Marta Collot

politica italiana, co-portavoce di Potere al Popolo dal 2021

Marta Collot (Treviso, 7 luglio 1993) è una politica italiana, portavoce nazionale di Potere al Popolo!.

Attivismo

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Collot ha iniziato il suo impegno politico come attivista nel movimento studentesco trevigiano e nei collettivi sociali locali. Da sempre vicina agli ambienti della sinistra radicale, nel 2021 è stata eletta portavoce nazionale di Potere al Popolo!, ruolo che condivide con Giuliano Granato. In questa veste, ha partecipato attivamente a campagne politiche e sociali, promuovendo temi come la difesa dei diritti dei lavoratori, l'accesso alla casa e la sanità pubblica.​ Nello stesso anno si è candidata a sindaco di Bologna con Potere al Popolo!, presentando un programma politico che poneva al centro la gestione pubblica della città, opponendosi alla privatizzazione dei servizi e alla speculazione edilizia. Nonostante non sia stata eletta, la sua candidatura ha ottenuto circa 3.800 voti, pari al 2,5% delle preferenze, consolidando così la presenza del movimento nella politica cittadina.[1]

Nel corso della sua attività politica, Collot è stata coinvolta in diverse cause legali. Nel 2022 è stata condannata in primo grado a quattro mesi di reclusione per la sua partecipazione alle proteste in ricordo del sindacalista Abd Elsalam, ucciso sei anni prima investito da un camion mentre prendeva parte a una manifestazione sindacale presso un magazzino di Piacenza e il cui assassino è rimasto impunito.[2] Inoltre è stata oggetto di atti persecutori da parte di un individuo, il quale è stato successivamente rinviato a giudizio per le azioni vessatorie nei suoi confronti.[3]

Oltre al suo impegno politico Marta Collot è anche musicista, in quanto diplomata in clavicembalo. Svolge inoltre la professione di insegnante precaria presso gli istituti scolastici di Bologna, dove la sua formazione musicale e il suo ruolo nel settore educativo riflettono un forte impegno per la cultura e l'istruzione, come strumenti di emancipazione sociale. Ha partecipato a numerosi eventi culturali e sociali, utilizzando la musica e l'arte come mezzi per sensibilizzare e mobilitare le persone su temi di giustizia sociale e diritti civili.[4]

Pensiero

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Collot denuncia il lavoro precario e l'erosione dei diritti dei lavoratori. Propone l'introduzione di un salario minimo di 9 euro l'ora come condizione per l'accesso agli appalti pubblici, sostenendo che la Regione debba essere il primo datore di lavoro a garantire condizioni dignitose. Critica l'uso di contratti atipici anche nel settore pubblico, auspicando la stabilizzazione dei precari.[5] ​Si oppone fermamente alla privatizzazione dei servizi essenziali come sanità, scuola e trasporti. Propone un investimento massiccio nel welfare pubblico, con l'obiettivo di garantire a tutti l'accesso universale e gratuito ai servizi fondamentali. Inoltre critica l'orientamento del PNRR, accusandolo di favorire la sanità privata a discapito delle politiche atte a sostenere quella pubblica. ​Promuove una politica di "Cementificazione Zero", opponendosi alla legge regionale sull'urbanistica che incentiva il consumo di suolo. Propone l'abolizione di tale legge e l'avvio di un piano di riqualificazione ambientale e territoriale che favorisca la sostenibilità ambientale e crei occupazione.[5]

Inoltre sostiene l'antifascismo radicale, opponendosi non solo alle formazioni neofasciste, ma anche alle politiche che alimentano disuguaglianze e ingiustizie sociali. Ritiene che la lotta contro il fascismo debba essere accompagnata da politiche concrete che garantiscano un salario, un lavoro e una vita dignitosa per tutti. ​Ha in aggiunta espresso critiche riguardo la frammentazione della sinistra e propone un'alternativa unita che superi le divisioni storiche. Sostiene il progetto politico di Unione Popolare, che unisce diverse forze per costruire una proposta credibile e innovativa. Ritiene che la sinistra radicale debba allearsi con i soggetti sociali e porsi come alternativa di sistema, opponendosi al modello di sviluppo capitalista attuale che produce disuguaglianze e crisi ambientale.[6]

Voci correlate

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