Lorenzo Benci
Lorenzo Benci, anche noto come Lorenzo di Giovanni di Taddeo Benci (XIV secolo – XV secolo), è stato un mercante, poeta e scrittore italiano.[1]
Biografia
modificaNascita e famiglia
modificaNon si conosce la data di nascita precisa di Lorenzo Benci, ma essa dovrebbe comunque aggirarsi intorno all'ultimo quarto del XIV secolo.[1] Nacque da Giovanni Benci, figlio di Taddeo Benci, che fu prima ufficiale poi priore nel 1380 e che venne condannato al confino nel 1387 perché "tra gli amici del Papa".[1]
Secondo lo stesso Lorenzo, la sua famiglia discenderebbe dai Baroni di Signa, appartenendo pertanto alla nobiltà per linea di sangue.[1] Infatti, egli stesso scrisse:
Carriera e letteratura
modificaLorenzo divenne un mercante di stoffe di lino, ma nel tempo libero non disegnava dedicarsi alla cultura e alla sua passione, la poesia.[1]
Amava anche collezionare i libri e i testi più vari e si dilettava a copiare opere e documenti di altrettanto vario genere.[1] Un esempio è la copia di una lettera che Ramondo di Amaretto Mannelli inviò a Leonardo Strozzi il 12 novembre 1431 e la fonte è sempre lo stesso Lorenzo, che scrisse:[1]
Dalla nota di Lorenzo si evince che la copia della lettera venne continuata dal figlio Jacopo, ma essa venne poi ricopiata dall'altro figlio Filippo, che scrisse in merito a questo la seguente nota:[1]
Ma è noto anche che si dilettò a scrivere opere di suo pugno. Infatti, al 1435 risale una lauda nota sotto il titolo di O quanto è grande la tua carità.[1] Questo componimento venne scritto dal Benci per il Natale di quell'anno e, infatti, il testo tratta della nascita di Gesù.[1] Ancora, di lui sono noti due sonetti: il primo, col titolo L'occulto amor che da me non si parte, venne inviato a un certo medico di nome Bernardo, che gli rispose a sua volta con un altro sonetto; il secondo, invece, col titolo O figliuol mio che Dio ti benedicha, venne composto per esortare il figlio Giovanni al lavoro e all'onestà.[1]
Nonostante ciò, va detto che la produzione poetica del Benci fu di scarsa originalità, piuttosto rozza e pregna di retorica, sebbene la sua lauda ebbe un discreto successo e, tra gli altri, venne anche citata dal poeta e critico letterario Giovanni Mario Crescimbeni.[1]
Morte
modificaCome per la data di nascita, si ignora la data di morte di Lorenzo Benci.[1] Ma, poiché non si hanno più sue notizie dal 1440, essa potrebbe aggirarsi intorno a questa data.[1]
Discendenza
modificaLorenzo Benci ebbe quattro figli, che come lui furono mercanti e cultori di letteratura:[1]
- Tommaso Benci – mercante, poeta, traduttore e filosofo, nonché citato dal celebre filosofo umanista Marsilio Ficino come suo «conphilosophus» (insieme al fratello Giovanni) e autore della traduzione in volgare del Pimander[2][3]
- Giovanni Benci – lo ritroviamo citato dal celebre filosofo umanista Marsilio Ficino come suo «conphilosophus» (insieme al fratello Tommaso)[2]
- Filippo Benci
- Jacopo Benci
Note
modifica- ^ a b c d e f g h i j k l m n o Eugenio Ragni, BENCI, Lorenzo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 8, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1966. URL consultato il 26 marzo 2021.
- ^ a b Eugenio Ragni, BENCI, Tommaso, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 26 marzo 2021.
- ^ Antonella Sannino, Tommaso Benci, su Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", 16 settembre 2020. URL consultato il 26 marzo 2021.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Eugenio Ragni, BENCI, Lorenzo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 8, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1966.