Marcello Vandelli

pittore italiano

Marcello Vandelli (San Felice sul Panaro, 28 agosto 1958) è un pittore italiano.

Marcello Vandelli

Biografia

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Palazzo comunale - Mirandola Ancora Christi - 2016

Marcello Vandelli nasce il 28 Agosto 1958 a San Felice sul Panaro in provincia di Modena.[1] Consegue la maturità tecnica presso l'ITI Galileo Galilei di Mirandola, ma ciò che cerca e ciò che sente lo conduce ad un vissuto personale, intenso e ricco di esperienze, avventure, ed imprevisti in giro per il mondo. La sua capacità creativa e quella artistica in particolare era ancora celata nella sua persona, e non ne aveva ancora una piena consapevolezza.[2]

Vandelli, dopo il suo ritorno nell'emiliana terra natia, a 42 anni riesce infine a rivelare la sua natura intimamente artistica, e così con l'inizio del nuovo millennio (2000), con rapido e spontaneo percorso, presenta la sua prima opera d'arte pittorica ufficiale: é l'inizio di una carriera artistica molto produttiva, intensa, ininterrotta, ed altamente riconosciuta, nonché spesso premiata, dalla più vasta critica ufficiale.[3]

Pittura

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Vandelli delinea ognuna delle sue opere artistiche all'insegna dell'onirico e del simbolico astratto in un'alternanza tra il sogno infantile e la maturità adulta e spesso maledetta. Nessuno dei suoi lavori ritrae soggetti con un volto, poiché è l'indeterminazione del soggetto, già stilizzato e dai cromatici contorni umani in pose comuni, che si eleva dall'astrattismo a soggetto onirico.[4] nel turbine inestricabile tra apparenza ed essenza.[5]

L’arte di Marcello Vandelli è la realizzazione dei suoi lampi pittorici visionari, dei suoi frammenti di un inconscio dalle radici antiche che si traducono in alchimie di forme e di colori, con intuizioni che appartengono all’invisibile filigrana dell’anima di un artista talentuoso. Le sue illuminazioni sono fulminee, sono rivelazioni approdate istantaneamente sul supporto su cui dipingere ciò che costituisce una sorta di anticamera ispirativa per approdare ad un’esecuzione che progredisce segno dopo segno, campitura dopo campitura. I suoi tratti sono caratterizzazioni su cui è possibile individuare più schemi, dove gli elementi basilari sono rappresentati dalla convivenza equilibrata tra rabbia ed allegria, tra istinto sessuale e candore infantile, tra sogno e realtà, nell'idea della vita che scorre dal bambino all'adulto in viaggio verso la sua senilità.[6]

«Lo stile del maestro si affaccia da una finestra ampia che dà su un altrettanto grande universo dove tutto è concesso senza limiti espressivi. I colori nelle sue opere si susseguono secondo uno stile ben preciso, si alternano livello dopo livello creando uno schema tonale di grande bellezza.

Nulla è lasciato al caso, e il maestro attraverso la sua produzione pittorica, riscrive il solito alfabeto pittorico arricchendolo di simboli ed elementi segnatici, di indizi e di input interpretativi che possano stimolare una reazione esterna, che possano sottolineare il punto di rottura con la tradizione pittorica precedente per dare e fare spazio all’innovazione.»

Vandelli si caratterizza per una pittura fortemente influenzata dalla Pop Art italiana[7] che utilizza secondo le necessità contenutistiche, il linguaggio immediato di ambito realista, simbolista, con il valore aggiunto dell’informale, strutturato nel formato, sempre identico, e secondo una codifica cromatica che tuttavia lascia pur sempre libero l'artista al suo onirismo ed ai suoi moti intimi.

«Sartre diceva che essenza ed esistenza coincidono: in soldoni, tu sei ciò che fai. Nietzsche da par suo ci insegnava a “diventare quel che si è”, ma… l’essenza è la stessa.

Lo sa bene l’artista Marcello Vandelli, che a Roma a Palazzo Velli dal 27 Febbraio presentò L’Apparenza e l’Essenza, personale a cura di ArtNow media con testo critico di Angelo Lorenzo Crespi e forte di ben 40 opere di grande formato che rappresentano un po’ una retrospettiva – rigorosamente in vita! Una vita vissuta, quella di Vandelli, intimamente connessa al rapporto arte/vita degli scrittori e degli artisti dell’età romantica, ma attualizzato al nostro secolo. C’è molto Schifano e c’è la Scuola Pop romana, in questo percorso espositivo dove incappiamo in una lunga teoria ricorsiva di silhouette ora colme di nero impenetrabile come un’ombra, ora affogate in un bianco fantasmatico, talaltra pregne di colore uniforme, quasi sussistenti su sfondi fluttuanti alla Chagall. Vandelli artista visionario? Certamente, ma più che al fauvismo[8] padano[9] di un Ligabue (Vandelli è nato a Modena), pensiamo al figurativismo fantastico di quell’Osvaldo Licini con le sue “Amalassunte”, figurazioni dai densi richiami onirici e misteriosi. E allora, “che un vento di follia totale [lo] sollevi”, il nostro Marcello Vandelli…»

«La sua connessione innegabile con la Pop Art sembra scaturire da diverse sorgenti estetiche che si mantengono immuni dalle aridità semantiche; le sue opere attribuiscono al colore una forza che rivendica l’estetica dei prototipi espressivi. Vandelli riesce in tal modo a costruire spazi di racconto in cui le dinamiche umane si trasformano in un viaggio liberatorio, complesso e acuto verso la consapevolezza della rappresentazione.[10]»

L'Elemento numerologico

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L'elemento numerologico che si evidenzia essere ricorrentemente nelle sue opere è il 3, il tre come riferimento artistico, assunto con l'accento volto non solo alla mera geometria triangolare al più esoterica, ma quasi a voler determinare una perfezione fisica capace di esprimere con potenza il senso stesso del significato permeato dal contenuto dell'opera che è essa stessa una creazione.[11]

Il Simbolismo Vandelliano

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Nel simbolismo vandelliano il simbolo si traduce in una forma espressiva personale e del tutto autobiografica.

