Lapislazzuli
Il lapislazzuli (meno comune lapislazuli, lapislazzulo o lapislazoli[1]) è una pietra preziosa di colore blu oltremare intenso, conosciuta e utilizzata sin dal Neolitico[2]. Dal suo nome deriva il termine "azzurro", uno dei tradizionali sette colori dell'arcobaleno[3].
Il suo componente principale è il minerale lazurite, minerale feldspatoide appartenente al gruppo della sodalite, a cui si aggiungono altri componenti secondari: cristalli di calcite, pirosseni, anfiboli, mica e granuli di pirite[4][5].
Etimologia
modificaDeriva dal latino lapis, "pietra" e dal latino medievale lazuli, genitivo di lazulum, derivante a sua volta dall'arabo لازورد lāzuward[6], che a sua volta viene dal persiano لاژورد läžwärd "azzurro"[7].
Lo stesso termine azzurro deriva dal persiano läžwärd, passato all'arabo لازوردي lāzwardī "lapislazzuli" e al greco bizantino λίθος (líthos), λαζούριος (lazúrios), che in italiano ha subito l'aferesi della lettera l, sentita come articolo[7], quindi (l') *azúrio > azzurro.
Storia
modificaUtilizzo in scultura e in gioielleria
modificaL'utilizzo di questa gemma risale al VI millennio a.C.. La più antica testimonianza di gemme di lapislazzuli proviene dalla cultura di Mehrgarh, diffusa nella Valle dell'Indo e in Afganistan. Per la fase II di questa cultura (intorno al 5000 a.C.), l'origine mineralogica è documentata nella provincia settentrionale afghana di Badakhshan[2].
In Età antica, questo materiale veniva usato in manufatti preziosi, come ad esempio, per ciò che riguarda l'arte egizia, nella maschera funeraria di Tutankhamon, in cui gli occhi sono contornati da intarsi di lapislazzuli e ciascuna delle sopracciglia è composta da diverse piastre di lapislazzuli, mentre nell'ampio collare sul petto e nell'anello sulla mano sinistra sono incastonate pietre di lapislazzuli; in altri punti della maschera di Tutankhamon, venivano invece utilizzate applicazioni di vetro color blu lapislazzuli, ad esempio nelle strisce significativamente più grandi del nemes[8]. La presenza del lapislazzuli è accertata anche in altri gioielli trovati nelle tombe faraoniche. Sempre nell'arte egizia, erano spesso fatti di pietra lapislazzuli gli scarabei sacri.
Nell'arte babilonese, nella Porta di Ishtar, che fungeva da ingresso principale alla città di Babilonia, sono utilizzati smalti blu ad imitazione del lapislazzuli.
In Età moderna si riprese a usare il lapislazzuli; come esempi si possono citare le coppe e i vasi realizzate per la famiglia Medici, che governò Firenze dal XIV al XVIII secolo.
Nell'arte barocca romana di fine Seicento era di gran moda il lapislazzuli, soprattutto perché, con il suo colore azzurro cupo e il pulviscolo d'oro di cui è cosparsa, sembra riprodurre un fondo di cielo stellato. Veniva così importato in abbondanza, sia per utilizzarlo in mobili e gioielli, sia per opere d'arte sacra. A Roma, il grande uso che si faceva di questa pietra rese l'arte del lavorarla un mestiere a sé[9]. Non è un caso, quindi, che la più grande opera d'arte creata da un blocco di lapislazzuli sia conservata nella Chiesa del Gesù di Roma, sopra alla pala dell'altare di Sant'Ignazio di Loyola; è stato utilizzato per realizzare una grande sfera che rappresenta la Terra, indicata da Cristo al Padre Eterno, affinchè la benedica[9][10]; i lapislazzuli dominano tutta la cappella: sono presenti nelle scanalature delle colonne, ricoprono la parete della nicchia della statua del santo, formano lo stemma apicale con il monogramma di Cristo e la base della statua. Sempre a Roma, il lapislazzuli è stato utilizzato nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola in Campo Marzio, per realizzare l'urna di San Luigi Gonzaga e il globo, rappresentante le glorie effimere del mondo, che l'angelo a destra dell'urna allontana con il piede[11].
