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Le Libere ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) sono un movimento di lavoratori cattolici italiani fondato il 7 febbraio 1971 per scissione dalle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani in conseguenza della svolta socialista di Vallombrosa del 1970.

Libere Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani
AbbreviazioneLibere ACLI
Tipoassociazione di promozione sociale
Fondazione7 febbraio 1971
FondatoreGaetano Peretti
Scioglimento1973
Sede centraleItalia (bandiera) Roma
Area di azioneItalia
PresidenteItalia (bandiera) Carlo Borrini
Membri120000 (1971)

Il movimento Libere ACLI promosse un nuovo tipo di modello di sviluppo socioeconomico ispirato al realismo dinamico di Tommaso Demaria e alternativo al tipo di sviluppo marxista-socialista e al tipo liberal-capitalista. Dopo il ritiro delle proposte socialiste, come movimento confluì in parte nel Movimento Cristiano Lavoratori (MCL) ed in parte rientrò nelle ACLI e continuò la sua azione sul piano culturale tramite il «Movimento Ideologico Cristiano Lavoratori» (MICL)[1], il «Movimento Ideoprassico Dinontorganico» e pubblicazioni di testi e periodici, quali «Nuova Presenza Cristiana» e «Nuove Prospettive».

 
L'opuscolo redatto nel febbraio 1971 con il contributo primario del prof. Tommaso Demaria che costituisce il manifesto politico e culturale delle Libere ACLI

L'ipotesi "socialista" delle ACLI 1969-1970

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Le ACLI nacquero nel 1944 per volontà della Chiesa cattolica al fine di formare i lavoratori cristiani secondo i principi della Dottrina sociale cristiana (DSC) e accompagnarli nel corretto esercizio dell’attività sindacale. Le ACLI all'origine erano un soggetto evangelizzatore del mondo del lavoro e come tale godevano di un’assistenza spirituale diretta della Chiesa. Tra i religiosi cattolici che presero più a cuore la vita delle ACLI merita menzione Giovanni Battista Montini, che in seguito, per tale dedizione, venne indicato come il papa delle ACLI.

Sotto la presidenza di Livio Labor e poi di Emilio Gabaglio, le ACLI, che incarnavano il fronte dei lavoratori cattolici, con il Congresso di Torino del 1969 e con il Convegno di Vallombrosa del 1970 imboccarono una via socialista che, tra i vari contenuti, proponeva il ripudio del capitalismo, la lotta tra classi sociali ed una interpretazione in chiave marxista dei Vangeli, in parte sostenuta da influenti sacerdoti come padre Bartolomeo Sorge[2].

Questa nuova visione socialista adottata dalle ACLI era considerata dai vescovi della CEI difforme dal magistero della Chiesa cattolica. La dirigenza delle ACLI all'85% era a sostegno di questa svolta socialista, mentre la minoranza dissidente contava circa il 15% dei dirigenti ACLI. Secondo i dissidenti[3] e molti altri sacerdoti, come Albino Luciani, al tempo Patriarca di Venezia, l'adesione della base dei lavoratori cattolici era di molto inferiore[4].

I primi dissensi

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I vescovi cattolici della CEI iniziarono un confronto critico con la dirigenza ACLI nel marzo del 1970. Il primo atto di dissenso da parte della base ACLI contro la "svolta socialista" avvenne al congresso delle sezioni giovanili delle ACLI a Peschiera del Garda l'8 dicembre 1970, ove un piccolo gruppo diede vita alla gioventù aclista autonoma[5].

Seguirono alcune riunioni a Roma di dirigenti nazionali e responsabili locali nel gennaio del 1971, che ipotizzavano un’azione di rottura con le ACLI nazionali. Ci fu anche una raccolta di firme per promuovere una scissione, ma a quelle riunioni non seguì alcuna azione concreta. Il 1º febbraio 1971 le minoranze dissenzienti e la gioventù aclista autonoma chiesero alla presidenza un congresso straordinario per verificare con la base la scelta della svolta socialista, richiesta che venne loro rifiutata[6].

