo, causando inizialmente fastidio ma poi divertimento e ammirazione. Di nuovo venduto, impara molti trucchi divertenti e diventa famoso. Una donna innamorata dell’asino lo compra e lo porta a letto con sé. Lucio è destinato a esibirsi nell’arena accoppiandosi con una donna accusata di omicidio prima di essere mangiata dalle belve; la narrazione comprende la Novella della Moglie Gelosa che racconta il passato della donna. Dopo un’esibizione ispirata al giudizio di Paride e una breve digressione filosofica sulla corruzione, Lucio decide all’ultimo momento di non avere rapporti con la donna malvagia, temendo anche che le belve lo divorino insieme a lei. Scappa quindi verso Cenchree, dove si addormenta sulla spiaggia.
Libro XI
modificaLucio si sveglia di soprassalto durante la prima parte della notte, pensando che il destino abbia finito di tormentarlo. Decide di purificarsi immergendosi sette volte consecutive nel mare. Invoca la Regina del Cielo (Iside) con tutti i suoi nomi (Venere, Cerere, Diana, Proserpina ecc.) e ha una visione della dea che gli spiega come può tornare umano: dovrà mangiare una corona di rose portata da uno dei suoi sacerdoti durante una processione religiosa il giorno seguente. In cambio, Lucio dovrà essere iniziato al culto di Iside. Segue le istruzioni, recupera la forma umana e viene iniziato al sacerdozio isiaco. Viene poi mandato nella sua casa ancestrale a Roma, dove continua a venerare Iside, detta Campensis in loco. La dea gli appare ancora, parlando di misteri sacri e riti, e Lucio si sottopone a ulteriori iniziazioni. Infine riceve una terza visione: la dea lo rassicura sul suo destino di gloria, preannunciandogli una carriera legale di rilievo e l’ingresso nel Collegio dei Pastofori, incarico che lo vedrà servire i misteri di Iside e Osiride. Lucio, felice, si mostra liberamente calvo in segno di gioia.
Cornici narrative
modificaIl libro è costituito da un soggetto principale, la metamorfosi di Lucio in un asino a seguito di un esperimento non andato a buon fine. È questo l'episodio-chiave del romanzo, che muove il resto dell'intreccio. Il secondo livello narrativo è costituito dalle peripezie dell'asino che, nell'attesa di riassumere le sembianze umane, si vede passare di mano in mano, mantenendo però raziocinio umano e riportando le sue molteplici disavventure.
La narrazione è inoltre spesso interrotta da digressioni di varia lunghezza, che riferiscono vicende degne di nota o di curiosità, relative alle vicende del protagonista o raccontate da altri personaggi.
Una di queste, la favola di Amore e Psiche, occupa più libri, tanto da costituire un piano narrativo a sé ed essere considerata la chiave di lettura del romanzo o anche una versione in miniatura del romanzo stesso[11]. Le altre digressioni inserite nell'intreccio principale sono costituite da vicende di vario tipo, ove il magico (primi tre libri) si alterna con l'epico (storie dei briganti), con il licenzioso, col tragico, col comico, in una sperimentazione di generi diversi che trova corrispondenza nello sperimentalismo linguistico, con la sola eccezione del libro XI: qui la componente mistica ha il sopravvento e la forma animale di Lucio ha perduto quasi totalmente importanza, mentre nel corso del romanzo proprio la presenza costante delle riflessioni dell'asino crea un effetto di continuità che forma i due livelli di lettura, e scandisce il senso complessivo della vicenda come iter progressivo verso la sapienza.
Altri piani narrativi
modificaUna seconda sezione del romanzo comprende le vicende dell'asino in rapporto a un gruppo di briganti che lo hanno rapito, il suo trasferimento nella caverna montana che essi abitano, un tentativo di fuga insieme a una fanciulla loro prigioniera, Carite, e la liberazione finale dei due ad opera del fidanzato di lei che, fingendosi brigante, riesce a ingannare la banda.
