Letoon
Il santuario di Latona, chiamato Letoon in turco, a volte latinizzato in Letoum, si trova presso Xanthos, e fu uno dei principali centri religiosi della Licia, regione dell'Anatolia, in Turchia. Il sito si trova tra le città di Kaş e Fethiye nella provincia turca di Antalya, affacciato sul fiume Xanthos e circa quattro chilometri a sud dell'omonima città.
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Xanthos-Letoon | |
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Tipo | Culturali |
Criterio | (ii) (iii) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 1988 |
Scheda UNESCO | (EN) Xanthos-Letoon (FR) Scheda |
Dal 1988 Letoon fa parte del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.[1]
Storia
modificaLetoon era il centro religioso di Xanthos e della Lega di Licia. Le iscrizioni trovate nel sito indicano che era il luogo in cui i governanti della Licia dichiaravano le loro decisioni al pubblico. Fu occupata ininterrottamente dall'VIII secolo a.C. fino alla fine del periodo di occupazione romana.[1][2]
Il sito non fu mai completamente abitato, ma restò prevalentemente un centro religioso, ed ha permesso agli archeologi di ritrovare materiale risalente al sesto secolo a.C., prima dell'egemonia culturale greca diffusa all'inizio del quarto secolo. In un primo tempo il sito fu probabilmente consacrato al culto di una divinità materna che in Licia veniva chiamata Eni Mahanahi, e che fu soppiantata da Latona e dai suoi figli gemelli.[3]
Nella mitologia greca si accenna anche ad un precedente culto di Apollo nella valle dello Xanthus, voce comunque non supportata da fonti storiche o archeologiche. La cosa sarebbe implicita in due miti, ognuno dei due connesso al nome "Lydus". Il primo nasce tra i telchini di Rodi e colonizza la regione al tempo dell'inondazione di Deucalione; l'altro "Lycus" è il fratello di Egeo e proviene da Atene, un profeta che introdusse il culto del Liciano Apollo, il che lo rese un colonizzatore ateniese.[4]
La fondazione del tempio ellenistico dedicato a Latona ed ai suoi figli Artemide ed Apollo, è stato scavato sotto la direzione di H. Metzger a partire dal 1962.[5] Gli archeologi hanno scavato buona parte delle rovine. Le scoperte comprendono il trilingue di Letoon, iscrizione in greco, in licio ed in aramaico, che fornì un ottimo aiuto per la decifrazione del licio; è tuttora conservato al Fethiye Museum.[1][6]
Il sito restò attivo durante il periodo romano. Il sito venne cristianizzato dalla costruzione di una basilica, per la cui erezione vennero riutilizzati i mattoni del vecchio santuario;[7] la chiesa venne abbandonata nel settimo secolo.
Archeologia
modificaI ritrovamenti archeologici a Letoon risalgono almeno al VI secolo a.C. e precedono l'egemonia culturale greca in Licia. Il santuario era collegato a Xanthos da una strada che da Patara saliva verso sud.
Note
modifica- ^ a b c (EN) Xanthos-Letoon, in Unesco. URL consultato l'11 maggio 2023.
- ^ (EN) Trevor Bryce, Letoum, in The Routledge Handbook of the Peoples and Places of Ancient Western Asia, New York, Routledge, 2009, ISBN 978-0-415-39485-7.
- ^ (EN) Turchia liciana, su lycianturkey.com (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2007).
- ^ (EN) Pierre Grimal, The Dictionary of Classical Mythology: "Lycus".
- ^ (FR) H. Metzger, Fouilles du Létôon de Xanthe (1962-65), in Revue archéologique, 1966.
- ^ (TR) Muğla: Letoon Örenyeri [Mugla: Letoon Ruins], in Turkish Ministry of Culture and Tourism (Turkey) (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2015).
- ^ (EN) Michael Greenhalgh, Marble Past, Monumental Present: Building with Antiquities in the Mediaeval Mediterranean, Brill Publishers, 2009, ISBN 978-90041-7-083-4.
Bibliografia
modifica- Cevdet Bayburtluoğlu, Lycia, Antalya, Suna & İnan Kıraç Research Institute on Mediterranean Civilizations, 2004, ISBN 978-97570-7-820-3.
- George Ewart Bean, Lycian Turkey: An Archaeological Guide, Londra, Benn, 1978, ISBN 978-05100-3-205-0.
- Trevor Bryce, Letoum, in The Routledge Handbook of the Peoples and Places of Ancient Western Asia, New York, Routledge, 2009, ISBN 978-0-415-39485-7.
- Kate Clow, The Lycian Way, Ankara, Upcountry (Turkey) Ltd., 2000, ISBN 978-09539-2-180-5.
- Elspeth R. M. Dusinberre, Empire, Authority, and Autonomy in Achaemenid Anatolia, Cambridge, Cambridge University Press, 2013, ISBN 978-11070-1-826-6.
- Michael Greenhalgh, Marble Past, Monumental Present: Building with Antiquities in the Mediaeval Mediterranean, Brill Publishers, 2009, ISBN 978-90041-7-083-4.
- Pierre Grimal, The Dictionary of Classical Mythology, Oxford, New York, Blackwell, 1996, ISBN 978-06312-0-102-1.
- Cevdet Bayburtluoğlu, Lycia, Antalya, Suna & İnan Kıraç Research Institute on Mediterranean Civilizations, 2004, ISBN 978-97570-7-820-3.
- Şehrigül Yeşil Erdek, The Lifting of a Mosaic from the Site of Letoon and Its Replacement with a Replica, in Lessons Learned Reflecting on the Theory and Practice of Mosaic Conservation: Proceedings of the 9th ICCM Conference, Hammamet, Tunisia, November 29-December 3, 2005, Los Angeles, California, Getty Conservation Institute, 2008, pp. 397-403, ISBN 978-0-89236-920-1.
- Henri Metzger, Fouilles de Xanthos, 6: La stèle trilingue de Létôon, Parigi, C. Klincksieck, 1979, ISBN 978-22520-2-109-5.
- Pamela A. Webb, Hellenistic Architectural Sculpture: Figural Motifs in Western Anatolia and the Aegean Islands, Madison, Wisconsin, University of Wisconsin Press, 1996, ISBN 978-02991-4-980-2.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Letoon
Collegamenti esterni
modifica- Scheda UNESCO, su whc.unesco.org.
- (EN) Missione epigrafica canadese a Xanthos-Letoon, sito web del progetto di ricerca dell'Università del Quebec a Montreal e dell'Università di Laval, con la possibilità di scaricare i risultati della ricerca
Controllo di autorità | VIAF (EN) 235707079 · GND (DE) 7563638-4 |
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