La frattura e la fondazione delle Libere ACLI dell'Italia Settentrionale

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Il libretto che descrive la scelta culturale del realismo dinamico promosso dalle Libere ACLI come tipo di sviluppo socioeconomico alternativo all’"ipotesi socialista", a quella marxista e al tipo liberal-capitalista

Don Giuseppe Macario era un sacerdote di Torino, attivo nell’assistenza ai profughi dell’Istria[7] e nel mondo cattolico del lavoro, nonché fratello di Luigi Macario.

Don Macario fu indirizzato dal deputato Michelangelo Dall'Armellina a contattare Gaetano Peretti, presidente della sezione ACLI di Avesa[8], frazione di Verona.

Peretti era uno dei dissenzienti più convinti e, con don Macario, coordinò una riunione di responsabili di sezioni locali che ambivano al rifiuto dell’ipotesi socialista e alla separazione dalle ACLI nazionali, per il 7 febbraio 1971 nel Dopolavoro Ferroviario in via Sammartini a Milano. Don Macario avvertì Peretti che sarebbe stato presente all'incontro il prof. Tommaso Demaria, docente dell’Ateneo Salesiano, per garantire le basi teoretiche e la correttezza rispetto al magistero della dottrina cattolica del nuovo movimento che si prospettava di costituire[9].

Alla riunione, presieduta da Peretti[10], erano presenti anche Ettore Bandieri e Adriano Nardo di Torino, Abele Gallaverna e Angelo Del Pietro di Novara. Dopo la relazione del prof. Demaria sui fondamenti teoretici che rendevano necessari il rifiuto dell’ipotesi socialista, la scissione e la proposta di una nuova e diversa proposta cristiana, venne proclamata, alla presenza dei giornalisti di numerose testate nazionali, la fondazione delle Libere ACLI dell'Italia Settentrionale.

Venne approvato uno statuto provvisorio[11].

Nessun dirigente nazionale ACLI prese parte a questa fondazione, che fu opera dei responsabili locali di sezioni di Torino, Novara, Alessandria, alcuni rappresentanti di sezioni dell’Emilia, di Milano ed altre località della Lombardia, e altri ancora dal Veneto: Mestre, Porto Marghera, Vicenza, Verona, Chioggia e Venezia[12][13].

La dirigenza ACLI nazionale prontamente condannò la scissione, attribuendola a un esiguo numero di sezioni locali e senza la partecipazione di dirigenti nazionali, proponendo l'espulsione degli scissionisti[14].

La stampa riportò la notizia sui quotidiani l'indomani, battezzando il movimento scissionista come le Libere ACLI. Il fatto ebbe una risonanza nazionale in quanto sanciva la frattura del fronte dei lavoratori cattolici e la motivazione fu individuata da subito come dovuta all’incompatibilità ideologica tra l'“ipotesi socialista” e la natura originaria delle ACLI, fedele alla DSC.

Nei giorni successivi vi fu un crescendo di adesioni alle Libere ACLI e, a piccoli gruppi, i dirigenti della minoranza ACLI iniziarono a dimettersi per confluire nelle Libere ACLI. I liberi aclisti provvidero a pubblicare, nell'opuscolo Sette domande sulle A.C.L.I. e la svolta di Vallombrosa e sette risposte delle "Libere A.C.L.I.", il manifesto ideologico del nuovo movimento, fondato sul realismo dinamico di Tommaso Demaria[15].

L'opuscolo, inviato tra gli altri anche a Albino Luciani, allora Patriarca di Venezia, servì anche per confermare alle autorità ecclesiastiche la correttezza nei confronti del magistero della Chiesa cattolica[16].

Le Libere ACLI ebbero il loro atto costitutivo ufficiale a Roma il 2 maggio 1971 con la deposizione dello statuto provvisorio presso un notaio. Furono presenti come fondatori 200 delegati da 39 diverse province[17].

Carlo Borrini, vicepresidente dimissionario delle ACLI, divenne presidente delle Libere ACLI il 12 maggio 1971[18].

Nel maggio 1971 la minoranza ACLI con le Libere ACLI controllò 15 province, per una stima di 120.000[19]–150.000[20] tra iscritti ed aderenti ai servizi ACLI.