«Marcello Vandelli è un pittore di grande originalità che sceglie il simbolismo come sua luce guida nel buio della comunicazione pittorica. Opere che affrontano diverse tematiche, che si tingono di cromie intense che diventano esse stesse protagoniste dei suoi lavori, e che comunicano all’astante delle sensazioni immediate. Giocare con le emozioni, coi sentimenti, con le reazioni che un qualcosa può suscitare in una persona, diventa lo scopo artistico della sua carriera e questo perché qualsiasi artista abbia nei confronti della creatività, un approccio quasi spontaneo, desidera che tra le sue opere e l’astante si crei un ponte di comunicazione efficace.»
«Nell’insieme, un’opera di grande espressività, di esuberante creatività, di irriducibile simbolismo nella quale in molti casi il simbolo verte al segno e l’aspetto cromatico diventa elemento centrale. E torniamo all’inizio: “apparenza” ed “essenza” coincidono, e nello stesso tempo la seconda nega la prima, o forse è la prima che esalta la seconda, così che nel districarsi dell’endiadi il nostro sguardo si perde innamorandosi tra colore, forma, senso.[12]»

Riccardo Toffoli[13], giornalista, scrive su Il Giornale del Lazio:

«Attraverso un simbolo, è possibile tradurre forme espressive che risultano inequivocabili. Questa capacità, è data dall'intensità con cui la figura riesce ad imporsi, e che spesso, risulta essere correlata ad una capacità cromatica molto marcata. Marcello Vandelli ricorre ad un simbolismo del tutto personale, per tradurre le emozioni più variegate che popolano il suo animo ma lo fa con una sensibilità che sembra volere e potere andare oltre e che coglie l'osservatore impreparato portandolo a rimanere impigliato nel suo stesso esistere. A differenza di altri, che anche al simbolismo erano ricorsi, l'uomo Vandelli si compiace nel voler osare, e lo fa in modo squisitamente disarmante e straordinariamente naturale, mettendo in gioco se stesso. Il simbolismo Vandelliano, conserverà nel tempo l'impronta inconfondibile di chi lo ha partorito, nell'incessante progredir di sensazioni altalenanti che hanno vinto e probabilmente a lungo continueranno a vincere, per quella veridicità inconfutabile che riuscirà, nel tempo, a risolvere ogni dubbio.»

Vittorio Sgarbi, recensendo Vandelli, disse che di lui avremmo sentito a lungo parlare. Io colgo nel simbolismo di Marcello Vandelli una sfida che dubito conoscerà molti rivali e che consegnerà alla storia non solo l'artista ma il percorso di un uomo che volle e seppe mettersi in gioco... al solo scopo di non annoiar sé stesso.

Marco Grilli, storico e critico d'arte[14], definisce il Simbolismo Vandelliano con queste parole:

«Quando si parla del Maestro Vandelli non ci si può esimere dal considerarlo un artista simbolista, sebbene il simbolismo Vandelliano vada interpretato in una chiave del tutto diversa da come siamo soliti fare. Il simbolismo è una corrente artistica e letteraria sorta in Francia e diffusasi in Europa sullo scorcio del XIX secolo caratterizzata, in opposizione al realismo ed al naturalismo, dalla tendenza a non rappresentare fedelmente il mondo esteriore ma a creare piuttosto il mondo della suggestione fantastica dei sogni mediante l’utilizzo di allusioni simboliche. Gli artisti ricorsero ad esso con il chiaro intento di superare la pura visività dell’impressionismo in senso spiritualistico, cercando di trovare delle corrispondenze tra il mondo oggettivo e sensazioni del tutto soggettive. Le opere che ne derivavano erano pertanto destinate ad un pubblico colto ma con Vandelli, la sapentia non basta perché se di Simbolismo Vandelliano vogliamo parlare, dobbiamo aver bene in mente che questo trascende ogni canonica considerazione. A Vandelli piace osare e riesce a farlo libero da preconcetti e costrizioni tanto da ricorrere al simbolismo proprio per introdurre nelle sue opere la sua stessa figura. Ed è tutto questo a renderlo inconfondibile, riconoscibile tra centinaia di artisti del mondo contemporaneo, configurandolo come indimenticabile ed intramontabile genio del nostro tempo.»

Vittorio Sgarbi ha partecipato ad eventi e presentazioni dell'ormai celebre pittore emiliano, ed in tal proposito ebbe a dichiarare:

«Nell’essere, dunque, campo di riflessione filosofica sul senso della vita, l’arte di Vandelli comunica secondo un registro che è lecito definire simbolista, accompagnando ciascuna creazione con apposite legende interpretative. La singolarità sta nel fatto che la simbologia di cui Vandelli si serve è in gran parte inedita, distorcendo molte delle relazioni semantiche fra concetto e immagine a cui siamo abituati. Vandelli, per esempio, è cristiano, ma in un modo anomalo, quasi ereticale, direbbero i più integralisti, al punto da permettersi, come un nuovo campione della patristica, di attribuire al Salvatore una metafora altrove ignota, l’ancora, oppure di capovolgere la simbologia più tradizionale (il pavone, che da emblema del lutto diventa di buon auspicio). Il tutto ricorrendo a una pittura modernissima, estremamente mobile e duttile, il più delle volte in modo poco prevedibile, solo in qualche caso assomigliando al Licini più angelico o allo Schifano più liquido.»

