Lex Iulia de repetundis
La Lex Iulia de repetundis è una legge romana promulgata da Gaio Giulio Cesare durante il suo consolato del 59 a.C. con l'obiettivo di arginare i reati di concussione e di estorsione da parte dei magistrati in carica nelle province.
Lex Iulia de repetundis | |
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![]() Senato di Roma | |
Nome latino | Lex Iulia de repetundis |
Autore | Gaio Giulio Cesare |
Anno | 59 a.C. |
Leggi romane |
La legge
modificaLa Lex Iulia de repetundis integra la precedente Lex Cornelia de repetundis, promulgata da Lucio Cornelio Silla nell'81 a.C., definendo dettagliatamente i reati di concussione e di estorsione e fissando un tetto alla somme in denaro che i magistrati romani potevano percepire nell'adempimento delle loro funzioni[1].
La legge stabiliva inoltre che i registri fiscali dovevano essere tenuti in triplice copia, una delle quali doveva essere inviata a Roma[1], e fissava la pena del reato, che era di solito pecuniaria (restituzione del triplo o del quadruplo della somma illecitamente guadagnata) integrata, nei casi più gravi, con l'esilio[2].
Note
modificaBibliografia
modifica- Marco Tullio Cicerone, In Verrem actio prima
- (EN) Erich S Gruen, The last generation of the Roman Republic, Torino, University of California Press, 1974, ISBN 0-520-20153-1.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- (EN) Repetundae, su penelope.uchicago.edu.