Nel giugno 1971 i vescovi della CEI ritirarono gli assistenti ecclesiastici alle ACLI nazionali[21] e il 19 giugno 1971 avvenne la cosiddetta sconfessione delle ACLI da parte di Paolo VI[22].

Gli esponenti delle Libere ACLI con delusione dovettero constatare nonostante la sconfessione delle ACLI, alle Libere ACLI non veniva espressa alcuna preferenza dalla gerarchia ecclesiastica.

Il Movimento Cristiano dei Lavoratori Italiani MoCLI

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Le Libere ACLI furono oggetto di numerose cause legali intentate dalle ACLI nazionali per l'utilizzo dell'acronimo ACLI e dei beni come le sedi e i circoli locali. Successivamente alla sentenza del Pretore di Roma del giugno 1971, che inibiva l'uso del nome ACLI[23], il 1º novembre 1971 si costituì il Movimento Cristiano dei Lavoratori Italiani (MoCLI), con presidente ancora Carlo Borrini[24].

La Federazione Associazioni Cristiane Lavoratori FederACL

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Nuova Presenza Cristiana, il periodico trimestrale stampato dal 1975 e redatto da Gaetano Peretti con Gaetano Bellorio e Stefano Fontana. Collaborarono con la pubblicazione di articoli Ugo Sciascia, Alfredo Meocci, Tommaso Demaria, Lucia Ruina ed altri.

L'8 dicembre 1971, a Roma, si concretizzò la terza scissione dalle ACLI. Furono fondate le FederACLI con a capo gli onorevoli Giovanni Bersani e Michelangelo Dall'Armellina[25]. Cambiarono denominazione dal giugno 1972 in FederACL[26].

Il Movimento Cristiano Lavoratori MCL

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MoCLI e FederACL, ed alcune delle sezioni appartenenti alle Libere ACLI, si unirono a Roma l'8 dicembre 1972 per costituire il Movimento Cristiano Lavoratori o MCL, che seguì una linea culturale fondata sul "capitalismo dal volto umano"[27].

Prima delle scissioni, le ACLI contavano oltre 700.000 iscritti e altri 300.000 iscritti ai servizi sociali collaterali[12]. Le tre nuove formazioni — Libere ACLI, MoCLI e FederACL — contarono complessivamente 250.000 iscritti[28]. Alle ACLI non rinnovarono l'iscrizione altri 180.000 soci[29]. Le ACLI, al termine delle presidenze Labor e Gabaglio, si ritrovarono lacerate all'interno e quasi dimezzate nella consistenza degli iscritti.

Dalle Libere ACLI al MICL e poi al MID

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Le sezioni delle Libere ACLI rimaste fedeli all’impostazione culturale del realismo dinamico tentarono in ogni modo di ottenere, prima dalla FederACL[30], e poi dal neonato MCL, un avallo o almeno un'accettazione a costituire un laboratorio di studi e approfondimenti sulla nuova linea culturale del realismo dinamico. A seguito del rifiuto di questa istanza da parte del MCL, diedero vita al Movimento Ideologico Cristiano Lavoratori (MICL).

Una volta superata la "svolta socialista" delle ACLI per opera del nuovo presidente Marino Carboni, a partire dal 1973 le Libere ACLI considerarono esaurita la loro funzione come movimento di lavoratori e continuarono la loro opera sul piano culturale nel Movimento Ideoprassico Dinontorganico (MID), tramite corsi al Fraterno Aiuto Cristiano (FAC) di Roma, con Paolo Arnaboldi, Giacomino Costa e Tommaso Demaria.

Gaetano Peretti, Gaetano Bellorio e Stefano Fontana[31], con il coinvolgimento di Ugo Sciascia, diedero vita alla redazione prima del periodico Nuova Presenza Cristiana e poi della rivista filosofica Nuove Prospettive, pubblicati fino al 1991.