Il Codice Alchemico

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Nel Vandelli uomo si scorge, per il tramite delle sue opere, tutta la dinamica della sua interiore inquietudine, sempre oscillante tra sogno e realtà, tra stati di rabbia e di allegria, tra desiderio e limite, la cui incisività risulta evidente già nel tratto, perché esso stesso esprime forza e decisione, esprime la volontà del prevalere sulla durezza realtà a favore della purezza dell'immagine onirica secondo un Codice Alchemico che compare sempre nella sua significativa forma unita, compatta e concreta al tempo stesso, ma pur sempre intima.[15] Nel Vandelli artista la formula espressiva è un cifrato con il quale farsi riconoscere o meglio firmarsi, per una ricerca della propria identità coraggiosa, perché rischia al contempo di non essere riconosciuto in quanti emotivamente criptato.

«Illuminazioni fulminee, rivelazioni approdate istantaneamente sul supporto nella loro completezza, costituiscono una sorta di anticamera ispirativa per approdare a un’esecuzione che progredisce segno dopo segno, campitura dopo campitura.

Sono passaggi dove Marcello Vandelli si attiene al suo codice alchemico, e dove gli ingredienti basilari sono rappresentati dalla convivenza equilibrata di rabbia e di allegria, di sogno e di realtà. Sono momenti esecutivi che rappresentano un gioco delle parti su un palcoscenico allusivo, di cui solo l’autore possiede la chiave d’accesso. Queste composizioni di arcane simbologie esprimono il dettato che proviene da tensioni intime inarrestabili, senza le quali Marcello Vandelli non potrebbe portare a compimento dipinti di simile fattura immaginifica. Egli infatti agisce secondo un suo codice cromatico, che è poi il riflesso materico delle sue inquietudini.»

Per il critico d'arte Raffaella Rita Ferrari le opere del Vandelli sono di un'energia vibrante ed intensa:[16]

«C’è un’energia indomabile nelle opere di Marcello Vandelli, una forza che non si lascia addomesticare e che si manifesta senza filtri, senza compromessi. La sua pittura non è racconto. È vera e propria urgenza in cui non cerca consenso, ma impone la propria presenza con l’irruenza di un linguaggio visivo istintuale, assoluto, e ricco di simboli. Le sue tele non sono semplici quadri, ma campi di battaglia dove il colore esplode in visioni frenetiche, in un continuo duello tra istinto e materia. Nessuna mediazione, nessuna concessione alla misura: la sua arte è un atto di sfida, un manifesto di esistenza bruciante, contemporanea, dove si rende necessario descrivere il proprio tempo senza però dimenticare la preziosità dell’insegnamento del passato. Eccessivo? Sì. Ma il suo non è l’egocentrismo sterile di chi si contempla allo specchio. È un Ego febbrile, quello del profeta errante, del predicatore dell’immagine, dell’alchimista che crede di poter trasformare il colore in rivelazione. Non cerca un dialogo, ma impone un monologo incendiario, in cui ogni pennellata è un atto di autoaffermazione. La sua pittura non vuole piacere, non si modella sulle aspettative, non offre chiavi di lettura preconfezionate. È un codice caotico, da assorbire con la stessa intensità con cui è stato concepito. Un caos volontario, un cortocircuito tra spiritualità e materialismo, tra visione e provocazione. Ma l’arte, per Vandelli, non è solo esplosione: è anche prigione, ossessione, dipendenza. Non un rifugio, ma una trappola dorata che seduce e tormenta. La creatività è un labirinto crudele: si entra per scelta e si rimane per destino. Si può tentare di abbandonare l’arte, ma il richiamo è feroce ed inevitabile; è un canto di sirene che ammalia, avvolge, divora. Ogni distacco è solo una pausa prima di un ritorno ancora più irruento, più affamato, più disperato. Maledetta Arte!! Compagna fedele, incubo e salvezza, dolce-amara condanna. La mostra Cruel Labyrinth, che vede esposti una trentina di quadri presso la storica Società delle Belle Arti – Circolo degli artisti ‘Casa di Dante’ di Firenze, è un viaggio dentro il vortice della creazione, nel paradosso che lega libertà assoluta e prigionia volontaria. Vandelli non cerca vie di fuga, non cerca compromessi. Si tuffa nel labirinto e ci trascina con sé. E allora la vera domanda non è se riusciremo a trovare un’uscita, ma se vorremo davvero cercarla. Così, l’essere eccessivo è la sua forza, il suo non porsi limiti la sua verità. Dipingere per lui è un modo per trasformare l’invisibile, per dare forma al vuoto, cercando nella materia e nel colore una verità che sfugge al linguaggio. E se l’arte deve ancora avere un senso, forse è proprio quello evocato da artisti così: quelli che non chiedono il permesso.»