Il racconto principale diviene cornice di un secondo racconto, ossia della celebre favola di Amore e Psiche narrata a Carite dall'anziana sorvegliante. Nei libri successivi, ad esclusione dell'ultimo, riprendono le tragicomiche peripezie dell'asino, che cambia proprietario molte volte: è affidato prima a un servetto prepotente e disonesto di Carite, poi a sedicenti sacerdoti della dea Siria, dediti a pratiche lascive e indovini ciarlatani, passa quindi a un mugnaio che è ucciso dalla moglie cristiana adultera, poi a un ortolano poverissimo, a un soldato romano, e poi due fratelli l'uno cuoco e l'altro pasticciere. Altre volte l'asino non è diretto protagonista ma uditore di vicende collaterali dolorose o a lieto fine che hanno a che fare con la magia (un ragazzo accusato a torto di molestia dalla matrigna invaghita di lui, apparentemente ucciso con il veleno e poi risvegliato; un drago che sbrana un ragazzo) oppure no (uccisione del marito della giovane compagna di prigionia di Lucio, per mano di un altro pretendente; la tresca fra una donna sposata e un giovanotto che lei spaccia per un uomo venuto a riparare una giara; una donna persuasa a torto che il marito la tradisca uccide la cognata, il marito, il medico complice di lei e poi la figlia).
Ovunque l'asino osserva e registra azioni e intenzioni con la sua mente di uomo, spinto sia dalla curiosità, sia dal desiderio di trovare le rose che lo liberino dal sortilegio. Della sua natura ambivalente si avvedono per primi il cuoco e il pasticciere, scoperta che mette in moto la peripezia finale. Informato della stranezza, il padrone dei due artigiani, divertito, compra l'asino per farne mostra agli amici. In un crescendo di esibizioni, Lucio riesce a sfuggire, a Corinto, dall'arena in cui è stato destinato a congiungersi con una condannata a morte (la donna che ha sterminato la propria famiglia per gelosia prima e avidità poi), e nella fuga raggiunge una spiaggia deserta dove si addormenta.
Il brusco risveglio di Lucio nel cuore della notte apre l'ultimo libro. La purificazione rituale che segue e la preghiera alla luna preparano il clima mistico che domina la parte conclusiva: Lucio riprende forma umana il giorno seguente, mangiando le rose di una corona recata da un sacerdote alla sacra processione in onore di Iside, secondo quanto la stessa dea gli aveva prescritto, apparendogli sulla spiaggia. Grato alla dea, Lucio si fa iniziare al culto di Iside a Corinto; stabilitosi a Roma, per volere di Osiride, si dedica a patrocinare le cause nel foro.
La favola di Amore e Psiche
modificaAlcuni episodi minori dell'intreccio trovano corrispondenze precise con la vicenda di Lucio, anticipandola o rispecchiandola. Emblematico è il caso della favola di Amore e Psiche che, grazie al rilievo derivante dalla posizione centrale e dalla lunga estensione, assume valore prefigurante nei confronti del destino di Lucio.
La trama rispecchia tradizioni favolistiche note in tutti i tempi: la figlia minore di un re, a causa della sua straordinaria bellezza, suscita l'invidia di Venere, la quale manda suo figlio Cupido affinché la faccia innamorare dell'uomo più brutto della terra, ma il giovane, vedendola, se ne innamora e la porta con sé in un castello. Alla fanciulla, che ignora l'identità del dio, è negata la vista dell'amato, pena l'immediata separazione da lui. Tuttavia, istigata dalle due sorelle invidiose, Psiche non resiste al divieto e spia Amore mentre dorme: il giovane dio, svegliato da una goccia di cera della candela che Psiche teneva in mano mentre l'osservava, fugge per non far più ritorno, ma quando Psiche lacerata dal dolore per la perdita dell'amato si getta da una rupe, un attimo prima che tocchi terra, Amore la prende fra le sue braccia così salvandola. La novella si conclude con le nozze e gli onori tributati a Psiche, assunta a dea.
La favola di Amore e Psiche svolge nella struttura del romanzo una precisa funzione letteraria: riproduce in scala ridotta l'intero racconto e impone ad esso la giusta chiave di lettura. Tocca al racconto secondario, contenuto nel corpo del romanzo, rendere più complessa la prima lettura attivando una seconda linea tematica (quella religiosa), che si sovrappone alla prima linea tematica (quella dell'avventura) per conferirle un contenuto iniziatico.