  1. ^ MICL, s.v.
  2. ^ Bartolomeo Sorge, Vangelo e "scelta di classe". II. Interclassismo e scelta di classe (PDF) [collegamento interrotto], in La Civiltà Cattolica, n. 2914, 20 novembre 1971, pp. 320-333.
    «... il giudizio pratico sulla possibilità e sui modi d'una convergenza tra marxisti e cristiani nell'azione di classe ...»
  3. ^ Zincone Giuliano, Zuffa fra i giovani aclisti, in Corriere della Sera, 7 dicembre 1970, p. 2.
  4. ^ Annotazione di colloqui tra il Patriarca Albino Luciani e mons. Pellegrino, in Archivio Storico del Patriarcato di Venezia, Venezia, 1971.
    «Fin dall’assemblea provinciale del 1971 apparve chiara la distanza fra gli aclisti di base orientati sulla linea tradizionale e la dirigenza, orientata decisamente in senso socialista, tanto che come abbiamo visto Luciani parlando con mons. Pellegrino disse che a Venezia la base era “sana, il vertice no”»
  5. ^ Zincone Giuliano, Le tesi degli aclisti rossi, in Corriere della Sera, 9 dicembre 1970, p. 5.
  6. ^ Polemica nelle Acli, in Corriere della Sera, 2 febbraio 1971, p. 5.
  7. ^ E' morto don Macario Parroco dei profughi, in Stampa Sera, 7 marzo 1983, p. 5.
    «A Torino don Macario (fratello del senatore Luigi Macario, ex leader della Clsl) era assai conosciuto e stimato per numerose opere sociali che aveva realizzato e per essere stato il «parroco delle Casermette»: circa 4 mila profughi giuliani ai quali don Macario aveva assicurato assistenza spirituale e materiale nelle ex casermette di via Guido Reni.»
  8. ^ Giorgio Ceoletta, MEMORIE DI UN PRESIDENTE, su mclavesa.it. URL consultato l'11 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 12 agosto 2020).
    «... convocato il consiglio delle A.C.L.I. di Avesa, sotto la spinta di Gaetano Peretti si decide di fare la scissione...»
  9. ^ Gaetano Peretti, Maria... Tu qui?, Verona, Copigraph, 2002.
  10. ^ S.d.M., Frattura nelle Acli, in Corriere della Sera, 8 febbraio 1971, p. 3.
  11. ^ S.d.M., Frattura nelle Acli, in Corriere della Sera, 8 febbraio 1971, p. 3.
    «L'assemblea tenutasi ieri a Milano, presso il Dopolavoro Ferroviario di via Sammartini (fra i partecipanti erano numerosi dipendenti delle Ferrovie dello Stato), ha visto la presenza di delegati di molte province settentrionali, tra gli altri, il professor Gaetano Peretti, presidente di un grosso gruppo aclista di Verona e insegnante di filosofia in quella città, che dirigeva i lavori; il dottor Ettore Bandieri di Torino, vicesegretario nazionale delle ACLI dei ferrovieri; Adriano Nardo, presidente di un circolo ACLI di Torino; Abele Gallaverna e Angelo Del Pietro di Novara. È stato approvato lo statuto provvisorio delle «libere ACLI»»
  12. ^ a b Lamberto Furno, Minaccia di estendersi la scissione nelle ACLI, in La Stampa, 11 febbraio 1971, p. 18.
  13. ^ Lamberto Furno, Contro la "scelta socialista". Minaccia di estendersi la scissione nelle Acli. Gli oppositori alla linea del presidente Gabaglio si sono riuniti a Roma, in La Stampa, 11 febbraio 1971, p. 18.
    «Dopo la costituzione delle «Libere Acli dell'Italia settentrionale», avvenuta domenica scorsa a Milano»
  14. ^ ACLI: gli scissionisti differiti ai Probi Viri, in Corriere della Sera, 9 febbraio 1971, p. 15.
  15. ^ Libere ACLI, s.v.
  16. ^ Federazione Nazionale Libere ACLI, Lettera al Patriarca di Venezia Albino Luciani: rassicurazioni all'Episcopato sulla fedeltà al Magistero della Chiesa Cattolica, in Archivio Storico del Patriarcato di Venezia, Venezia, 11 marzo 1971.