La Funzione Entropica

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Per il Vandelli, l'arte è uno strumento comunicativo in cui l'informazione deve essere simbolista ed iconica, ovvero deve indurre sensazioni immediate, entusiastiche, vitali, ma anche crude e pseudo scioccanti, per evitare ogni impedimento alla chiarezza ed all'univocità dell'emotività nell'astante, considerando che maggiore è la funzione entropica, minore è la quantità di emozioni trasmissibili con forza comunicativa.[17] L’entropia è una funzione che nel tempo tende alla disgregazione ovvero alla nullità dell'emotività; per il Vandelli è quindi necessario seguire sempre nuovi ritmi vitali in cui la fantasia non deve avere limiti nello spazio e nello stile del dipinto, in cui è la provocazione del colore che trascende il quotidiano, la noia ed il contraddittorio del bizzarro sociologico.[18]

La Teoria dei Pesci

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Con la sua omonima installazione, il Vandelli ha annunciato la sua Teoria dei Pesci, secondo la quale non occorre affatto dare spiegazioni all'arte, ovvero al suo messaggio intrinseco, poiché essa è paragonabile a quel mondo a parte dei pesci i quali non si fanno domande. Per il Vandelli è quindi possibile incelofanare le opere e la loro stessa espressione artistica: il mondo di Vandelli come quello dei pesci. La metafora vandelliana rientra quindi nel dualismo tra apparenza ed essenza. Il simbolismo in questo caso indica che non ha importanza alcuna essere un pesce piccolo o grande, esistente in un acquario o nell'oceano. I dualismi del pesce grande in un piccolo acquario oppure del pesce piccolo nell'oceano, sono equivalenti.

L'Equivalenza Vandelliana

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L'equivalenza vandelliana è in corollario alla Teoria dei pesci, ed identifica quindi la metafora delle sensazioni di gioia, quella intima che si prova stando di fronte ad un qualsiasi mare od oceano, ed identificativa di una delizia per un mondo luminoso, libero ed indipendente dalla stretta realtà, pauperamente logica ed oggettiva, che viene perciò trasposta nella metafisica, in cui la sensibilità e la percezione sensoriale sono indipendenti sia dall'osservatore che dall'ambiente in cui giace l'opera, ovvero sia rispetto al tempo che allo spazio, in quanto l'opera è costante materialità pura fotocromatica.[19]

«L’arte come specchio di un’epoca critica, tesa e spiritualmente compromessa. L’artista appare testimone di una revisione totale di Miti, Dei, Orizzonti con una mostra che vuole cercare punti fissi ponendo le basi per una riscrittura del reale.»

La dizione Maledetta Angelica

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Vandelli è stato definito dalla critica un poeta maledetto angelico, per il suo osare sospeso tra l'equilibrio del rispetto sociale e l'intimismo puro a toni rasserenanti ed angelici.[20][21][22] L'animo del Vandelli è inquieto, caratterizzato da un dualismo che è un moto tra angoscia e giocosità. Il suo animo è contemporaneamente quello di un fanciullo e di un uomo che vive al presente il suo passato, e che lo aiuta a donare la sua interiorità che metabolizza l’angoscia e la tramuta in creazione artistica.[23]

Ne consegue che il suo linguaggio artistico giace in una poetica dai toni profondi, intrigati ed intriganti, che spingono l'artista prima e l'osservatore dopo, a riflettere ed interrogarsi, ovvero a confrontarsi con sé stesso e con la propria interiorità. L’estro è creativo, la materia è colore cromatico, lo scenario è sperimentazione che non ha mai fine, il futuro è evoluzione, poiché Vandelli gioca con i ricordi senza volto per raccontare gli stati d’animo. Da artista POP-ART, colto ed eclettico, egli osserva e filtra gli interpreti delle avanguardie artistiche ma non li assorbe, perché cerca costantemente la sua identità mediante il suo linguaggio che è unico, così come unica è la sua interiorità che si traspone con una chiara e ben identificabile stilistica, acclamata dal suo sempre più vasto pubblico e ben celebrata dalla critica.[24]

La costante esistenziale

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Nel Vandelli artista coabitano più elementi esistenziali che spaziano dalle tematiche della vita, intesa come percorso quotidiano emotivo, sino alle percezioni del senso vero della stessa, a partire dalla caratterizzazione della sensualità del femminino sino alla provocazione più realista della sessualità più concreta. In tutte le sue opere si percepisce comunque l'elemento fanciullesco, quello più puro ed innocente, quello di colui che con puerile semplicità affronta la vita, in cui è possibile ammirare il suo osare, la sua purezza: un artista superstite non offuscato da coscienza, rimorsi, od illusioni di moralità, poichè mantiene pur sempre una razionalità nel microcosmo vitale in risonanza emotiva.[25]