Contesto storico e culturale
modificaDatazione
modificaLa data di composizione delle Metamorfosi di Apuleio resta oggetto tutt'ora di discussione, ma appare comunque strettamente connessa a un episodio biografico di rilievo: il processo per magia che coinvolse l'autore tra la fine del 158 e l'inizio del 159 d.C. Secondo le fonti, durante un viaggio verso Alessandria, Apuleio si fermò a Oea, dove fu ospitato da un vecchio compagno di studi, Ponziano. Questi lo accolse nella propria abitazione, condivisa con la madre, Emilia Pudentilla, vedova benestante che chiese di prenderlo in sposo. Apuleio, sebbene inizialmente riluttante, acconsentì infine al matrimonio. Poco tempo dopo le nozze, la morte improvvisa di Ponziano suscitò i sospetti dei parenti di Pudentilla, che, avendo paura di perdere l’eredità familiare, accusarono Apuleio di aver sedotto la donna mediante pratiche magiche con l’intento di impadronirsi dei suoi beni, portando l’autore in giudizio. In sede processuale, Apuleio si difese con un’orazione successivamente trascritta e tramandata con il titolo di Apologia. Il tono fiero e vittorioso del discorso suggerisce che l'autore fu assolto da ogni accusa.[1]
L'Apologia stessa costituisce un elemento fondamentale per la ricostruzione della cronologia delle Metamorfosi. Il romanzo, pur incentrato su episodi di magia e metamorfosi, non viene mai menzionato nell’orazione difensiva. Da ciò si deduce che la composizione dell’opera sia successiva al processo: se il testo fosse stato già noto all’epoca, è verosimile che gli accusatori lo avrebbero utilizzato a sostegno delle proprie tesi, data la natura licenziosa e l’abbondanza di contenuti magici e soprannaturali che lo caratterizzano. Di conseguenza, l’ipotesi maggiormente accreditata dalla storiografia letteraria colloca la composizione delle Metamorfosi dopo il 159 d.C.,[12] in un periodo successivo all’Apologia.[1]
Contesto culturale
modificaPlatonismo
modificaLe Metamorfosi non possono essere pienamente comprese senza considerare la loro profonda base filosofica: il medioplatonismo.[13] In effetti, si potrebbe dire che non esiste una netta separazione tra le opere filosofiche di Apuleio e la sua produzione letteraria e retorica. In particolare, dalla tradizione platonica Apuleio ha mutuato l’uso del simbolismo chiaro e trasparente del racconto mitico, volto a rendere comprensibile la complessa vicenda dell’uomo trasformato in asino, collocata nel contesto caotico della società romana. Platone stesso aveva impiegato il mito come strumento per comunicare verità difficilmente esprimibili concettualmente, soprattutto a interlocutori non ancora preparati al metodo filosofico. Seguendo questo esempio, Apuleio utilizza una narrazione favolistica per rendere accessibile la propria filosofia e visione del mondo.[14]
Seconda sofistica e satira
modificaLe Metamorfosi vanno considerate anche alla luce del clima culturale che aveva portato l'apogeo della Seconda sofistica, che vedeva nel virtuosismo retorico un mezzo per affrontare questioni sociali e morali.[15] Apuleio utilizza sapientemente le strategie letterarie della satira – un genere tipicamente romano con finalità moralizzatrici – per commentare temi quali la nobiltà acquisita per virtù piuttosto che per nascita, la condanna degli avidi e dei dissoluti, e il ruolo della fortuna nella vita di ciascuno e per criticare i vizi della società romana, utilizzando l'abilità retorica e il gioco di genere che definirono la tradizione della Seconda Sofistica.[16]
Modelli letterari
modificaLa stratificazione dei modelli di riferimento è uno degli elementi distintivi del romanzo apuleiano, che si inserisce consapevolmente in un panorama narrativo che affonda le sue radici nel mondo greco, ma che con Apuleio trova un'espressione del tutto nuova e latina. Il primo e più immediato modello letterario delle Metamorfosi è la fabula milesia, genere narrativo riconducibile alla produzione di Aristide di Mileto, autore di racconti brevi, dai toni licenziosi, comici o grotteschi che puntavano, per mero fine d'intrattenimento, sull’intreccio vivace, sull’elemento erotico e sulla sorpresa e privilegiavano il gusto per l'aneddoto bizzarro e l’evasione fantastica.[17] Apuleio riprende esplicitamente il modello:
Se la fabula milesia fornisce il canovaccio narrativo di base, Apuleio lo amplia in modo significativo, sia nella struttura che nei contenuti: egli ne trascende i limiti, innestandovi riflessioni morali, istanze filosofiche e religiose.[17]
È opinione largamente condivisa, sebbene non unanimemente accettata dai critici, che le Metamorfosi siano ispirate ad un modello greco oggi perduto: i primi due libri dei Λόγοι διάφοροι di Lucio di Patrasso. Fozio, storico bizantino, nella sua Biblioteca riconduce alla medesima fonte greca, perché affine per contenuti e struttura, anche Lucio o l’asino (in greco: Λούκιος ἢ ὄνος, trasl. Loukios ē onos), tradizionalmente, ma erroneamente, attribuito a Luciano di Samosata.[1][18][19]
Temi
modificaLingua e stile
modificaNella sua analisi del romanzo, John Winkler propose di identificare il senso del romanzo nel carattere aporetico dello stesso: la prospettiva dell'interprete e del lettore è ciò che conferisce al romanzo il suo senso,[20] e tale senso sarebbe dunque diverso per ciascuno. In questo senso, è possibile definire le Metamorfosi un'opera aperta, come fece già René Martin.[21]
Fortuna e ricezione
modificaIl poema satirico incompiuto L'asino scritto da Niccolò Machiavelli nel 1517 è un rifacimento modernizzato di Le Metamorfosi. Machiavelli trasse ispirazione da Le Metamorfosi anche per alcune novelle.