    «Le sette domande e risposte esprimono una netta condanna della scelta socialista, “dottrinalmente negativa e praticamente illusoria e nefasta”, sostengono come alternativa al “socialismo di Vallombrosa” la proposta delle Libere ACLI, “alternativa organico-dinamica” al capitalismo e al socialismo e ribadiscono “piena aderenza al Magistero e piena disciplina rispetto all’Autorità” come normale conseguenza della propria concezione sociale organico-dinamica (poiché “chi si sente persona-cellula del super organismo dinamico religioso cristiano che coincide col Corpo Mistico e con la Chiesa, non può avere altro atteggiamento”)»
  17. ^ Da scissionisti di 39 province. Fondate le Libere Acli., in Corriere della Sera, 3 maggio 1971.
    «Sono nate ufficialmente le «ACLI libere», costituite dagli scissionisti in 39 province. Il testo dello statuto provvisorio è stato depositato stamani davanti a un notaio: esso regolerà la vita associativa — è detto in un comunicato — fino al primo congresso nazionale. I duecento delegati riunitisi a Roma hanno quindi approvato un documento che si articola nei seguenti punti:...»
  18. ^ Agenzia Italia, Borrini presidente delle "Libere Acli", in La Stampa, 13 maggio 1971, p. 11.
  19. ^ Cattolici per un progetto. Il ricordo degli inizi, su Movimento Cristiano Lavoratori, 2002. URL consultato il 7 febbraio 2021.
    «I tempi sono maturi per qualcosa di nuovo. Da una parte il vulcanico Carlo Borrini organizza un nuovo raggruppamento, in futuro chiamato MOCLI, al quale aderiscono 120.000 militanti circa, soprattutto delle province nelle quali le Acli erano particolarmente radicate, e che si riconoscevano in una linea di impegno sociale e politico legatissima al movimento dei lavoratori, ma aliena dalla lotta di classe e dalla voglia di confluenza nel Pci o nel Psi. Parallelamente si danno da fare anche Giovanni Bersani e Michelangelo Dell’Armellina, entrambi deputati Dc, chiamando attorno a sé i loro fedelissimi. Soffrono più di ogni altra cosa la lacerazione del rapporto con la Chiesa, la rottura delle forme, la violazione delle tradizioni, e decidono di dar vita ad una sorta di corrente che poi sarà chiamata FEDERACL (che contava all’epoca circa 70 mila aderenti).»
  20. ^ Redazione, Le ACLI valutano oggi le decisioni della Conferenza Episcopale. Prese di posizione dalla Lombardia, dalla Sardegna e dalla Sicilia — La minoranza chiede le dimissioni della presidenza, in L'Unità, 11 maggio 1971, p. 2.
    «...e chi invece vuol uscirne per confluire nelle così dette Libere ACLI. Il documento votato segna un compromesso. La richiesta delle dimissioni della presidenza (priva di realismo se si pensa che la minoranza controlla solo 15 province)...»
  21. ^ F.D.S., Dopo il ritiro del «consenso» dei vescovi. Le Acli non hanno più gli assistenti ecclesiastici, in Corriere della Sera, 10 giugno 1971, p. 4.
  22. ^ ACLI: il Papa conferma il distacco dalla Chiesa. Parlando alla Conferenza Episcopale, Paolo VI ha deplorato che il movimento abbia voluto qualificarsi politicamente «scegliendo per di più una linea socialista, con le sue discutibili e pericolose implicazioni dottrinali e sociali», in Corriere della Sera, 20 giugno 1971, pp. 1-2.
    «Città del Vaticano, 19 giugno. Il totale e pieno appoggio del Pontefice all'operato dell'episcopato italiano per il ritiro del «consenso» alle ACLI è stato manifestato questa mattina da Paolo VI, che ha rivolto un discorso ai vescovi a conclusione dell'ottava assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana.»
  23. ^ Le Libere Acli dovranno mutare nome. Sentenza del Pretore, in Corriere della Sera, 10 giugno 1971, p. 4.
    «Con provvedimento di urgenza, il pretore di Roma dottor Giacobbe ha inibito alla Federazione nazionale Libere ACLI l'uso della sigla ACLI. La decisione del magistrato era stata sollecitata con una istanza presentata per conto delle ACLI dagli avvocati Nicolò e Lipari, il 27 maggio scorso. Il provvedimento del magistrato è stato notificato oggi alle parti interessate»