«Vandelli non fa parte di quegli artisti predestinati che nell’arte hanno subito riconosciuto una loro vocazione irrinunciabile. Per lui l’arte è stata una conquista arrivata in quella fase della vita in cui ci si rende conto che non si sarà giovani per sempre. Nell’arte Vandelli è riuscito a recuperare il meglio che la gioventù aveva lasciato nella sua anima.»
«Il Vandelli più visionario e simbolista gioca con una figurazione paradossale che sconfina nella dimensione del sogno lucido e animatissimo in cui proietta, con gusto marcatamente Pop, quelle implicazioni esistenziali e psicologiche che tutti riconosciamo. E forse per questo Vandelli non solo incuriosisce ma piace, a patto di stabilire un dialogo libero con quel Bambino magico, scanzonato e consapevole, che abita il suo Animo sensibile…»
«La storia artistica di Marcello Vandelli è segnata da un metodo di analisi della realtà ben preciso, capace di volgersi con cura ai fatti e alle persone della vita quotidiana. Attraverso le immagini della cronaca e della comunicazione mediatica, l’opera diventa per Vandelli un’esigenza di liberazione, di incontro e di valutazione. La sua pittura è fatta di essenze, di racconti destinati a lasciare la loro traccia, resistendo al tempo e transitando attraverso la storia. Questa forte adesione alla vita reale, in forma intima e privata, si traduce nell’esigenza viscerale di adottare un punto di vista definito, di oltrepassare il racconto della storia per ristabilire un legame con la materia fertile e primordiale custodita all’interno di un’immagine.[26]»
«Ognuno dei lavori di Marcello Vandelli è un microcosmo, frutto della razionalità e della cultura di un artista che nulla lascia al caso. I suoi lavori, eseguiti con mirabile talento, sono limpidi nel loro messaggio poetico e stupiscono l’osservatore sin dal primo sguardo, non solo per l’esecuzione magistrale ma anche per la tecnica del tutto personale di un figurativo moderno, appena accennato, su un supporto informale. Le figure, come sagome votate all’inespressività, sprigionano una forza vitale inconfondibile e di forte risonanza emotiva.[27]»
«Il suo animo da fanciullo lo aiuta a donarsi e a donare la sua interiorità attraverso quella catarsi che metabolizza l’angoscia e la tramuta in creazione artistica. Il frutto di tale lavoro interiore non può che essere un linguaggio profondo, intrigato ed intrigante, che spinge il fruitore a riflettere ed interrogarsi, a fare i conti con se stesso e con la propria interiorità. L’estro creativo, l’amore per il colore e per la materia cromatica aprono lo scenario ad una sperimentazione che non ha mai fine, che non si quieta, che si dona come continua evoluzione. Vandelli gioca con i ricordi senza volto per raccontare degli stati d’animo. Da artista colto ed eclettico, amatore della Pop-Art italiana e di Modigliani, osserva e filtra gli interpreti delle avanguardie artistiche ma non li assorbe, perché il suo linguaggio è unico come unica è la sua interiorità che si traspone con una chiara e ben identificabile cifra stilistica nel Panorama Artistico Contemporaneo di cui è un egregio narratore.[28]»

Produzione artistica

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Nel Maggio 2015, a ricordo del Terremoto dell'Emilia del 2012, espone l'opera Ancora Christi sulla facciata principale del Palazzo comunale di Mirandola in piazza della Costituente.

Ad Ottobre 2015, in collaborazione e con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale mirandolese, espone la sua mostra personale Le vibrazioni del colore presso l'Aula Magna Rita Levi Montalcini di Mirandola.[29]

Alle idi di Marzo 2016, nella sua personale Sguardi Lontani a Brescia, Vandelli espone opere che lo renderanno interessante sia per il pubblico che per la critica.[30]

Nel Maggio 2016 la sua personale: Strati d'esistenza, a Bologna presso il Palazzo Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna, con successiva donazione dell’opera “Amanti approssimativi”, opera n.072.[31][32]

Nel Febbraio-Marzo 2017 la sua personale Oniricon a Villa Benni di Bologna.

Nel Maggio 2017 partecipa alla 2ª Biennale d'Arte Contemporanea di Barcellona, a cura di Paolo Levi.

Nel Luglio 2017 partecipa all'International Prize Novecento a Villa Palagonia di Bagheria dedicato a Renato Guttuso, a cura di Paolo Levi, che così lo descrive: "Marcello Vandelli è un pittore di grande originalità che sceglie il simbolismo come sua luce guida nel buio della comunicazione pittorica.".

Nel Settembre 2017 partecipa all'Esposizione d'Arte contemporanea Eccellenze museali, a Monreale, tra gli artisti curati da Vittorio Sgarbi, in cui espone l'opera in tecnica mista: La depressione è un dono di Dio.[33]

Nel Novembre 2017 espone alla Biennale Internazionale d'Arte contemporanea a Mantova rientrando tra i 6 selezionati a cura del Prof. Paolo Levi.[34]

Nel Dicembre 2017 viene selezionato quale miglior artista al Premio internazionale Paolo Levi nelle stanze del Tiepolo a Milano, presentata da Paolo Levi, che per l'occasione definì il pittore Marcello Vandelli: «maledetto angelico, agisce secondo un suo codice cromatico, riflesso materico delle sue inquietudini» e «una figura del tutto inedita nel panorama dell’arte italiana contemporanea, in controtendenza, imponendosi la linea di non alienare i suoi lavori».

Nel Gennaio 2018, Vandelli espone l’opera in tecnica mista: Sogno in tutte le lingue, al Premio Internazionale Brunelleschi presso il Palazzo Ximenes a Borgo Pitti di Firenze.[35] Nell'Aprile 2018, l'artista è presente al Premio Van Gogh, all'International Art Exhibition, a Monreale, alla presenza di Jose Van Roy Dalì.

Nel Maggio 2018 espone nella sua personale: La lingua geniale, opera n.239, con la presentazione di Vittorio Sgarbi, che definisce la sua pittura «modernissima, estremamente mobile e duttile, poco prevedibile, assomigliando a volte al Licini più angelico o allo Schifano più liquido».

Nel Luglio 2018 è presente all'Internazionale Arte Palermo, presso il teatro Biondo, e consegue il 1º premio: Premio Giornale OFF.[36]

Nel Novembre 2018 espone alla Biennale Internazionale delle Fiandre, e premiato decide di donare l'opera Nessuno si salva da solo, opera n.310, al Museo Ospedale di San Giovanni di Bruges, in Belgio.[37]

Nel Febbraio 2019 inaugura: L'apparenza e l'essenza, presso Palazzo Velli a Roma, presentata da Angelo Crespi, che la definisce «nell'insieme, un'opera di grande espressività, di esuberante creatività, di irriducibile simbolismo nella quale in molti casi il simbolo verte al segno e l’aspetto cromatico diventa elemento centrale».