La prima traduzione italiana, col titolo di Apulegio volgare, è quello di Matteo Maria Boiardo (stampato postumo a Venezia nel 1519). Un altro rifacimento, noto come L'asino d'oro, si deve ad Agnolo Firenzuola (Venezia, 1550).[22]
Adattamenti
modifica- L'asino d'oro: processo per fatti strani contro Lucius Apuleius cittadino romano - film del 1970 diretto da Sergio Spina.[23]
Edizioni e traduzioni
modifica- L'asino d'oro [o Le metamorfosi], traduzione di Felice Martini, con antiche xilografie, Roma, Formiggini, 1927.
- Le trasformazioni, traduzione di Massimo Bontempelli, Società Anonima Notari, 1928; Garzanti, 1946. - col titolo L'asino d'oro, Einaudi, 1973; Milano, SE, 2011.
- Opere. Metamorfosi o asino d'oro, a cura di G. Augello, Collezione Classici latini, Torino, UTET, 1980.
- Metamorfosi, a cura di Marina Cavalli, Milano, Mondadori, 1995.
- Apuleio, Le metamorfosi o L'asino d'oro (testo latino a fronte), trad. Alessandro Fo, Collezione I Classici Classici, Milano, Frassinelli, 2002; Torino, Einaudi, 2010.
- Le Metamorfosi, traduzione di Lara Nicolini, Collezione Classici Greci e Latini, Milano, BUR, 2005, ISBN 978-88-170-0504-3.
- Le Metamorfosi, (testo latino a fronte) Saggio introduttivo, trad. e note di Monica Longobardi, Presentazione di Gian Biagio Conte, Collezione Classici Greci Latini, Santarcangelo di Romagna, Rusconi, 2019, ISBN 978-88-180-3362-5. - Foschi, 2019.
- Luca Graverini, Lara Nicolini (a cura di), Metamorfosi. Volume I, Libri I-III, traduzione di Luca Graverini, Collezione Scrittori greci e latini della Fondazione Lorenzo Valla, Milano, Mondadori, 2019, ISBN 978-88-047-1132-2. [primo di 4 voll.]
- Lara Nicolini, Caterina Lazzarini, Nicolò Campodonico (a cura di), Metamorfosi. Volume II, Libri IV-VI., traduzione di Luca Graverini, Collezione Scrittori greci e latini della Fondazione Lorenzo Valla, Milano, Mondadori, 2023, ISBN 9788804754619.
Note
modifica- ^ a b c d e f g Apulèio - Enciclopedia, su Treccani. URL consultato il 6 settembre 2025.
- ^ a b Agostino d'Ippona, La Città di Dio (PDF).«Quando ero in Italia, udivo narrare simili aneddoti di una regione di quelle parti. [...] Dicevano che tuttavia in loro non si aveva una percezione da bestie ma ragionevole e umana, come Apuleio nell'opera intitolata L'asino d'oro ha denunziato o immaginato che è avvenuto a lui, dopo aver bevuto un intruglio, di divenire asino ma con la coscienza umana.»
- ^ a b (EN) The Golden Ass | Roman Novel, Satire, Lucius | Britannica, su britannica.com. URL consultato il 6 settembre 2025.
- ^ (EN) S. J. Harrison, Apuleius: a Latin sophist, Oxford university press, 2000, ISBN 978-0-19-814053-5.