  24. ^ Frattura fra i lavoratori cristiani. "Liberi Aclisti". Alla base della separazione un profondo dissidio ideologico, in Corriere d'informazione, 8 febbraio 1971, p. 5.
    «Un fermento che da tempo covava in seno alle ACLI, l'organizzazione dei lavoratori cristiani, ha portato ieri a una scissione, sancita da un convegno che si è svolto a Milano in una sala del dopolavoro ferroviario di via Sammartini. Sono nate così le «Libere ACLI dell'Italia Settentrionale», che per ora rappresentano un centinaio di circoli provinciali, soprattutto veneti e piemontesi. ... L'assemblea al circolo ferrovieri è stata presieduta dal professor Gaetano Peretti, insegnante di filosofia in un liceo di Verona e dirigente di un grosso gruppo aclista in quella città. Il professor Peretti ha tenuto una lunga relazione con cui ha fissato in pratica la posizione ideologica delle «Libere ACLI»: una critica alla relazione Gabaglio, critica che si è soffermata in particolare sul diritto alla proprietà, messo in forse a Vallombrosa. Il professor Peretti ha concluso affermando come «la concezione di qualsivoglia socialismo sia assolutamente e non solo in qualche particolare contrastante con la concezione cristiana e contrario alla umana ragione, per cui l'enciclica "Quadragesimo Anno" poté affermare con sicurezza che nessuno può essere buon cattolico a un tempo e vero socialista»»
  25. ^ l.f., I dissidenti della "Acli" formano una federazione, in La Stampa, 9 dicembre 1971, p. 9.
  26. ^ Antonio Fappani, FEDERAZIONE Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani (FEDERACLI), su enciclopediabresciana.it. URL consultato l'11 agosto 2019.
  27. ^ Movimento Cristiano Lavoratori > Il Movimento > Note Storiche, su mcl.it. URL consultato l'8 febbraio 2020.
    «Il MCL ha ritenuto, allora, e ritiene ancora, che occorre costruire un capitalismo dal “volto umano”, nella profonda convinzione che libertà di mercato, solidarietà e sussidiarietà sono componenti complementari per un sano liberalismo.»
  28. ^ Bersani, p. 112.
  29. ^ Intervista a Giovanni Bersani, in Tribuna Politica RAI, 21 dicembre 1971.
  30. ^ Demaria, s.v.
  31. ^ Stefano Lorenzetto, Verona racconta. Stefano Fontana. «Figlio di comunista, ho per santo un anticomunista» (PDF), in L'Arena, 24 gennaio 2021, pp. 1, 19.
    «A chi deve la sua formazione? Quando nel 1970 vi fu la svolta socialista delle Acli, impressa da Livio Labor, mi ritrovai sulla sponda opposta con il filosofo Gaetano Peretti e il suo allievo Gaetano Bellorio, che abitava nel mio stesso palazzo. I due fondarono le Libere Acli e mi spinsero a interessarmi di dottrina sociale della Chiesa. ... Come nacque? Avevo da poco fondato un trimestrale ed ero impegnato in...»

Bibliografia

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  • Giovanni Bersani, M.C.L. Movimento Cristiano Lavoratori: una risposta ai problemi dei lavoratori e della società italiana: formazione, azione, partecipazione, Milano, Movimento Cristiano Lavoratori, 1976.
  • Carlo Felice Casula, Le ACLI, una bella storia italiana, collana Teoria e storia della formazione, con la collaborazione di Alberto Scarpitti, Anicia, 2008, ISBN 978-88-7346-493-8.
  • Tommaso Demaria e Libere ACLI "federacliste", Per un impegno ideologico cristiano, Torino, ALC-FEDERACL, 1972.
  • Movimento Ideologico Cristiano Lavoratori, Punti orientativi ideologico-sociali, Bologna, Luigi Parma, 1974.
  • Libere A.C.L.I., Sette domande sulle A.C.L.I. e la svolta di Vallombrosa e sette risposte delle "Libere A.C.L.I.", Milano, Centro Studi, 1971.

Collegamenti esterni

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