Sempre nel Febbraio 2019 nel concorso Artista da Museo, la sua Opera n.363 Gli effetti secondari dei sogni, dim. 125×83, in tecnica mista, viene premiata dal Comitato critico e selezionata per la donazione al Museo Civico G. Sciortino di Monreale.

Alla fine di Ottobre 2019 inaugura: Il maledetto angelico, presso Palazzo Velli a Roma, durante la quale viene presentato anche l'omonimo libro, che raccoglie episodi biografici e diversi testi critici a cura di Paolo Levi, Vittorio Sgarbi e Angelo Crespi.[38] Con una meritata carriera, Vandelli diviene un artista riconosciuto e sempre più quotato; così nel Maggio 2020, alcune sue opere, tra le quali: Sic transit Gloria Mundi; Ossigeno Ossigeno; Dove vanno le nuvole; Anime perdute; Ancora Christi, entrano a far parte della collezione privata della San Felice 1893 Banca Popolare - Collezioni d'Arte -[39], una delle principali banche locali della regione Emilia-Romagna, in seno ad un'esposizione permanente presso la sede principale della città.[40]

Vandelli Marcello è tra gli artisti selezionati da Vittorio Sgarbi per far parte della sua collezione artistica privata catalogata al n.S0258.[41]

 
Rocca Estense S. Felice sul Panaro Ancora Christi - 2020

Nell'agosto 2020, con la collaborazione dell’amministrazione comunale di San Felice sul Panaro, inaugura l’imponente installazione artistica di 40 metri quadrati denominata: Ancora Christi, e collocata verticalmente sul mastio della Rocca Estense di San Felice sul Panaro. L'opera simbolica dell'Ancora Christi, induce alla riflessione sul Sacro e sul Profano.[42]

Nell'Ottobre 2020 il suo vernissage: Entropico, presso Palazzo Velli a Roma, alla presenza e con la presentazione di Vittorio Sgarbi, in fregio dell'introduzione di Leonarda Zappulla.

Il 25 settembre 2021 inaugura la mostra personale Io non sono un monocromo, presso Ex Monte di Pietà a Spoleto, con la presentazione a cura di Marco Grilli, critico e storico d'arte.

21 Dicembre 2021, Vandelli che si era iscritto all'importante Premio Nazionale Vittorio Sgarbi con la sua opera n.400: Rimarranno solo le ombre del 30 Agosto 2019, riceve il 1º Premio Assoluto dal Comitato Scientifico costituito dai collaboratori di EA EFFETTO ARTE con la supervisione del Prof. Vittorio Sgarbi.

Nel Marzo 2022, all'interno della Chiesa di Santa Maria dei Miracoli in Piazza del Popolo a Roma, inaugura l'esposizione permanente Via Crucis, semantica oltre il tempo, con la presentazione del Dott. Daniele Radini Tedeschi, critico e storico d'arte. L'opera è costituita da 14 pannelli (tecnica mista su legno cm 70x320). A distanza di un anno, il 18 marzo 2023, Vittorio Sgarbi visita la Via Crucis di Marcello Vandelli, durante la quale espone il suo parere in merito.

Il 26 Novembre 2022, inaugura la mostra personale Sangue a Bologna, con l'intervento di Vittorio Sgarbi.

Il 20 Giugno 2023, presso la Galleria "Arte Contesa" in Via Margutta a Roma, espone la mostra Frammenti.

Il 15 Dicembre 2023, realizza una performance artistica esponendo diverse opere nella sale dei Musei di San Salvatore in Lauro a Roma.

Tra il 27 Gennaio 2024 ed il 18 Febbraio 2024, Vandelli espone a Bologna la sua mostra personale Nuovo immaginario in cui le tematiche artistiche che si estendono dal contemporaneo sociale a quelle tecnologiche dell'intelligenza artificiale, passano dal valore della memoria con l'invenzione del passato. Al vernissage del 3 Febbraio 2024, Vandelli è stato introdotto e commentato dal noto critico Daniele Radini Tedeschi.

Il 19 Novembre 2024 Marcello Vandelli, presente alla Biennale d'Arte 2024 al Padiglione Nazionale Grenada di Venezia con la sua opera Nessun Uomo è un'isola su espresso invito del critico Daniele Radini Tedeschi, organizzatore della mostra, è oggetto/soggetto di un'intervista sinottica condotta dalla Dott.ssa Francesca Catalano presso Palazzo Albrizzi Capello[43][44], in cui viene definito e ridefinito nella sua produzione artistica e commentato analiticamente negli aspetti caratterizzanti della sua opera.[45]

L'8 Febbraio 2025, il critico d'arte il Prof. Alberto D'Atanasio[46], ha commentato e presenziato all'inaugurazione della mostra personale Umano più Umano svoltasi presso gli spazi Dueunodue a Bologna[47], nell'ambito delle manifestazioni artistiche di ArtCity White Night 2025.[48]

Il 3 Maggio 2025, presso la Casa di Dante a Firenze, Vandelli ha aperto la sua mostra personale intitolata Labirinto Crudele, curata da Giancarlo Bonomo e Raffaella Rita Ferrari, che si è protratta sino al 15 Maggio 2025.[49]

Il 7 Giugno 2025, Marcello Vandelli è stato invitato straordinariamente quale commentatore all'inaugurazione per la mostra artistica Mirabilia - Luoghi dell'impossibile svoltasi ad Assisi, in cui ha esposto anche il suo trittico Non ho mai avuto la mia età del 2021 di notevoli dimensioni: 450x250 cm, realizzata in acrilico con tecnica mista su pannelli di legno. Curatori: Giancarlo Bonomo e Raffaella Rita Ferrari.[50]

Pubblicazioni

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  • Marcello Vandelli: Vandelli Il maledetto angelico; Editore: Art Now, 1ª Edizione: 2019.