- ^ a b c (EN) Ben Edwin Perry, The Significance of the Title in Apuleius’ Metamorphoses, in Illinois Classical Studies, vol. 41, n. 2, 2016. URL consultato il 6 settembre 2025.
- ^ (EN) Ben Edwin Perry, The Metamorphoses Ascribed to Lucius of Patrae: Its Content, Nature, and Authorship, 1920.
- ^ (EN) A. P. Bitel, Quis ille Asinus aureus? The Metamorphoses of Apuleius’ Title, in Ancient Narrative, 2000, pp. 208-244.
- ^ (DE) Hans Münstermann, Apuleius: Metamorphosen literarischer Vorlagen: Untersuchung dreier Episoden des Romans unter Berücksichtigung der Philosophie und Theologie des Apuleius, collana Beiträge zur Altertumskunde, B.G. Teubner, 1995, ISBN 978-3-519-07618-6.
- ^ (FR) Apuleius, L' âne d'or: ou les métamorphoses, collana Collection Folio Classique, Gallimard, 2006, ISBN 978-2-07-036629-3.
- ^ Il cui nome, poco oltre (I, 24), viene rivelato essere Lucio.
- ^ Lara Nicolini, Introduzione a Le metamorfosi di Apuleio, BUR, 2005, ISBN 9788817005043.
- ^ (EN) Stephen Harrison, Apuleius: a latin sophist, Repr, Oxford Univ. Pr, 2008, ISBN 978-0-19-927138-2.
- ^ (EN) Apuleius and the Metamorphoses of Platonism, in Nutrix. URL consultato il 6 settembre 2025.
- ^ Wayback Machine, su luigisaito.it:80. URL consultato il 6 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 15 marzo 2019).
- ^ La seconda sofistica e la narrativa - Enciclopedia, su Treccani. URL consultato il 6 settembre 2025.
- ^ (EN) Elizabeth M. Greene, Social Commentary in the Metamorphoses: Apuleius' Play with Satire, in Ancient Narrative, 1º giugno 2008, pp. 175–193. URL consultato il 6 settembre 2025.
- ^ a b Silvia Azzarà, Cammini della curiosità da Svetonio ad Apuleio, su Treccani. URL consultato l'8 settembre 2025.
- ^ (DE) Der Eselsroman. 1: Untersuchungen, collana Zetemata, Beck, 1971, ISBN 978-3-406-03294-3.
- ^ (EN) Ben Edwin Perry, The Metamorphoses Ascribed To Lucius Of Patrae (PDF).
- ^ (EN) John J. Winkler., Auctor and Actor. A Narratological Reading of Apuleius's The Golden Ass., University of California Press, 1985, pp. 319-20.
- ^ (FR) René Martin, D'Apulée à Umberto Eco ou les métamorphoses d'un âne, in Bulletin de l'Association Guillaume Budé, n. 2, juin 1993, pp. 165-182.
- ^ Asino d'oro - Enciclopedia, su Treccani. URL consultato il 6 settembre 2025.
- ^ (EN) Mateusz Stróżyński (a cura di), The Human Tragicomedy: the Reception of Apuleius’ Golden Ass in the Twentieth and Twenty-First Century, collana Metaforms; 26, Leiden, Brill, 2024, p. 195, ISBN 978-90-04-69583-2.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikisource contiene una pagina dedicata a Le metamorfosi
- Wikisource contiene una pagina in lingua latino dedicata a Le metamorfosi
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Le metamorfosi
Collegamenti esterni
modifica- Metamòrfosi, Le-, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) The Golden Ass, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Edizioni e traduzioni di Le metamorfosi, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Edizioni di Le metamorfosi, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.
- (EN) Le metamorfosi, su Goodreads.
- Asino d'oro (Epub), su liceoagnesimilano.gov.it, traduzione di Felice Martini, e testo latino. URL consultato il 4 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2018).
- L'asino d'oro (PDF), volgarizzato da Agnolo Fiorenzuola, Milano, G. Daelli e comp. editori, 1863 [1550].
| Controllo di autorità | VIAF (EN) 7943161030936423920006 · BAV 492/14527 · LCCN (EN) nr2004002730 · GND (DE) 4139053-2 · BNE (ES) XX3386164 (data) · BNF (FR) cb120103652 (data) · J9U (EN, HE) 987007520577205171 · NSK (HR) 000448476 |
|---|