Utilizzo in pittura
modificaI pittori con il lapislazzuli ottenevano, attraverso la macinazione e altri procedimenti, il più pregiato colore blu per gli affreschi medievali: la tonalità era intensa ed estremamente resistente nel tempo. Il costo di questa materia prima era paragonabile a quello dell'oro, se si pensa che le uniche miniere conosciute erano in Afghanistan. La ricchezza del materiale aveva anche un significato devozionale: nell'arte sacra ritrarre la divinità con materiali preziosi era una sorta di offerta che si faceva nei suoi confronti[12]. Michelangelo fece uso abbondantemente dell'azzurro ottenuto dal lapislazzuli per affrescare sia la Cappella Sistina (in particolare nel Giudizio universale) sia la Cappella Paolina (Conversione di Saulo e Crocifissione di san Pietro)[13]. Johannes Vermeer ha utilizzato il lapislazzuli nel dipinto La ragazza con l'orecchino di perla[14].
Caratteristiche
modificaÈ prevalentemente di colore azzurro intenso (ma ne esistono anche campioni di colore più vicino al celeste, a seconda della quantità di calcite).
Il lapislazzuli è costituito da una elevata concentrazione di lazurite con associati altri minerali accessori come calcite e inclusioni di pirite.
Il lapislazzuli si trova in giacimenti soprattutto in Afghanistan (Miniera di Sar-e-Sang, in Badakhshan, citata anche da Marco Polo), in Cina e Cile. È presente anche in alcune effusioni dei vulcani campani e laziali.
Caratteristiche chimico-fisiche
modifica- Durezza (secondo la scala di Mohs): 5,5[15]
- Densità: 2,75 g/cm³[15]
- Sfaldatura: assente[15]
- Frattura: irregolare[15]
- Colore della polvere/Striscio: azzurro-grigio[15]
- Lucentezza: terrosa[15]
- Fluorescenza: giallo-rosa a chiazze[15]
- Formula chimica (della lazurite): (Na,Ca)8[(SO4/S/Cl)2/(AlSiO4)6] + Fe2+
Note
modifica- ^ Nicola Zingarelli, Il nuovo Zingarelli. Vocabolario della lingua italiana, 11ª ed., Bologna, Zanichelli, 1988.
- ^ a b (DE) Walter Schumann, Edelsteine und Schmucksteine, BLV Verlag, 2002, p. 188, ISBN 3-405-16332-3.
- ^ Azzurro, su treccani.it.
- ^ Autori Vari, Scheda Lapislazzuli in "Il magico mondo di minerali & gemme Guiga pratica per scoprirli e collezionarli, De Agostini (1993-1996), Novara
- ^ Lapislàżżuli, su treccani.it.
- ^ Giacomo Devoto, Avviamento all'etimologia italiana, Milano, Mondadori, 1979.
- ^ a b Carlo Battisti, Giovanni Alessio, Dizionario etimologico italiano, Firenze, Barbera, 1950-57.
- ^ Maschera di Tutankhamon, su arteopereartisti.it.
- ^ a b Pio Pecchiai, Il Gesù di Roma (PDF), Società grafica romana, 1952, p. 173.
- ^
- Carlo Galassi - Paluzzi, Altare di Sant'Ignazio al Gesù, con 13 illustrazioni, su opac.sba.uniroma3.it.
- Cappella di Sant'Ignazio nella Chiesa del Gesù, su rerumromanarum.com.
- ^ guida alla visita della chiesa di Sant’Ignazio, su chiesasantignazio.org.
- ^ Alessandro Giraudo, Storie straordinarie delle materie prime, 2019, pag.125 I lapislazzuli, il "tesoro blu" dell'Afghanistan e i mercanti di colori, trad. Sara Principe, add editore, Torino , ISBN 978 88 6783 236 1
- ^ Trasmissione Rai5 "Michelangelo sconosciuto", andata in onda 04/03/2015.
- ^ (EN) Vermeer's Palette: Natural Ultramarine, su essentialvermeer.com (archiviato dall'url originale il 23 novembre 2021).
- ^ a b c d e f g Autori Vari, Scheda Lapislazzuli in "Il magico mondo di minerali & gemme Guida pratica per scoprirli e collezionarli", De Agostini (1993-1996), Novara
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni sul lapislazzuli
- Wikizionario contiene il lemma di dizionario «lapislazzuli»
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul lapislazzuli
Collegamenti esterni
modifica- (EN) lapis lazuli, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (DE) Lapislzuli - occurrence, mining and market potential of a classic blue mineral pigment (PDF), su mineral-exploration.com.
- Proprietà del lapislazzuli, su imieicristalli.it.
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