Riconoscimenti

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  • 21 Dicembre 2021, Premio Nazionale Vittorio Sgarbi[51] 1º Premio assoluto a Vandelli Marcello per l'Opera Rimarranno solo le ombre (N.: 400, Tecnica: Mista su Tela, Dimensioni: 125 x 83 cm, Data: 30 Agosto 2019.[52]
  • Nel 2019 la sua opera Gli effetti secondari dei sogni viene selezionata per la donazione al Museo Civico G. Sciortino di Monreale.
  • 26 Luglio 2018, Premio Giornale OFF al 1° Premio Internazionale Arte Palermo presso il Teatro Biondo nell’ambito delle manifestazioni di Palermo Capitale della Cultura 2018.[53]
  • 19 Dicembre 2017 è il miglior artista nel Premio Internazionale Paolo Levi - 1ª Edizione; Palazzo Clerici, Stanze del Tiepolo - Milano.[54][55]
  1. ^ Vandelli Marcello è figlio di Elda e di Nando Vandelli. Cresciuto figlio unico perderà presto il padre. Vandelli ha avuto tre figli: Federica, Alessandro ed Eleonora.
  2. ^ Marcello Vandelli - L'artista pittore.[1]
  3. ^ [2]
  4. ^ Cfr.: Primo Levi: "L’artista, nato a Modena a San Felice sul Panaro nel 1958, esemplifica perfettamente il binomio arte/vita degli scrittori e degli artisti dell’età romantica dell’800, ma attualizzato al 21º secolo: poco “maledettismo” e molta esperienza concreta."
  5. ^ Cfr.: Marcello Vandelli: L'Apparenza e l'Essenza. [3] Archiviato il 30 novembre 2020 in Internet Archive.
  6. ^ Marcello Vandelli - L'Arte.[4]
  7. ^ Marcello Vandelli: «Schifano, Festa e Angeli hanno influito su di me per lo splendore dei colori, non per le ripetitive immagini “commerciali”, prese dalla pubblicità della Pop americana. Mi piace variare continuamente i soggetti». Rif.: Intervista di Michele Fuoco, 8 Novembre 2020; Gazzetta di Modena.[5]
  8. ^ Il Fauvismo è stato un movimento pittorico francese di breve durata, sviluppatosi tra il 1905 ed il 1908, noto per l'uso di colori vividi ed accesi, spesso puri ed applicati con gesti spontanei. Il nome "fauves" (belve) deriva da una critica del critico Louis Vauxcelles.
  9. ^ In riferimento alle terre della Pianura padana (Emilia Romagna).
  10. ^ Luca Beatrice (Torino, 4 Aprile 1961 – Torino, 21 Gennaio 2025), critico d'arte e saggista. Laureato in Storia del cinema alla Facoltà di Lettere all'Università degli Studi di Torino, conseguì il diploma di specializzazione in Storia dell'arte all'Università degli Studi di Siena. Curatore, critico d'arte, docente, saggista ed opinionista, cominciò la sua carriera verso la fine degli anni ottanta con mostre storiche sul futurismo torinese (Franco Costa, Enrico Allimandi, Alberto Sartoris). Insegnò all'Accademia di Belle Arti di Palermo, all'Accademia di Brera, Milano, e allo IAAD di Torino. È stato professore all'Accademia di Helsinki, docente di Storia dell'arte all'Accademia Albertina di Torino, di Arte contemporanea allo IED di Torino e di Arte e cultura contemporanea allo IULM di Milano.[6]
  11. ^ In numerologia, il numero 3 è associato all'espressione creativa, alla comunicazione, alla gioia e all'ottimismo. Si tratta di un numero che rappresenta una persona socievole, comunicativa e con una mente attiva e creativa. Il 3 è spesso visto come un numero di successo e di ispirazione, che incoraggia a seguire le proprie passioni e a comunicare con gli altri.
  12. ^ Angelo Lorenzo Crespi è un noto giornalista e critico d'arte, saggista, e drammaturgo.[7]
  13. ^ Riccardo Toffoli è Corrispondente e giornalista pubblicista presso Il Giornale del Lazio, già docente di Pianoforte principale presso Istituto Comprensivo Matteotti di Aprilia. Ha studiato presso Conservatorio di Musica "Santa Cecilia" ed al Conservatorio di Musica Ottorino Respighi, oltre che alla Sapienza Università di Roma, dopo il diploma conseguito al Liceo Classico Antonio Meucci di Roma. Vive a Aprilia (Lazio).
  14. ^ Marco Grilli è docente di Metodologia e tecniche di comunicazione presso l'Accademia di belle arti di Venezia. [8][9]
  15. ^ Vandelli Marcello: «Ho l’idea che ciò che si fa non viene tenuto in molta considerazione nel proprio paese. A San Felice sono molto affezionato, ma con i miei amici non amo parlare del mio lavoro, ma di altre cose. Non mi piace esibire la mia attività, i miei successi». Rif.: Intervista di Michele Fuoco, 8 Novembre 2020; Gazzetta di Modena.[10]
  16. ^ Recensione di Raffaella Rita Ferrari.[11]
  17. ^ Cfr.: Mostra personale ‘Entropico’ di Marcello Vandelli; Palazzo Velli (Roma) - Vernissage Sabato 3 Ottobre 2020. [12]
  18. ^ Entropico - Roma, 2020; Mostra personale.[13]
  19. ^ Cfr.: Recensione di Vittorio Sgarbi sulla pittura vandelliana: “... un’umanità senza volto, un’umanità dove sono tutti uguali, fatta di persone distinte, ma che lui riserva solo per la sua dimensione interiore, le tiene per sé, non le mostra agli altri.”
  20. ^ Si veda: Paolo Levi - Recensione sul Vandelli. Menzione Speciale su Il Giornale OFF del 1º Premio Internazionale Arte Palermo - Teatro Biondo - Manifestazioni di Palermo Capitale della Cultura 2018.
  21. ^ Paolo Levi - Vandelli: Poeta Maledetto Angelico. [14] Archiviato il 30 novembre 2020 in Internet Archive.
  22. ^ "Angelico" è da ricondursi come attribuzione ad un gioco di parole bivalente: la prima è basata sull'assonanza di Fra Angelico, pittore italiano del primo Rinascimento, il cui nome italiano è Beato Angelico; la seconda è per attribuzione dell'ossimoro Maledetto/Angelico, volto a sottolineare il contrasto retorico dei due termini contemporaneamente presenti nell'artista.
  23. ^ Cit. Leonarda Zappulla, critico d'arte.
  24. ^ Marcello Vandelli, Vandelli il maledetto angelico; Edizioni Art Now, 2019.
  25. ^ Marco Rebuzzi, Conservatore del Museo Diocesano “F. Gonzaga” di Mantova.[15]
  26. ^ Luca Beatrice (Torino, 4 Aprile 1961 – Torino, 21 Gennaio 2025) è stato un noto critico d'arte e saggista.[16]
  27. ^ Marco Rebuzzi, Testo critico.[17]
  28. ^ Cfr.: Leonarda Zappulla, Testo critico.[18]
  29. ^ Cfr.: Aula Magna Rita Levi Montalcini - Mirandola.[19]
  30. ^ Cfr.: Sguardi Lontani. [20]
  31. ^ Amanti approssimativi è il titolo che il Vandelli artista concederà anche ad altre sue opere numerate: n.111, n.261, n.446.
  32. ^ Strati d'esistenza: mostra di pittura di Marcello Vandelli, 25 Maggio - 2 Luglio 2016, Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna / [organizzata da] Assemblea legislativa, Comune di Mirandola; Bologna : Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna, 2016; in OPAC SBN [21]
  33. ^ Cfr.: Eccellenze museali - Arte contemporanea a Monreale. [22]
  34. ^ Cfr.: Biennale Internazioneale d'Arte contemporanea, Mantova. [23]
  35. ^ Cfr.: Premio Internazionale Brunelleschi - Vandelli.[24]
  36. ^ Cfr.: Premio Giornale Off. 2018 Palermo. [25]
  37. ^ Cfr.: Biennale Internazionale delle Fiandre 2018. [26]
  38. ^ Marcello Vandelli: Vandelli Il maledetto angelico; Editore: Art Now, Edizione: 2019.
  39. ^ Cfr.: San Felice 1893 Banca Popolare - Collezioni d'Arte - San Felice 1893 Banca Popolare
  40. ^ Cfr.: San Felice 1893 Banca Popolare [27]
  41. ^ Cfr.: Gli artisti della Collezione Sgarbi (Cavallini). [28] Archiviato il 13 febbraio 2021 in Internet Archive.
  42. ^ Cfr.: Ancora Cristi. Opera n.254 (anno 2017) – dim. 125×83 tecnica mista. [29]
  43. ^ Palazzo Albrizzi Capello 4118 Canareggio Venezia
  44. ^ Palazzo Albrizzi Capello - Associazione culturale Italo-Tedesca [30]
  45. ^ "No Man is an Island" - Padiglione Grenada della Biennale di Venezia.[31]
  46. ^ Cfr.: Alberto d'Atanasio in Un petalo rosa[32], Docente R.O. di Storia dell'Arte e Semiologia dei linguaggi non verbali, ed incaricato per l'estetica dei linguaggi visivi, Teoria della percezione, e Psicologia della forma. Il Prof. Alberto D'Atanasio ha ricevuto importanti riconoscimenti alla carriera, tra cui il Premio Vittorio Sgarbi. [33][34]
  47. ^ Galleria Spazio 212, Via Galliera 2, Bologna.[35]
  48. ^ Umano più umano - Cultura Bologna 2025 [36]
  49. ^ Cfr.: Società delle Belle Arti - Circolo degli artisti Casa di Dante; Firenze.[37]
  50. ^ Cfr.: Società delle Belle Arti - Circolo degli artisti Casa di Dante; Firenze.[38]
  51. ^ Premio Nazionale Vittorio Sgarbi. [39] Archiviato il 3 gennaio 2022 in Internet Archive.
  52. ^ Cfr.: Vincitori del Premio Nazionale Vittorio Sgarbi. [40] Archiviato il 3 gennaio 2022 in Internet Archive.
  53. ^ Cfr.: Premio Giornale OFF al 1° Premio Internazionale Arte Palermo. [41]
  54. ^ Cfr.: Premio Internazionale Paolo Levi, Milano. [42]
  55. ^ Vandelli Marcello - Targa di premiazione Paolo Levi.[43]

Bibliografia

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  • Vittorio Sgarbi, Marcello Vandelli; Edizione illustrata - Baraldini 2022, EAN: 9788898521579.

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